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    Analisi dei percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (PDTA) regionali sulla sclerosi multipla esistenti

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    INTRODUZIONE La sclerosi multipla (SM) è una malattia cronica ad alta complessità che necessita l’attuazione di programmi di cura e assistenza diversificati per fase di malattia e livello di disabilità. In molte regioni e singole aziende ospedaliere/territoriali sono stati definiti/sono in corso di definizione PDTA di riferimento. Lo scopo dello studio è valutare lo stato dell’arte dei PDTA per la SM in Italia. METODI Analisi dei PDTA regionali già formalizzati e della documentazione di lavoro utilizzata per definirli. RISULTATI Ad oggi sono 6 le Regioni che hanno adottato e formalizzato PDTA regionali per la SM: Sicilia, Veneto, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Puglia. Analizzando i documenti regionali emergono buone prassi ma anche criticità quali differenze metodologiche, differente modalità di articolazione della rete clinica, approcci diversificati nella fissazione o meno di livelli di riferimento, attenzione differente rispetto ai temi della riabilitazione, dell’accertamento medico legale, della continuità assistenziale, dell’integrazione socio-sanitaria. Rispetto al percorso riabilitativo, solo 2 PDTA (Veneto e Sicilia) riconoscono l’importanza di definire percorsi riabilitativi di presa in carico che variano a seconda del livello di disabilità e che devono essere attivati, in ottica preventiva e di promozione della riabilitazione come cura, sin dal momento della diagnosi. CONCLUSIONI Le difformità, solo in parte giustificate dai diversi contesti organizzativi regionali e con il rischio di situazioni di forti iniquità e ineguaglianza nell'accesso alle cure e assistenza da parte dei pazienti, richiede un percorso di creazione o modifica, ove presenti, di tavoli permanenti per l’aggiornamento nel tempo dei contenuti del PDTA e il monitoraggio della concreta applicazione e declinazione delle indicazioni regionali all’interno di ospedali, centri clinici e servizi del territorio attraverso, altresì, la costruzione e l’applicazione di un set di indicatori ad hoc per la SM

    Mortalità per sclerosi multipla nella regione Toscana

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    OBIETTIVI: Valutare il trend di mortalità per Sclerosi Multipla (SM) in Toscana nel ventennio 1987-2006. METODI: I dati sulla mortalità per SM sono stati ottenuti consultando gli archivi informatici delle schede di morte presso l’Agenzia Regionale di Sanità Toscana. I dati raccolti sono stati suddivisi per i quattro quinquenni compresi tra il 1987 e il 2006: (1987-1991), (1992-1996), (1997-2001), (2002-2006). Sono stati calcolati i tassi standardizzati di mortalità (metodo di standardizzazione diretta) per SM rispetto alla popolazione toscana del 2000 e i tassi di mortalità per SM specifici per sesso ed età. RISULTATI: I tassi standardizzati di mortalità con causa SM calcolati per ogni anno mostrano una diminuzione della mortalità, in entrambi i sessi, particolarmente marcata nel primo quinquennio (1987-1991). Per i maschi si osserva, nei quattro quinquenni analizzati, un trend decrescente dei tassi di mortalità che va da 0,61 per il quinquennio 1987-1991 a 0,42 per 100.000 per quello 2002-2006. Analogamente per le femmine si osserva una diminuzione da 1,29 a 0,60 per 100.000. Analizzando i tassi di mortalità per SM specifici per età abbiamo osservato un picco della mortalità nei maschi in corrispondenza della fascia di età 75-79 anni, mentre nelle donne nella fascia 65-69 anni. In entrambi i sessi il numero dei decessi aumenta fortemente dopo i 45 anni e diminuisce dopo i 79 anni. Considerando l’età di esordio, che andava dai 25 ai 35 anni, e la sopravvivenza delle persone, pari a 30-35 anni dalla diagnosi, la mortalità maggiore si riscontra nelle fasce di età da noi osservate. CONCLUSIONI: A causa della piccola dimensione del campione, tutti i valori vanno interpretati con cautela, ma i dati presenti in letteratura sono in accordo con i dati osservati nel nostro studio relativi al primo quinquennio. Infatti, il decremento di mortalità nel periodo 1987-1991 è in linea con i dati precedentemente pubblicati in uno studio sulla mortalità per SM in Italia dal 1974 al 1993 (Tassinari, 2001). Per gli anni successivi non esistono dati in letteratura relativi alla mortalità per SM in Italia. La mortalità più elevata nelle femmine riflette il maggior numero di casi di SM nella popolazione femminile ed è supportata anche dai dati presenti in letteratura sia in Italia che all’estero (Massey e Schoenberg, 1982). La mortalità per SM osservata nel nostro studio è presumibilmente una sottostima poiché talvolta l’SM non viene indicata come causa di morte

    Prevalenza della sclerosi multipla nell'isola d'Elba

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    OBIETTIVI: Calcolare la prevalenza della Sclerosi Multipla (SM) nell’isola d’Elba dal momento che non ci sono dati disponibili in letteratura. METODI: L'isola d'Elba è l’isola più grande dell'Arcipelago Toscano. Al giorno di prevalenza, ovvero il 31/12/2010, la popolazione residente nell’isola era pari a 31.943 ab. I casi di SM sono stati identificati consultando le cartelle cliniche dell’ospedale e dell’ambulatorio neurologico di riferimento dell’isola. Sono stati arruolati nello studio tutti i pazienti con diagnosi di SM secondo i criteri di McDonald, residenti nell’isola al giorno di prevalenza. Sono stati calcolati i tassi di prevalenza grezzi e specifici (sesso e età) e il tasso standardizzato rispetto alla popolazione italiana del 2001. Gli intervalli di confidenza al 95% dei tassi di prevalenza sono stati calcolati assumendo una distribuzione di Poisson. RISULTATI: Al giorno di prevalenza erano residenti nell’isola 42 soggetti con SM. Di questi il 40,5% era nato fuori dall’isola e 4 pazienti avevano origine sarda. Il rapporto F:M è risultato pari a 2,8 e l’età media dei soggetti era di 49,8±12,6 anni. Per quanto riguarda le forme di malattia, il 16,7% dei pazienti aveva una forma CIS, il 61,9% una RR, il 16,7% una SP e il 4,8% una PP. Il grado di disabilità (EDSS) è risultato correlato (trend crescente) con la forma di malattia: EDSS pari a 1,5 per le forme CIS, 2,0 per le RR e 6,0 per le SP e PP. La durata di malattia, in media, era di 15,0±9,8 anni, con un range tra 0 e 37 anni. Il tasso di prevalenza grezzo è risultato pari a 131,5 (IC 95%: 99,8-177,7) per 100.000 (maschi 70,7; femmine 189,2 per 100.000). Il tasso di prevalenza standardizzato è risultato pari a 131,5 (IC 95%: 91,8-171,2) per 100.000. Il tasso di prevalenza sesso età specifico mostra un picco, per entrambi i sessi, nella classe di età tra 45-54 anni, mentre non ci sono casi prima dei 15 anni. Analizzando il periodo di latenza (ovvero la lunghezza in anni tra esordio dei sintomi e diagnosi di malattia) si osserva un trend negativo, statisticamente significativo, rispetto l’anno di esordio: infatti per i pazienti con esordio più recente, il periodo di latenza è diminuito rispetto a quello dei pazienti con esordio più remoto. CONCLUSIONI: Essendo il primo studio effettuato nell’isola, non è possibile fare confronti con dati precedenti. Il valore di prevalenza osservato dovrebbe essere comunque in linea con l’attuale prevalenza dell’Italia continentale e comunque inferiore a quella stimata in Sardegna (Pugliatti, 2009)

    Prevalenza della sclerosi multipla nell'isola d'Elba

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    Introduzione Le variazioni temporali e geografiche della frequenza di Sclerosi Multipla (SM) sono state molto studiate. Negli ultimi 30 anni, gli studi epidemiologici hanno evidenziato come la distribuzione della SM nei paesi dell’area mediterranea sia più complessa di quanto ritenuto in passato quando era comunemente accettato il modello correlato alla latitudine. Scarsi sono i dati di prevalenza relativi all’Italia centrale e in particolare ad oggi non sono noti dati pubblicati sulla dimensione della SM nella popolazione dell’isola d’Elba. Obiettivi Calcolare la prevalenza della SM nell’isola d’Elba dal momento che non ci sono dati disponibili in letteratura. Metodi L'isola d'Elba è l’isola più grande dell'Arcipelago Toscano. Al giorno di prevalenza, ovvero il 31/12/2010, la popolazione residente nell’isola era pari a 31.943 ab. I casi di SM sono stati identificati consultando le cartelle cliniche dell’ospedale e dell’ambulatorio di riferimento neurologico dell’isola. Sono stati arruolati nello studio tutti i pazienti con diagnosi di SM secondo i criteri di McDonald, residenti nell’isola al giorno di prevalenza. Sono stati calcolati i tassi di prevalenza grezzi e specifici (sesso e età) e il tasso standardizzato rispetto alla popolazione italiana del 2001. Gli intervalli di confidenza al 95% dei tassi di prevalenza sono stati calcolati assumendo una distribuzione di Poisson. Risultati Al giorno di prevalenza erano residenti nell’isola 42 soggetti con SM. Di questi il 40,5% era nato fuori dall’isola, e 4 soggetti avevano origine sarda. Il rapporto F:M è risultato pari a 2,8: infatti il 73,8% era di sesso femminile rispetto al 26,2% di sesso maschile. L’età media dei soggetti era di 49,8±12,6 anni e non si osservano differenze significative tra i sessi riguardo all’età. Per quanto riguarda le forme di malattia, il 16,7% dei pazienti aveva una forma CIS, il 61,9% una RR, il 16,7% una SP e il 4,8% una PP. Il grado di disabilità (EDSS) è risultato correlato (trend crescente) con la forma di malattia: EDSS pari a 1,5 per le forme CIS, 2,0 per le forme RR e 6,0 per le forme SP e PP. La durata di malattia, in media, era di 15,0±9,8 anni, con un range tra 0 e 37 anni. La durata media di malattia è risultata più alta per i maschi (19,3±9,5 anni) rispetto alle femmine (13,6±9,6 anni), ma tale differenza non è statisticamente rilevante. Il tasso di prevalenza grezzo era pari a 131,5 (IC 95%: 99,8-177,7) per 100.000 (maschi 70,7; femmine 189,2 per 100.000). Il tasso di prevalenza standardizzato era pari a 131,5 (IC 95%: 91,8-171,2) per 100.000

    Incidenza della sclerosi multipla in Toscana: uno studio basato su dati amministrativi

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    INTRODUZIONE L’Italia è un’area ad elevato rischio di sclerosi multipla (SM) con una prevalenza stimata di 75.000 casi e un’incidenza di 2.000 casi annui. Gli ultimi dati pubblicati sull’incidenza sono 5,5 casi/105 a Padova (2000-09), 6,6 a Genova (1998-2007) e 9,7 in Sardegna (2003-07). In Toscana è presente un registro regionale della SM ma, ad oggi, non è rappresentativo dell’intera popolazione. Una possibile alternativa per studiare l’epidemiologia è attraverso i dati amministrativi. Questi, infatti, coprono l’intera popolazione residente e vengono raccolti di routine in un modo standardizzato ai fini della gestione del servizio sanitario. Il nostro scopo è calcolare l’incidenza della SM in Toscana utilizzando dati amministrativi. METODI Per il calcolo dell’incidenza abbiamo creato il seguente algoritmo: ospedalizzazione in reparto per acuti e con diagnosi primaria di SM, esenzione attiva per SM, e prescrizione di farmaci specifici. I casi incidenti sono stati identificati come quei casi catturati dall’algoritmo non tracciati in precedenza nei flussi amministrativi, e la data della prima traccia è stata considerata quale data di diagnosi della SM. Da questa coorte di soggetti abbiamo selezionato i pazienti con un’età ≤ 55 anni, residenti in Toscana al momento della diagnosi e presenti in anagrafe da almeno 10 anni (o nati in Toscana se età <10). Abbiamo calcolato i tassi grezzi e standardizzati e gli intervalli di confidenza (IC) al 95% per gli anni 2011-2015. RISULTATI Abbiamo identificato, negli anni analizzati, 1.056 nuovi casi con un’incidenza che varia da 5,04/105 nel 2011 a 6,02 casi/105nel 2015 (Tab 1). Nelle donne l’incidenza è circa due volte più alta rispetto agli uomini con un range che va da 6,48 a 7,96/105 nelle donne, e da 3,49 a 3,93/105 negli uomini. CONCLUSIONI L’incidenza calcolata risulta elevata, soprattutto nelle donne, ma comunque in linea ai dati pubblicati in altre Regioni, al di là dei bias metodologici legati all’uso di dati amministrativi

    Breakthrough SARS-CoV-2 infections after COVID-19 mRNA vaccination in MS patients on disease modifying therapies during the Delta and the Omicron waves in Italy

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    Background In this study we aimed to monitor the risk of breakthrough SARS-CoV-2 infection in patients with MS (pwMS) under different DMTs and to identify correlates of reduced protection.Methods This is a prospective Italian multicenter cohort study, long-term clinical follow-up of the CovaXiMS (Covid-19 vaccine in Multiple Sclerosis) study. 1855 pwMS scheduled for SARS-CoV-2 mRNA vaccination were enrolled and followed up to a mean time of 10 months. The cumulative incidence of breakthrough Covid-19 cases in pwMS was calculated before and after December 2021, to separate the Delta from the Omicron waves and to account for the advent of the third vaccine dose.Findings 1705 pwMS received 2 m-RNA vaccine doses, 21/28 days apart. Of them, 1508 (88.5%) had blood assessment 4 weeks after the second vaccine dose and 1154/1266 (92%) received the third dose after a mean interval of 210 days (range 90-342 days) after the second dose. During follow-up, 131 breakthrough Covid-19 infections (33 during the Delta and 98 during the Omicron wave) were observed. The probability to be infected during the Delta wave was associated with SARS-CoV-2 antibody levels measured after 4 weeks from the second vaccine dose (HR=0.57, p &lt; 0.001); the protective role of antibodies was preserved over the whole follow up (HR=0.57, 95%CI=0.43-0.75, p &lt; 0.001), with a significant reduction (HR=1.40, 95%CI=1.01-1.94, p=0.04) for the Omicron cases. The third dose significantly reduced the risk of infection (HR=0.44, 95%CI=0.21-0.90,p=0.025) during the Omicron wave.Interpretation The risk of breakthrough SARS-CoV-2 infections is mainly associated with reduced levels of the virus-specific humoral immune response. Copyright (c) 2022 The Authors. Published by Elsevier B.V. This is an open access article under the CC BY-NC-ND license (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/

    COVID-19 Severity in Multiple Sclerosis: Putting Data Into Context

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    BACKGROUND AND OBJECTIVES: It is unclear how multiple sclerosis (MS) affects the severity of COVID-19. The aim of this study is to compare COVID-19-related outcomes collected in an Italian cohort of patients with MS with the outcomes expected in the age- and sex-matched Italian population. METHODS: Hospitalization, intensive care unit (ICU) admission, and death after COVID-19 diagnosis of 1,362 patients with MS were compared with the age- and sex-matched Italian population in a retrospective observational case-cohort study with population-based control. The observed vs the expected events were compared in the whole MS cohort and in different subgroups (higher risk: Expanded Disability Status Scale [EDSS] score &gt; 3 or at least 1 comorbidity, lower risk: EDSS score 64 3 and no comorbidities) by the \u3c72 test, and the risk excess was quantified by risk ratios (RRs). RESULTS: The risk of severe events was about twice the risk in the age- and sex-matched Italian population: RR = 2.12 for hospitalization (p &lt; 0.001), RR = 2.19 for ICU admission (p &lt; 0.001), and RR = 2.43 for death (p &lt; 0.001). The excess of risk was confined to the higher-risk group (n = 553). In lower-risk patients (n = 809), the rate of events was close to that of the Italian age- and sex-matched population (RR = 1.12 for hospitalization, RR = 1.52 for ICU admission, and RR = 1.19 for death). In the lower-risk group, an increased hospitalization risk was detected in patients on anti-CD20 (RR = 3.03, p = 0.005), whereas a decrease was detected in patients on interferon (0 observed vs 4 expected events, p = 0.04). DISCUSSION: Overall, the MS cohort had a risk of severe events that is twice the risk than the age- and sex-matched Italian population. This excess of risk is mainly explained by the EDSS score and comorbidities, whereas a residual increase of hospitalization risk was observed in patients on anti-CD20 therapies and a decrease in people on interferon

    Breakthrough SARS-CoV-2 infections in MS patients on disease-modifying therapies

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    Background: Patients with multiple sclerosis (pwMS) treated with anti-CD20 or fingolimod showed a reduced humoral response to SARS-CoV-2 vaccines. Objective: In this study we aimed to monitor the risk of breakthrough SARS-CoV-2 infection in pwMS on different disease-modifying therapies (DMTs). Methods: Data on the number of vaccinated patients and the number of patients with a breakthrough infection were retrospectively collected in 27 Italian MS centers. We estimated the rate of breakthrough infections and of infection requiring hospitalization per DMT. Results: 19,641 vaccinated pwMS were included in the database. After a median follow-up of 8 months, we observed 137 breakthrough infections. Compared with other DMTs, the rate of breakthrough infections was significantly higher on ocrelizumab (0.57% vs 2.00%, risk ratio (RR) = 3.55, 95% CI = 2.74-4.58, p &lt; 0.001) and fingolimod (0.58% vs 1.62%, RR = 2.65, 95% CI = 1.75-4.00, p &lt; 0.001), while there were no significant differences in any other DMT group. In the ocrelizumab group the hospitalization rate was 16.7% versus 19.4% in the pre-vaccination era (RR = 0.86, p = 0.74) and it was 3.9% in all the other DMT groups versus 11.9% in the pre-vaccination period (RR = 0.33, p = 0.02). Conclusions: The risk of breakthrough SARS-CoV-2 infections is higher in patients treated with ocrelizumab and fingolimod, and the rate of severe infections was significantly reduced in all the DMTs excluding ocrelizumab

    Antibody response elicited by the SARS-CoV-2 vaccine booster in patients with multiple sclerosis: Who gains from it?

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    Background and purpose: Although two doses of COVID-19 vaccine elicited a protective humoral response in most persons with multiple sclerosis (pwMS), a significant group of them treated with immunosuppressive disease-modifying therapies (DMTs) showed less efficient responses. Methods: This prospective multicenter observational study evaluates differences in immune response after a third vaccine dose in pwMS. Results: Four hundred seventy-three pwMS were analyzed. Compared to untreated patients, there was a 50-fold decrease (95% confidence interval [CI] = 14.3–100.0, p &lt; 0.001) in serum SARS-CoV-2 antibody levels in those on rituximab, a 20-fold decrease (95% CI = 8.3–50.0, p &lt; 0.001) in those on ocrelizumab, and a 2.3-fold decrease (95% CI = 1.2–4.6, p = 0.015) in those on fingolimod. As compared to the antibody levels after the second vaccine dose, patients on the anti-CD20 drugs rituximab and ocrelizumab showed a 2.3-fold lower gain (95% CI = 1.4–3.8, p = 0.001), whereas those on fingolimod showed a 1.7-fold higher gain (95% CI = 1.1–2.7, p = 0.012), compared to patients treated with other DMTs. Conclusions: All pwMS increased their serum SARS-CoV-2 antibody levels after the third vaccine dose. The mean antibody values of patients treated with ocrelizumab/rituximab remained well below the empirical "protective threshold" for risk of infection identified in the CovaXiMS study (&gt;659 binding antibody units/mL), whereas for patients treated with fingolimod this value was significantly closer to the cutoff
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