10 research outputs found

    Apportioning of Risks via Stochastic Dominance

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    Consider a simple two-state risk with equal probabilities for the two states. In particular, assume that the random wealth variable Xi dominates Yi via ith-order stochastic dominance for i = M,N. We show that the 50-50 lottery [XN + YM, YN + XM] dominates the lottery [XN + XM, YN + YM] via (N + M)th-order stochastic dominance. The basic idea is that a decision maker exhibiting (N + M)th-order stochastic dominance preference will allocate the state-contingent lotteries in such a way as not to group the two "bad" lotteries in the same state, where "bad" is defined via ith-order stochastic dominance. In this way, we can extend and generalize existing results about risk attitudes. This lottery preference includes behavior exhibiting higher order risk effects, such as precautionary effects and tempering effects.downside risk, precautionary effects, prudence, risk apportionment, risk aversion, stochastic dominance, temperance

    The bipolar Choquet integral representation

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    Heterogeneity in Risky Choice Behaviour in a Broad Population

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    We analyse risk preferences using an experiment with real incentives in a representative sample of 1,422 Dutch respondents. Our econometric model incorporates four structural parameters that vary with observed and unobserved characteristics: Utility curvature, loss aversion, preferences towards the timing of uncertainty resolution, and the propensity to choose randomly rather than on the basis of preferences. We find that all four parameters contribute to explaining choice behaviour. The structural parameters are significantly associated with socio-economic variables, but it is essential to incorporate unobserved heterogeneity in each of them to match the rich variety of choice patterns in the data.risk aversion, loss aversion, uncertainty resolution, field experiments

    Heterogeneity in Risky Choice Behavior in a Broad Population

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    We analyse risk preferences using an experiment with real incentives in a representative sample of 1,422 Dutch respondents. Our econometric model incorporates four structural parameters that vary with observed and unobserved characteristics: Utility curvature, loss aversion, preferences towards the timing of uncertainty resolution, and the propensity to choose randomly rather than on the basis of preferences. We find that all four parameters contribute to explaining choice behaviour. The structural parameters are significantly associated with socio-economic variables, but it is essential to incorporate unobserved heterogeneity in each of them to match the rich variety of choice patterns in the data.risk aversion;loss aversion;uncertainty resolution;field experiments

    Are time preference and risk preference associated with cognitive intelligence and emotional intelligence?

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    The authors investigated whether cognitive intelligence (intelligence quotient [IQ]) and emotional intelligence (emotional quotient [EQ]) meaningfully correlate with time preference and risk preference, finding solid evidence in support. In the realm of time preference, high-EQ individuals are less subject to present (or future) bias and more patient. Further, high-IQ subjects tend to exhibit preferences that conform to expected utility maximization. While recent research on the relationship between cognitive ability and preferences has provided important insights, the results suggest that both cognitive intelligence and emotional intelligence matter

    Cumulative Prospect Theory e sue evoluzioni

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    Questo mio percorso intende porre l’accento a una tematica in continua evoluzione, quella delle scelte o decisioni in condizione di incertezza e in modo particolare concentrandomi sull’ultima teoria implementata per tali scelte, la Cumulative Prospect Theory (CPT). In base alla teoria delle decisioni, si evidenzia che queste si classificano in decisioni certe, rischiose e incerte. È facilmente intuibile che quando vi è perfetta conoscenza del futuro, ad ogni azione corrisponde una unica conseguenza (analisi decisionale in condizioni di certezza) pertanto in questi casi il decisore è in grado di determinare a priori gli effetti relativi alla propria scelta, ma generalmente il decisore non è in grado di stabilire esattamente a quale conseguenza condurrà un azione specie laddove questa, è influenzata da svariati fattori esterni, dalle condizioni del contesto o da altri motivi che rendono incerto l’esito. I concetti di rischio e di incertezza nel mio elaborato saranno utilizzati quasi indifferentemente l’uno dall’altro. E’ importante però sottolineare come nell’ambito della teoria economica essi abbiano spesso assunto connotati ben distinti. In particolare, nella sua opera del 1920 Risk, Uncertainty and Profit, l’economista americano Frank Knight per primo fece riferimento al concetto di “rischio” in relazione ad eventi non certi, ma alle cui possibili realizzazioni è sensato assegnare delle probabilità, mentre accosto il concetto di “incertezza” a eventi talmente imprevedibili per cui non è in alcun modo possibile associare delle probabilità alle loro realizzazioni. Questa è una distinzione però che a poco a poco ha perso di validità. Alcuni autori, quelli che si richiamano alla scuola bayesiana-soggettivista, non accettano la tripartizione delle decisioni in quanto ritengono, non solo possibile, ma anche necessario, per una risoluzione ottimale dei problemi decisionali, procedere all’introduzione di una misura della plausibilità (probabilità soggettiva) dei vari stati di natura facendo così cadere la distinzione tra situazioni di rischio e situazioni di incertezza. Fatta questa premessa e bene quindi sottolineare come le decisioni economiche vengono prese quasi sempre in condizioni di incertezza. Non vi è da sorprendersi quindi che il tipo e il grado di incertezza percepita dall’agente economico ne influenzino in modo cruciale le scelte. Gli sviluppi fondamentali hanno riguardato l’introduzione sistematica dell’incertezza nei tre seguenti filoni di ricerca; teoria dei giochi, teoria dell’equilibrio economico generale, e teoria delle decisioni. In questo elaborato mi sono concentrato sulle implicazioni relative a quest’ultimo filone di studi, in particolare nella prima parte della tesi sono andato a sviluppare da un punto di vista quasi storico quello che è ad oggi lo stato dell’arte della materia. Da questo punto di vista quello che emerge è un dualismo fra due tesi economiche quella classica con la sua visione di iper-razionalità e quella sperimentale e comportamentale che attraverso appunto esperimenti sul campo si fa carico di spiegare i comportamenti che spingono i diversi soggetti a determinate scelte o decisioni. La teoria economica si è sempre interessata al comportamento e alle motivazioni dei consumatori. Si ritiene che la maggior parte delle azioni nei mercati sia governata da comportamenti “razionali”, intendendo questo aggettivo nella nozione più ampia e generale di sensato pianificato e coerente. Cosa intendono gli economisti per razionale è già un qualcosa di più specifico, in tal senso chiarificatrici possono essere le parole di H. Simon, “l’uomo razionale nella teoria economica è un massimizzatore che non si accontenterà che del meglio”. Benchè questo modello di comportamento del consumatore domini l’analisi economica contemporanea, tra gli economisti vi è pero anche una lunga tradizione che ne critica la validità e ha suggerito la ricerca di alternative. Partendo quindi dall’analisi della teoria classica e dallo studio dell’utilità attesa (expected utility EU) e individuando una letteratura economica nella fattispecie piuttosto ampia, dalle prime ipotesi di Daniel Bernoulli, alle teorie di Oskar Morgenstern e John von Neumann, si passa ad analizzare tutta una serie di limiti e di paradossi (Allais, Elsberg), che inevitabilmente hanno posto le basi per una chiave di lettura diversa. All’interno della disciplina comincia a diventare importante anche il ruolo della psicologia ed inevitabilmente questo porta ad una evoluzione della teoria dell’utilità attesa e alla nascita della “teoria del prospetto” (1979), ad opera di due psicologi israeliani, Daniel Kahneman e Amos Tversky, che è valsa al primo nel 2002 la vittoria del premio Nobel per l’economia, con la seguente motivazione “per avere integrato contributi della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente per quel che riguarda il giudizio umano e le scelte in condizioni di incertezza”. La teoria del prospetto costituisce il prius logico nonché storico del modello trattato, per tale ragione a fine primo capitolo si è cercato di spiegare in modo sintetico il primo modello implementato da Kahneman e Tversky. In tale modello però sono presenti alcuni limiti che di fatto portano gli stessi autori nel 1992 a rivedere la prospect theory e trasformala in “Cumulative Prospect Theory”. L’ultimo stadio riconosciuto dalla comunità scientifica riguardante le teorie sulle scelte in condizioni di incertezza, ad oggi è proprio la teoria del prospetto cumulato CPT, che rappresenta la principale alternativa all’EUT. Nello specifico il modello sarà trattato tecnicamente nel secondo capitolo, dove andremo anche ad analizzare le critiche più recenti che di fatto stanno cercando di portare il modello ad un livello di precisione più alto e in relazione a ciò andremo a vedere gli studi di Wu e Markle e di Birnbaum-Bahra e quella che è di fatto una nuova versione del modello CPT, la Bipolar Cumulative Prospect Theory (BCPT), quest’ultimo modello di fatto risulta essere ad oggi ancora molto sperimentale e poco applicato per via dell’indubbia maggiore complessità. Nel terzo ed ultimo capitolo, infine, ho analizzato empiricamente il modello CPT seguendo i parametri che sono stati individuati da Kahneman e Tversky, ho quindi cercato di riproporre l’esperimento originale avanzando un indagine su un campione di riferimento, per capire che tipo di atteggiamento le persone hanno di fronte al rischio e cercando poi nella fattispecie di capire se dai risultati riscontrati ci sono differenze con i parametri e le evidenze tratte dai due psicologi israeliani, o più in generale con quelli individuati negli ultimi anni nella letteratura

    Violations of Cumulative Prospect Theory in Mixed Gambles with Moderate Probabilities

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    Violations of Cumulative Prospect Theory in Mixed Gambles with Moderate Probabilities

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    In a classroom choice experiment with mixed gambles and moderate probabilities, we find severe violations of cumulative prospect theory (CPT) and of Markowitz stochastic dominance. Our results shed new light on the exchange between Levy and Levy (2002) and Wakker (2003) in this journal.cumulative prospect theory, expected utility, mixed gambles, stochastic dominance, individual decision making under risk

    Are time preference and risk preference associated with cognitive intelligence and emotional intelligence?

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    The authors investigated whether cognitive intelligence (intelligence quotient [IQ]) and emotional intelligence (emotional quotient [EQ]) meaningfully correlate with time preference and risk preference, finding solid evidence in support. In the realm of time preference, high-EQ individuals are less subject to present (or future) bias and more patient. Further, high-IQ subjects tend to exhibit preferences that conform to expected utility maximization. While recent research on the relationship between cognitive ability and preferences has provided important insights, the results suggest that both cognitive intelligence and emotional intelligence matter
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