12 research outputs found

    Endometriosis and obstetrics complications: a systematic review and meta-analysis

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    OBJECTIVE: To evaluate the effect of endometriosis on pregnancy outcomes. DESIGN: Systematic review and meta-analysis. SETTING: Not applicable. PATIENT(S): Women with or without endometriosis. INTERVENTION(S): Electronic databases searched from their inception until February 2017 with no limit for language and with all cohort studies reporting the incidence of obstetric complications in women with a diagnosis of endometriosis compared with a control group (women without a diagnosis of endometriosis) included. MEAN OUTCOME MEASURE(S): Primary outcome of incidence of preterm birth at <37 weeks with meta-analysis performed using the random effects model of DerSimonian and Laird to produce an odds ratio (OR) with 95% confidence interval (CI). RESULT(S): Twenty-four studies were analyzed comprising 1,924,114 women. In most of them, the diagnosis of endometriosis was made histologically after surgery. Women with endometriosis had a statistically significantly higher risk of preterm birth (OR 1.63; 95% CI, 1.32-2.01), miscarriage (OR 1.75; 95% CI, 1.29-2.37), placenta previa (OR 3.03; 95% CI, 1.50-6.13), small for gestational age (OR 1.27; 95% CI, 1.03-1.57), and cesarean delivery (OR 1.57; 95% CI, 1.39-1.78) compared with the healthy controls. No differences were found in the incidence of gestational hypertension and preeclampsia. CONCLUSION(S): Women with endometriosis have a statistically significantly higher risk of preterm birth, miscarriage, placenta previa, small for gestational age infants, and cesarean delivery

    Exploring mobility in Italian Neolithic and Copper Age communities

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    As a means for investigating human mobility during late the Neolithic to the Copper Age in central and southern Italy, this study presents a novel dataset of enamel oxygen and carbon isotope values (δ18Oca and δ13Cca) from the carbonate fraction of biogenic apatite for one hundred and twenty-six individual teeth coming from two Neolithic and eight Copper Age communities. The measured δ18Oca values suggest a significant role of local sources in the water inputs to the body water, whereas δ13Cca values indicate food resources, principally based on C3 plants. Both δ13Cca and δ18Oca ranges vary substantially when samples are broken down into local populations. Statistically defined thresholds, accounting for intra-site variability, allow the identification of only a few outliers in the eight Copper Age communities, suggesting that sedentary lifestyle rather than extensive mobility characterized the investigated populations. This seems to be also typical of the two studied Neolithic communities. Overall, this research shows that the investigated periods in peninsular Italy differed in mobility pattern from the following Bronze Age communities from more northern areas

    Le fasi di colluviamento tardoantiche nel Piano della Civita e la fine della frequentazione dell'abitato di Alba Fucens. Atti del Convegno in memoria di Joseph Mertens.

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    L’evidenza di abbandono di un abitato antico successivamente ad un forte terremoto porta logicamente ad ipotizzare una relazione diretta tra i due eventi. Ciò vale tanto più in riferimento all’età tarda, considerando che la catastrofe naturale potrebbe inserirsi in un quadro di decadenza preesistente dell’insediamento. Un’ipotesi come questa potrebbe toccare Alba Fucens, ove sono chiare e numerose le evidenze del terremoto tardoantico e ancora più chiaro è il fatto che l’insediamento, a un certo punto della sua storia e successivamente al terremoto, fu abbandonato. Tuttavia, su un piano generale, è opportuno sottolineare che la tesi secondo cui l’abbandono di un abitato antico sia da riferirsi esclusivamente a un forte terremoto deve essere sottoposta ad analisi di più ampia prospettiva. Queste devono coinvolgere aspetti difficilmente quantificabili, come gli effetti sulla popolazione del venir meno del tessuto urbanistico ed edilizio o – in senso ancora più ampio – la risposta delle società antiche alle ovvie ricadute economiche a scala locale o al cambiamento del tessuto relazionale con il territorio pure sinistrato. Le informazioni archeologiche relative ad Alba Fucens sembrano alimentare l’ipotesi della continuità abitativa su un ampio arco cronologico plurisecolare che include il momento dell’evento sismico, secondo il modello generale dello sviluppo “verticale”, in situ, degli abitati antichi periodicamente afflitti dalle conseguenze dei terremoti distruttivi, suggerito – a esempio – nel lavoro di Ambraseys (2005). In effetti, già Mertens (1991) citò le evidenze stratigrafiche di una continuità della vita nell’abitato di Alba colpito dal terremoto1, seppure con modalità precarie. Tali evidenze possono essere affiancate i) alle tracce di continuità abitativa tra Tarda Antichità e Alto Medioevo discusse nei più recenti lavori di Redi (2001) e Tulipani (2006) e ii) al ritrovamento di resti di strutture abitative tarde o altomedievali nel piazzale antistante il santuario di Ercole nelle ultime campagne di scavo (2008-2009). Sono altresì compatibili con la fonte che cita l’accampamento di militari bizantini durante la guerra gotica (Procopio, Bell. Goth., II, 7). Tutte 1 - Tale evento sismico è attributo da Mertens (1991) al IV secolo d.C.; in precedenza, l’autore (Mertens, 1981) aveva riferito di “catastrofi che si abbatterono sulla città alla fine del IV e nel corso del V secolo”. Il terremoto è invece attribuito al V-VI secolo da Galadini (2006) e Galadini et al. (2010). 2 evidenze e vicende apparentemente successive al terremoto distruttivo. Sembra pertanto chiaro che le ragioni dell’abbandono definitivo e completo dell’abitato storico non siano da riferirsi soltanto agli effetti – diretti e forse nemmeno indotti e di lungo periodo – dell’evento sismico tardoantico. In questo articolo, dopo una breve sintesi sullo stato delle conoscenze relative al terremoto che nella Tarda Antichità colpì Alba Fucens, si fornirà un’interpretazione sull’origine dei sedimenti che ricoprivano i resti archeologici prima delle attività di scavo. Tali successioni, risultanti dai processi sedimentari naturali e culturali che hanno interessato l’area dell’abitato antico, saranno descritte in dettaglio nell’Appendice 1. Nella prospettiva di questa analisi, sembra utile segnalare che, dal punto di vista geomorfologico, il Piano della Civita – area che ospita i resti attualmente visibili della città – si deve considerare come una sorta di piccolo bacino, cioè come un’entità fisiografica naturalmente predisposta alla sedimentazione, in funzione delle condizioni al contorno, rappresentate sostanzialmente dalla stabilità dei versanti adiacenti. L’interpretazione in termini di modalità deposizionale delle varie unità stratigrafiche che riempivano il Piano della Civita e la definizione dell’età della sedimentazione forniranno spunti per meglio definire la storia ambientale del sito e i suoi effetti sull’insediamento di Alba Fucens.Not submitted3.10. Storia ed archeologia applicate alle Scienze della TerraN/A or not JCRrestricte

    Le fasi di colluviamento tardoantiche nel Piano della Civita e la fine della frequentazione dell'abitato di Alba Fucens. Atti del Convegno in memoria di Joseph Mertens.

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    L’evidenza di abbandono di un abitato antico successivamente ad un forte terremoto porta logicamente ad ipotizzare una relazione diretta tra i due eventi. Ciò vale tanto più in riferimento all’età tarda, considerando che la catastrofe naturale potrebbe inserirsi in un quadro di decadenza preesistente dell’insediamento. Un’ipotesi come questa potrebbe toccare Alba Fucens, ove sono chiare e numerose le evidenze del terremoto tardoantico e ancora più chiaro è il fatto che l’insediamento, a un certo punto della sua storia e successivamente al terremoto, fu abbandonato. Tuttavia, su un piano generale, è opportuno sottolineare che la tesi secondo cui l’abbandono di un abitato antico sia da riferirsi esclusivamente a un forte terremoto deve essere sottoposta ad analisi di più ampia prospettiva. Queste devono coinvolgere aspetti difficilmente quantificabili, come gli effetti sulla popolazione del venir meno del tessuto urbanistico ed edilizio o – in senso ancora più ampio – la risposta delle società antiche alle ovvie ricadute economiche a scala locale o al cambiamento del tessuto relazionale con il territorio pure sinistrato. Le informazioni archeologiche relative ad Alba Fucens sembrano alimentare l’ipotesi della continuità abitativa su un ampio arco cronologico plurisecolare che include il momento dell’evento sismico, secondo il modello generale dello sviluppo “verticale”, in situ, degli abitati antichi periodicamente afflitti dalle conseguenze dei terremoti distruttivi, suggerito – a esempio – nel lavoro di Ambraseys (2005). In effetti, già Mertens (1991) citò le evidenze stratigrafiche di una continuità della vita nell’abitato di Alba colpito dal terremoto1, seppure con modalità precarie. Tali evidenze possono essere affiancate i) alle tracce di continuità abitativa tra Tarda Antichità e Alto Medioevo discusse nei più recenti lavori di Redi (2001) e Tulipani (2006) e ii) al ritrovamento di resti di strutture abitative tarde o altomedievali nel piazzale antistante il santuario di Ercole nelle ultime campagne di scavo (2008-2009). Sono altresì compatibili con la fonte che cita l’accampamento di militari bizantini durante la guerra gotica (Procopio, Bell. Goth., II, 7). Tutte 1 - Tale evento sismico è attributo da Mertens (1991) al IV secolo d.C.; in precedenza, l’autore (Mertens, 1981) aveva riferito di “catastrofi che si abbatterono sulla città alla fine del IV e nel corso del V secolo”. Il terremoto è invece attribuito al V-VI secolo da Galadini (2006) e Galadini et al. (2010). 2 evidenze e vicende apparentemente successive al terremoto distruttivo. Sembra pertanto chiaro che le ragioni dell’abbandono definitivo e completo dell’abitato storico non siano da riferirsi soltanto agli effetti – diretti e forse nemmeno indotti e di lungo periodo – dell’evento sismico tardoantico. In questo articolo, dopo una breve sintesi sullo stato delle conoscenze relative al terremoto che nella Tarda Antichità colpì Alba Fucens, si fornirà un’interpretazione sull’origine dei sedimenti che ricoprivano i resti archeologici prima delle attività di scavo. Tali successioni, risultanti dai processi sedimentari naturali e culturali che hanno interessato l’area dell’abitato antico, saranno descritte in dettaglio nell’Appendice 1. Nella prospettiva di questa analisi, sembra utile segnalare che, dal punto di vista geomorfologico, il Piano della Civita – area che ospita i resti attualmente visibili della città – si deve considerare come una sorta di piccolo bacino, cioè come un’entità fisiografica naturalmente predisposta alla sedimentazione, in funzione delle condizioni al contorno, rappresentate sostanzialmente dalla stabilità dei versanti adiacenti. L’interpretazione in termini di modalità deposizionale delle varie unità stratigrafiche che riempivano il Piano della Civita e la definizione dell’età della sedimentazione forniranno spunti per meglio definire la storia ambientale del sito e i suoi effetti sull’insediamento di Alba Fucens

    Geoarchaeology and paleoseismology blend to define the Fucino active normal fault slip history, central Italy

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    We first describe the late Holocene slip history of one of the major segments of the Fucino active normal fault, in central Italy, by combining geoarchaeological investigations with paleoseismological trenching. The Fucino fault system released a Mw 7 earthquake in 1915 (with many other events with decimetre and/or metre-size palaeoseismic slip events in the past), that is the strongest seismic shock occurred in this portion of the Italian territory over at least the past millennium. We dug trenches across the investigated tectonic structure; then, the sedimentary sequence and its relation with the exposed fault planes have been analysed “vertically”, as typically made in paleoseismological investigations, but also “horizontally”, by deepening the excavations “step-by-step” while digging, i.e. performing archaeological-type stratigraphic excavations. Such a procedure permitted the recognition of different displacement events of the fault, and the progressive surveying of different cultural levels, since the Neolithic Period, interposed with or cut into natural levels. The reconstruction of the interplay between human occupation of the site and the local geomorphic evolution e framed by the late Holocene climatic changes e permitted us to gain reliable chronological data for constraining the fault slip history in the last 5500 yr. Our analyses also confirmed that the investigated structure activated during the 1915 earthquake. Four previous displacement events were recognised: a first event, prior to the 1915 one, occurred slightly after the Roman Period (probably during the 5the6th century AD); two preceding events occurred between the Late Neolithic and the Roman period, the older of the two during the late Neolithic, while the later during the Late Bronze Age-Early Iron Age. The oldest event predates the Neolithic Period. No evidence of a Late Middle Ages faulting event found by others researchers along another branch of the Fucino fault was found in our trenches. From a methodological viewpoint, the results of our study mark the effectiveness of adopting joint geoarchaeological/paleoseismological approach in terms of chronological constraints for active faulting studies in such contexts where long human occupation took place, where the natural and “human” events rhythmically interplay.Published114-1281T. Deformazione crostale attivaJCR Journa

    Archaeometric Study on Roman Painted Terracottas from the Sanctuary of Hercules in Alba Fucens (Abruzzo, Italy)

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    In a period spanning from the 7th to the 1st century BC, the exterior surfaces of civil and sacred buildings in Italy were mainly decorated with terracottas. The aim of this study is to determine the skills and technological level reached by ancient manufacturers of painted ceramics from the sanctuary of Hercules in the archaeological site of Alba Fucens (Abruzzo, Central Italy). A multi-analytical approach including X-ray Powder Diffraction (XRPD), &micro;-Raman and portable X-ray fluorescence (pXRF) was applied to determine the mineralogical composition of terracotta samples and to identify the pigments decorating the ceramics. The studied terracottas were decorated using valuable pigments such as Egyptian blue as well as a palette of colors common in the Roman period from the 3rd to the 1st century BC. The mineralogical composition of the ceramics allows estimating a firing temperature lower than 800 &deg;C. Finally, a local origin of raw materials is suggested by the presence of alluvial and lake deposits outcropping in the Fucino area

    Total laparoscopic vs. conventional open abdominal nerve-sparing radical hysterectomy: clinical, surgical, oncological and functional outcomes in 301 patients with cervical cancer

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    Objective: Total laparoscopic nerve-sparing radical hysterectomy (TL-NSRH) has been considered a promising approach, however, surgical, clinical, oncological and functional outcomes have not been systematically addressed. We present a large retrospective multicenter experience comparing TL-NSRH vs. open abdominal NSRH (OA-NSRH) for early and locally-advanced cervical cancer, with particular emphasis on post-surgical pelvic function.Methods: All consecutive patients who underwent class Cl-NSRH plus bilateral pelvic + paraaortic lymphadenectomy for stage IA2-IIB cervical cancer at 4 Italian gynecologic oncologic centers (Negrar, Varese, Bologna, Avellino) were enrolled. Patients were divided into TL-NSRH and OA-NSRH groups and were investigated with preoperative questionnaires on urinary, rectal and sexual function. Postoperatively, patients filled a questionnaire assessing quality of life, taking into account sexual function and psychological status. Oncological outcomes were analyzed using Kaplan-Meyer method.Results: 301 consecutive patients were included in this study: 170 in the TL-NSRH group and 131 in the OA-NSRH group. Patients in the OA-NSRH group were more likely to experience urinary incontinence and (after 12-months follow-up) urinary retention. No patient in the TL-NSRH group vs. 5 (5.5%) in the OA-NSRH group had complete urinary retention (at the &gt;24-month follow-up (p=0.02)). A total of 20 (11.8%) in the TL-NSRH and 11 (8.4%) patients in the OA-NSRH had recurrence of disease (p=0.44) and 14 (8.2%) and 9 (6.9%) died of disease during follow-up, respectively (p=0.83).Conclusion: Our study shows that TL-NSRH is feasible, safe and effective and conjugates adequate radicality and improvement in post-operative functional outcomes. Oncological outcomes of laparoscopic procedures deserve further investigation
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