39 research outputs found

    Mitochondrial Haplogroup H1 in North Africa: An Early Holocene Arrival from Iberia

    Get PDF
    The Tuareg of the Fezzan region (Libya) are characterized by an extremely high frequency (61%) of haplogroup H1, a mitochondrial DNA (mtDNA) haplogroup that is common in all Western European populations. To define how and when H1 spread from Europe to North Africa up to the Central Sahara, in Fezzan, we investigated the complete mitochondrial genomes of eleven Libyan Tuareg belonging to H1. Coalescence time estimates suggest an arrival of the European H1 mtDNAs at about 8,000–9,000 years ago, while phylogenetic analyses reveal three novel H1 branches, termed H1v, H1w and H1x, which appear to be specific for North African populations, but whose frequencies can be extremely different even in relatively close Tuareg villages. Overall, these findings support the scenario of an arrival of haplogroup H1 in North Africa from Iberia at the beginning of the Holocene, as a consequence of the improvement in climate conditions after the Younger Dryas cold snap, followed by in situ formation of local H1 sub-haplogroups. This process of autochthonous differentiation continues in the Libyan Tuareg who, probably due to isolation and recent founder events, are characterized by village-specific maternal mtDNA lineages

    A TRANSFORMAÇÃO DO VALOR EM PROPINA

    No full text
    Dedicamos esta analise do fenomeno em curso atualmente a todos os empregados políticos de alto escalão, recentemente atropelados pelas suas próprias manobras astutas de contratação urbanistica, e aos grandes patrões, arrastados pelos seus pares menores, em um redemuinho onde os custos da propina se tornavam cada vez mais insuportáveis devido a concorrencia

    A TRANSFORMAÇÃO DO VALOR EM PROPINA

    No full text
    Dedicamos esta analise do fenomeno em curso atualmente a todos os empregados políticos de alto escalão, recentemente atropelados pelas suas próprias manobras astutas de contratação urbanistica, e aos grandes patrões, arrastados pelos seus pares menores, em um redemuinho onde os custos da propina se tornavam cada vez mais insuportáveis devido a concorrencia

    MARX: IL VALORE DELLA TEORIA, le forme adeguate ai concetti

    No full text
    Sulla tematica del valore si dovrebbero scrivere migliaia di pagine. Peraltro, Marx già l’ha fatto. È quindi del tutto inutile, e sbagliato, ripeterlo in peggio. Oltre all’emblematica frase marxiana riportata in occhiello [tratta dal quaderno III, foglio 13], sono innumerevoli i luoghi in cui Marx cerca di spiegare chiaramente la determinazione del valore nel lavoro. Che quest’ultimo sia l’elemento determinante anche del valore e del capitale – pur apparendo “estinto” in esso, come Hegel ha insegnato “logicamente” a Marx – non significa appunto che sia dominante in quello. Così, nel valore “semplicisssimo” che sta alla base di tutti gli ulteriori mutamenti di forma, che sono nella sostanza ma non sono la sostanza stessa, non può esaurirsi la ricerca di chi si sentisse appagato del risultato iniziale. Cionondimeno, se non si mette a tacere l’impazienza di vedere subito gli sviluppi finali più concreti (dai prezzi alle crisi, ecc.), ai quali comunque bisogna arrivare, si anticipano impropriamente i tempi dell’analisi e si rischia di smarrire la strada (o anche peggio). Ora – proprio all’interno del modo di produzione capitalistico, e in generale pure della semplice produzione mercantile, laddove domini lo scambio di produttori privati indipendenti – è il valore che diviene dominante sul lavoro, il quale perciò sembra lì dileguarsi. Questo suo dileguamento apparente, che è reale in quanto è proprio così che appare come fenomeno, non può che costituire l’inizio – il “cominciamento” – dell’intero processo di svolgimento della realtà effettuale. Ma proprio perché “inizio” non ha senso fermarsi a esso. Occorre proseguire e mostrare tutto il percorso, certo, ma partendo da lì. Perciò, una volta accantona-ta la ridondante scrittura di molte pagine sul “valore”, l’obiettivo limitatissimo di questo opuscolo – per ren-derlo “leggibile” quale agile schema (il che non vuol dire facile) – può consistere soltanto nell’indicare alcu-ne questioni frequentemente sollevate, e, con molta probabilità, maggiormente fondanti. Certamente – nonostante alcune apparenti ripetizioni, che però tali non sono, se si coglie la necessità di tornare via via su un medesimo argomento, una volta esauriti i temi che lo precedono – vengono però a man-care tutti gli sviluppi, che è necessario rintracciare pazientemente altrove. Ma è sembrato utile dare qui solo i principali riferimenti affinché possa essere fatta la doverosa chiarezza, sollecitando un’opportu¬na riflessione su di essi. Tale riflessione ha l’ambizione di ricondurre le questioni teoriche più articolate a quanto accade nella realtà, per fornire a questa basi scientifiche di spiegazione (valga per tutte l’annosa, e uggiosa se così ridotta, questione della cosiddetta “trasformazione” dei valori in prezzi di produzione: altrimenti, a che – e a chi – serve?). Dunque, si vedrà come la teoria del valore e del plusvalore sia fondamento dell’intera teoria marxiana del capitale, in tutti i risvolti. “Il prodotto diventa merce; la merce diventa valore di scambio; il valore di scam-bio della merce è la sua immanente qualità di denaro; questa sua qualità di denaro si stacca da essa in quanto denaro, acquista un’esi¬stenza sociale universale, separata da tutte le merci particolari e dalla loro forma di e-sistenza naturale; il rapporto del prodotto con se stesso in quanto valore di scambio diventa il suo rapporto con un denaro che esiste accanto a esso, ovvero di tutti i prodotti col denaro esistente al di fuori di essi tutti. Come lo scambio reale dei prodotti – così Marx svolge la forma delle categorie che si susseguono, nell’adeguatezza ai loro concetti stessi, nel foglio 15 del I quaderno dei Lineamenti fondamentali – genera il loro valore di scambio, così il loro valore di scambio genera il denaro: l’esistenza del denaro accanto alle merci non implica fin dal principio delle contraddizioni, che sono date insieme a questo rapporto stesso? È desiderio tanto pio quanto sciocco – prosegue perciò nei fogli da 11 a 13 del II quaderno – che il valore di scambio non si sviluppi in capitale o che il lavoro che produce il valore di scambio non si sviluppi in lavoro salariato. Nella teoria il concetto di valore precede quello di capitale, ma d’altra parte per il suo sviluppo puro presuppone a sua volta un modo di produzione fondato sul capitale”.marx, value theory

    Olet. Il denaro e le contraddizioni interimperialistiche transnazionali

    No full text
    Se fosse vero che la formazione sociale capitalistica borghese fa raggiungere la libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini, allora potrebbe anche essere verosimile che il denaro non emani cattivo odore. Ma, appunto, Marx cita più volte quel detto latino precisamente perché sa che la dichiarazione secondo cui tutti sono “liberi e uguali” non risponde assolutamente alle condizioni reali di questo mondo. Sicché, in compagnie discutibili, il denaro puzza. Dunque, il problema che si pone è capire chi, soprattutto oggi e sempre più trasversalmente, gestisca il denaro, il denaro che conta, il denaro come forma del capitale. Ma dietro al fetore del denaro, c’è l’apparenza della “pelle d’oro”, come la chiama Marx [cfr. C, I.3b], che ricopre le merci reali. Per-ciò coloro che dispongono del denaro rappresentato dalle pochissime valute pregiate (a volte una sola), poste come “riserva” a fianco dell’oro o del suo simulacro, riescono anche a disporre acquisendole – acquistandole o pure rapinandole – delle merci, potenzialmente tutte, prodotte nel pianeta. È questo pugno di rappresentanti del capitale monopolistico finanziario (nella moderna accezione imperialistica del termine) che, conseguentemente, risulta più ... “libero e uguale” degli altri uomini.[...
    corecore