38 research outputs found

    THE ENIGMA OF THE GUEST. THE PRESENCE OF THE OTHER IN PAOLA CAPRIOLO’S WORKS (2001-2016)

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    La produzione narrativa di Paola Capriolo, dall’esordio con i racconti de La grande Eulalia al recente Mi ricordo, attraversa i luoghi oscuri dell’animo umano servendosi del Mito e dell’Arte come di canali privilegiati dell’accesso al mistero. Sia che scelga la grande metafora del mondo come teatro, sia che si inoltri nei recessi della psiche sofferente, quelle che la scrittrice ci offre sono «favole dell’identità», resoconti dello smarrimento o della perdita. A partire dal romanzo Una di loro, il motivo dell’ospite “sacro”, dello straniero foriero di salvezza o di minaccia, si intreccia con la ripresa del codice mitico attuata con la consapevolezza di adottare schemi desunti dalle Grandi Narrazioni della tradizione (il romanzo moderno, l’epica, la Bibbia) per esplorare le ansie e i desideri degli uomini d’oggi.From the first stories of La grande Eulalia up to the late Mi ricordo, Paola Capriolo’s narrative production analyses the dark sides of the human mind by turning to both Myth and Art as privileged channels to comply with mystery. Every time she develops the great metaphor of the world as a theatre or penetrates into the recesses of the pained psyche, Paola Capriolo provides us with “identity tales”, meaning the bewilderment or loss of consciousness. Starting from the novel Una di loro, the topic of the ‘holy’ guest (the issue of the foreigner who brings salvation or threat) mingles with the revival of the mythical code. The latter is produced through formal patterns stemming from the Great Narrations of tradition (the modern novel, epic poetry, the Bible), in order to probe the anxieties and desires of contemporary man

    Kelvin Falcão Klein, Wilcock, ficção e arquivo

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    Review of the book Wilcock, ficção e arquivo by Kelvin Falcão Klein.Alla vigilia del centenario della nascita, l’eccentrico narratore, poeta e traduttore italo-argentino Juan Rodolfo Wilcock torna a essere oggetto delle attenzioni della critica grazie al brillante studio di Kelvin Falcão Klein, docente di Letterature comparate presso l’Universidade Federal do Estado do Rio de Janeiro (UNIRIO)

    Narrare dopo “Centuria”: i racconti sbagliati e ‘impossibili’ di “Tutti gli errori”

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    After experimenting the serial variations of micro-stories with Centuria, Manganelli moved away from the short-form option shared with authors such as Calvino, Parise, Wilcock and Malerba to undertake with Tutti gli errori (1986), his last collection of short stories, a reflection on literary genres and narrative conventions that is confirmed in the theoretical pages of the essay Che cosa non ù un racconto, from the book Il rumore sottile della prosa (1994). The article proceeds to an analysis of the transformations that the structure of the impossible or erroneous tale inflicts on classic motifs of Manganelli’s imagery such as the infernal journey, asymmetrical love, the haunted mansion, and the descendent nature of man.Dopo aver sperimentato con Centuria le variazioni seriali di microracconti, Manganelli si discosta dall’opzione per le forme brevi condivisa con autori quali Calvino, Parise, Wilcock, Malerba per intraprendere con Tutti gli errori (1986), la sua ultima silloge di racconti, una riflessione sui generi letterari e la convenzioni narrative che trova conferma nelle pagine teoriche del saggio Che cosa non ù un racconto, tratto dal volume Il rumore sottile della prosa (1994). L’articolo procede a un’analisi delle trasformazioni che l’impianto del racconto impossibile o sbagliato impone a classici motivi dell’immaginario manganelliano come il viaggio infero, l’amore asimmetrico, la dimora infestata, la natura discenditiva dell’uomo

    Vittorio Bodini fra Sud ed Europa (1914-2014)

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    «Questo scritto non sarĂ  un romanzo». L’azione letteraria di Vitaliano Trevisan

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    Per l’autore vicentino l’atto del narrare implica un dominio assoluto della mente sulla realtĂ , che diviene il campo di un coerente esercizio di negazione, tradimento, divagazione; alla prova del flusso di scrittura impostato su coordinate bernhardianbeckettiane, il reale e quanto esso contiene di convenzionale si disintegrano e si ricompongono nella forma straniante del monologo consentendo alla voce che gestisce il racconto di rilevare e porre in discussione le contraddizioni della societĂ  contemporanea e del Nord-Est in particolare. In Tristissimi giardini, come in diversa misura nel romanzo Il ponte e nell’ultimo dei Grotteschi ed arabeschi, Trevisan sperimenta i canoni della nonfiction distinguendosi nettamente dalle prove analoghe date alle stampe dagli scrittori della sua generazione. In questi testi, che vivono della costante oscillazione tra presenza e assenza rispetto al mondo di un io «leggero» e traumatizzato, Trevisan percorre a piedi o in moto i paesaggi deturpati del Veneto (post)industriale intrecciando un veemente discorso sulla societĂ  contemporanea alla rimodulazione in chiave finzionale dei propri nodi biografici irrisolti. Fedele alla migliore tradizione letteraria veneta (Piovene, Parise), egli scatena le furie della sua glaciale e razionalissima visionarietĂ  nell’invettiva e nell’anatema rispetto al degrado urbanistico, politico, morale. La sua «azione letteraria» si colloca pertanto al crocevia tra narrazione, saggio, reportage, indagine antropologica.The act of storytelling, in the author from Vicenza, involves an absolute domain of the mind over reality. This becomes the field of a consistent exercise of denial, betrayal and divagation. By testing a writing flow set on the bernhardian-beckettian coordinates, reality and anything else conventional in it, breaks down and comes together in an alienating monologue that allows to the voice guiding the story to notice and question all the contradictions of the contemporary society, mostly in the North-East. In Tristissimi Giardini, as also on different levels in the novel Il ponte and in the latest Grotteschi ed Arabeschi, Trevisan experiments the rules of non-fiction, sharply distinguishing himself from similar attempts given to the press by writers of his generation. In these writings, that subsist through the constant waving among presence and absence of a world facing a flimsy and traumatized self existence, Trevisan crosses by foot or by bike the spoiled landscapes of the (post)industrial Venetian region intertwining a vehement speech about contemporary society and remodeling, throughout a fictional key, his own unsolved biographical knots. Faithful to the best Venetian literary tradition (Piovene, Parise), he unleashes the furies of his glacial and most rational visionary through invective and anathema regarding the urban, political and moral decay. Therefore his “literary action” places itself at the narration, essay, report and anthropological investigation crossroads.

    «Materiali da riflessione e da poesia»: «Albergo Italia» di Guido Ceronetti

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    “Albergo Italia” (1985) prosegue il lavoro di esplorazione della realtà italiana a metà degli anni Ottanta intrapreso con “Viaggio in Italia” (1983) e ibrida i generi della tradizione letteraria con l’obiettivo di individuare forme, luoghi, paesaggi e opere d’arte che resistono al degrado e alla costante attività di cancellazione del bello dall’orizzonte contemporaneo.‘Albergo Italia’ (1985) continues the exploration of Italian reality in the mid-eighties initiated with ‘Viaggio in Italia’ (1983) and experience the hybridization of the genres of literary tradition with the aim of identifying forms, places, landescpes and artworks that withstand the deterioration and counteract the continuous activity of erasing beauty from the contemporary perspective

    La metropoli dei folli e degli «imbestiati»: distopia e conflitto di classe in «Conspiratio Oppositorum» di Mario Spinella

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    This paper examines the second novel by Mario Spinella, distinguished Marxist intellectual founder of the magazine «Utopia» (1971-1973), and aims to investigate the ways in which the conventions of dystopic literature are assumed in an ironic key (in line with the author's experimental poetics) without renouncing the vehement denunciation of the social order of the neo-capitalist polis (an ideological position in dialogue with the elaboration, by the exponents of the Frankfurt School, of a radical critique of the System). Spinella's inclination for the human sciences pushes him in Conspiratio oppositorum to bring into play the psychoanalytic categories (from Freud to Lacan: Spinella was among the animators of the magazine «Il piccolo Hans»), political (the book, written from 1968 to 1971, attempts to verify the topicality of the concept of class conflict) and divergent thinking (the ‘unreliable’ perspective of the insane, common to the contemporary novels of Volponi and Malerba, is made to interact with Foucaultian theories on the total institution).L’articolo prende in esame il secondo romanzo di Mario Spinella, insigne intellettuale marxista fondatore della rivista «Utopia» (1971-1973), e si propone di indagare le modalitĂ  attraverso le quali le convenzioni della letteratura distopica vengono assunte in chiave ironica (in linea con la poetica sperimentale dell’autore) senza rinunciare alla veemente denuncia dell’assetto sociale della polis neocapitalista (una posizione ideologica in dialogo con l’elaborazione, da parte degli esponenti della Scuola di Francoforte, di una critica radicale al Sistema). La propensione di Spinella per le scienze umane lo spinge in Conspiratio oppositorum a mettere in gioco le categorie psicoanalitiche (da Freud a Lacan: Spinella Ăš stato tra gli animatori della rivista  «Il piccolo Hans»), politiche (nel libro, scritto dal 1968 al 1971, si tenta la verifica dell’attualitĂ  del concetto di conflitto di classe) e quelle del pensiero divergente (la prospettiva ‘inattendibile’ del folle, comune ai romanzi coevi di Volponi e di Malerba, Ăš fatta interagire con le teorie foucaultiane sull’istituzione totale)

    The Evolving World of Air Transport Regulation in the Old World and the New: A Review of Future Roles for the Air Transport Regulator

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    Note:Significant evolution of the global airline business has forced both carriers and regulators to adapt. While traditional roles for the regulator, including air safety and infrastructural regulation, (airports, etc.) remain, the removal of economic regulation has produced an enhanced reliance on antitrust law among others to govern orderly development of the industry. This paper examines the resulting evolution in the role of the regulator in both the old world and the new.La transformation profonde qu'a connue l’ensemble de l'industrie du transport aĂ©rien a obligĂ© les transporteurs et les organismes de rĂ©glementation Ă  s'adapter. Les fonctions traditionelles de rĂ©glementation rattachĂ©es notamment Ă  la sĂ©curitĂ© aĂ©rienne et aux rĂšglements en matiĂšre d'infrastructure (aeroports, etc.) n’ont pas changĂ©, mats la suppression des rĂšgles Ă©conomiques a engendrĂ© entre autres une plus grande dĂ©pendance envers la loi « antitrust » afin d'assurer l’évolution ordonnĂ©e de l'industrie la prĂ©sente thĂšse Ă©tudie les modifications qu'est appelĂ© Ă  subir le rĂŽle de l'organisme de rĂ©glementation dans l'ancien et le nouveau monde
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