18 research outputs found
FAMILY FIRMS: WELL-BEING OF EMPLOYEES AND ENTREPRENEURS. FAMILY RELATIONSHIPS AND WORK-RELATED STRESS
The general aim of the present dissertation is to gain more insight into the phenomenon of family firms, the well-being of employees and entrepreneurs and the role of family relationships at work. These objectives have been pursued by means of three empirical studies presented in the three chapters respectively: Chapter 1 focuses on comparing the employees of family and non-family firms to identify clearly the distinctive features. Chapter 2 focuses on the Job demands-resources model and on the role of the emotional experience as an important variable in attempt to understand whether there is a different pattern of relationships in the model depending on the fact that the people work with or without kin. Chapter 3 focuses on the effects of work and family demands and resources on well-being of entrepreneurs, in terms of need for recovery after work, examining the differences between entrepreneurs of family and non-family firms
Well-being among Italian medical oncologists: An exploratory study
Background: Recently, attention has been focused on physicians' stress and quality-of-life improvement. Due to their relationship with patients, oncologists in particular are overloaded physically, emotionally and psychologically. Previous studies showed that training of communication skills improves the satisfaction and well-being of physicians and patients. Aims: Our research investigates the relationship between work stress and engagement and personal well-being in physicians working in Italian hospitals. Materials and Methods: 176 physicians were included. Doctors filled out self-report questionnaires to evaluate work stress and coping strategies, personal well-being, work engagement and two purpose-built scales to measure the degree of perceived organizational support and the level of specific training of social and relational skills. Descriptive statistics were used to analyze data, as well as correlation analysis (Pearson's r), hierarchical regression analysis (enter step) and analysis of variance (one-way ANOVA). Result: Positive and significant correlations were found between variables. Moreover, physicians who obtained higher levels of specific training on social and relational skills reported lower levels of stress. Oncologists experienced greater stress than other physicians in terms of maladaptive coping and lack of additional training. Conclusions: The study suggests that physicians' well-being is mediated by professional aspects, such as social skills in relationships with patients.M
La qualit\ue0 della vita lavorativa nel contesto universitario: una panoramica sulle esperienze a livello europeo
In numerosi paesi esistono studi empirici che hanno indagato la qualit\ue0 della vita lavorativa dei lavoratori delle universit\ue0, in particolare di docenti e ricercatori. Si tratta di studi molto diversi per impostazione e referenti teorici. Solo in pochi casi emerge una attenzione a collegare l'indagine scientifica con una finalit\ue0 diagnostica circa i rischi e le opportunit\ue0 offerte dal lavoro universitario, come pure con una prospettiva di monitoraggio sistematico e di intervento. Questa sezione presenter\ue0 un panorama delle principali tipologie di contributi scientifici, con particolare attenzione alle realt\ue0 universitarie europee maggiormente assimilabili a quella italiana. Saranno inoltre presentati i risultati preliminari di una indagine condotta intervistando colleghi del nostro settore scientifico che operano presso Atenei europei, volta a valutare la presenza di attivit\ue0 di valutazione, monitoraggio ed intervento, l'eventuale riferimento a norme nazionali e/o a modelli teorici riconoscibili, gli strumenti di valutazione e di intervento. Ci\uf2 anche al fine di proporre una rete europea che abbia la finalit\ue0 di studiare questa particolare (e altamente complessa) organizzazione lavorativa e i metodi pi\uf9 adeguati per valutarne l'efficacia anche in relazione alla qualit\ue0 della vita lavorativa delle persone che vi sono impiegate
The Role of Occupational Self-Efficacy in Mediating the Effect of Job Insecurity on Work Engagement, Satisfaction and General Health
International audienceThis study explores the associations among job insecurity, occupational self-efficacy, work engagement, job satisfaction and health and the mediation role of occupational self-efficacy. Two hundred and forty-one workers, were asked to fill in the Occupational Self-Efficacy Scale, the Utrecht Work Engagement Scale, the Satisfaction Scale of Occupational Stress Inventory and the General Health Questionnaire. Mediation analysis was performed using the boot-strapping method. Job insecurity was negatively related to work engagement, job satisfaction and general health. Occupational self-efficacy mediated the relationship between job insecurity, work engagement, job satisfaction and health on employees in the private and public sectors. The originality of this work is that it shows the effect of job insecurity on engagement, satisfaction and health, and the mediational role of occupational self-efficacy. In a time of economic crisis, when it is not possible to guarantee permanent contracts, Human Resource managers might consider occupational self-efficacy as a resource when planning interventions
Risorse psicosociali e re-impiegabilitĂ dopo lunghi periodi di inoccupazione: il caso degli operai ex-FIAT di Termini Imerese
Nel dibattito nazionale relativo al difficile equilibrio tra le esigenze delle organizzazioni lavorative e le politiche di tutela dei diritti dei lavoratori, certamente il caso del destino dello stabilimento FIAT di Termini Imerese (PA) ha avuto negli ultimi anni un ruolo di primo piano. Il presente lavoro rappresenta il primo contributo di un accordo siglato tra il Dipartimento SPPF dell'Università di Palermo, la azienda interessata al reinserimento dei lavoratori ex-FIAT (BLUTEC) e la società di consulenza incaricata di occuparsi di questo delicato processo di transizione. Tra finalità dell'accordo c'è quella di svolgere una attività di ricerca volta ad esplorare le variabili psicosociali connesse al lungo periodo di inoccupazione dei circa 700 lavoratori interessati in questa delicata transizione della propria vita professionale. Tra gli aspetti indagati, si è deciso di valutare il grado di Career Adaptability, definita da Savickas e Porfeli (2012) come la propensione ad affrontare in modo adeguato i compiti evolutivi per prepararsi e partecipare al ruolo lavorativo, ad adattarsi alle richieste impreviste dovute ai cambiamenti del mondo del lavoro e delle condizioni lavorative. Alti livelli di adaptability sarebbero in grado di prevedere un comportamento di ricerca di impiego proattivo ed efficace, permettendo di prendere decisioni maggiormente vantaggiose che influenzano a loro volta il senso di controllo sulla propria vita ed il benessere psicofisico. Finalità del presente contributo è quella di mettere in relazione il grado di Career Adaptability dei lavoratori, esplorata attraverso la scala Career Adapt-Abilities Scale (CAAS - Italian form, Soresi, Nota & Ferrari, 2012) con l'effettivo inserimento degli stessi lavoratori da parte della azienda subentrante, considerando che lo stesso piano prevede un graduale inserimento di circa 1/3 di essi entro la fine del 2016
I possibili predittori della performance accademica: validitĂ dei test selettivi ed implicazioni per le politiche di orientamento di atenei e scuole superiori
Le procedure selettive costituiscono, nei diversi paesi del mondo, un normale passaggio per coloro i quali intendono iscriversi ad un corso universitario. Ciò accade sia nei paesi di cultura anglosassone che in paesi come la Spagna o la Francia, dove tra l’altro le procedure di selezione si rifanno soltanto in parte ai programmi scolastici, richiamandosi piuttosto a test psicoattitudinali, strumenti volti cioè ad esplorare le abilità degli individui a manipolare simboli (verbali, spaziali, numerici), al fine di valutarne non solo la preparazione ma anche le potenzialità ancora inespresse. In Italia le procedure selettive sono quasi sempre differenti tra gli Atenei, e spesso lo sono all’interno degli stessi: ciò ha limitato molto il ricorso a procedure di monitoraggio e valutazione, che al contrario in altri paesi esiste ed è spesso fonte di importanti stimoli sia per le politiche di orientamento che di connessione con i livelli formativi che precedono la scelta universitaria. E’ possibile fare affidamento ad una imponente letteratura internazionale basata sulla valutazione degli strumenti utilizzati e soprattutto sulla loro predittività in termini di performance accademica (es. Kuncel, Hezlett, & Ones, 2001; Linn & Hastings, 1984), acquisizione di competenze (es. Ackerman, 1992; Kuncel, Hezlett & Ones, 2004) o successo lavorativo (es. Schmidt, 2002). Va segnalato che negli ultimissimi anni è aumentato l’interesse in ambito nazionale in merito alla possibilità di uniformare, almento dal punto di vista quantitativo, le procedure di valutazione dei risultati scolastici con quanto richiesto dalle prove selettive universitarie: il D.L. 14/1/2008 n.21, che ha tra le sue finalità quella di occuparsi della “valorizzazione della qualita' dei risultati scolastici degli studenti ai fini dell'ammissione ai corsi di laurea universitari ad accesso programmato”, stabilisce tra le altre cose che “I docenti della scuola secondaria superiore possono essere coinvolti nella predisposizione delle prove di selezione per l'accesso all'università , che devono comunque tener conto degli effettivi programmi svolti nei percorsi di studio dell'istruzione secondaria superiore”. L’obiettivo del presente contributo è presentare le prime risultanze di una ricerca, finanziata con fondi di Ateneo, volta ad ottenere indicazioni in merito alla efficacia delle procedure selettive. Verranno presentati i dati relativi alle procedure selettive dei corsi di laurea in Psicologia (classe 34) dell’A.A. 2004-2005. In considerazione del fatto che in tale anno la prova di accesso era composta, oltre che da domande di cultura generale e specifica a scelta multipla, anche da item che avevano lo scopo di valutare le abilità spaziali, numeriche e verbali dei candidati, verrà messa in relazione la performance accademica degli studenti con gli esiti individuali della prova di selezione, cercando di stabilire quale, tra le aree di valutazione previste, è stata in grado di predire il successo accademico dello studente. I risultati che saranno discussi potranno fornire utili indicazioni in merito alla organizzazione delle prove selettive, alla stesura dei contenuti delle prove ed alla utilità delle stesse quali indicatori del reale merito dei candidati, anche in virtù di quanto disposto dalle recenti normative ministeriali
LE EMOZIONI NELLE ORGANIZZAZIONI: POSSIAMO DAVVERO IGNORARLE?
Introduzione. Questo studio esplora l'importanza delle esperienze affettive dei lavoratori nel settore dei servizi, partendo dall’ipotesi di ricerca: come possono le esperienze affettive sul luogo di lavoro contribuire a spiegare gli esiti dello stress lavorativo? L’Affective Events Theory (AET) costituisce il fondamento teorico di partenza. Obiettivi e Metodi. In particolare, l’obiettivo principale del presente studio è stato quello di indagare il ruolo che gli stati affetti positivi e negativi sperimentati sul luogo di lavoro giocano come mediatori della relazione tra le caratteristiche del lavoro e gli esiti del processo dello stress lavorativo. A partire dal modello JD-R, è stato testato un modello nel quale il processo motivazionale è stato definito come l'effetto delle risorse lavorative sull’impegno organizzativo, mentre il processo di impoverimento della salute è stato definito come l'effetto delle domande lavorative sulle intenzioni di turnover. Novecento lavoratori afferenti al settore dei servizi di età compresa tra i 18 e i 65 anni hanno completato due questionari self-report: il Questionnaire on the Experience and Evaluation of Work (QEEW; Pace et al., 2010) che comprendeva misure su alcune domande lavorative (ritmo e carico di lavoro; carico emotivo; role conflict; role change), su alcune risorse lavorative (supporto dei colleghi e superiori; possibilità di apprendimento; indipendenza nei compiti) e su alcuni esiti dello stress lavorativo (intenzioni di turnover e commitment organizzativo) e il Job-related affective well-being (Warr, 1990) riguardante gli stati affettivi sperimentati sul luogo di lavoro. Risultati. I risultati del presente studio hanno evidenziato che le domande lavorative sono positivamente associate con le intenzioni di turnover,
Programma di Sabato 20 Settembre 2014 - Pagina 39
mentre le risorse lavorative sono positivamente associate con l’impegno organizzativo. Inoltre, gli affetti negativi mediano parzialmente la relazione che intercorre tra le richieste lavorative e le intenzioni di turnover, mentre gli affetti positivi mediano parzialmente la relazione che intercorre tra le risorse lavorative e l’impegno organizzativo. Conclusioni. Nonostante alcune limitazioni presenti nello studio, i risultati hanno evidenziato importanti implicazioni pratiche in quanto essi aiutano a migliorare la comprensione del ruolo che hanno gli stati affettivi nella vita lavorativa