9 research outputs found

    Vaccine immune pressure influences viral population complexity of avian influenza virus during infection

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    Vaccines are useful tools to control influenza A virus infection in poultry, but they need to be periodically reformulated to guarantee appropriate protection from infection and to limit viral replication and circulation, which could favour the emergence of new variants. In this study, a deep sequencing approach was used to characterize and follow the evolution of the hemagglutinin of the H5N1 highly pathogenic avian influenza viral population in infected animals vaccinated with two vaccines conferring different protection levels. Results from this preliminary investigation suggested that the evolution of the viral population, as well as the abundance and heterogeneity of minority variants could be influenced by the immune pressure conferred by vaccination

    The feasibility of using passive injectable transponders in field operations for individual identification of sheep in Italy

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    This trial evaluates the feasibility of using passive injectable transponders (PITs) in field operations by testing identification procedures on 185 one-year-old Biellese ewes reared under nomadic farming conditions. Commercial PITs of 3.85 ± 0.05 mm × 31.2 mm were used at two application sites, the armpit and the retro-auricular region. The two application sites were compared taking into account the ease of injection, animal reaction, injection duration, inflammatory response, PIT readability at up to 12 months post-injection and PIT recovery at the slaughterhouse. The injection site influenced the reaction of the animal and the ease and duration of the injection, but it did not affect the palpation and the reading findings during the rearing period. The injection site also influenced the PIT retrieval at the slaughterhouse depending on the operator who recovered the PIT. The readability values observed at the end of the observation period for both injection sites (83% in the retro-auricular region and 79% in the armpit region) were too low to be suitable for long-term animal identification. In addition, the failed retrieval of PITs at slaughter, determined the destruction of 40 (22%) carcases to avoid any risks in the food chain. These findings suggest that the limited use of PITs is indicated when other methods of electronic identification cannot be employed, while a wider application of the device tested in the present study is not recommended in farming practices

    Helicobacter pylori Bacteremia: An Unusual Finding

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    We report a case of Helicobacter pylori transient bacteremia in a woman with ulcerated antral gastric cancer. The patient was hospitalized for laparoscopy and subtotal gastrectomy. After surgery she developed fever (39°C) and was empirically treated with levofloxacin. Blood cultures, collected and sent immediately to Laboratory, were positive for a spiral Gramnegative bacterium. This isolate was identified as H. pylori and the specific susceptibility test was performed. One day after the fever was decreased but antibiotic treatment with levofloxacin was continued and it was maintained until discharge. In summary, H. pylori transient bacteremia may occur as a rare complication after stomach surgery. Further studies are necessary to elucidate the potential role of H. pylori presence in blood

    Le malattie professionali nella pratica clinica: contributo casistico

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    Introduzione La patologia professionale che giunge all’osservazione clinica varia nel corso degli anni, come conseguenza delle mutazioni dei cicli tecnologici e delle mansioni. Conoscere tali cambiamenti permette di perfezionare gli interventi preventivi e i percorsi diagnostici. Metodi Analisi dei casi di malattie professionali segnalate dall’ICS Maugeri alle Autorità Competenti nel periodo 1 gennaio 2011 - 31 gennaio 2019, e confronto con analoghi studi precedenti (1982-2010). Risultati Nel periodo considerato, sono stati segnalati 285 casi su 261 pazienti: 178 maschi e 83 femmine; età: 19-88 anni (media: 53). Rimangono frequenti, seppur in riduzione rispetto al passato, le patologie dell’apparato respiratorio (101 casi), di cui 72 correlate all’amianto (54 casi di placche pleuriche, 13 di mesotelioma e 5 di asbestosi) e le restanti suddivise tra pneumoconiosi (n=7), asma bronchiale (n=9), BPCO (n=2) e altre interstiziopatie (n=2). In aumento le patologie da sovraccarico biomeccanico del rachide (n=22), dell’arto superiore (n=65) e dell’arto inferiore (n=2). Stabili i casi di ipoacusia da rumore (n=17). Pressoché raddoppiati rispetto al quinquennio precedente i disturbi psichiatrici lavoro-correlati (da 17 casi a 47). Segnalati 4 casi di saturnismo. Conclusione Si conferma la progressiva riduzione del numero di malattie professionali diagnosticate in ambito ospedaliero [1-3]. Tuttavia, rispetto agli anni precedenti risultano in aumento i casi asbesto-correlati, tutti dovuti a esposizioni antecedenti la Legge 257/1992. Risulta preoccupante l’aumento, rispetto agli anni precedenti, dei casi di disturbi di disadattamento, ansia e disturbo da stress post-traumatico, in parte dovuti a mobbing sul posto di lavoro. Su 47 casi, 31 sono soggetti di sesso femminile. Pure in aumento le patologie da sovraccarico biomeccanico dell’apparato locomotore, sia per una maggiore sensibilità ed efficacia diagnostica, sia per un aggiornamento delle tabelle dal Decreto Ministeriale del 10 Giugno 2014, che pone maggiore attenzione alle patologie muscolo-scheletriche da agenti fisici. Tali patologie, pur non rappresentando un pericolo per la vita del lavoratore, influenzano negativamente sia la performance lavorativa, sia la qualità della vita. In termini di efficacia degli interventi di prevenzione, risulta rilevante la progressiva riduzione dei casi di ipoacusia, ma soprattutto dei casi di allergopatie respiratorie (9 casi di asma, 9 di oculorinite) e cutanee (10 DAC). Tale riduzione riflette il miglioramento degli interventi di prevenzione primaria e di educazione sanitaria dei lavoratori (ad esempio riguardo il corretto utilizzo dei DPI)

    Le problematiche lavorative del nefropatico: considerazioni su 3 casi clinici

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    Introduzione Nonostante l’elevata prevalenza di nefropatie croniche nella popolazione generale (secondo alcune stime in Italia superiore al 10%) e quindi in quella lavorativa, non esistono nella letteratura scientifica specifiche linee guida sulla sorveglianza sanitaria dei lavoratori affetti da malattie renali (ed eventualmente sottoposti a trattamento dialitico o trapianto renale). Alcune indicazioni sono state recentemente fornite da Franchini e Bergamaschi. Obiettivi Analisi delle problematiche lavorative poste da 3 casi di insufficienza renale cronica. Metodi Valutazione interdisciplinare: medicina del lavoro e nefrologia. Risultati Caso 1 (54 anni): ausiliario di vendita in supermercato dall’età di 23 anni. A 32 anni, diagnosi di rene policistico (forma autosomica dominante: ADPKD) e ipertensione arteriosa. A 40 anni insorgenza di lombalgia per spondilodiscopatia. Avvia contenzioso per ottenere limitazioni alla mansione, concluso con giudizio dell’Organo di vigilanza (controindicate: mansioni comportanti MMC > 10 kg, mantenimento prolungato di stazione fissa, deambulazioni reiterate). A 52 anni peggioramento clinico con confezionamento di fistola artero-venosa per emodialisi; attualmente in terapia dialitica. Avvia azione penale contro il datore di lavoro per lesioni personali, con esito negativo dopo consulenza tecnica disposta dalla Procura. Caso 2 (43 anni): visita di secondo livello (Ex art. 5 L. 300-70) di preparatore merci in supermercato dall’età di 28 anni. A 30 anni, riscontro di insufficienza renale terminale da glomerulonefrite non accertata istologicamente richiedente dialisi eseguita per 10 anni, successivo trapianto renale. Giudicata idonea con le seguenti limitazioni: non concessa MMC > 5 kg (almeno per i primi 6 mesi); vietato l'utilizzo di transpallet con salita a bordo; vietati i lavori in altezza; evitare sbalzi termici eccessivi. Caso 3 (47 anni): visita di secondo livello (Ex art. 5 L. 300-70) di operaio generico con anamnesi di malattia renale cronica secondaria a reflusso vescico-ureterale comportante nefrectomia destra e ureteroplastica sinistra (1997), inizio dialisi (1999), trapianto renale (2001). Inoltre, dal 2013 seguito dal CPS di competenza per ritardo mentale lieve e disturbo dell'adattamento. Idoneo con la seguente limitazione: non concessa MMC > 10 kg. Inoltre, si raccomanda di organizzare il lavoro con la giusta tempistica e di richiedere l'osservanza dei tempi stessi; evitando di sovraccaricare le giornate lavorative con più compiti in un arco di tempo troppo ristretto. Conclusione I lavoratori affetti da patologie renali sono frequenti nella pratica della medicina del lavoro. Essi pongono il duplice problema dell’idoneità alla mansione e del nesso di causa fra lavoro e patologia da cui sono affetti. Esiste una criticità decisionale per mancanza di linee guida, solo in parte ovviata da visite di secondo livello

    Poly(lipoic acid)-Based Nanoparticles as Self-Organized, Biocompatible, and Corona-Free Nanovectors

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    Herein we present an innovative approach to produce biocompatible, degradable, and stealth polymeric nanoparticles based on poly(lipoic acid), stabilized by a PEG-ended surfactant. Taking advantage of the well-known thiol-induced polymerization of lipoic acid, a universal and nontoxic nanovector consisted of a solid cross-linked polymeric matrix of lipoic acid monomers was prepared and loaded with active species with a one-step protocol. The biological studies demonstrated a high stability in biological media, the virtual absence of "protein" corona in biological fluids, the absence of acute toxicity in vitro and in vivo, complete clearance from the organism, and a relevant preference for short-term accumulation in the heart. All these features make these nanoparticles candidates as a promising tool for nanomedicine

    Poly(lipoic acid)-based nanoparticles as a new therapeutic tool for delivering active molecules

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    Pluronic-coated polylipoic acid-based nanoparticles (F127@PLA-NPs) have great potential as biodegradable nanovectors for delivering active molecules to different organs in complex diseases. In this study we describe the in vivo biodistribution, safety and ability to deliver molecules of F127@PLA-NPs in healthy rats following intravenous administration. Adult rats were injected with 10 mg/kg of rhodamine B-labeled F127@PLA-NPs, and NPs fluorescence and MFI rate were measured by confocal microscopy in whole collected organs. The NPs accumulation rate was maximal in the heart, compared to the other organs. At the cellular level, myocytes and kidney tubular cells showed the highest NPs uptake. Neither histopathological lesion nor thrombogenicity were observed after NPs injection. Finally, F127@PLA-NPs were tested in vitro as miRNAs delivery nanosystem, and they showed good ability in targeting cardiomyocytes. These results demonstrated that our F127@PLA-NPs constitute a biological, minimally invasive and safe delivery tool targeting organs and cells, such as heart and kidney

    Host Response of Syrian Hamster to SARS-CoV-2 Infection including Differences with Humans and between Sexes

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    The emergence of severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2) has highlighted the importance of having proper tools and models to study the pathophysiology of emerging infectious diseases to test therapeutic protocols, assess changes in viral phenotypes, and evaluate the effects of viral evolution. This study provided a comprehensive characterization of the Syrian hamster (Mesocricetus auratus) as an animal model for SARS-CoV-2 infection using different approaches (description of clinical signs, viral load, receptor profiling, and host immune response) and targeting four different organs (lungs, intestine, brain, and PBMCs). Our data showed that both male and female hamsters were susceptible to the infection and developed a disease similar to the one observed in patients with COVID-19 that included moderate to severe pulmonary lesions, inflammation, and recruitment of the immune system in the lungs and at the systemic level. However, all animals recovered within 14 days without developing the severe pathology seen in humans, and none of them died. We found faint evidence for intestinal and neurological tropism associated with the absence of lesions and a minimal host response in intestines and brains, which highlighted another crucial difference with the multiorgan impairment of severe COVID-19. When comparing male and female hamsters, we observed that males sustained higher viral RNA shedding and replication in the lungs, suffered from more severe symptoms and histopathological lesions, and triggered higher pulmonary inflammation. Overall, these data confirmed the Syrian hamster as a suitable model for mild to moderate COVID-19 and reflected sex-related differences in the response against the virus observed in humans
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