50 research outputs found

    L'ecocardiografia e il Nefrologo: una "Pocket Guide" per Nefrologi Curiosi

    Get PDF
    Abstract non disponibile (Cardionephrology

    Comparison of the biotypes of Yersinia enterocolitica isolated from pigs, cattle and sheep at slaughter and from humans with yersiniosis in Great Britain during 1999-2000

    Get PDF
    Aims: To investigate the relationship between livestock carriage of Yersinia enterocolitica and human disease. The biotypes/serotypes of strains recovered from the faeces of pigs, cattle and sheep at slaughter during a national survey in Great Britain in 1999-2000, were compared with those of strains isolated from human cases of yersiniosis during the same period. Methods and Results: The faecal carriage of Y. enterocolitica by cattle, sheep and pigs at slaughter was 6.3, 10.7 and 26.1%, respectively. Yersinia enterocolitica biotype (BT) 1a was the most frequently isolated biotype from livestock (58%) and was the predominant biotype (53%) isolated from human cases over the same period. The main recognized pathogenic Y. enterocolitica biotype isolated from livestock was BT3 (O:5,27) (35% of sheep, 22% of pigs and 4% of cattle) but this biotype was not detected in any of the human isolates investigated. The major pathogenic biotypes of strains isolated from humans were BT3 (O:9) (24%) and BT4 (O:3) (19%) whereas of the veterinary isolates investigated, only pigs (11%) carried BT3 (O:9) strains. Conclusions: Because of significant overlaps in phenotypes of the veterinary and human strains it is not possible to comment on the correlation between host and pathogenicity, especially of biotype 1a. Significance and Impact of the Study: The data suggest that further investigations using methods with greater discriminatory power are required. However the data also suggests that pigs may be the primary reservoir for human pathogenic Y. enterocolitica infection

    Anomalie cardiovascolari in pazienti con malattia renale policistica autosomica dominante

    Get PDF
    La malattia autosomica dominante policistica renale (ADPKD) è la malattia genetica più comune in nefrologia. Due geni sono stati implicati nello sviluppo della malattia: PKD1 sul cromosoma 16 (85%) e PKD2 sul cromosoma 4 (15%). La ADPKD è clinicamente caratterizzata da coinvolgimento renale ed extrarenale espresso con la comparsa di manifestazioni cistiche e non cistiche. Dal momento che le complicanze cardiovascolari sono la principale causa di morbilità e mortalità, questa revisione si propone di analizzare il coinvolgimento cardiaco e vascolare in ADPKD. L'ipertensione è uno dei sintomi più frequenti e comune e si verifica in circa il 60% dei pazienti prima della comparsa di disfunzione renale. L'effetto dell'ipertensione sulla progressione verso stadi terminali della malattia renale, rende tale fattore di rischio uno dei più importanti e potenzialmente trattabili in ADPKD. L'ipertrofia ventricolare sinistra, spesso rilevata in questi pazienti, rappresenta un altro importante fattore di rischio indipendente per morbilità e mortalità cardiovascolare nella ADPKD. Altre anomalie come la disfunzione diastolica biventricolare, la disfunzione endoteliale e l'aumento dello spessore intima-media carotideo sono presenti anche in giovani pazienti con ADPKD con normale pressione sanguigna e la funzione renale ben conservata. Gli aneurismi intracranici, quelli extracranici e i difetti valvolari cardiaci sono altre manifestazioni cardiovascolari di comune riscontro nei pazienti con ADPKD. Il trattamento precoce dell'ipertensione mediante l'uso di agenti bloccanti del sistema renina-angiotensina-aldosterone potrebbe svolgere un effetto nefroprotettivo e ridurre l'insorgenza di complicanze cardiovascolari nei pazienti con ADPKD

    La malattia renale cronica e il trattamento dello scompenso cardiaco congestizio: il ruolo del cardionefrologo

    Get PDF
    Il rene è coinvolto, in prima battuta, nel mantenimento dell'omeostasi dei fluidi e dell'equilibrio idro-elettrolitico ed acido-base, nonché nell'eliminazione delle scorie tossiche. La funzione renale sembra essere strettamente collegata a quella cardiovascolare e, negli ultimi anni, il termine di 'sindrome Cardio-Renale' è stato utilizzato per spiegare le correlazioni cliniche tra patologia renale e cardiaca. Lo scompenso cardiaco congestizio (SCC) rappresenta la prima causa di ospedalizzazione nei Paesi occidentali e i pazienti affetti presentano spesso, in associazione, un quadro di malattia renale cronica (MRC) di grado variabile. Sono stati considerati diversi modelli fisiologici e fisiopatologici per spiegare come una condizione di malattia renale cronica possa influenzare lo stato di insufficienza cardiaca. Sicuramente la via metabolica del guanosin monofosfato ciclico (cGMP) e quello dell'ossido nitrico (NO) giocano un ruolo fondamentale di concerto con l'azione dei peptidi natriuretici atrial natriuretic peptide (ANP) e brain natriuretic peptide (BNP) sotto il controllo del sistema delle fosfodiesterasi sieriche. I pazienti con sovraccarico di circolo necessitano di terapie farmacologiche specifiche. La terapia diuretica, spesso in associazione (vedi tiazidici + diuretici d'ansa), rappresenta ancora quella di prima scelta ma, nei pazienti, refrattari alla terapia diuretica a dosi massimali, l'impiego di metodiche extracorporee, quali l'ultrafiltrazione (nelle sue diverse modalità d'impiego), può essere di grande aiuto per il paziente scompensato dal punto di vista cardiologico. (Cardionephrology

    Sicurezza nella scelta dell'Inibitore di Pompa Protonica nel nefropatico cronico

    Get PDF
    Il paziente nefropatico cronico facilmente presenta alterazioni morfologiche e funzionali dell'apparato gastroenterico. I segni più comuni e precoci nella sindrome uremica cronica sono rappresentati dai disturbi gastrointestinali. Da alcuni decenni abbiamo a disposizione dei farmaci con potente azione inibente la secrezione acida gastrica: gli inibitori di pompa protonica (IPP) hanno una struttura chimica affine, uno stesso meccanismo d'azione e sono molto importanti per il trattamento delle patologie acido correlate, per l'eradicazione dell'Helicobacter Pylori, per la prevenzione e la cura della gastropatia da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Somministriamo ai nostri pazienti questa classe di farmaci, con terapie che continuano nel tempo, nonostante la risoluzione della malattia (gastroprotezione). Ma gli IPP possono essere utilizzati indistintamente nei nefropatici cronici oppure sarebbe utile conoscere il profilo del farmaco per una corretta scelta? In questo articolo si argomenta che i loro effetti collaterali non sono molto rilevanti e sono abbastanza simili: il loro impiego nel lungo termine è sicuro. La potenza e l'efficacia dei vari IPP, dall'analisi comparativa dei vari trial clinici, risulta essere molto simile sulla base dei milligrammi di sostanza utilizzata. L'unica eccezione illustrata in questo lavoro è rappresentata da 6 pazienti in emodialisi, trattati con lansoprazolo (15 mg), che presentavano gastriti e ulcere peptiche complicate da gravi episodi di ematemesi e melena con conseguente anemia. Tutti gli IPP hanno dimostrato un'efficacia clinica sovrapponibile, tuttavia vanno valutati di volta in volta i vantaggi (relativi) di ciascun IPP. I criteri di scelta di un IPP sembrano basati, principalmente sulle indicazioni autorizzate, sulle formulazioni disponibili, sul profilo di sicurezza del farmaco

    Gli inibitori della Neprilisina nei pazienti affetti da Malattia Renale Cronica e Sindrome Cardio-Renale

    Get PDF
    I pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) presentano una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari (acuti e cronici) che, a loro volta, comportano un rischio aumentato di progressione verso la malattia renale cronica terminale (end \u2013 stage renal disease \u2013 ESRD) L\u2019inibizione della neprilisina, oltre ad offrire un nuovo target terapeutico nei pazienti affetti da scompenso cardiaco, potrebbero rappresentare una strategia di potenziale miglioramento negli outcomes, sia cardio-vascolari che renali, dei pazienti affetti da CKD. L\u2019inibizione della neprilisina, favorendo una maggiore biodisponibilit\ue0 dei peptidi natriuretici atriali, determina un incremento della diuresi e della natriuresi, oltre ad esercitare un\u2019azione di inibizione del sistema renina \u2013 angiotensina \u2013 aldosterone (RAAS). L\u2019inibizione del RAAS, a sua volta, genera una serie di controregolazioni in grado di bilanciarne gli effetti sfavorevoli in corso di CKD e di insufficienza cardiaca (HF). L\u2019idea del blocco della neprilisina non \ue8 recentissima, ma i primi farmaci impiegati, essendo molecole di associazione con antagonisti dell\u2019angiotensina II (ARBs), risultavano gravati da un\u2019incidenza inammissibile di angioedema. Tra le molecole di ultima generazione in grado di esercitare un\u2019azione inibente specifica sul recettore della neprilisina e su quello dell\u2019angiotensina II, grazie alla associazione con il valsartan, vi \ue8 l\u2019LCZ696 (sacubitril/valsartan) che ha mostrato evidenti benefici sia nel trattamento dell\u2019ipertensione arteriosa che nell\u2019insufficienza cardiaca.Patients with chronic kidney disease (CKD) have a higher incidence of cardiovascular (acute and chronic) events, which in turn have an increased risk of progression to end-stage renal disease (ESRD) Inhibition of neprilysin, in addition to offering a new therapeutic target in patients with heart failure, could represent a potential improvement strategy in cardiovascular and renal outcome of patients with CKD. Inhibition of neprilysin by inhibiting the breakdown of natriuretic peptides, increases their bioavailability resulting in an increase in diuresis and sodium excretion and, in addition to exerting an inhibition of the renin-angiotensin-aldosterone (RAAS) system. Inhibition of RAAS, in turn, generates a series of counter-regulations that can balance the adverse effects present in CKD and heart failure (HF). The idea of blocking neprilysin is not very recent, but the first drugs used as inhibitors had an inadmissible incidence of angioedema. Among the latest generation molecules that can perform a specific inhibitory action on the neprilysin receptor and, at the same time, on the angiotensin II receptor thanks to the association with valsartan there is the LCZ696 (sacubitril / valsartan). This drug has shown promising benefits both in the treatment arterial hypertension and heart failure. It is hoped that equally positive effects may occur in CKD patients, particularly those with macroproteinuria

    Gli inbitori della neprilisina nei pazienti affetti da malattia renale cronica sindrome cardio-renale

    Get PDF
    I pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) presentano una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari (acuti e cronici) che, a loro volta, comportano un rischio aumentato di progressione verso la malattia renale cronica terminale (end \u2013 stage renal disease \u2013 ESRD) L\u2019inibizione della neprilisina, oltre ad offrire un nuovo target terapeutico nei pazienti affetti da scompenso cardiaco, potrebbero rappresentare una strategia di potenziale miglioramento negli outcomes, sia cardio-vascolari che renali, dei pazienti affetti da CKD. L\u2019inibizione della neprilisina, favorendo una maggiore biodisponibilit\ue0 dei peptidi natriuretici atriali, determina un incremento della diuresi e della natriuresi, oltre ad esercitare un\u2019azione di inibizione del sistema renina \u2013 angiotensina \u2013 aldosterone (RAAS). L\u2019inibizione del RAAS, a sua volta, genera una serie di controregolazioni in grado di bilanciarne gli effetti sfavorevoli in corso di CKD e di insufficienza cardiaca (HF). L\u2019idea del blocco della neprilisina non \ue8 recentissima, ma i primi farmaci impiegati, essendo molecole di associazione con antagonisti dell\u2019angiotensina II (ARBs), risultavano gravati da un\u2019incidenza inammissibile di angioedema. Tra le molecole di ultima generazione in grado di esercitare un\u2019azione inibente specifica sul recettore della neprilisina e su quello dell\u2019angiotensina II, grazie alla associazione con il valsartan, vi \ue8 l\u2019LCZ696 (sacubitril/valsartan) che ha mostrato evidenti benefici sia nel trattamento dell\u2019ipertensione arteriosa che nell\u2019insufficienza cardiaca.

    Levothyroxine and sevelamer: listen to the patient

    No full text
    corecore