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    Il viaggio ai tempi della globalizzazione: il ruolo della Medicina dei Viaggiatori nella tutela della salute collettiva. L'esperienza dell'Ambulatorio di Medicina del Viaggiatore dell'ASL2 di Lucca.

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    Negli ultimi anni è in costante aumento il numero dei viaggiatori internazionali e questo fenomeno ha incrementato sensibilmente la possibilità di trasmissione e diffusione di malattie infettive a livello globale. L’aumento dei viaggi e dei viaggiatori internazionali, la rapidità e la facilità degli spostamenti, i crescenti flussi migratori di soggetti provenienti da Paesi in via di sviluppo, sono solo alcuni dei fattori che hanno contribuito ad aumentare il rischio di diffusione “internazionale” delle patologie infettive. Le recenti epidemie di febbre emorragica da virus Ebola, sono forse la dimostrazione più lampante di come ogni emergenza sanitaria, anche la più lontana geograficamente, a causa dell’enorme aumento della mobilità delle persone, possa avere importanti ripercussioni sullo stato di salute dell’intera popolazione mondiale. In quest’ottica, indipendentemente dal motivo del viaggio, la prevenzione delle malattie d’importazione nei viaggiatori è di primaria importanza non solo per la tutela della salute del singolo individuo ma anche per quella della comunità in cui vive. La Medicina dei Viaggiatori, proprio grazie alla sua attività di promozione e protezione della salute dei singoli viaggiatori, sta diventando sempre di più un valido strumento di sanità pubblica per la protezione e la difesa della salute collettiva. Strumenti preventivi come la consulenza pre-viaggio, le vaccinazioni e la chemioprofilassi rivestono un ruolo primario nella lotta alle patologie d’importazione. La conoscenza delle principali destinazioni, delle caratteristiche demografiche e cliniche dei viaggiatori, della loro adesione alle misure di prevenzione così come la comprensione di come i pericoli siano avvertiti e assimilati da un soggetto che si prepara ad un viaggio, può aiutare il medico dei servizi di Medicina dei Viaggiatori a effettuare un intervento tarato sulle specificità del singolo viaggiatore. Scopo principale di questo lavoro è stato quello di analizzare le caratteristiche demografiche e le misure preventive adottate dai viaggiatori (anche in relazione alla destinazione, al motivo del viaggio e alle patologie preesistenti) che si sono rivolti negli ultimi sei anni all’ambulatorio di Medicina dei Viaggiatori del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL2 di Lucca. Secondariamente, considerando che la percezione del rischio è l’elemento fondamentale per l’adozione di comportamenti atti a prevenire possibili eventi avversi, si è deciso di studiare e analizzare la percezione del rischio, nei viaggiatori afferenti all’Ambulatorio tra il 1° luglio 2013 e il 31 marzo 2014, relativamente a patologie ed eventi avversi in riferimento alla destinazione. Dopo una breve disamina dei principali rischi connessi ai viaggi, si parlerà di un piccolo focolaio di epatite A “d’importazione” quale esempio emblematico delle possibili conseguenze economiche e sanitarie che la mancata adozione di precauzioni, profilassi e vaccinazioni da parte dei viaggiatori, può avere sull’intera collettività. Verranno poi esaminate l’attività, l’organizzazione e le prestazioni erogate dal servizio di Medicina dei Viaggiatori del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL2 di Lucca mettendone in risalto gli aspetti di pubblica utilità. Dallo studio emergerà in maniera evidente un dato molto preoccupante, ovvero che nella maggioranza dei casi il viaggiatore non ha consapevolezza dei rischi che un determinato viaggio può comportare o cosa forse ancora più grave, ne ha una percezione completamente sbagliata. I risultati di questa tesi mostreranno chiaramente come l’attività dell’Ambulatorio di Medicina dei Viaggiatori non si limiti alla semplice tutela del viaggiatore ma risulti altresì un efficace strumento per promuovere la cultura della prevenzione vaccinale e non, tra la popolazione adulta, così come auspicato sia dal Piano Nazionale di Prevenzione vaccinale 2012-2014 che dal Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018. Concludendo, si mostrerà come l’attività dell’Ambulatorio di Medicina dei Viaggiatori promuovendo la cultura della prevenzione, sensibilizzando ed educando i viaggiatori sui possibili rischi correlati ai viaggi e sulle opportune misure profilattiche e comportamentali da adottare, rappresenti un importante strumento nell’ottica nella promozione e difesa della salute non solo del singolo viaggiatore ma anche della collettività

    Influenza di differenti livelli di attivita' fisica sulle alterazioni vascolari dei pazienti ipertesi non trattati farmacologicamente

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    L’ipertensione arteriosa è caratterizzata da alterazioni vascolari precoci quali la disfunzione endoteliale e l’aumento della rigidità arteriosa, che sono oggi considerate predittori indipendenti dello sviluppo di eventi cardiovascolari. La sedentarietà rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare. Studi d’intervento hanno dimostrato che l’esercizio fisico, specie se di tipo aerobico, riduce il rischio cardiovascolare e i valori di pressione arteriosa. Tuttavia, non è ancora chiaro se tali effetti si verifichino anche in pazienti con ipertensione arteriosa essenziale. Pertanto lo scopo di questa tesi è stato quello di valutare il rapporto tra l’attività fisica svolta abitualmente e le alterazioni vascolari nei pazienti ipertesi. A tale scopo sono stati reclutati 238 pazienti ipertesi essenziali non trattati farmacologicamente suddivisi in tre gruppi in base all’età: 55 anni. L’attività fisica abituale è stata valutata mediante un questionario validato, suddividendo poi i pazienti in sedentari (assenza di una qualsiasi attività sportiva) e attivi. La funzione endoteliale è stata valutata a livello dell’arteria omerale con tecnica ecografica come vasodilatazione indotta dall’aumento di flusso causato dall’iperemia reattiva post-ischemica (FMD). La vasodilatazione endotelio-indipendente è stata ottenuta con la somministrazione di nitroglicerina (NTG, 25 microgrammi) sublinguale. Per la valutazione della rigidità arteriosa è stata utilizzata tecnica tonometrica con analisi della morfologia dell’onda pressoria (con calcolo dell’augmentation index, AIx, indice di riflessione dell’onda in periferia) e calcolo della velocità dell’onda sfigmica (pulse wave velocity, PWV) carotido-femorale, indice diretto della rigidità aortica. Nei pazienti con età < 40 anni la funzione endoteliale, valutata con la FMD, è risultata significativamente ridotta nei sedentari rispetto ai coetanei fisicamente attivi. Tale differenza si riduceva però con l’aumentare dell’età. La vasodilatazione endotelio-indipendente indotta dalla NTG non ha invece mostrato differenze significative tra i soggetti attivi e quelli sedentari. Analogamente alla funzione endoteliale, i pazienti attivi mostravano livelli più bassi di AIx rispetto ai loro coetanei sedentari, ma questa differenza si riduceva progressivamente con l’aumentare dell’età. Al contrario la PWV carotido-femorale è risultata più bassa nei soggetti fisicamente attivi in tutti i gruppi, indipendentemente dall’età. Questi risultati suggeriscono che nei pazienti ipertesi giovani, in assenza di terapia farmacologica, una regolare attività fisica si associa a una preservata funzione endoteliale e a una ridotta rigidità arteriosa. Con l’aumentare dell’età, l’attività fisica abituale non sembra più associata a un effetto benefico sulla funzione endoteliale mentre rimane in relazione ad una minore rigidità aortica. Saranno necessari futuri studi per valutare l’effetto dell’eventuale terapia farmacologica nell’interazione tra attività fisica e alterazioni funzionali e strutturali che caratterizzano l’invecchiamento e l’ipertensione arteriosa

    Treatment of patellofemoral chondropathy with BIOART

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    The patellofemoral syndrome is characterized by morpho-functional alterations, mainly caused by a misalignment or dysplasia of the patella and/or femoral trochlea. The treatment of this chondropathy is mostly conservative. Furthermore, clinical practice seeks to use “chondroprotective” drugs and supplements, capable of counteracting degenerative processes, favoring the normalization of articular cartilage and synovial fluid. However, to date there are no effective and lasting treatments aimed at restoring joint function.Objective: The aim of the study is to evaluate the efficacy and tolerability of the medical device “Bioart”, based on equine collagen, in patients suffering from patellofemoral chondropathy.&nbsp;Results: All patients enrolled in the study (N = 23) showed a consistent improvement in the algic component and functional limitation related to the chondro-arthrosic process within 12 weeks.&nbsp;Conclusion: The data showed that Bioart is able to improve the clinical-functional picture of treated patients. Furthermore, the absence of side effects and cost reduction improved adherence to therapy.</p

    Physical Exercise Improves Total Antioxidant Capacity and Gene Expression in Rat Hippocampal Tissue

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    Exercise may exert beneficial effects on cognitive functions and play an important role in the prevention of neurodegenerative diseases. Such effects seem to be mediated by changes in anti-oxidative status, but limited information is available on the nature of molecular pathways supporting the antioxidant effects of exercise in the brain. In this study 3-5-month-old male Wistar albino rats were subjected to three times/week moderate intensity exercise on a rodent treadmill for a period of 6 weeks. The tissue antioxidant activity towards various reactive oxygen species (ROS) was determined in the hippocampus. In addition, to identify the molecular pathways that may be involved in ROS metabolism, the expression of nerve growth factor (NGF) and sirtuins (SIRT1 and SIRT3) were measured. Our results showed a higher antioxidant activity in the hippocampus of physically trained rats compared to sedentary controls. Furthermore, exercise induced an up-regulation of NGF, possibly related to an improved redox balance in the hippocampus. These results suggest that physical exercise might prevent age-induced oxidative damage in the hippocampus
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