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    La competizione geopolitica in Asia centrale: l'Unione Europea e le sue potenziali ambizioni strategiche

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    2007/2008La presente tesi di dottorato riflette l’esigenza di approfondire l’analisi della situazione geopolitica che caratterizza l’Asia centrale, in considerazione della rilevanza strategica che questa regione ha progressivamente assunto nello scacchiere delle relazioni internazionali. Infatti, dal raggiungimento dell’indipendenza nazionale nel 1991 la regione centroasiatica ha attirato gli interessi di molteplici stati all’interno di una competizione geopolitica che è stata definita con eccessiva enfasi come una riproposizione in chiave moderna del “Grande Gioco” del XIX secolo: ciononostante, l’importanza strategica dell’Asia centrale – alla quale contribuisce in larga parte la sua posizione geografica di centralità e di vicinanza alle due superpotenze regionali Cina e Russia – viene evidenziata in relazione a determinate problematiche, le cui ripercussioni producono effetti oltre i confini regionali. Tra queste, il problema della sicurezza e della stabilità politica - alimentato dalla minaccia destabilizzante dell’islamismo radicale e del terrorismo internazionale – le cui ripercussioni si riflettono sia sul piano internazionale che su quello interno alle singole repubbliche. Tuttavia, gli interessi prioritari degli stati interessati ad accrescere la loro influenza in Asia centrale si focalizzano sulle risorse energetiche e sulle potenzialmente vaste riserve di idrocarburi da sfruttare: la questione della sicurezza energetica e della diversificazione delle fonti di approvvigionamento sono progressivamente divenuti obiettivi strategici nelle politiche degli stati, la cui importanza cresce parallelamente all’aumento della domanda di gas e petrolio per sostenere lo sviluppo delle loro economie nazionali. Le prospettive di sfruttamento delle immense riserve in gas e petrolio presenti nel sottosuolo di Turkmenistan e Kazakistan (e, in misura inferiore, Uzbekistan) e la possibilità di trasportare gli idrocarburi attraverso la creazione di un sistema di pipelines (gasdotti ed oleodotti) alternative a quelle che attraversano il territorio russo, hanno innescato un intensa competizione che ha coinvolto numerosi attori statali regionali ed internazionali, ciascuno dei quali portatore di interessi e strategie divergenti, le repubbliche centroasiatiche – che perseguivano i propri obiettivi e strategie in politica estera – e attori non statali come le compagnie energetiche internazionali, le cui finalità prettamente economico-commerciali erano spesso in contrasto con gli interessi politici espressi dagli stati di riferimento. Questa ricerca intende porre in evidenza gli interessi politico-economico-energetici che hanno determinato il coinvolgimento di Russia, Cina, Unione Europea e Stati Uniti nello scacchiere geopolitico centroasiatico, e quali strategie e politiche abbiano adottato le repubbliche centroasiatiche al fine di bilanciare questa influenza esterna con gli obiettivi connessi alle loro scelte politiche ed economiche nazionali. In questo scenario, risulta importante analizzare in prospettiva futura il ruolo che l’Unione Europea potrà rivestire nei prossimi anni nella regione, a seguito dell’adozione della “Strategia europea per una nuova partnership con l’Asia centrale” relativamente al periodo 2007-2013. Il problema della sicurezza energetica europea e della diversificazione degli approvvigionamenti (per attenuare la dipendenza dalla Russia) renderanno necessario un maggior coinvolgimento dell’Unione Europea in Asia centrale, per assicurarsi una crescente influenza e un maggiore peso politico: il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità europea di adottare una politica centroasiatica comune e condivisa, in un contesto attualmente caratterizzato dalla posizione di predominio economico e politico assunta da Cina e Russia e dalla connotazione fortemente autoritaria che accomuna i governanti centroasiatici. Nel primo capitolo viene trattato il tema della riconfigurazione geopolitica della regione centroasiatica dal 1991 sino agli sviluppi recenti: l’indipendenza nazionale raggiunta dalle repubbliche musulmane ex sovietiche e la minaccia di una potenziale instabilità provocata dal vacuum di potere dovuto alla dissoluzione dell’URSS, creava uno spazio d’azione per una molteplicità di stati che – per finalità politiche, interessi economico-energetici, motivazioni legate ad esigenze di sicurezza regionale o alla condivisione di legami etnico-linguistico-culturali – intendevano influenzare l’evoluzione politica nella regione centroasiatica, rafforzando la propria posizione geopolitica nello scacchiere internazionale. Russia, Stati Uniti e Cina si sono affermate come i principali attori di questa competizione geopolitica, nella quale hanno perseguito le loro finalità di politica estera. Il secondo capitolo è incentrato sulle problematiche di carattere economico, di politica interna ed estera, di sicurezza militare che le cinque repubbliche centroasiatiche hanno dovuto affrontare nei 18 anni di indipendenza nazionale. L’analisi si concentrerà prevalentemente su Kazakistan, Turkmenistan ed Uzbekistan, dato l’importante ruolo assunto nel contesto politico regionale e soprattutto per l’importanza delle loro riserve energetiche: verranno affrontate le questioni inerenti la collocazione geografica delle riserve, le vie di esportazione esistenti e i progetti di diversificazione in atto che accentuano ulteriormente la competizione energetica tra Cina, Russia e occidente. La tematica affrontata nel terzo capitolo riguarda le relazioni tra l’Unione Europea e l’Asia centrale sino all’adozione nel 2007 della nuova strategia europea. Viene evidenziato come la mancanza di una strategia politica condivisa dell’Unione Europea nel suo complesso e il prevalere dei singoli interessi strategici degli stati nazionali abbia contribuito a relegare l’Unione Europea in una posizione secondaria e subordinata in relazione alla competizione geopolitica nella regione centroasiatica. In ambito energetico, verrà dimostrato come la divergenza tra gli interessi e le strategie perseguite dalle compagnie petrolifere europee nel contesto centroasiatico e gli obiettivi energetici comunitari perseguiti dall’Unione impediscano l’adozione di una comune strategia energetica nei confronti della regione e di realizzare la priorità della diversificazione delle fonti di approvvigionamento, per ridurre la dipendenza dalle importazioni russe e rafforzare la propria sicurezza energetica. Nel quarto capitolo, l’analisi si focalizza sullo scenario geopolitico contemporaneo della regione centroasiatica, con riferimento sia alla situazione interna delle repubbliche centroasiatiche, sia in relazione alla costante mutazione dei rapporti di forza ed influenza che coinvolgono Russia, Unione Europea, Cina, Stati Uniti. Uno degli obiettivi perseguiti in questo capitolo è quello di valutare le possibilità dell’Unione Europea di legittimarsi come attore geopolitico influente nella regione. Con l’adozione della “Strategia per una nuova partnership tra Unione Europea ed Asia centrale”, per il periodo 2007-2013, l’Unione Europea si è dotata di un potenziale strumento d’influenza politica ed economica attraverso il quale approfondire, rafforzare e razionalizzare le relazioni e le forme di cooperazione con le cinque repubbliche centroasiatiche. Questa nuova politica centroasiatica impone all’Unione Europea il compito di affrontare le principali problematiche che gravano sullo sviluppo della regione, elaborando dei piani per misurarsi ad esempio con la riproposizione del problema legato all’instabilità dei confini, la mancanza di una cooperazione e di un integrazione economica a carattere regionale, la necessità di promuovere un processo di democratizzazione in ambito politico, economico e sociale. Anche in questo quarto capitolo, la tematica inerente la questione energetica e il rafforzamento della cooperazione euro-asiatica in questo ambito assume una rilevanza particolare, considerato che questa rappresenta una delle finalità alla base della strategia europea. L’ambizione dell’Unione Europea a legittimarsi come attore geopolitico nello scenario centroasiatico è fortemente connessa allo sviluppo delle relazioni con Cina e Russia, che mantengono la regione sotto la loro sfera d’influenza politica, economica e militare: per quanto riguarda le possibilità di successo della strategia europea, queste dipendono dalla capacità dell’Unione Europea di realizzare l’auspicabile equilibrio tra il perseguimento degli interessi energetici e la necessaria promozione delle tematiche della democratizzazione e della tutela dei diritti umani.XX

    L’uso della forza nelle relazioni tra gli stati: teoria ed evoluzioni nella prassi geo-politica

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    The use of force in interstate relations: theory and evolutions in geo-political practice. – The use of force in relations between states and other players on the world stage: theory, practice and developments in political geography. Based on the experiences of the twentieth century (world wars, genocides, ideological-totalitarian degenerations, de-colonization processes), the geopolitical thought of late modernity, starting from the 1960s, essentially develops in a “critical” sense. Then it assumes, among its favorite themes, the discussion on the essence of power (whether or not it is intrinsically “bad”), of the state and of politics (if they inevitably have to rely on the use of force); then it starts the development of a method targeted to regulation and prevention of conflicts, based on a process of deconstruction of alleged “false” ideas of power, to prevent the effects of escalation that have led the whole of humanity to the risk of destruction and self-destruction. These needs are translated operationally into the search for the so-called “insider” factors, that is, those that, in a certain scenario, beyond an immanent and self-evident “casus belli”, cause effects of permanent and out of control conflict, to the point of making war an element that justifies itself (an end, rather than a means). Effects that confuse any causal chain, which make it difficult to identify links and motivations, and therefore the search for a solution, and with it the pacification of crisis scenarios (which in fact tend to perpetuate themselves in areas of “endemic” conflictuality. All this proceeding on the basis of a neo-Enlightenment (possibly neo-liberal) assumption, which almost deterministically assumes the affirmation of an open society, refractory to violence, and the assimilation of “evil” to the mechanisms of democratization, to open market and capitalist prosperity. All this in a context of multilateral policy development, the establishment of international organizations, and the consolidation of a trans-national geo-economic apparatus, of civil society as an “answer to war”, with the aim of progressively limiting, up to cancel the same occasions of conflict; and this to the point that an idea of war as something obsolete spreads (perhaps in an illusory way). The latest events, however, and recent developments, seem to contradict this trend, re-proposing themes and tensions that geographic-political theory seemed to have abandoned for some time. A fact made even more evident by the current invasion of Ukraine, which leaves you dismayed, like aggression to troglodytic times, when the invasion did not need to have a justification; it seems to cause deliberate violence and destruction on a large scale, so much so as to question the entire “critical” paradigm. Putin 24th February discourse deliberately denies the right of Ukraine to survive as a national human community. Evolutions that make it necessary to rethink the practices of limitation and regulation, of the intervention and prevention devices of war, and of the same method of study of the scenarios; perhaps a return to models that, just until a few months ago, were considered outdated

    Turkmenistan’s East–West Gas Pipeline

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    Foreign and Security Policy Diversification in Eurasia: Issue Splitting, Co-alignment, and Relational Power

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