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Un mito moderno. Nota su san Francesco nella lettura di Francesco Novati
Il saggio discute la lettura proposta da Francesco Novati della figura di san Francesco d’Assisi, a partire dalla interpretazione di quelle di Dante e Giotto. Alla luce dei rapporti con Gabriele d’Annunzio, la lettura novatiana di Francesco rivela una prospettiva che tende a offrire una visione estetizzante, dannunziana e decadente, immagine della modernità e non sempre aderente al messaggio originario. In questo modo Francesco diviene sostenitore di un progetto di riforma interno alla Chiesa che, con spirito dannunziano, supera il dualismo tra materia e spirito per arrivare quasi a un elogio dell’immanenza. Attraverso una sorta di mitizzazione della figura di Francesco, Novati parla del proprio tempo più che di un personaggio vissuto nel passato.
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The essay discusses Francesco Novati’s reading of the figure of St. Francis of Assisi, starting from the interpretation of those of Dante and Giotto. In the light of the relationship with Gabriele d’Annunzio, the Novati’s reading of St. Francis reveals a perspective that tends to offer an aestheticising view, which is “dannuntian” and decadent, image of modernity that not always adheres to the original message. In this way, St. Francis purposes an inside reform project of the Church, which, with a “dannuntian” spirit, goes beyond the matter-spirit dualism in order to arrive almost to a praise of the immanence. Through such a mythologisation of the figure of St. Francis, Novati talks about his own time more than about a man who lived in the past
Le vie della poiesis
The essay proposes an itinerary into the political root of beauty. From Plato, the idea of beauty is not only metaphysical, but also aesthetic and always manifests its political root. The article considers the beauty’s public space in Vitruvius and Alberti, passing through three models of the city, namely Humanistic, Baconian and Baudlerian. Hence, the idea of beauty is a constant variation on the theme and a general noun of a project path. Beauty manifests its qualitative dialectic, without synthesis, in which its dialogicity can be saved as long as Modernity does not lose its memory and tradition. Following some Valéry’s remarks, the article exhorts to find the idea of classicality in Modernity: remembering the platonic idea of kosmos, it means to make beauty not only abstractly philosophical, but also political.The essay proposes an itinerary into the political root of beauty. From Plato, the idea of beauty is not only metaphysical, but also aesthetic and always manifests its political root. The article considers the beauty’s public space in Vitruvius and Alberti, passing through three models of the city, namely Humanistic, Baconian and Baudlerian. Hence, the idea of beauty is a constant variation on the theme and a general noun of a project path. Beauty manifests its qualitative dialectic, without synthesis, in which its dialogicity can be saved as long as Modernity does not lose its memory and tradition. Following some Valéry’s remarks, the article exhorts to find the idea of classicality in Modernity: remembering the platonic idea of kosmos, it means to make beauty not only abstractly philosophical, but also political
Destini che si incrociano
Destini che si incrociano: quello di Borges con quello di altri pionieri del modernismo in letteratura, come T.S.Eliot e P.Valéry. Un senso del moderno opposto e complementare a quello del romanticismo e dello psicologismo. Lucidità del pensiero e della tradizione che il soggettivismo sfrenato uccide in una confusa dialettica: proposito di creare un'estetica che sradichi ";l'eccezionale supremazia che oggigiorno usa attribuirsi all'io";. Si scopre così il legame tra Borges e lo gnosticismo, inteso come cristianesimo tragico che si pone agli albori del medioevo. Il netto dualismo di anima e corpo, l'assoluta trascendenza del divino, la lateralità dell'io, rappresentano il nucleo di quella che può definirsi la tragedia della modernità . Ma grazie alla mediazione del pensiero medievale non è una tragicità psicologica o distruttiva ma ricerca di una tradizione. Nella metafora del labirinto, emblema dei destini che si incrociano e luogo privilegiato in cui il soggetto prova l'angoscia della scelta (per cui imboccare l'uscita significa privilegiare una via a scapito di tutte le altre), si consuma la tragedia dell'io che scopre la consapevolezza dei propri limiti: ";essere una cosa è, inesorabilmente, non essere tutte le altre cose";
Chiara Cappelletto, Neuroestetica. L'arte del cervello.
Chiara Cappelletto, Neuroestetica.L'arte del cervello.(Roma-Bari, Laterza, 2009, pp. 203, ISBN - 9788842088998)di Elio Franzin
LA PARABOLA DEL GUSTO NEL SETTECENTO ITALIANO ED EUROPEO
Pubblichiamo il testo della prolusione ai “Corsi internazionali di Lingua e cultura italiana” di Gargnano del Garda (LV edizione: www.calcif.unimi.it ), tenuta il 7 luglio 2012 dal prof. Elio Franzini, ordinario di Estetica nell’Università degli studi di Milano e prorettore per la programmazione e i servizi alla didattica