6 research outputs found

    Commensality and Ceremonial Meals in the Neo-Assyrian Period

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    Banqueting is a multilevel, expressive, meaningful communications medium. It is never just a matter of ingesting foodstuffs that have been obtained from the surrounding environment: on the contrary, it is a very complicated social fact. It is an experience which goes beyond the nutritive consumption, and its efficacy is due to the fact that it constitutes a social and a mnemonic tool at the same time – since while the body incorporates the food, at the same time the mind creates memories which link the event to the message it conveys. Like a language, food is a witness to the tradition and to the identity of a human group, reflecting self-representation and social interaction. Assyrians developed a particular consciousness of commensality as a vehicle for cultural messages. This book investigates institutional banquets and ritualized meals in the Neo-Assyrian period. Through a philological analysis on commensality, integrated with historical and iconographic data, it offers a new perspective on the Mesopotamian society of the first millennium BCE.Il banchetto è un mezzo di comunicazione multilivello, espressivo e significativo. Non è mai solo questione di ingerire alimenti che sono stati ottenuti dall'ambiente circostante: al contrario, è un fatto sociale molto complicato. È un'esperienza che va oltre il consumo nutritivo e la sua efficacia è dovuta al fatto che costituisce uno strumento sociale e uno mnemonico allo stesso tempo - poiché mentre il corpo incorpora il cibo, allo stesso tempo la mente crea ricordi che collega l'evento al messaggio che trasmette. Come una lingua, il cibo è testimone della tradizione e dell'identità di un gruppo umano, che riflette l'autorappresentazione e l'interazione sociale. Gli assiri svilupparono una particolare consapevolezza della commensalità come veicolo per i messaggi culturali. Questo libro indaga sui banchetti istituzionali e sui pasti ritualizzati nel periodo neo-assiro. Attraverso un'analisi filologica sulla commensalità, integrata con dati storici e iconografici, offre una nuova prospettiva sulla società mesopotamica del primo millennio a.C

    "Firing Holes": New Perspectives on an Old Question

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    Among the thousands of clay tablets datable to different epochs and of various proveniences that are known to be from ancient Mesopotamia, a small yet notable percentage presents holes placed on their surface alongside the written text, and/or the (unwritten) edges. Such marks are commonly referred to as “firing holes”, as the first and prevailing hypothesis regarding their function holds that they were impressed on the tablets in order to prevent them from exploding during the baking process. While it is widely acknowledged, today, that such a label is intrinsically incorrect, scholars have hitherto failed to propose a valid alternative definition, so much so that – except for a few attempts which still maintains the same basic meaning, such as “drying holes” – the term “firing holes” is still currently used in Assyriology. The aim of the contribution is to review the emergence and use of the term “firing holes” in literature, assessing all the hypotheses which have been put forward over time in order to explain the meaning of these marks on cuneiform tablets. Then, building on the results of a preliminary investigation of a small sample of tablets with holes belonging to the collections of the British Museum, to suggest how a different approach to the topic may help to elucidate the reasons for the use of these marks on the tablets

    From the Core of the Empire. New Archaeological Discoveries of the University of Udine in Ancient Assyria / Dall'centro dell'Impero. Nuove scoperte Archeologiche dell’Universita di Udine nell’Antica Assiria

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    Il volume, pubblicato in occasione dei trent’anni di attività dell’Università di Udine nel Vicino Oriente, ripercorre attraverso i vari saggi di cui è composto, sia le tappe della scoperta dell’Assiria dalle prime esplorazioni dell’Ottocento alle scoperte più recenti, che la storia della costruzione dell’impero Assiro e delle sue capitali da parte dei grandi re, Sagon e Assurbanipal in particolare

    N. 6 Schede di catalogo: n. 7.6 Vescovo Lazzaro, Breviario Armeno; n. 7.7 Copista e miniatore ignoti, Evangeliario armeno; n. 7.8 Officina mesopotamica, Mattoni di fondazione con iscrizione cuneiforme; n. 7.18 Ambito veneziano (?), Lavanda dei piedi; n. 7.19 Ambito Italia centrale (?), San Carlo Borromeo e San Filippo Neri; n. 8.6 Attilio Spaccarelli, Coppa con scene dionisiache

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    La mostra presenta al pubblico – per la prima volta in modo organico – la raccolta vasta e sorprendente che i coniugi statunitensi George Washington Wurts ed Henriette Tower misero insieme a cavallo fra XIX e XX secolo e donarono poi allo Stato italiano, per l’esattezza al museo di Palazzo Venezia, dove tuttora è conservata. Alla base della mostra vi è comunque anche l’idea di restituire il contesto della raccolta Wurts, ovvero quella particolare forma di collezionismo che tra Ottocento e Novecento si legò così intimamente all’Italia, fino a concretizzarsi spesso nella donazione allo Stato di singole opere o di intere raccolte. La mostra illustra le dinamiche del collezionismo, soprattutto anglo-americano, e del mercato internazionale, sullo sfondo dei radicali cambiamenti vissuti in quegli anni dalla giovane nazione italiana e dalla sua nuova capitale, Roma. La costruzione del Vittoriano, iniziato nel 1885 e inaugurato nel 1911 nell’occasione dell’Esposizione che celebrava il cinquantenario dell’Unità d’Italia, diviene l’emblema che caratterizza la città all’alba del Novecento
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