30 research outputs found
Living on the edge : spazi urbani di confine a Roma
La dilatazione della cittĂ contemporanea al di fuori di qualunque schema di confine
amministrativo o territoriale genera ed è generata dall’allargamento degli spazi di vita. Si
abitano territori sempre piĂą vasti, separando nettamente gli spazi della residenza da quelli del
lavoro e dello svago, costruendo porzioni di cittĂ autoreferenziali e introverse, spesso votate al
dominio incontrastato dei grandi contenitori per il commercio.
Prima degli altri, gli spazi di confine lasciano trasparire le contraddizioni e le difficoltĂ di
comprendere e supportare i significati in divenire di spazi urbani in continua trasformazione o
assestamento, rendendo vana qualunque ipotesi di confinabilitĂ di politiche e strumenti per il
governo di questi territori.
Per decodificare questa cittĂ appare necessario abbandonare l'ottica e gli strumenti della
ricerca urbanistica tradizionale; osservare e studiare gli spazi attraverso la lente delle
interazioni che in essi hanno luogo. Si tratta di indagare le funzioni vitali della cittĂ ,
interpretandola come luogo di interazione sociale non predefinita, avviando una profonda
riflessione sui modi, le forme e le configurazioni dell'abitare che la contemporaneitĂ sta
producendo; sulle intenzionalitĂ e sull'idea di cittĂ che stanno inducendo tali trasformazioni,
spesso liquidate con giudizi perentori, che non ne lasciano trasparire il potenziale.
Tre sono le chiavi di lettura scelte per decifrare queste realtĂ , le declinazioni concettuali da
articolare: il confine, il consumo e lo spazio pubblico. Chiavi non determinate
aprioristicamente, ma venute a galla e suggerite dalle configurazioni problematiche del
contesto della ricerca.
Lo studio e l’osservazione delle aree del confine, tramite diversi media, ci rivela configurazioni
spaziali e di pratiche che sembrano stare strette all’interno delle descrizioni dicotomiche che
delle periferie contemporanee gran parte del dibattito contemporaneo produce e che informa
le modalitĂ di intervento su questi contesti.
Per decodificare gli spazi urbani di confine, la tesi propone uno sguardo “deliberatamente naif”,
combinando approcci e strumenti della ricerca diversi.
Si crea così un racconto. Si ricostruiscono storie, voci e strutture di quel delta urbano che si è
venuto a creare dal secondo dopoguerra nell'area di sud-est di Roma, al di lĂ del fiume che
circonda la capitale, il suo Gange, il Grande Raccordo Anulare. Si esplora Anagnobia, questo il
nome dato al delta, con la sua idrografia, le sue isole e i suoi approdi. Se ne ascoltano e narrano
le voci, consapevolmente espresse o carpite seguendone le tracce spesso intermittenti e labili.
Il racconto della cittĂ esplorata si confronta poi con quello della cittĂ ricercata, pianificata e
voluta, con il progetto di una cittĂ altra che condensi in un nuovo fulcro le aspettative di
miglioramento delle condizioni dell'abitare nel delta. Un nuovo centro che racchiuda i sogni di
tutte le sue popolazioni, ROMAnina.
L'esplorazione delle diverse trame che l'abitare assume in questi contesti conduce però ad un
ripensamento delle potenzialitĂ che gli spazi urbani, ed il loro progetto, assumono. Al di lĂ dell'opposizione
tra Anagnobia, la città che è, e ROMAnina, la città che forse sarà , si aprono possibilità non scontate di lavoro
per un progetto di città che guardi al riequilibrio tra le diverse isole di cui il delta è costituito, puntando sulle
potenzialtà dello spazio urbano come ambito di relazione e interazione, nonché su un possibile ruolo
consapevolmente urbano dei contenitori per il consumo, i suoi approdi. PossibilitĂ di cui ROMAnina fa
parte, ma che non può e non deve esaurire
Living on the edge : spazi urbani di confine a Roma
La dilatazione della cittĂ contemporanea al di fuori di qualunque schema di confine
amministrativo o territoriale genera ed è generata dall’allargamento degli spazi di vita. Si
abitano territori sempre piĂą vasti, separando nettamente gli spazi della residenza da quelli del
lavoro e dello svago, costruendo porzioni di cittĂ autoreferenziali e introverse, spesso votate al
dominio incontrastato dei grandi contenitori per il commercio.
Prima degli altri, gli spazi di confine lasciano trasparire le contraddizioni e le difficoltĂ di
comprendere e supportare i significati in divenire di spazi urbani in continua trasformazione o
assestamento, rendendo vana qualunque ipotesi di confinabilitĂ di politiche e strumenti per il
governo di questi territori.
Per decodificare questa cittĂ appare necessario abbandonare l'ottica e gli strumenti della
ricerca urbanistica tradizionale; osservare e studiare gli spazi attraverso la lente delle
interazioni che in essi hanno luogo. Si tratta di indagare le funzioni vitali della cittĂ ,
interpretandola come luogo di interazione sociale non predefinita, avviando una profonda
riflessione sui modi, le forme e le configurazioni dell'abitare che la contemporaneitĂ sta
producendo; sulle intenzionalitĂ e sull'idea di cittĂ che stanno inducendo tali trasformazioni,
spesso liquidate con giudizi perentori, che non ne lasciano trasparire il potenziale.
Tre sono le chiavi di lettura scelte per decifrare queste realtĂ , le declinazioni concettuali da
articolare: il confine, il consumo e lo spazio pubblico. Chiavi non determinate
aprioristicamente, ma venute a galla e suggerite dalle configurazioni problematiche del
contesto della ricerca.
Lo studio e l’osservazione delle aree del confine, tramite diversi media, ci rivela configurazioni
spaziali e di pratiche che sembrano stare strette all’interno delle descrizioni dicotomiche che
delle periferie contemporanee gran parte del dibattito contemporaneo produce e che informa
le modalitĂ di intervento su questi contesti.
Per decodificare gli spazi urbani di confine, la tesi propone uno sguardo “deliberatamente naif”,
combinando approcci e strumenti della ricerca diversi.
Si crea così un racconto. Si ricostruiscono storie, voci e strutture di quel delta urbano che si è
venuto a creare dal secondo dopoguerra nell'area di sud-est di Roma, al di lĂ del fiume che
circonda la capitale, il suo Gange, il Grande Raccordo Anulare. Si esplora Anagnobia, questo il
nome dato al delta, con la sua idrografia, le sue isole e i suoi approdi. Se ne ascoltano e narrano
le voci, consapevolmente espresse o carpite seguendone le tracce spesso intermittenti e labili.
Il racconto della cittĂ esplorata si confronta poi con quello della cittĂ ricercata, pianificata e
voluta, con il progetto di una cittĂ altra che condensi in un nuovo fulcro le aspettative di
miglioramento delle condizioni dell'abitare nel delta. Un nuovo centro che racchiuda i sogni di
tutte le sue popolazioni, ROMAnina.
L'esplorazione delle diverse trame che l'abitare assume in questi contesti conduce però ad un
ripensamento delle potenzialitĂ che gli spazi urbani, ed il loro progetto, assumono. Al di lĂ dell'opposizione
tra Anagnobia, la città che è, e ROMAnina, la città che forse sarà , si aprono possibilità non scontate di lavoro
per un progetto di città che guardi al riequilibrio tra le diverse isole di cui il delta è costituito, puntando sulle
potenzialtà dello spazio urbano come ambito di relazione e interazione, nonché su un possibile ruolo
consapevolmente urbano dei contenitori per il consumo, i suoi approdi. PossibilitĂ di cui ROMAnina fa
parte, ma che non può e non deve esaurire
Living on the edge: in-between spaces and urban performances in Rome
The paper draws the preliminary outputs of an empirical investigation concerning the forms of urbanity in recently built urban settlements in Rome. They have been accused of producing spaces that do not encourage urbanity and usually described within the erosion of public
space discourse. Despite the envisaged criticism, no empirical investigations have been brought out to understand how urbanity, meaning the art of living together in urban spaces, can be experienced in those places. The paper and the empirical work, done throughout two case studies, suggest to consider those places has “urbanity reserves” in which urbanity is being socially produced over time, although it has changed its linkage with traditional public space. The use of video, as part of the field work, has allowed to open up the meaning of urbanity to a wider range of empirical instances to encompass forms of intersection of different practices that actually produce something new in the urban space