27 research outputs found
Third-line sorafenib after sequential therapy with sunitinib and mTOR inhibitors in metastatic renal cell carcinoma
Background: Sunitinib and everolimus have been approved for first- and second-line treatment, respectively, in metastatic renal cell carcinoma (mRCC). The role of sorafenib, which is approved for second-line treatment after cytokines failure, is presently to be defined. Objective: To determine whether third-line sorafenib after sequential use of sunitinib and mammalian target of rapamycin inhibitors (everolimus or temsirolimus) is feasible and effective. Design, setting, and participants: One hundred fifty medical records of patients with mRCC treated with first-line sunitinib between January 2006 and January 2010 were reviewed at four participating centers. Data regarding patients treated with the sequence sunitinib-everolimus or temsirolimus-sorafenib were extracted. Central analysis of radiographic images was performed using RECIST criteria to determine progression-free survival (PFS) and overall response rate (oRR) to sorafenib treatment. Measurements: PFS and oRR to sorafenib were the primary end points. Secondary outcomes were safety and overall survival (OS). Results and limitations: Thirty-four patients were eligible for the study. A median PFS of 4 mo (range: 3-6 mo) and a median OS of 7 mo since sorafenib treatment (range: 6-10 mo) were reported. Of the patients, 23.5% showed response to sorafenib, with an overall disease control rate (complete responses plus partial responses plus stable disease) of 44%. Selection bias, data incompleteness, and absence of study design are inevitable limitations of the study, although central review can strengthen the quality of presented data. Conclusions: Third-line sorafenib appears to be active and well tolerated in mRCC after first-line sunitinib and second-line everolimus or temsirolimus, with no patients interrupting sorafenib because of toxicity or lack of compliance. Prospective, placebo-controlled trials are completely lacking and are required in this setting
Very Early PSA Response to Abiraterone in mCRPC Patients: A Novel Prognostic Factor Predicting Overall Survival
BACKGROUND Abiraterone Acetate (AA) is approved for the treatment of mCRPC after failure of androgen deprivation therapy in whom chemotherapy is not yet clinically indicated and for treatment of mCRPC progressed during or after docetaxel-based chemotherapy regimen. The aim of this study is to evaluate the role of early PSA decline for detection of therapy success or failure in mCRPC patients treated with AA in post chemotherapy setting.PATIENTS AND METHODS We retrospectively evaluated 87 patients with mCRPC treated with AA. Serum PSA levels were evaluated after 15, 90 days and then monthly. The PSA flare phenomenon was evaluated, according to a confirmation value at least one week apart. The primary endpoint was to demonstrate that an early PSA decline correlates with a longer progression free survival (PFS) and overall survival (OS). The secondary endpoind was to demonstrate a correlation between better outcome and demographic and clinical patient characteristics.RESULTS We have collected data of 87 patients between Sep 2011 and Sep 2014. Early PSA response (≥ 50% from baseline at 15 days) was found in 56% evaluated patients and confirmed in 29 patients after 90 days. The median progression free survival (PFS) was 5,5 months (4,6-6,5) and the median overall survival (OS) was 17,1 months (8,8-25,2). In early responders patients (PSA RR ≥ 50% at 15 days), we found a significant statistical advantage in terms of PFS at 1 year, HR 0.28, 95%CI 0.12-0.65, p=0.003, and OS, HR 0.21 95% CI 0.06-0.72, p=0.01. The results in PFS at 1 years and OS reached statistical significance also in the evaluation at 90 days.CONCLUSION A significant proportion (78.6%) of patients achieved a rapid response in terms of PSA decline. Early PSA RR (≥ 50% at 15 days after start of AA) can provide clinically meaningful information and can be considered a surrogate of longer PFS and OS
Role of DNA repair machinery and p53 in the testicular germ cell cancer: a review
Notwithstanding the peculiar sensitivity to cisplatin-based treatment, resulting in a very high percentage of cures even in advanced stages of the disease, still we do not know the biological mechanisms that make Testicular Germ Cell Tumor (TGCT) "unique" in the oncology scene. p53 and MDM2 seem to play a pivotal role, according to several in vitro observations, but no correlation has been found between their mutational or expression status in tissue samples and patients clinical outcome. Furthermore, other players seem to be on stage: DNA Damage Repair Machinery (DDR) , especially Homologous Recombination (HR) proteins, above all Ataxia Telangiectasia Mutated (ATM), cooperates with p53 in response to DNA damage, activating apoptotic cascade and contributing to cell "fate". Homologous Recombination deficiency has been assumed to be a Germ Cell Tumor characteristic underlying platinum-sensitivity, whereby Poly(ADP-ribose) polymerase (PARP), an enzyme involved in HR DNA repair, is an intriguing target: PARP inhibitors have already entered in clinical practice of other malignancies and trials are recruiting TGCT patients in order to validate their role in this disease. This paper aims to summarize evidence, trying to outline an overview of DDR implications not only in TGCT curability, but also in resistance to chemotherapy
AFFIDABILITA’ COME CRITERIO PER LA PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI DI ADEGUAMENTO E DI RIABILITAZIONE DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE IDRICA
Nel presente lavoro viene illustrata e discussa una procedura innovativa per la pro-gettazione, secondo un criterio di minimo costo sociale, delle reti di distribuzione idrica in pressione, siano esse a servizio di centri urbani o di aree industriali o di comprensori irrigui. La procedura è basata, da un lato, sulla valutazione del Rischio di danno (Rd) conseguente al mancato soddisfacimento delle richieste di acqua per i diversi fini; dall’altro sulla valutazione dei costi (C) necessari per la costruzione e la gestione della rete di distribuzione idrica; infine, sull’uso di una tecnica di minimizzazione della fun-zione Costo Sociale (CS), data dalla somma di C e Rd. Ai fini della valutazione del Ri-schio di danno, si introducono, preliminarmente, alcuni approcci atti alla valutazione, ripettivamente: a) del Valore dei Beni (in termini di cose e persone) soggetti a possibili danni per effetto della mancanza di adeguati valori della portata erogata; b) del prodotto Hcf × Vcf tra l’Hazard (dato dalla probabilità di non erogare i quantitativi d’acqua richiesti in preassegnate condizioni di funzionamento) e la Vulnerabilità (data dalla probabilità che, in conseguenza dell’incapacità di erogare i richiesti quantitativi di acqua, una parte del bene esposto risulti, effettivamente, soggetta al rischio). La stima di tale prodotto è effettuata, in particolare: a) con l’ausilio di specifici indici di performance, di chiaro significato fisico e di natura almeno in parte aleatoria; b) attraverso l’uso di tecniche di generazione delle richieste idriche che provengono dalle utenze che, con riferimento a specifiche condizioni di funzionamento, consentono di stimare, grazie all’uso di modelli di calcolo del tipo “pressure driven”, le funzioni di fallanza e quelle di affidabilità di reti idriche caratterizzate da un assegnato layout, e da assegnati diametri dei tratti. Il lavoro è completato da un’accurata disamina delle modalità di valutazione dei possibili danni derivanti da un’inefficace erogazione delle portate, con riferimento a diverse possibili condizioni di richiesta e/o di funzionamento della rete: a) condizioni ordinarie (riferite all’ora di punta o all’intera giornata, con contemporaneo perfetto funzionamento di tutte le parti che compongono la rete); b) condizioni extra-ordinarie (riferite all’intera giornata, con contemporanea mancanza di funzionamento di una o più parti che compongono la rete); c) condizioni straordinarie (facenti riferimento all’eventuale sviluppo di incendi), e da alcuni dati che possono trarsi, da pubblicazioni specializzate, sui danni connessi alla mancata erogazione di acqua per i suoi diversi fini
Recenti avanzamenti nella progettazione ottimale delle reti rurali di drenaggio
Grazie alla rapida diffusione, anche in campo tecnico, di elaboratori elettronici sempre più potenti e veloci, ancorché di costo molto contenuto, e alla parallela diffusione, dapprima in campo scientifico e, più recentemente, anche in campo didattico, di tecniche e strumenti finalizzati sia a una puntuale valutazione delle modalità con cui le piogge, trasformandosi in portate di ruscellamento superficiale, pervengono alle canalizzazioni e, quindi, si propagano all’interno di queste ultime, dando eventualmente origine a fenomeni di esondazione, sia all’individuazione di soluzioni “ottime” rispetto a uno o più obbiettivi da conseguire, appare oggi possibile, anche nel campo della progettazione delle reti di bonifica, utilizzare procedure di dimensionamento/verifica, su base probabilistica, molto più raffinate e oggettive di quelle utilizzabili fino a una ventina di anni fa.
Procedure che, una volta divenute uno standard nella pratica tecnica, consentirebbero, da un lato, un uso molto più efficace delle limitate risorse economiche disponibili per la realizzazione di nuove reti di bonifica e/o per la manutenzione delle stesse e, dall’altro, di indirizzare meglio, in modo molto più oggettivo e fisicamente basato, le politiche di intervento sul territorio.
Di tali possibilità ha fatto tesoro, già da una decina di anni, l’Università di Napoli Federico II, che ha progettato e messo a punto uno specifico percorso formativo, destinato agli ingegneri civili con forte vocazione di “Ingegnere Idraulico”, nell’ambito del Corso di Laurea dapprima Specialistico e, più recentemente, Magistrale, denominato “Corso di Laurea Magistrale per l’Ingegneria dei Sistemi Idraulici e di Trasporto” (ISIT). Il percorso è caratterizzato dalla possibilità , da parte dell’allievo, di seguire specifici corsi progettati “in serie”, in grado di sviluppare, progressivamente, sia le sue cognizioni nel campo delle reti, naturali e artificiali, a pelo libero, sia le capacità nella simulazione dei fenomeni che ne caratterizzano la risposta rispetto agli eventi meteorici.
Il percorso formativo, costituito (oltre che dai classici insegnamenti di base, già impartiti nella Laurea Triennale in Ingegneria Civile, denominati “Idraulica” e “Costruzioni Idrauliche”, ciascuno da 9 CFU, nell’ambito dei quali vengono forniti gli elementi essenziali per l’analisi dei processi di moto nelle canalizzazioni con deflusso a pelo libero, nonché i concetti e le tecniche basilari per la risoluzione delle problematiche relative al dimensionamento/verifica delle reti di drenaggio a servizio sia delle aree urbane che di quelle rurali), dagli insegnamenti di “Complementi di Idraulica”, di “Idrologia”, di “Bonifiche e Sistemazioni Idrauliche”, di “Progettazione e Gestione dei Sistemi Idraulici”, consente all’allievo che lo intraprende di sviluppare capacità operative, nel campo della progettazione delle reti di drenaggio, urbane e rurali, di assoluto valore, e tali da poter consentire, da parte degli Enti territorialmente competenti, primi tra tutti i Consorzi di Bonifica, di migliorare notevolmente gli standard progettuali attuali, che appaiono, a parere dello scrivente, piuttosto obsoleti se non, addirittura, assolutamente anacronistici.
Tanto premesso, nel corso del previsto intervento, si porrà l’accento su alcune possibilità oggi offerte, anche in campo tecnico, dall’uso di specifiche procedure di dimensionamento/verifica, su base probabilistica, delle reti rurali di drenaggio. A tale scopo, si provvederà dapprima a richiamare alcune delle problematiche che, fino a una ventina di anni fa, in campo tecnico, sembrava pressoché impossibile affrontare e risolvere, soprattutto in tempi sufficientemente rapidi, quali:
- l’analisi (soprattutto, se ripetuta più volte) dei fenomeni di moto vario indotti, all’interno di una data rete di bonifica, dal deflusso, all’interno dei vari elementi della rete, delle portate di ruscellamento superficiale ad essi affluenti in conseguenza di piogge di assegnato periodo di ritorno o a un assegnato evento meteorico;
- la progettazione ottimizzata, nel rispetto dei numerosi vincoli esistenti, di un’intera rete di drenaggio.
Dopodiché, si descriverà un esempio applicativo, atto a mostrare l’efficacia delle procedure adottate allo scopo di progettare reti di drenaggio, rurali e non, pienamente rispondenti alla duplice esigenza, da un lato, di evitare diffusi e troppo frequenti allagamenti, con perdita del prodotto agricolo e conseguenti danni agli operatori economici presenti in zona (sia del settore agricolo che di altri settori) e, dall’altro, di contenere i costi per la loro realizzazione
Epstein-Barr virus infection and nasopharyngeal carcinoma: The other side of the coin
Oncogenic viruses may have a significant impact on the therapeutic management of several malignancies besides their well-known role in tumor pathogenesis. Epstein-Barr virus (EBV) induces neoplastic transformation of epithelial cells of the nasopharynx by various molecular mechanisms mostly involving activation of oncogenes and inactivation of tumor-suppressor genes. EBV infection can also induce the expression of several immunogenic peptides on the plasma membrane of the infected cells. Importantly, these virus-related antigens may be used as targets for antitumor immunotherapy-based treatment strategies. Two different immunotherapy strategies, namely adoptive and active immunotherapy, have been developed and strongly improved in the recent years. Furthermore, EBV infection may influence the use of targeted therapies for nasopharyngeal carcinoma (NPC) considering that the presence of EBV can induce important modifications in cell signaling. As an example, latent membrane protein type 1 is a viral transmembrane protein mainly involved in the cancerogenesis process, which can also mediate overexpression of the epidermal growth factor receptor (EGFR) in NPC cells, rendering them more sensitive to anti-EGFR therapy. Finally, EBV may induce epigenetic changes in the infected cells, such as DNA hypermethylation and histone deacetylation, that can sustain tumor growth and can thus be considered potential targets for novel therapies. In conclusion, EBV infection can modify important biological features of NPC cells, rendering them more vulnerable to both immunotherapy and targeted therapy