47 research outputs found
A general model of dioxin contamination in breast milk: results from a study on 94 women from the Caserta and Naples areas in Italy.
BackgroundThe Caserta and Naples areas in Campania Region experience heavy environmental contamination due to illegal waste disposal and burns, thus representing a valuable setting to develop a general model of human contamination with dioxins (PCDDs-PCDFs) and dioxin-like-PCBs (dl-PCBs).Methods94 breastfeeding women (aged 19-32 years; mean age 27.9 ± 3.0) were recruited to determine concentrations of PCDDs-PCDFs and dl-PCBs in their milk. Individual milk samples were collected and analyzed according to standard international procedures. A generalized linear model was used to test potential predictors of pollutant concentration in breast milk: age, exposure to waste fires, cigarette smoking, diet, and residence in high/low risk area (defined at high/low environmental pressure by a specific 2007 WHO report). A Structural Equation Model (SEM) analysis was carried out by taking into account PCDDs-PCDFs and dl-PCBs as endogenous variables and age, waste fires, risk area and smoking as exogenous variables.ResultsAll milk samples were contaminated by PCDDs-PCDFs (8.6 pg WHO-TEQ/98g fat ± 2.7; range 3.8-19) and dl-PCBs (8.0 pg WHO-TEQ/98g fat ± 3.7; range 2.5-24), with their concentrations being associated with age and exposure to waste fires (p < 0.01). Exposure to fires resulted in larger increases of dioxins concentrations in people living in low risk areas than those from high risk areas (p < 0.01).ConclusionsA diffuse human exposure to persistent organic pollutants was observed in the Caserta and Naples areas. Dioxins concentration in women living in areas classified at low environmental pressure in 2007 WHO report was significantly influenced by exposure to burns
Studio degli effetti tossici del ritardante di fiamma PBDE-47 su vongola Chamelea gallina (Linnaeus, 1758)
Lo studio ha avuto l'obiettivo di valutare gli effetti del 2,2',4,4'-tetrabromodifeniletere (PBDE‑47) su vongola Chamelea gallina (Venus gallina secondo la normativa commerciale vigente). I PBDE, impiegati in diversi prodotti industriali come ritardanti di fiamma, sono annoverati tra le sostanze pericolose dalla Direttiva 2011/65/UE. Si tratta di composti bioaccumulabili, ritenuti interferenti endocrini, genotossici e neurotossici, praticamente ubiquitari, la cui concentrazione nell'ambiente, negli ultimi anni, è aumentata in maniera considerevole. Il presente studio ha avuto l'obiettivo di verificare gli effetti del PBDE-47 su Chamelea gallina: potere tossico ed eventuali effetti dannosi sulle gonadi, capacità di bioaccumulo nei tessuti e possibile ingresso nella catena trofica. La ricerca si è avvalsa di prove sperimentali a 96 h e a 14-21gg su esemplari di vongola stabulati in acqua marina filtrata. Le prove sono state precedute da un periodo di adattamento dei molluschi della durata di 5-7gg. Le vongole sono state alimentate con alghe marine (Dunaliella tertiolecta). La scelta del composto tossico PBDE-47 è stata effettuata in considerazione delle maggiori concentrazioni, tra i congeneri di PBDE, riscontrate in alcune specie acquatiche. Lo studio ha evidenziato che le concentrazioni impiegate del contaminante non hanno alterato le funzioni vitali, causato livelli significativi di mortalità e determinato alterazioni evidenti alle gonadi di Chamelea gallina. La ricerca ha evidenziato, comunque, il potere di bioaccumulo del mollusco bivalve, permettendo al PBDE-47 l'ingresso nella catena trofica
Gastroenteritis Outbreak at Holiday Resort, Central Italy
Gastroenteritis Outbreak at Holiday Resort, Central Ital
Assessment of dietary exposure to some persistent organic pollutants in the Republic of Karakalpakstan of Uzbekistan.
A 1999 study heightened long-standing concerns over persistent organic pollutant contamination in the Aral Sea area, detecting elevated levels in breast milk and cord blood of women in Karakalpakstan (western Uzbekistan). These findings prompted a collaborative research study aimed at linking such human findings with evidence of food chain contamination in the area. An international team carried out analyses of organochlorine and organophosphate pesticides, polychlorinated biphenyls (PCBs), polychlorinated dibenzo-p-dioxins (PCDDs), and polychlorinated dibenzofurans (PCDFs) on samples of 12 foods commonly produced and consumed in Karakalpakstan. Analysis consistently detected long-lasting organochlorine pesticides and their metabolites in all foods of animal origin and in some vegetables such as onions and carrots--two low-cost components of many traditional dishes. Levels of PCBs were relatively low in all samples except fish. Analyses revealed high levels of PCDDs and PCDFs (together often termed "dioxins") in sheep fat, dairy cream, eggs, and edible cottonseed oil, among other foodstuffs. These findings indicate that food traditionally grown, sold, and consumed in Karakalpakstan is a major route of human exposure to several persistent toxic contaminants, including the most toxic of dioxins, 2,3,7,8-tetrachlorodibenzo-p-dioxin (2,3,7,8-TCDD). Intake estimations demonstrate that consumption of even small amounts of locally grown food may expose consumers to dioxin levels that considerably exceed the monthly tolerable dioxin intake levels set by the World Health Organization. Data presented in this study allow a first assessment of the risk associated with the consumption of certain food products in Karakalpakstan and highlight a critical public health situation
Chloramphenicol in royal jelly: analytical aspects and occurrence in Italian imports
Chloramphenicol (CAP) residues were determined in 35
samples of royal jelly. Fourteen samples were collected by Veterinary Border
Inspection officials in Milan and Turin and 21 were submitted by private
importers to confirm the quality of their product. Liquid
chromatography-tandem mass spectrometry (LC-MS/MS) was used for the
identification and determination of CAP, according to the isotope dilution
approach for the analysis of royal jelly. The presence of chloramphenicol
was detected in 29 out of 35 tested samples at concentrations ranging from
0.6 g/kg to 28 g/kg, with an average content of 6.1 g/kg
Official controls for the determination of lipophilic marine biotoxins in mussels farmed along the Adriatic coast
Lipophilic marine biotoxins include okadaic acid, pectenotoxin, yessotoxin and azaspiracid groups. In this study, specimens of mussels were collected along the coasts of the Central Adriatic Sea during the years 2020-2021 and analyzed according to the European Harmonized Standard Operating Procedure
XXXI Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Veterinari Igienisti (AIVI)| Teramo, 22-24 settembre 2022
Le biotossine marine sono prodotte da alghe unicellulari appartenenti
ai generi Alexandrium, Gymnodinium, Dinophysis, Prorocentrum e
Pseudo-nitzschia e si possono accumulare nei molluschi bivalvi in
quanto organismi filtratori. Si distinguono in idrosolubili e liposolubili,
le prime sono responsabili della Paralytic Shellfish Poisoning e
Amnesic Shellfish Poisoning, mentre le seconde causano la Diarrhetic
Shellfish Poisoning. Secondo il Regolamento (UE) 627/2019, le
autorità competenti hanno il compito di monitorare periodicamente
le aree di produzione dei molluschi bivalvi vivi, al fine di verificare
l’eventuale presenza di plancton tossico e biotossine marine. Nel presente
lavoro sono riportati i risultati dei campionamenti ufficiali effettuati
lungo la costa adriatica che si estende da Martinsicuro (Teramo)
a Termoli (Campobasso) nel biennio 2020-2021. Il campionamento
ha interessato venti impianti di mitili (Mytilus galloprovincialis) presenti
in Abruzzo e Molise, di cui cinque localizzati nella provincia di
Teramo, uno in provincia di Pescara, quattro nella provincia di Chieti
e dieci in provincia di Campobasso. I campioni sono stati analizzati
dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise per
la determinazione di acido okadaico, dinofisitossina 1 e 2, pectenotossina
1 e 2, azaspiracidi 1, 2 e 3, yessotossina e suoi analoghi,
mediante il metodo ufficiale messo a punto dal Laboratorio
Comunitario di Riferimento di Vigo (Spagna) basato sull’utilizzo della
spettrometria di massa. Sono stati esaminati in totale 159 campioni
nel 2020 e 175 nel 2021. I risultati ottenuti hanno mostrato la contaminazione
dei molluschi bivalvi vivi solo per acido okadaico e yessotossina.
Nei due anni oggetto di indagine, sono stati riscontrati
rispettivamente 49 (31%) e 25 (14%) campioni positivi per l’acido
okadaico, di cui 9 (6%) e 2 (1%) non conformi perché superiori ai
limiti di legge (160 g di equivalente acido okadaico/kg) stabiliti dal
Regolamento (CE) 853/2004. A seguito del riscontro delle non conformità,
gli impianti sono stati sottoposti a divieto di raccolta, prevedendo
un prelievo successivo a distanza di 15 giorni per la ripetizione
delle analisi. La presenza di yessotossina è stata osservata a concentrazioni
sempre inferiori al limite normativo (3,75 mg di equivalente
yessotossine/kg) in 28 (18%) e 56 (32%) campioni nel 2020 e
2021, rispettivamente. Il presente studio ha evidenziato la contaminazione
solo per alcune biotossine marine, nei mitili allevati lungo la
costa adriatica nel periodo considerato. Il tempo di 15 giorni di
sospensione della raccolta di molluschi bivalvi, dagli impianti in cui
sono stati rilevati campioni non conformi, è risultato sufficiente perché
le concentrazioni di acido okadaico rientrassero nei limiti massimi
consentiti. Il rilevamento di campioni positivi sottolinea, tuttavia, la
necessità di un controllo costante di questi composti, che destano
notevoli preoccupazioni per il consumatore, a causa della loro tossicità
associata alla comparsa di forme di intossicazione acuta, talora
anche ad esito letale