284 research outputs found

    L'astuzia della storia o i tempi della politica in Campanella

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    Il genere e il tempo delle parole : dire la guerra nei testi machiavelliani

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    International audienceMachiavelli non trascura la precisione delle parole, quando occorre, ma non ne fa una condizione in ogni evenienza. L’unica cosa che conta è l’effetto dell’enunciato nella situazione specifica ed esso presuppone a volte una lingua che non sia propria del linguaggio militare, ossia una lingua apparentemente più generica o che sappia giocare con la genericità degli elementi di lessico adoperato (siano essi tecnici, latineggianti o di altro tipo) ma, insieme, una lingua che sia molto semplicemente la lingua dello stato come spazio di spiegamento della politica come conflitto. In questo modo le soluzioni proposte da Machiavelli sono diverse a secondo dei momenti e delle opere, con forme di equilibrio sofisticato tra i vari lesssici. L’unico criterio di quell’arte della lingua che si mette al servizio dell’arte dello stato è l’efficacia. La situazione d’emergenza e di guerra permanente non porta con sé il soppravvento delle cose sulle parole (contrariamente a quanto viene a volte considerato frettolosamente) ma richiede un nuovo tipo di collegamento tra esse. La scelta fondamentale delle armi proprie non significa solo ricorrere a truppe non mercenarie ma anche ad armi che siano proprie dell’ordine repubblicano, di un certo tipo di comunità politica ; e a quelle armi proprie corrispondono parole proprie

    Temps de l'écriture et temps de l'histoire dans les écrits de gouvernement de Machiavel

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    Au travers de l'analyse des "écrits de gouvernement" de Machiavel, soit le corpus de missives et de rapports rédigés entre 1498 et 1512, lorsque celui-ci occupait un poste important à la chancellerie de la république florentine, on examine dans cette étude l'articulation entre ce qui relève des écrits fonctionnels - à la forme contrainte - et ce qui se rattache à l'analyse politique et peut préfigurer la pensée et la langue des oeuvres majeures de Machiavel, toutes écrites après 1512

    Retorica della guerra, retorica dell'emergenza nella firenze repubblicana

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    Au travers de l'étude des formes d'intervention orales ou écrites de quelques-uns des principaux acteurs du débat politique à Florence à partir de 1494 et de l'instauration d'une nouvelle forme de république, on tente dans cette étude de montrer comment les "nécessités" des temps de guerre et de l'état d'urgence induisent de nouvelles formes d'intervention, une nouvelle langue, plus immédiate, plus concise, plus efficace, porteuse d'une autre forme de rationalité politique.Lo studio degli interventi politici repubblicani fiorentini dopo il 1494 (prediche savonaroliane, testi d'intervento, discorsi, dialoghi, cronache e storie) mette in rilievo in quest'articolo la nascita di una nuova lingua della politica, più immediata, più efficace, più precisa, più chiara che intende render conto dei tempi nuovi della guerra permanente e del suo stato d'emergenza. Questa retorica inedita porta quindi in sé nuove forme di razionalità politica che portono con sé buona parte dell'aurora della politica moderna

    Questione della lingua e lingue degli stati : lingua dell'impero, lingua dello stato e lingua imperiale

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    International audienceLa questione italiana della lingua (che non è la questione della lingua italiana) insegna che se è vero che la lingua volgare è una realtà spesso « nazionale » non è questo una necessità ; e non pertanto, questa notazione va vista, teleologicamente, come mancanza, imperfezione, ritardo o lacuna. Nell’Ancien régime esiste un sistema delle lingue europee come esiste un sistema degli stati ma non è soltanto un sistema delle lingue degli stati. All’impero del latino si sovvrapone – senza che si sostituisca ad esso – un’altra forma di sovranità linguistica condivisa, composita, un pò all’immagine della monarchia spagnola universale e polisinodale. L’impero dei volgari europei è polimorfo ed esploso, mai del tutto universale e mai del tutto stabilizzato. La questione della lingua è diventata in questo modo la questione delle lingue, questione europea per eccellenza perché le lingue volgari non esistono più soltanto nel e dal loro confronto con le lingue antiche ma anche nel e dal confronto tra di loro, nell’urto delle loro legittimità storiche specifiche

    Des hommes de qualité à la qualité des hommes dans les écrits de Guicciardini

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    A partir de l'étude du lexique politique utilisé par Guicciardini cet article montre comment entre ses premiers textes et ses oeuvres majeures (Ricordi, Dialogue sur la façon de régir Florence et Histoire d'Italie, notamment) le lexique de la "qualité" passe de la définition de la condition sociale de l'individu (cf "l'homme de qualité") à celle de ses compétences spécifiques ("la qualité des hommes") notamment dans le domaine de la gestion de la crise politico-historique

    Ritorno su una vecchia questione : la traduzione della parola 'stato' nel 'Principe' di Machiavelli

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    http://chroniquesitaliennes.univ-paris3.fr/numeros/Web13.htmlSi tratta in quel contributo di partire dalla restituzione di una parola in un altro idioma per chiarire la complessa questione del significato molteplice della parola stato, della sua polisemia, nonché per impostare un quesito metodologico sul posto da assegnare nella storia delle idee e nella storia tout court alla questione della lingua in generale e a quella della traduzione in particolare (la seconda essendo strettamente connessa alla prima). La polisemia, la creazione o la ripresa di vecchi termini, la concentrazione e la diffusione del significato in e da una stessa parola, ma anche la possibilità di non rinchiudere un campo o una cosa in una parola sola (in questo caso non rinchiudere la politica nello stato) sono tutti nodi della riflessione tentata in questo contributo

    Lecture du sonnet de Tommaso Campanella "Delle radici de' gran mali del mondo"

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    Come scrivere la storia delle guerre d'Italia ?

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    How to write the history of the wars of Italy? This study focuses on the Storia d'Italia with the aim of comparing the writing of history, the perception of changes in to modern warfare, and theories on the possibility of a bank of knowledge on war. In fact, Guicciardini's intention in this work is to uncover a new rationale in literature behind the war-ridden recent history. In order to understand the details of his intellectual and political venture, we must base our analysis on the need for a non-systematic way of thinking about modern warfare. The first part of this study examines the 'varied nature of the governing of war' depending on the 'context of the time' and the 'skills of the men'. So the study demonstrates the impossibility of an unambiguous reading of contemporary events, and attempts to set out a chronology of the greatest changes in the art of warfare (with specific concern to the shift from the "art of offence" to that "of defence"). The perception of this open, dynamic thinking is even stronger given that the author was a participant in and a witness to all that had happened on the peninsula since 1494. This is also the reason - which is addressed in the second part of our study - why it is important to remind the reader of the author's choice to wait for his account of the 1521 campaign to reveal earlier evolutions and changes, which could have been displayed earlier in the text. In this way, the historian presents the principles of the evolution of modern warfare and the maturing of a school of thought on that war as part of a gradual twofold process, thus transforming historiography into a type of template for knowledge on war.Come scrivere la storia delle guerre d'Italia? Il racconto delle guerre d'Italia nella grande Storia guicciardiniana è segnato da due tendenze che potrebbero sembrare contraddittorie ma che convergono nella rinascita del modello neo-tucidideo di un'analisi politica della guerra da chi vi è stato partecipe, in una contemporaneità radicale. Queste due tendenze sono da un canto la spinta a parlare in prima persona di eventi nei quali chi scrive è stato protagonista (dove l'autobiografia è costitutiva della costruzione di uno statuto autoriale) e, da un altro canto, la tensione verso la proposta di un sapere della guerra, ossia di un discorso modellizzante delle forme del conflitto armato che spinge ad organizzare tale discorso con categorie e genealogie che gli siano proprie (dove sono l'affermazione dell'esperienza politica singola e la rivendicazione di una competenza specifica indotta da essa a rafforzare la pretesa autoriale). Abbiamo a che fare con un tentativo di rispondere a due vecchie domande incrociate: a che cosa serve la scrittura nella politica e a che cosa serve l'esperienza politica nella scrittura? Scrivere la Storia d'Italia non significa per Guicciardini passarev"dalla politica alla storia" . Si tratta invece di mettere il sapere dalla politica al servizio della storiografia per continuare a fare politica anche dopo la sconfitta in guerra. La storiografia come storia della politica e della guerra fa della razionalizzazione della guerra una rivincita della ragione sull'esito del conflitto armato

    Des guerres civiles à la guerre mondialisée : la pensée des guerres dites de religion en Italie (Botero et Campanella)

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    Chez nombre d'auteurs italiens de la fin du XVIe siècle, c'est parce que la forme conflictuelle la plus destructrice pour l'ordre politique --la guerre civile-- apparaît désormais comme un horizon permanent, et parce que la distinction entre guerre et après-guerre n'est dès lors plus réellement pertinente, que la raison d'État devient la norme, et non plus l'exception de la politique. Ainsi, chez ces auteurs, la réflexion menée à partir des conflits liés peu ou prou à l'extension des réformes en Europe relève d'une pensée de la guerre tout court, plus que d'une pensée des guerres "de religion". On en trouve une illustration dans les trois caractéristiques majeures de leurs textes: en premier lieu, la réflexion porte sur le cadre étatique comme cadre pacificateur subsumant la réalité conflictuelle, et détenant le monopole de la violence publique; ensuite, ils s'attachent à composer les questions politiques et religieuses selon une logique qui ne relève pas seulement d'une laïcisation mais qui donne à l'État des responsabilités nouvelles et rend plus complexe la définition de l'hérésie en ne la mesurant pas seulement à une question dogmatique; enfin, ils établissent des distinctions entre les différentes règles à adopter dans la guerre selon les lieux et les espaces. Si les auteurs étudiés ici proclament que la pensée de la guerre est au cœur du fait politique, ce n'est donc pas d'abord de guerre de religion qu'il s'agit
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