16 research outputs found

    Éric Chevillard dans tous ses états, O. Bessard-Banquy et P. Jourde (dir.)

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    Questa miscellanea, che ha per oggetto l’opera di Éric Chevillard, raccoglie gli atti del convegno internazionale tenutosi a Valence presso la sede distaccata dell’Università di Grenoble 3, nel marzo 2013. Nell’Introduction (pp. 7-14), secondo uno studio diacronico, Olivier Bessard-Banquy e Pierre Jourde passano in rassegna le opere costitutive del nutrito corpus chevillardiano, sottolineando la complessiva poliedricità della poetica di una delle voci preminenti e più spiazzanti dell’attuale ..

    Carla Taban, Modalités po(ï)étiques de configuration textuelle: le cas de “Molloy” de Samuel Beckett

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    Con questo volume Carla Taban non intende tanto fornire un’ennesima interpretazione del Molloy francese di Beckett, bensì tentare di spiegare le ragioni intrinseche della molteplicità delle letture cui l’opera, a partire dalla sua pubblicazione, nel 1951, si è prestata. Secondo questo studio, infatti, la pluralità di significati dell’a-roman beckettiano, concepito principalmente come artefatto di lingua, risulta condizionata dal sapiente sfruttamento del medium linguistico, ossia dalla manipo..

    Pour Éric Chevillard, ouvrage dirigé par Pierre Bayard

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    In questa miscellanea quattro illustri critici letterari cercano di definire l’opera di Éric Chevillard, che si vuole refrattaria a qualsivoglia tentativo di classificazione. Nell’intervento inaugurale, L’Herméneutique du fou (pp. 7-36), Bruno Blanckemann si interroga sulle implicazioni del polimorfismo di una scrittura che induce a interpretazioni destinate ad apparire riduttive, quando non deliranti. Lo studioso esamina due testi situati agli antipodi della produzione, così da registrare le..

    Il romanzo "Loufoque" di Éric Chevillard: usare la lingua per leccarsi le dita dei baffi

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    The subject of this work is an analysis of the novels by Éric Chevillard published between 1987 and 2012 by Minuit. Chevillard, one of the most unique voices in the current panorama of French literature, is considered heir to authors like Beckett and Michaux by critics who incessantly search for a collocation for his “unnerving” texts. He progressively elaborates an incongruous aesthetics, aimed at involving the reader in the construction of a deep-seated sense that continuously eludes every attempt to categorize it, hovering between playfulness, linguistic inventiveness and the exposure of plausible fictions. This contribution aims at accepting the challenge offered by the novels themselves, offering a label which expresses both their nuances and elusiveness, able to communicate the infinite facades of their ambiguous poetics through incongruity: the 'loufoque'. This aesthetic category can also be related to principles of linguistic economy, in order to strengthen the analysis with a further purpose. On the one hand, the semiotic acceptation of 'loufoque' enables to see the unexpected rigour of the texts, whose propensity to poke fun at the reader represents one of the most serious aims, whose almost nonsensical effects presume a logical criteria for writing. On the other hand, the reference to the 'loufoque' itself allows to underline the intertextual dimension of such intriguing fictions and collocates them in the steps of a specific literary tradition

    Bruno Thibault, J.M.G. Le Clézio et la métaphore exotique

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    Nel presentare la problematica questione della collocazione del viaggio all’interno della scrittura di J.M.G. Le Clézio, questo studio mette in evidenza una delle tematiche fondamentali della sua ricchissima produzione, che gli è valsa il Nobel nel 2008. La premessa di Foucault, per cui il testo stesso dell’autore franco-mauriziano si configura come metafora dello spazio, dei suoi enjeux e limites, contribuisce da subito a definire l’intrinseca complessità della “metafora esotica” evocata nel..

    Éric Chevillard dans tous ses états, O. Bessard-Banquy et P. Jourde (dir.)

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    Questa miscellanea, che ha per oggetto l’opera di Éric Chevillard, raccoglie gli atti del convegno internazionale tenutosi a Valence presso la sede distaccata dell’Università di Grenoble 3, nel marzo 2013. Nell’Introduction (pp. 7-14), secondo uno studio diacronico, Olivier Bessard-Banquy e Pierre Jourde passano in rassegna le opere costitutive del nutrito corpus chevillardiano, sottolineando la complessiva poliedricità della poetica di una delle voci preminenti e più spiazzanti dell’attuale ..

    Pour Éric Chevillard, ouvrage dirigé par Pierre Bayard

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    In questa miscellanea quattro illustri critici letterari cercano di definire l’opera di Éric Chevillard, che si vuole refrattaria a qualsivoglia tentativo di classificazione. Nell’intervento inaugurale, L’Herméneutique du fou (pp. 7-36), Bruno Blanckemann si interroga sulle implicazioni del polimorfismo di una scrittura che induce a interpretazioni destinate ad apparire riduttive, quando non deliranti. Lo studioso esamina due testi situati agli antipodi della produzione, così da registrare le..

    Leggere Chevillard

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    Il lavoro ha per oggetto l'analisi complessiva dei sedici romanzi pubblicati tra il 1987 e il 2010, tutti presso le Editions de Minuit, da Eric Chevillard, una delle voci pi\uf9 originali nell'attuale panorama della narrativa francese. Erede, tra gli altri, di Beckett e Michaux, Chevillard elabora progressivamente un'estetica narrativa dell'incongruo, tesa ad implicare il lettore nella costruzione di un senso che, tra dimensione ludica, invenzione linguistica, decostruzione della plausibilit\ue0 narrativa, continuamente sfugge a ogni tentativo di categorizzazione. Nella fase introduttiva, questa analisi si prefigge la presentazione dei romanzi che costituiscono l'intera produzione romanesque di Eric Chevillard. Indicativa di quella riscontrata al momento della lettura, la difficolt\ue0 affrontata in sede di descrizione dei testi suggerisce di ricorrere, sin dalle prime battute, a criteri di interpretazione testuale mutuati dalla semiotica, facendo particolare affidamento a quelli di seconda generazione. Proprio dall'analisi delle isotopie in gioco, si pu\uf2 osservare l'evoluzione della scrittura chevillardiana da un punto di vista diacronico, ma anche l'esistenza di un principio negativo da cui emanano tutti testi. Tale considerazione preliminare trova pienamente conferma nella disparit\ue0 dei giudizi espressi dai critici, che spesso sembrano contraddirsi vicendevolmente. Non a caso, si propone una selezione di etichette presentate per coppie antinomiche che, pur rendendo conto delle mille facettes del testo, finisce per rivelarsi complessivamente inefficace a definirla. Si sancisce, quindi, l'aspetto aporetico del testo chevillardiano, nonch\ue9 la sua altissima aspirazione ad essere inclassificabile. Proprio per uscire dai paradossi gi\ue0 palesati dalla Critica, si procede da principi basilari di configurazione testuale, cercando di fornire le chiavi di lettura con cui garantire visibilit\ue0 all'impalpabile oggetto della narrazione e una certa continuit\ue0 alla lettura. Nella fattispecie, si pone il testo in un rapporto contrastivo e comparativo con le tre diverse dimensioni testuali rispettivamente ritenute dominanti in ciascuna delle fasi evolutive della scrittura precedentemente determinate: il contesto del lettore nei testi inaugurali, il lato autoreferenziale del romanzo, man mano che la scrittura si radicalizza, e la sua sfera linguistica quanto ai testi catalogati come estremi. La complessiva labilit\ue0 del narrato non saprebbe prodursi, se non per mezzo di una figura tutelare altrettanto incerta, attraverso una figura autoriale resa latitante. In quest'ottica, si inscrivono i sottilissimi procedimenti orditi da Chevillard per minare l'auctoritas della (sua) figura autoriale nei testi. Si analizzano, quindi, i dispositivi preposti da Chevillard prima per moltiplicare le figure autoriali, per poi arrivare, nel caso specifico del romanzo autobiografico, persino a nasconderne quasi completamente la presenza. Per quanto si voglia sufficientemente articolato a render conto della complessit\ue0 dell'opera, questo lavoro non pu\uf2 chiudersi prima di aver raccolto la sfida lanciatagli dal testo, non senza aver tentato di coglierne l'essenza. Si propone, allora, un'etichetta che sia il pi\uf9 possibile sfumata e mobile, capace di ricalcare le mille sfaccettature di una poetica tanto sfuggente e, al tempo stesso, in grado di collocarla nella scia di una precisa tradizione di riferimento: il loufoque. Da un punto di vista metodologico, il lavoro propone un approccio semiotico, chiamando in causa anche gli strumenti della narratologia, dell'estetica della ricezione e dell'ermeneutica, con particolare attenzione alle raffigurazioni testuali dell'autore e del lettore. Abbracciando l'intera produzione narrativa di Chevillard se ne indaga inoltre, a tratti, la dimensione intertestuale, spesso sottolineata dalla critica, alla continua ricerca di una collocazione per un'opera tanto accattivante quanto spiazzante.The subject of this work is an elaborate analysis of sixteen novels published between 1987 and 2010, by Minuit publishing house, written by Eric Chevillard, one of the most unique voices in the current panorama of French literature. Chevillard is considered the heir to authors like Beckett and Michaux, due to his progressive elaboration of incongrous aesthetics, woven to involve the reader in the construction of an inner sense that continously escapes every attempt to categorize it, lying between a playful dimension, linguistic invention and the dissembling of plausible fiction. During the introduction, the analysis begins with a presentation of the entire collection of novels written by Chevillard. Indicative of the challenges found while reading the novels, the difficulty faced in the description of the texts makes it necessary to resort to a semiotic criteria for interpretation. Directly from the analysis of the isotopies described, one can observe the evolution of chevillardian writing from a diachronic point of view as well as the existence of a negative principle from which all of the texts emanate. A similar preliminary consideration is confirmed by the disagreement in the judgments expressed by critics that offen seem to contradict each other. It is no coincidence that a selection of labels in antonymic pairs is presented: by proceeding in this way, while expressing the mille facettes of the text, the analysis reveals itself as completely inefficient in defining Chevillard poetic writing style. Therefore the aporetical aspect of the chevillardian fiction is sanctioned in the highest aspiration of being unclassifiable. In order to leave the paradoxes already clearly described by generations of literary critics behind, the analysis proceeds with the elementary principles of the textual configuration and attempts to supply the key points necessary to guarantee the visibility of the impalpable object of the narration and continuity to the reading. In this case, the text is placed in comparison and contrast with the three different textual dimensions respectively considered dominant during each phase of evolution of writing technique formerly determined: the context of the reader in the inaugural creations, the self-referential side of the novel, when the writing becomes increasingly radicalized, and the linguistic sphere in the texts which are described as extreme. The overall fleeting nature of the narrative never understands how to manifest, if not by means of an author just as uncertain, a fugitive figure. In this light, the extremely subtle warped paths, Chevillard winds into his texts, work to undermine the authorithy of the authorship. Thus, the analysis examines the devices proposed by Chevillard to multiply the textual representations of the author, the same multiplication that finally leads him to hiding almost completely, and specifically in his autobiographical novel, his own presence. Even attempting to create a sufficiently articulated account of the complexity of these works, this thesis can not be concluded without accepting the challenge offered by the texts themselves, not without searching to capture their essence. A label is proposed that expresses both the nuances and mobility, able to communicate the infinite facades of this ambiguous poetry and, at the same time, able to collocate it in the steps of a precise literary tradition: the loufoque. From a methodical point of view, this work proposes a semiotic approach, applying the tools of narratology, the aesthetics of reception and the hermeneutics, with particular attention to the textual representation of the author and the reader. Embracing the entire romanesque production of Chevillard implies the examination of its intertextual dimension, often underlined by critics, who continuetly search for a collocation for such intriguing, unnerving fiction

    La "riccio-grafia" di Eric Chevillard: una questione spinosa

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    The object of this article is an emblematic aspect of Éric Chevillard’s writing. Among the nineteen novels he’s created so far, we have focused our attention on Du hérisson: in this novel you can easily notice that every page is made up of isolated paragraphs, as if it was literally smashed into pieces. Actually, the narrator and writer, who’s here trying to write his own autobiography, attributes the regular presence of white gaps between the paragraphs to the improbable appearance of an hedgehog on his paper. So, in this joking but complicated novel, Chevillard uses the hedgehog as the unexpected symbol of his ambiguous poetics. It’s up to the spiky pet, much more than a simple animal, to incarnate the unsolvable doubts referred to the authenticity of the autobiography and to the uncertain form of the text

    Palafox

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