7 research outputs found

    Les peintures murales de Saint-Sauveur de Casesnoves : restitution 3D de l’église et de ses décors peints

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    En 1953, Marcel Durliat, alors conservateur des Antiquités et Objet d’art des Pyrénées-Orientales découvre dans l’église de Casesnoves ce qui alors semblait être le plus ancien ensemble de peintures murales connu dans la région. Il est accompagné par un photographe du conseil général, Paul Jauzac, qui réalise les seules photographies existantes des peintures en place. Elle conservait alors d’importants vestiges dans l’abside, le transept et du chœur. Entre le 22 mars et le 1er avril 1954, les fresques sont arrachées des parois de l’église par Marcel Simon (antiquaire à Villeneuve-lès-Avignon) qui les disperse illégalement. Déchaînant les passions, les peintures de Casesnoves vont donner lieu à une longue historiographie. L’histoire tapageuse qui entoure les peintures a souvent été mise en avant au détriment de la qualité des peintures elles-mêmes. Pourtant, l’étude formelle de celles-ci nous amène à renouveler notre regard et à mesurer l’importance de ces vestiges pour l’histoire de l’art, traduisant l’évolution des pratiques picturales en Roussillon. Les rapprochements effectués avec certaines caractéristiques venues de l’enluminure, de la peinture sur bois et de la culture monastique — avec une lecture renouvelée des inscriptions — sont des pistes que nous développerons ici. Nous soulignerons aussi la cohérence de son programme iconographique centré sur l’Incarnation et la Passion du Christ. Les décors sont maintenant répartis entre trois lieux. La majeure partie se trouve à l’Hospice d’Ile-sur-Têt, quelques fragments d’inscription sont encore dans la chapelle elle-même et deux panneaux sont conservés à la fondation Abegg en Suisse. La reconstitution virtuelle en 3D de la chapelle et de ses peintures représente aujourd’hui un challenge intéressant permettant de montrer à un large public l’aspect originel des décors intérieurs de cet édifice relativement peu connu

    Analysing the Measure of Christ in the Cathedral of Valencia and its genuine Italian pictorial technique

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    [EN] This paper reports the studies carried out on the mid-14th century polychrome cloth known as the Measure of Christ (¿La Mida¿ or ¿Longitud de Cristo¿) currently stored in the Chapel of Saint Michel in the Cathedral of Valencia. This odd sendal depicts the image of Salvador Mundi, in a merciful and blessing but distant and somewhat inexpressive attitude. He is holding an open book in his left hand and stays above the terrestrial globe. The importance of this study relies in the knowledge of the pictorial material of the cloth, in understanding the technology used for the pictorial execution and the detection and dating of previous restoration interventions. The purpose is to confirm or reject the hypothesis that the artwork could be made by a foreign artist, probably an Italian, or at least by someone who was very familiar to the Italian pictorial tradition. In fact, the results allow us to certify that the painter mastered some specific cloth painting techniques described by Cennino Cennini.The results of this research are integrated into the research project: Movilidad y transferencia artística en el Mediterráneo medieval, 1187-1388: artistas, objetos y modelos - MAGISTRI MEDITERRANEI (MICINN-HAR2015- 63883-P).Zalbidea Muñoz, MA.; Rubio Mifsud, A.; Castineiras Gonzalez, M. (2020). Analysing the Measure of Christ in the Cathedral of Valencia and its genuine Italian pictorial technique. European Journal of Science and Theology. 16(3):139-151. http://hdl.handle.net/10251/157293S13915116

    La iconografia de los meses en el arte medieval hispano (siglos 11-14)

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    Available from Centro de Informacion y Documentacion Cientifica CINDOC. Joaquin Costa, 22. 28002 Madrid. SPAIN / CINDOC - Centro de Informaciòn y Documentaciòn CientìficaSIGLEESSpai

    La conchiglia e il bordone. I viaggi di San Giacomo nella Puglia medievale

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    Dopo aver inquadrato la nascita del fenomeno compostellano e la ridefinizione dei confini dello spazio sacro verso l’estremo Occidente, è stato esaminato il ruolo delle fonti letterarie nella costruzione di una delle tre peregrinationes maiores, accanto a Roma e a Gerusalemme. Il Liber Sancti Jacobi o Codex Calixtinus offre elementi fondamentali in questo processo di affermazione e promozione del santuario compostellano e del camino, in particolare nel sermone Veneranda dies, nucleo centrale e programmatico dell’intera opera, nel Libro II dedicato ai miracoli compiuti da san Giacomo, nel Libro V, la Guida del pellegrino di Santiago. Le immagini del santo sono state indagate ponendo attenzione alla diffusione dei principali tipi iconografici e ai contesti nei quali maturano: san Giacomo apostolo, funzionale a sottolineare il ruolo di sede apostolica della città di Santiago, raffigurato con il libro, la spada e – a volte – il bastone a Tau; san Giacomo cavaliere o matamoros, legato alla vittoria contro i musulmani nella battaglia di Clavijo, iconografia legata soprattutto alla realtà iberica; san Giacomo pellegrino – con bordone, scarsella e conchiglie – l’immagine che accompagna i devoti lungo il cammino. Inoltre, ho rivolto l’attenzione ai cicli narrativi e alla raffigurazione dei miracoli compiuti dal santo. I legami tra san Giacomo e la Madonna sono stati indagati sia in ambito letterario sia in quello delle dedicazioni e dell’iconografia: la Vergine accompagna e incoraggia san Giacomo nei momenti di sconforto della sua predicazione in Spagna e lo affianca nell’opera di intercessione presso Cristo. Nel Liber Sancti Jacobi si delinea la funzione funeraria di san Giacomo, di mediatore tra la vita e la morte, di figura che guida e tutela il transito, spesso accompagnato dalla Vergine. Emerge quindi il ruolo assistenziale e di sostegno dei malati, dei moribondi, anche in occasione delle grandi epidemie, e a ciò si deve la dedicazione al santo di strutture di ospitalità e di aree cimiteriali. Il rapporto con la morte è rintracciabile anche in ambito antropologico: rituali, credenze, leggende ribadiscono il ruolo di intercessore del santo. A san Giacomo si affiancano diversi santi, in particolare san Martino di Tours e sant’Egidio. Il culto del primo è molto popolare e diffuso, quello del secondo è localizzato in punti strategici e spesso funzionali al pellegrinaggio a Santiago. La ricerca prosegue con l’analisi della presenza di san Giacomo nella Puglia medievale, area strategica nella geografia dei pellegrinaggi per il ruolo di importanti santuari (San Michele Arcangelo sul Gargano, San Nicola a Bari) e per i collegamenti portuali con la Terrasanta, in particolare tra XI e XIII secolo. L’attenzione è rivolta alla realtà pugliese e alle strette relazioni con la Galizia, due territori legati da pellegrinaggi, tradizioni letterarie, leggende, modelli iconografici, tradizioni popolari e persino gastronomiche. Il culto jacopeo si è rivelato diffuso in tutto il territorio pugliese, pur con una particolare densità in alcune aree: nella rete viaria diretta al santuario di Monte Sant’Angelo (San Giovanni Rotondo, Sannicandro Garganico, Devia, ecc.), nelle città portuali d’imbarco verso la Terrasanta (Barletta, Trani, Molfetta, Bari, Mola, Monopoli e Brindisi), nei centri e negli insediamenti ubicati lungo le strade consolari romane, l’Appia (negli insediamenti rupestri di Gravina, Mottola, Massafra, Laterza) e la Traiana (Canosa, Ruvo, Bitonto, ecc.). In questo quadro territoriale sono state esaminate chiese, strutture di accoglienza, testimonianze iconografiche, focalizzando la ricerca sul periodo medievale e cercando di ricostruire l’articolata rete devozionale della presenza jacopea

    Simboli jacopei nel Mezzogiorno d’Italia

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    L’intervento è articolato in due parti: la prima inquadra alcuni simboli e rituali iacopei e la seconda è rivolta all’Italia meridionale e alla Puglia. Simbolo più immediato e diretto è sicuramente la conchiglia, seguita dal bordone, due elementi che si ritrovano spesso, a volte in modo iterato, a caratterizzare la presenza jacopea e sono utilizzati anche come insegne di pellegrinaggio. Sono analizzate anche le immagini di San Giacomo e i cicli agiografici che narrano i miracoli compiuti dal santo e assumono un forte valore simbolico per i pellegrini e per i devoti, dal momento che gli episodi maggiormente narrati, raffigurati e rappresentati nel teatro sacro sono quelli che sottolineano l’assistenza, l’accoglienza, la protezione dei viaggiatori dai pericoli del cammino e persino la salvezza dalla morte.The intervention is divided into two parts: the first frames some Iacopean symbols and rituals and the second is aimed at southern Italy and Puglia. The most immediate and direct symbol is certainly the shell, followed by the staff, two elements that are often found, sometimes in an iterated way, to characterize the Jacobean presence and are also used as pilgrimage signs. The images of Saint James and the hagiographic cycles which narrate the miracles performed by the saint and take on a strong symbolic value for pilgrims and devotees are also analysed, since the episodes most narrated, depicted and represented in the sacred theater are those which underline assistance, hospitality, protection of travelers from the dangers of the journey and even salvation from death

    Il santuario di Santa Maria di Leuca tra pericoli del mare e guarigioni miracolose

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    La chiesa e il complesso sorgono sul mare, su un’area di intensa frequentazione, e furono ricostruiti più volte dopo assalti e incursioni. Non sopravvive quasi nulla delle fasi più antiche: il piazzale del santuario è delimitato su due lati da un porticato con archi a tutto sesto, sul lato ovest da un edificio a due piani utilizzato nel tempo dal clero e dai pellegrini. La facciata attuale è articolata in due registri, scanditi da una doppia galleria di arcate addossate al prospetto originario. Al centro del piazzale è collocata la colonna con la statua della Vergine. La chiesa è a navata unica con transetto, copertura a volta a botte unghiata, fornici laterali con due altari, cantoria in controfacciata. Sull’altare maggiore è collocata l’immagine della Madonna con Bambino. La tradizione – nutrita soprattutto dagli storici seicenteschi Pirreca e Tasselli e ripresa da Montorio – descrive un santuario meta di pellegrinaggi sin dal Medioevo: cavalieri crociati avrebbero pregato ai piedi della Madonna di Leuca prima di imbarcarsi verso la Terrasanta e la località avrebbe costituito un approdo per le navi dirette in Oriente. Il pellegrinaggio promosso da Alfonso d’Aragona da Brindisi a Leuca (o da Foggia a Leuca) nel 1456 dopo il terribile terremoto, conferma che nel XV secolo il santuario era già esistente e noto, tanto da essere meta di un percorso di espiazione e ringraziamento. Tasselli riferisce di miracoli operati dalla Vergine, soprattutto legati ai pericoli del mare e ricorda alcuni pellegrini famosi. Nella tradizione dei Libri miraculorum dei grandi santuari, descrive un grande concorso di folla, proveniente dalla Puglia e dall’Italia e amplia l’area di provenienza dei pellegrini e di diffusione del culto, citando dedicazioni in onore di santa Maria de finibus terrae in Francia e nelle Fiandre. Serafino Montorio nel suo Zodiaco di Maria (1715), cita la monumentale opera di Tasselli e riporta alcuni dei miracoli più significativi, volti soprattutto ad enfatizzare le capacità taumaturgiche della Madonna, anche in concorrenza con altri santuari, registrando la trasformazione da santuario specializzato nella salvezza dai pericoli del mare a luogo caratterizzato da guarigioni.The church and the complex are located on the sea, in an area of intense traffic, and were rebuilt several times after assaults and incursions. Almost nothing of the older phases survives: the sanctuary square is bordered on two sides by a portico with round arches, on the west side by a two-storey building used over time by the clergy and pilgrims. The current façade is divided into two registers, punctuated by a double gallery of arches leaning against the original façade. In the center of the square is the column with the statue of the Virgin. The church has a single nave with transept, barrel vaulted roof, lateral arches with two altars, choir loft on the counter-façade. On the main altar there is the image of the Madonna with Child. The tradition - nourished above all by the seventeenth-century historians Pirreca and Tasselli and taken up by Montorio - describes a sanctuary that has been a destination for pilgrimages since the Middle Ages: Crusader knights would have prayed at the feet of the Madonna di Leuca before embarking towards the Holy Land and the location would have constituted a landing place for ships bound for the East. Furthermore, the pilgrimage promoted by Alfonso of Aragon from Brindisi to Leuca (or from Foggia to Leuca) in 1456 after the terrible earthquake, confirms that in the 15th century the sanctuary was already existing and known, so much so that it was the destination of a journey of expiation and thanks. Tasselli refers to miracles performed by the Virgin, especially linked to the dangers of the sea and recalls some famous pilgrims. In the tradition of the Libri miraculorum of the great sanctuaries, it describes a large crowd coming from Puglia and Italy and expands the area of origin of the pilgrims and diffusion of the cult, citing dedications in honor of Santa Maria de finibus terrae in France and in Flanders. Serafino Montorio (1715), cites the monumental work of Tasselli and reports some of the most significant miracles, aimed above all at emphasizing the thaumaturgical abilities of the Madonna, also in competition with other sanctuaries, recording the transformation from a sanctuary specialized in salvation from the dangers of the sea to a place characterized by healin
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