168 research outputs found

    Comunicazione internazionale e libero pensiero: Esperanto tra pianificazione linguistica e religiosa / Internacia komunikado kaj libera penso: Esperanto inter lingvistika kaj religia planado

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    ABSTRACT Il programma zamenhofiano di lingua internazionale si presentamolto più articolato e complesso di quanto superficialmente si potrebbecredere: l’idea di uno strumento privilegiato di comunicazione per l’umanitàsarebbe dovuto essere, agli occhi del suo inventore, solo il primo passo di unariflessione ben più ambiziosa. L’Esperanto sarebbe stato solo un viatico peril contributo alla creazione, nel mondo di una cultura comune, di un sentirecomune, di una comunione d’intenti, affermando che un motivo etico era allabase del movimento delle origini: come una lingua-ponte, pur nella tuteladelle native, avrebbe contribuito al miglioramento della comunicazione nelmondo, così una religione ponte, nei medesimi termini dell’Esperanto, avrebbeaiutato il progresso dell’Umanità. In parte dissimulati, agli stessi Esperantisti,origini e ideali dell’Esperanto, questo tentativo di globalizzazione antelitteram mostra una supposta matrice di libero pensiero. RESUMO La zamenhofa programo de lingvo internacia prezenti ĝas multe pli detalite kaj komplekse ol unuavide oni povus kredi: la ideo de ĉefa komunikilo por la homaro devintus, laŭ la vidpunkto de sia inventinto, nur la unua paŝo por multe pli ambicia pripensado. Esperanto devintus ilo por kontribuado al la kreado, en mondo kun komuna kulturo, de komuna sento, de komuna emo, asertante, ke etika kialo troviĝas baze de la pionira movado: kiel pontolingvo, en protektado de etnaj lingvoj, povus kontribui al plibonigi mondokomunikadon, tiel pontoreligio, samcele de Esperanto, povintus helpi la progreson de la Homaro. Parte kaŝitaj la originojn kaj idealojn de Esperanto al la esperantistoj mem, ĉi klopodo de antaŭtempa tutmondiĝo montras supozeblan matricon de liberkreda pensmaniero

    Traduzione e diacronia in esperanto: Dante e Pinocchio

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    Esperanto is the most successful planned language in history in terms of sociolinguistic relevance, as a community of practice formed around it since 1887. Esperanto proved its vitality by its diachronic change, limited but still present. Such change can be tested by comparing translations of the Divine Comedy and Pinocchio, published at different historical moments. This comparison illustrates the peculiarities of translating into Esperanto, a language that does not have an ethnic group of reference.La pubblicazione è stata finanziata con i fondi del preside della Facoltà di Lingue e Lettere dell’Università di Łódź e del direttore dell’Istituto di Romanistica del medesimo atene

    Quindici lezioni di linguistica

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    The book is a handbook dedicated in particular to Parma University students of General Linguistics, collecting some of the main topics of the authors’ teachings

    Le parler des jeunes italophones d'un côté et de l'autre de la frontière : formes, représentations et pratiques déclarées d'adolescents tessinois et italiens

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    In questo articolo vengono investigate le rappresentazioni e le pratiche dichiarate dei giovani italofoni raccolte grazie a dei questionari sottoposti a degli informatori del Mendrisiotto (in Svizzera) e della regione italiana confinante (Como). Da un lato come dall’altro della frontiera, i giovani sembrano attribuire alla lingua dei giovani (ben che formalmente ci siano alcune differenze) la stessa funzione fortemente identitaria e delle caratteristiche d’uso situazionali

    Quattro lezioni fra democrazia linguistica e minoranze

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    L’esperanto (numero speciale monografico) a. 87 n. 5, sett.-ott. 201

    Tradurre il Messale in una lingua pianificata

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    Il contributo illustra e analizza il lungo percorso di realizzazione della traduzione in lingvo internacia del Messale Romano, dal primo scetticismo per la lingua pianificata da L.L. Zamenhof al riconoscimento pieno di una comunità esperantofona di credenti e dell’“utilità di celebrazioni – come recita l’introduzione al Meslibro – nella loro lingua comune”

    Le minoranze linguistiche in Turchia: il caso del curdo

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    La storia della lingua curda (più nello specifico del kırmanci), da “turco della montagna” a “lingua tagliata”, fino ai più recenti tentativi di riconoscimento in una Turchia che aspira a entrare nell’Unione Europea, ben si inquadra nel ricco e produttivo dibattito sui Diritti Linguistici. All’interno della riflessione sulla diversità linguistica d’Europa e del Mediterraneo, la presente comunicazione intende offrire spunti di riflessione da un punto di vista insieme linguistico-culturale e legale, inquadrando i principali aspetti socio-linguistici del kırmanci (dalla rivoluzione kemaliana alla contemporaneità) all’interno della legislazione turca relativa alle minoranze linguistiche e culturali nel Paese (dal caso della parlamentare Leyla Zana alle più recenti rivendicazioni), ricostruendo la situazione della minoranza curda di Turchia, nei suoi tratti più significativi, e le ricadute linguistiche di una situazione socio-politica in pieno fermento. Il presente articolo si inserisce in un più vasto interesse per la realtà curda (nella sua versione kırmanci), che va dall’approfondimento per la lingua (D. Astori, Parlo curdo, Vallardi Editore, Milano 2006) ad aspetti più storico-sociali, legati anche al paese che la ospita (D. Astori, “La Turchia è un Paese europeo?”, in Tonominore II (1997), pp. 28-34; “La Turchia è un paese europeo? Note a margine di un viaggio a cavallo delle recenti po-litiche”, in Storia e problemi contemporanei 47/a. XXI, gen.-apr. 2008, pp. 139-152)
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