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Obblighi di Open Access delle pubblicazioni nell'ambito dei progetti Horizon Europe
La presentazione illustra gli obblighi di Open Access relativi alle pubblicazioni nell'ambito dei progetti Horizon Europe e gli strumenti e i servizi dell'Università di Bologna a supporto dei ricercatori per assolvere questi obblighi. La presentazione è stata mostrata all'interno del seminario "Open Science in Horizon Europe: istruzioni per l'uso" del 4 aprile 2023, che fa parte della rassegna "HorizonEurope@Unibo". Gli incontri su temi trasversali del ciclo "HorizonEurope@Unibo" affrontano gli aspetti generali del programma Horizon Europe e gli elementi comuni ai diversi ambiti scientifici, con l'obiettivo di offire ai ricercatori strumenti utili per presentare e gestire correttamente gli aspetti trasversali che impattano sulla ricerca e i progetti
Endorphinergic systems and modulation of signaling and transcriptional networks involved in healing processes of damaged myocardium
Con il termine IPC (precondizionamento ischemico) si indica un fenomeno per il quale, esponendo il cuore a brevi cicli di ischemie subletali prima di un danno ischemico prolungato, si conferisce una profonda resistenza all’infarto, una delle principali cause di invalidità e mortalità a livello mondiale.
Studi recenti hanno suggerito che l’IPC sia in grado di migliorare la sopravvivenza, la mobilizzazione e l’integrazione di cellule staminali in aree ischemiche e che possa fornire una nuova strategia per potenziare l’efficacia della terapia cellulare cardiaca, un’area della ricerca in continuo sviluppo.
L’IPC è difficilmente trasferibile nella pratica clinica ma, da anni, è ben documentato che gli oppioidi e i loro recettori hanno un ruolo cardioprotettivo e che attivano le vie di segnale coinvolte nell’IPC: sono quindi candidati ideali per una possibile terapia farmacologica alternativa all’IPC.
Il trattamento di cardiomiociti con gli agonisti dei recettori oppioidi Dinorfina B, DADLE e Met-Encefalina potrebbe proteggere, quindi, le cellule dall’apoptosi causata da un ambiente ischemico ma potrebbe anche indurle a produrre fattori che richiamino elementi staminali.
Per testare quest’ipotesi è stato messo a punto un modello di “microambiente ischemico” in vitro sui cardiomioblasti di ratto H9c2 ed è stato dimostrato che precondizionando le cellule in modo “continuativo” (ventiquattro ore di precondizionamento con oppioidi e successivamente ventiquattro ore di induzione del danno, continuando a somministrare i peptidi oppioidi) con Dinorfina B e DADLE si verifica una protezione diretta dall’apoptosi.
Successivamente, saggi di migrazione e adesione hanno mostrato che DADLE agisce sulle H9c2 “ischemiche” spronandole a creare un microambiente capace di attirare cellule staminali mesenchimali umane (FMhMSC) e di potenziare le capacità adesive delle FMhMSC. I dati ottenuti suggeriscono, inoltre, che la capacità del microambiente ischemico trattato con DADLE di attirare le cellule staminali possa essere imputabile alla maggiore espressione di chemochine da parte delle H9c2.Ischemic preconditioning (IPC), the exposure of the heart to short cycles of sublethal ischemia before a prolonged ischemic damage, is a phenomenon able to provide a considerable resistance to myocardial infarct, one of the most prominent cause of disability and death in the world.
Recent studies suggest that IPC can improve survival, homing, and engrafment of stem cells in ischemic areas and that it can constitute a new therapeutic strategy to enhance stem cell cardioprotective therapy, a developing research area.
IPC is difficult to apply in clinical practice, but is well known that opioids and their receptors are cardioprotective and that they activate signaling pathways involved in IPC; for this reasons opioids are suitable candidate for a possible pharmacological therapy alternative to IPC.
Given these assumptions, the purpose of the present study was to investigate whether conditioning cardiomyocytes with opioid receptor agonists Dynorphin B, DADLE e Met-Enkephalin could protect cells from apoptosis caused by an ischemic environment and whether it could induce the damaged cells to produce factors capable to attract stem cells.
To tests this hypothesis we developed an in vitro model of “ischemic microenvironment” applied to H9c2 rat cardiomyoblasts. Preconditiong the cells in a “sustained” way (24 hours of opioids preconditioning followed by 24 hours of induction of damage, keeping on administering the opioid peptides) with Dynorphin B and DADLE leads to a direct protection from apoptosis.
Thereafter, migration and adhesion assays showed that DADLE drives “ischemic” H9c2 to create a microenvironment capable to attract human Mesenchymal stem cells (FMhMSCs) and to improve FMhMSC grafting abilities.
Moreover, the results obtained until now suggest that the ability of the ischaemic microenvironment conditioned with DADLE to attract FMhMSC could be ascribed to chemokines upregulation in H9c2
Open Science @ UNIBO: il servizio di supporto a rete per le comunitĂ di ricerca
Le forti spinte globali a favore dell’Open Access (OA) e dell’Open Science (OS) hanno sollecitato i sistemi bibliotecari delle università a rivedere servizi e competenze in funzione dei nuovi bisogni delle loro comunità di riferimento. Il Sistema Bibliotecario dell’Università di Bologna ha risposto a questi stimoli definendo un modello a rete a supporto dell’Open Access avviato sperimentalmente nella seconda metà del 2018. L’obiettivo strategico condiviso e co-gestito dall’intera comunità accademica è la promozione di prassi che consentano il libero accesso e il riuso delle pubblicazioni e dei dati della ricerca scientifica. Il servizio si struttura come una rete decentrata di punti di supporto collocati nelle biblioteche con il coordinamento centrale a cura della Biblioteca Digitale di Ateneo, AlmaDL. AlmaDL si occupa della formazione dei bibliotecari del servizio di supporto, fornisce loro assistenza specialistica anche in materia di diritto d’autore, coordina, monitora e sostiene il servizio con personale dedicato, oltre a offrire assistenza per la gestione FAIR dei dati di ricerca nel data repository di Ateneo e a garantire il raccordo istituzionale partecipando al Gruppo di lavoro Open Science di Ateneo. I punti di servizio offrono alle loro comunità scientifiche consulenza e orientamento, validano le pubblicazioni scientifiche depositate nel repository istituzionale, organizzano campagne di sensibilizzazione e rispondono alle esigenze specifiche delle comunità scientifiche.
Ad oggi i bibliotecari coinvolti nel servizio sono 61; quasi 24.000 le pubblicazioni in OA e oltre 200 i dataset depositati nei repository istituzionali; 4830 le consulenze e 178 ore di formazione a cui hanno partecipato 1307 utenti. Il modello adottato ha presentato numerosi vantaggi rivelandosi sostenibile e attento alle specificitĂ dei diversi ambiti disciplinari. Inoltre il continuo scambio di informazioni tra i nodi della rete permette lo sviluppo delle competenze e delle conoscenze in una continua ridefinizione del modello organizzativo e dei contenuti del servizio
Implementation of an iterative approach to optimize synchrotron X-ray fluorescence quantification of light elements in single cell
A new approach for elemental quantification and error estimation in single cells, named Single Cell Elemental Quantification Iterative Approach (SCEQIA), has been performed merging two analytical approaches conceptually different. The first one is a multimodal approach designed to identify and quantify the concentration of light elements in biological samples and to calculate errors following error propagation law. The second one is an iterative algorithm conceived to quantify heavy elements in terms of mass fraction in mineral samples and to evaluate errors using an iterative Monte Carlo-based procedure. The fluorescence data and scanning transmission data, provided by synchrotron X-ray microscopic techniques, together with the volumetric data from Atomic Force Microscopy (AFM) of two colon carcinoma cells have been analyzed following SCEQIA approach. The mass fraction and the molar concentration of the elements C, N, O, Na, and Mg have been mapped. The obtained results have been compared with those previously provided with the original multimodal approach above mentioned. The outputs of the two approaches are comparable in terms of elemental quantification (mass fraction and concentration) for both the analyzed samples. On the contrary, the two approaches differ in error estimation: the newly developed SCEQIA approach results less influenced by the uncertainties of AFM measurements
Rosuvastatin Elicits KDR-dependent Vasculogenic Response of Human Placental Stem Cells trough PI3K/AKT Pathway
The growth and plasticity of engrafted human mesenchymal stem cells is regulated by external stimuli. Rosuvastatin (RSV) promotes myocardial neovascularization and limits myocardial remodeling in patients with chronic heart failure (CHF). While these non-lipid benefits may in part depend on the activation of stem cells, experimental evidence that RSV directly elicits vasculogenic differentiation of human mesenchymal stem cells is still lacking.
We assessed whether RSV may drive a gene program of vascular commitment and the secretion of trophic mediators with antiapoptotic, angiogenic and antifibrotic activities in human
mesenchymal stem cells from full-term placentas (FMhMSCs).
With Real-time RT-PCR, immunofluorescence, chemiluminescence, Western blot analysis, and in vitro vasculogenesis assays, we show that RSV enhanced expression of vascular endothelial
growth factor (VEGF), kinase insert domain receptor (KDR), encoding a major VEGF receptor, hepatocyte growth factor (HGF), and platelet-derived growth factor-BB (PDGF-BB) in a time- and
dose-dependent manner. GATA-4 and Nkx-2.5 transcription was not affected. RSV enhanced capillary-like formation in vitro, but capillary-embedded FMhMSCs lacked endothelial marker expression, suggesting a role of pericyte-like elements in tube formation. In HUVEC/FMhMSC co-cultures, RSV increases PDGFRβ expression in FMhMSCs, and enhanced capillary density and organizational efficiency, promoting a long-lasting survival of tubular networks. RSV also activated PI3K-Akt pathway, an event that was abrogated following PI3K inhibition by LY294002.
In conclusion, RSV promotes the activation of paracrine signals for vascular commitment of FMhMSCs through PI3K-Akt pathway. This observation may pave the way to the use of RSV as a pharmacological enhancer of stem cell potential for cardiovascular cell therapy
Hyaluronan Mixed Esters of Butyric and Retinoic Acid Affording Myocardial Survival and Repair without Stem Cell Transplantation*
Possible cardiac repair by adult stem cell transplantation is currently hampered by poor cell viability and delivery efficiency, uncertain differentiating fate in vivo, the needs of ex vivo cell expansion, and consequent delay in transplantation after the onset of heart attack. By the aid of magnetic resonance imaging, positron emission tomography, and immunohistochemistry, we show that injection of a hyaluronan mixed ester of butyric and retinoic acid (HBR) into infarcted rat hearts afforded substantial cardiovascular repair and recovery of myocardial performance. HBR restored cardiac [18F]fluorodeoxyglucose uptake and increased capillary density and led to the recruitment of endogenous Stro-1-positive stem cells. A terminal deoxynucleotidyltransferase-mediated dUTP nick end labeling assay demonstrated that HBR-treated hearts exhibited a decrease in the number of apoptotic cardiomyocytes. In isolated rat cardiomyocytes and Stro-1 stem cells, HBR enhanced the transcription of vascular endothelial growth factor, hepatocyte growth factor, kdr, akt, and pim-1. HBR also increased the secretion of vascular endothelial growth factor and hepatocyte growth factor, suggesting that the mixed ester may have recruited both myocardial and Stro-1 cells also. An increase in capillarogenesis was induced in vitro with medium obtained from HBR-exposed cells. In the infarcted myocardium, HBR injection increased histone H4 acetylation significantly. Acetyl-H4 immunoreactivity increased in rat cardiomyocytes and Stro-1 cells exposed to HBR, compared with untreated cells. In conclusion, efficient cardiac regenerative therapy can be afforded by HBR without the need of stem cell transplantation or vector-mediated gene delivery