20 research outputs found

    L'eco sonora del gesto. Appunti per una ricerca sperimentale sul concetto di corpo sonoro nelle performance interattive

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    Com'è sotto gli occhi di tutti, l'avvento delle tecnologie digitali in ambito artistico ha radicalmente modificato non solo il modo in cui le pratiche performative si sono approcciate alla creazione di nuovi linguaggi espressivi ma anche e sopratutto il nostro modo di fruire l'opera d'arte secondo paradigmi percettivi tecnologicamente orientati. Ad oggi, uno degli aspetti piÚ interessanti dell'ibridazione tra ricerca artistica e tecnologica riguarda l'impiego sempre piÚ esteso di sistemi responsivi in grado di captare ed interpretare il comportamento del performer e tradurlo in un contenuto virtuale visivo o sonoro. Il corpo, inerendo alla griglia sensoriale imposta dallo strumento fa di questo un'estensione, una protesi, un'eco sonora, dell'apparato senso-motorio (ma anche neurale). La tesi centrale di questo testo è che a partire da un tale fenomeno sia possibile una significativa quanto originale rielaborazione del concetto di corpo sonoro

    Sulla costa. La forma del costruito mediterraneo non accreditato

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    IT: Oggetto della monografia \ue8 quel paesaggio odierno dei segmenti costieri del Sud d\u2019Europa fatto di geografia e di objets trouves, forme e materiali ordinari, architetture \u201cnon accreditate\u201d esito di pratiche dopotutto non cos\uec trasparenti: tratti di citt\ue0 informali litoranee, prodotti di autocostruzione, abusivismo e ambiguit\ue0 normativa. Volenti o nolenti, questi manufatti, dalla presenza scenica talvolta imponente e brutale, talvolta minuta e ovattata, rappresentano una consistente quota del paesaggio contemporaneo e delle occasioni professionali degli architetti, sempre pi\uf9 costretti a manipolare, con lo sguardo e con le opere, trasformare e sanare questo tipo di situazioni complesse, piuttosto che arricchire i nostri territori con nuova cubatura. Solo gli edifici abusivi in Italia sono il 17%, mentre la percentuale aumenta tra il 30% e il 40% se consideriamo le costruzioni che insistono lungo le linee di costa; la vicina Grecia evidenzia prassi affini; se si allarga la trattazione anche agli edifici autorizzati dal punto di vista normativo, ma tuttavia mai \u201cdigeriti\u201d da chi li osserva viene interessata la met\ue0 di ci\uf2 che abbiamo sotto gli occhi da anni. Un fenomeno di quantit\ue0 e dimensioni tali per cui \ue8 lecito da una parte riconoscere che l\u2019attuale sistema positivistico normativo \ue8, in poche parole, assai inefficace, e dall\u2019altra parlare di situazione cogente, e non di gratuita disquisizione teoretica. Il volume propone una lettura del paesaggio contemporaneo per la rivalutazione di alcuni oggetti e segmenti costieri della nostra area cultural-geografica, al fine di affrontare pi\uf9 adeguatamente la complessit\ue0 della gestione del territorio. Il lavoro esplora alcune tecniche compositive per l'accreditamento, cio\ue8 la messa in gioco dell'oggetto, o dell\u2019insieme di oggetti, in nuovi e plurimi possibili sistemi di relazioni funzionali alla costruzione del paesaggio, dello spazio collettivo, delle forme della contemporaneit\ue0. La pubblicazione mira a fornire un contributo per una discussione all\u2019interno della comunit\ue0 scientifica e produrre avanzamenti disciplinari significativi nella direzione della comprensione del territorio. Il volume contiene una prefazione di Jo\ue3o Ferreira Nunes. EN: the object of this research is the contemporary landscape of the coastal segments in Southern Europe, made of geography and objets trouv\ue9s, ordinary shapes and materials, unacknowledged architectures, often a result of not very straightforward practices: sections of informal coastal towns, products of self building, unauthorized development and regulation ambiguity. Whether we like it or not, these products (human crafts showing, at times, a brutal and imposing stage presence and at times an insignificant or minor and muffled one) represent a considerable part of contemporary landscapes and of professional chances for us architects, being ever more forced to manipulate, transform and correct, both with our gaze and action, the complexity of these set outs, rather than enriching our territories with new volumes. Abusive buildings in Italy cover over 17% of the gross, while the percentage increases reaching 30-40% if considering buildings along coastal areas. Nearby Greece shows similar routine. If, on the other then, one wishes to broaden the dissertation also to those buildings authorized under the regulation point of view, yet upsetting those who observe them, it is obvious that they cover at least half of what we have constantly observed for years. A phenomenon in terms of quantity according to which it is licit on one hand to recognize that the present positivistic regulatory framework is, basically, most useless, and on the other to speak of a compulsory situation, and not of an uncalled for theoretical disquisition. the aim of this work is to suggest a reading of contemporary landscape, using the dynamics of the acknowledging as a fundamental means to reassess some objects and coastal segments of our cultural and geographical area, with the final objective of tackling more appropriately the complexity of the managing this territory requires. This research investigates some compositional techniques for the accrediting (that is, the putting at stake) of the object itself - or of the objects if a plurality \u2013 in new and many possible ways functional to the setting of the landscape, of the collective space, of the shapes of contemporaneity. The book has a preface by Jo\ue3o Ferreira Nunes

    Corrispondenze e interazioni tra suono spazio e corpo, strategie per un design sonoro dello spazio

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    Con il diffondersi di tecnologie sofisticate e al contempo facilmente accessibili per la registrazione e la riproduzione surround del suono, emergono pratiche sonore eterogenee in cui l'impatto e la complessit\ue0 della dimensione spaziale diventano parte integrante del processo di progettazione. Pertanto, grazie alla possibilit\ue0 di ricreare un sound field sempre pi\uf9 simile a quello che ci circonda, l\u2019esperienza dello spazio e\u2019 espansa (dal suono) e al contempo predeterminata da risultati matematici, strategie compositive e modalit\ue0 di ascolto specifiche. Si evidenzia, quindi come le tecnologie di integrazione del suono e dello spazio implichino una riconfigurazione delle interazioni tra spazio, suono e corpo. La proliferazione di questi metodi e sistemi conduce cos\uec alla necessit\ue0 di una riflessione ontologica sulla natura stessa dello spazio, sulla sua interrelazione con lo spazio fisico di proiezione e con il corpo. La tesi qui di seguito presentata, si basa sugli approcci tra teoria e pratica specifici della musica elettroacustica, della sound art e del sound design, mirando per\uf2 ad individuare le corrispondenze gi\ue0 esistenti e a delinearne di nuovi implementando un quadro transdisciplinare. L\u2019analisi si inserisce in quella sfera relativamente recente di opere e autori che cercano di orientarsi al di l\ue0 del paradigma binario di soggetto e oggetto, spazio e tempo, natura e cultura, mente e corpo, umano e non umano, reale e virtuale, per abbracciare una prospettiva ecologica che tiene conto della complessit\ue0 delle relazioni dinamiche e dell\u2019influenza reciproca tra gli elementi. La mappatura realizzata permette dunque di formulare un modello teorico tripartito, basato sul macro-concetto di spazio complesso, che a sua volta genera uno spazio potenziale da cui, a seconda delle interazioni attivate tra spazio corpo e suono, sono generate tre diverse tipologie di spazio. Per verificare il modello formulato, le tre categorie spaziali sono accompagnate da relativi esempi sonori. Il contesto cos\uec delineato contribuisce a creare un terreno fertile per ripensare i concetti e sviluppare strategie alternative per la pratica della composizione spaziale sonora. Si propongono infine due prototipi in via di sperimentazione: il primo legato alla stimolazione della sensazione di spazialit\ue0\u2019, attraverso una composizione creata per mezzo di uno specifico sistema di spazializzazione 3D, mentre il secondo e\u2019 un progetto collaborativo che riguarda l\u2019investigazione della dimensione sonora nello spazio urbano

    Design e tecnologie digitali per la danza. Dispositivi di progettazione coreografica del movimento.

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    La tesi analizza e approfondisce l\u2019influenza delle tecnologie digitali nella danza contemporanea, domandandosi quali siano gli apporti del design dell\u2019interazione in questo ambito. I cambiamenti subiti dalla danza negli ultimi anni, infatti, hanno dimostrato come il movimento del danzatore possa venire ricostruito e reinterpretato attraverso le tecnologie digitali. Si assiste alla produzione di artefatti e dispositivi digitali (CD, DVD, siti web, intelligenze artificiali) che hanno ampliato i confini della danza. Tali artefatti vengono qui definiti come dispositivi coreografici: non sono sostituti della danza dal vivo ma il prodotto di una pratica interdisciplinare e collaborativa che mira a visualizzare, comprendere e trasmettere il progetto coreografico. I casi studio scelti sono analizzati non tanto per la loro ricaduta estetica quanto per le modalit\ue0 secondo cui sono progettati i supporti, enfatizzandone gli elementi di rottura (cap. 1). Attraverso un approccio speculativo che incorpora esperienze pratiche, analizzando i dispositivi e intervistando i protagonisti, e prospettive teoriche, avvalendosi di studi che hanno enfatizzato la collaborazione tra danza e design dell\u2019interazione, emerge chiara l\u2019idea che \ue8 il sistema collaborativo a dare forma al progetto, modellando il prodotto finito. Se i dispositivi coreografici sono il frutto di uno scambio di conoscenze tra professionalit\ue0 diverse, vengono presi in considerazione i nuovi ruoli assunti dal danzatore e dal coreografo, in relazione alle tecnologie in uso (cap. 2). Viene cos\uec introdotta la figura del progettista dell\u2019interazione, inteso come designer dramaturg attorno cui ruotano le continue negoziazioni tra dimensione corporea e possibilit\ue0 tecnologiche. Vengono, dunque, astratti alcuni principi progettuali, tanto per comprendere l\u2019idea di performativit\ue0 in relazione alle tecnologie digitali, quanto per posizionare il designer dell\u2019interazione nell\u2019orizzonte delle pratiche performative contemporanee (cap. 3). Tale operazione permette di affermare che lo sviluppo dei dispositivi coreografici produce conoscenze che possono essere trasposte al di fuori del settore performativo. Il corpo viene riconosciuto non in quanto soggetto, ma materia della sperimentazione tecnologica: la pratica della danza diviene un luogo di collaborazione nel quale sperimentare e ripensare le interazioni con gli oggetti della vita quotidiana

    Passages metrocorporei: il corpo come dispositivo tecnologico in una estetica della transizione.

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    The aim of my research is to re-categorize aesthetics in relation to trans-media and digital flows, analyzing artworks from a different perspective in a “post-digital” context and re-examining the relationship between science and art.\ud Artists have begun to tackle the concepts, the tools, and the contexts of scientific and technological research: the results of their works are provocative and intriguing. I have identified, and studied extensively, those artists who have been working combining both scientific and technological approach, and so I outlined new perspectives in the art fields, in order to explain the complexity of the world following a trans-disciplinary method. The starting point of my research is Walter Benjamin’s concept of “chef d'oeuvre”, that is to say his Parisian Passages. This unfinished work, that kept the German philosopher occupied for thirteen years, from 1927 until his death in 1940, is a patchwork of quotations, fragments and thoughts jotted down with a work-in-progress conception, which has been thought to build the physiognomic construction of a dialectic image of history “in an halting condition”. In the first phase of my research, I used Benjamin’s Passages as a metaphor to draw a body geography, tracing the imprint of the body placed in an image that “floats” in an undefined space. The image offered redefines body condition and the feelings it produces in relation to the world through the use of new technologies. I identify this new condition, undertaken by body, introducing a neologism: the ‘metro-body’. This expression allows me to reconfigure and hypothesize a different level and a different meaning of corporeality. When our body is connected to technological devices, i.e. to Web, the 'intentional arc' mentioned by Merleau Ponty expands; it remains (potentially) in tension, almost on the line break. When we enter in connection with Web, the shape and the image of our body perception are “embedded”, reacting to the presence of our body with a corporeal-feedback. The corporeal-feedback consists of a complex, distinct, decomposed and hybrid image. It is at this stage of re-configuration that the condition of the metro-body comes into existence. It works as a filter between our Leib (lived body), that interacts in connection with Web and our bodies, which are virtually embodied in multiple functional identities marked with distinctive passwords and nicknames (avatar). Art has long questioned its status in relation to modern technologies, taking to understand the importance of this new and varied corporeal dimensions: from Ballard’s sci-fi literature, to Cronenberg’s films; from Artaud’s Body without Organs (CSO), to all the various forms of Body Art; from Orlan’s aesthetic and bio-politic practices, to Sterlac’s contamination between flesh and technology, up to Jaron Lanier’s virtual reality. Artists have investigated the meaning of this new existential dimension, adopting plural and innovative means and elaborating meta-narratives of bodies and changing identities. Aesthetics, considered as the science of sensory knowledge, must take into account and analyze this new social and artistic reality. In order to do that successfully, aesthetics must also be contaminated with anthropology, psychology, semiotics and natural sciences, placing itself in a trans-disciplinarity context. Within this new conception, aesthetics is no longer considered as a delimited area, but moves through bodies floating in a the displaced territory made of humankind connections. Therefore, the aim of my research should be considered as twofold. On the one hand I started my investigation dealing with what might be considered the lower part of this issue, i.e. the ways in which the “re-shaping” / “re-covering” of the aesthetic field come off. Current aesthetics might be redefined as an aesthetic touch-screen. A thorough evaluation/consideration of this composed term has led philosophers to “touch” their discipline and its tools in relation to body, intended as a container of symbolic meanings that interact and mingle with and through mechanisms of connection and hybridization with digital devices and their applications. On the other hand, I try to analyze how this new, contaminated and floating, aesthetics, is capable to illuminate a new multi-identity. In this perspective the idea of metro-body acquires an actual meaning, i.e. it anticipates new corporeal re-configurations. First of all, in order to help their emersion, I take into account the results of the investigations made by some important philosophers, such as Husserl’s corporeal distinctions, Merleau Ponty's phenomenological revision of flesh, Deleuze’s rhizomatous approach towards body and his fascination with viande. As a second step of my research, I investigate the approaches undertaken by scholars and performance artists who have interpreted and reflected on the contemporary condition of body: from the performers operating in the field of digital art, to those operating in the field of new media art; from McLuhan’s Gutenberg Galaxy, to Derrick de Kerckhove’s Brainframes; from Gregory Bateson’s ecology of the mind, to David Le Breton’s anthropology of pain, up to the prosthetic applications recently used in the medical field (from “the fastest thing on no legs”, Oscar Pistorius, to Argus II Retinal Prosthesis System, the bionic eye realized by the University of Santa Cruz in California). In this final phase of my research I try to suggest some practical examples of the metro-body concept. In order to achieve my aim, I observe and implement an ethnographic research on digital arts as well as on performing actions, reflecting on the use of body in relation to technology. I take into account the various international festivals of contemporary art and, at the same time, I try to study and give some examples of prosthetic, or plant application, in medicine, where technology and medicine are combined in a new medical anthropology. Contemporary society is facing the challenge of complexity and in this panorama the metro-body concept functions as a filter of a new bodily condition, placed between the reality and the virtual space. At the same time, aesthetics is going to participate actively, in a trans-disciplinary way, to a new form of narrative (cross-media-narrative). Therefore, we could say that a new form of trans-aesthetics (aesthetics-of-transition) is possible; it floats through hybrid bodies in a digital world. Rethinking the body is the main aim of my project.\ud \ud \ud Passages metrocorporei. Il corpo come dispositivo tecnologico in una estetica della transizione\ud La mia ricerca si orienta nel tentativo di ricategorizzazione estetica in relazione ai flussi transmediali e digitali, ripensando l’opera d’arte da una diversa prospettiva. Come punto di partenza prenderò in considerazione il “chef d’oeuvre” di Walter Benjamin: I “Passages” di Parigi. Questo lavoro incompiuto che tenne il filosofo tedesco occupato per tredici anni, dal 1927 fino alla sua fuga verso la morte nel 1940, si presenta come un montaggio di citazioni, tracce e pensieri frammentari in divenire, alla ricerca di erigere nel tempo ritrovato, una costruzione fisiognomica di un’immagine dialettica della storia “in condizione di arresto”. Nella prima fase di ricerca, scomoderò Walter Benjamin, utilizzando l’opera I “Passages” di Parigi, come metafora per tracciare un’impronta che ricalchi una geografica del corpo collocato in un’immagine che “fluttua” in uno spazio non definito. L’immagine offerta ricalcolerà la condizione corporea e il sentire in relazione con il mondo, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Questa nuova condizione che il corpo assume, proverò a chiamarla metrocorpo. Questo termine mi permetterà di riconfigurare e stabilire un diverso grado di corporeità e un differente significato. Nel momento in cui il nostro corpo si connette al dispositivo tecnologico o inserito in uno spazio virtuale, l’“arco intenzionale” di cui parla Merleau-Ponty si espande; esso rimane in tensione (in potenza), quasi sulla linea della rottura. Nel momento di immersione in un ambiente virtuale, la nostra percezione del corpo, lo schema corporeo e l’immagine corporea si “incorporano” restituendo così al nostro corpo un feedback (ritorno corporeo), che si compone di un’immagine complessa, diversa, scomposta e ibrida. Proprio in questa fase di riconfigurazione nasce la condizione del metrocorpo. Esso funziona come filtro-immagine tra il nostro corpo che inserito in uno spazio virtuale riconfigura la sua realtà corporea. L’arte ha da tempo rimesso in discussione il suo statuto in rapporto con la tecnologia e allo stesso tempo ha compreso la pregnanza di questa nuova e molteplice dimensione corporea. Dalla letteratura sci-fi di Ballard, al cinema di Cronenberg, dal Corpo senza Organi (CsO) di Artaud attualizzato da Deleuze, alla Body Art, dalle pratiche estetiche bio-politiche attuate da Orlan, alle contaminazioni tecnologiche della carne di Stelarc, fino alla realtà virtuale di Jaron Lanier; gli artisti hanno indagato, con mezzi plurali e inediti, il significato di questa nuova dimensione esistenziale, costruendo meta-narrazioni del corpo e identità mutanti. L’estetica, in quanto scienza della conoscenza sensibile, deve tener conto di questa nuova realtà sociale e artistica, e per analizzarla, deve anch’essa contaminarsi con l’utilizzo dell’antropologia, della psicologia, della semiotica e delle scienze naturali. La nuova estetica non possiede più uno spazio delimitato, ma si muove attraverso corpi che fluttuano nei piani de-territorializzati di un’umanità in connessione. Lo scopo del mio lavoro di ricerca è duplice. Da un lato indagherò a fondo le modalità con cui avviene questo “rimodellamento” della disciplina che veste un nuovo abito. L’attuale travestimento dell‘estetica potrebbe richiedere l’utilizzo del touch-screen. Quest’ultimo termine conduce il filosofo a “toccare” la disciplina e i suoi strumenti in relazione al corpo, in quanto contenitore di significati simbolici che interagiscono e si contaminano con e attraverso i meccanismi di connessione e ibridazione con la macchina digitale e le sue applicazioni. Dall’altro lato della ricerca, invece, tenterò di analizzare in che modo questa neo-estetica, contaminata e fluttuante, riesca ad illuminare una nuova multi-identità. L’immagine del metrocorpo, a questo punto, si è dotata di un possibile senso, prefigurando nuove riconfigurazioni corporee. Per far questo, mi servirò prima di tutto delle ricerche di alcuni filosofi, come delle distinzioni corporee di Husserl, fino alla revisione fenomenologica della carne di Merleau-Ponty, per poi attraversare l’impostazione rizomatica dell’organismo e la fascinazione della viande in Deleuze. Come seconda modalità d’indagine, impegnerò i teorici e gli artisti performativi che hanno riflettuto e interpretato la condizione del corpo contemporaneo, dai performer del digital art a quelli dei new media art. In questa ultima fase di ricerca proverò a fornire alcuni esempi concreti per finalizzare il concetto di metrocorpo. Per far questo, tenterò di osservare e applicare una ricerca etnografica sia sulle arti digitali che sulle azioni performative, che riflettano sull’uso del corpo in rapporto alla tecnologia. Analizzerò prima di tutto i diversi Festival d’arte contemporanea sia a livello nazionale che internazionale, allo stesso tempo, tenterò di studiare e fornire qualche esempio di applicazione protesica o impiantistica nel settore medico, dove la tecnologia e medicina si completano per una nuova antropologia medica. La contemporaneità a questo punto gioca la sfida della complessità, mentre il metrocorpo filtra una nuova condizione corporea tra lo spazio reale e quello virtuale e l’estetica si trova a partecipare attivamente e trans-disciplinarmente ad una nuova narrazione. Una nuova estetica della transizione (transestetica) verso il digitale è possibile, essa fluttua attraverso corpi ibridi in uno spazio digitale.\ud \u

    Hyper Natura. La bio-informazione e le biotecnologie come nuove strategie di progetto

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    La tesi affronta come tema centrale il rapporto tra architettura e natura alla luce delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie – in particolare quelle legate alla biotecnologia ed alla bio-informazione – e propone una ricognizione critica di diverse esperienze che mirano alla disarticolazione del ruolo che la natura può avere nel campo della progettazione, appoggiandosi a paradigmi contemporanei come quello dell’Antropocene. Posizionandosi a favore di un pensiero ecologico più profondo che, incorporato nel progetto, la dissertazione punta a riconfigurare in maniera eco-sintonica il rapporto tra architettura e natura per costruire nuove modalità di relazione tra l’ambiente costruito e le forze biotiche ed abiotiche del nostro pianeta. Ne risulta un nuovo modello di città, la Bio-City, che si afferma come reificazione dell’embodiment delle principali innovazioni nel campo della biologia e della biotecnologia all’interno dell’ambiente costruito

    Monografie di Agathòn. Atti del Symposium East-West Artistic and Technological Contaminations/Oriente-Occidente. Contaminazioni Artistiche e Tecnologiche

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    AgAthón, the Ph.D.’s journal collecting together the best of the works about the renovation and the enhancement of ancient contexts, has had increasing success among institutions and both Italian and foreign researchers. The choral pattern chosen in the four sectors, which alludes to the Greek city, has certainly contributed to create this appreciation: the Agorá, like the central space in the pólis, for guest contributions; the Stoá, the covered portico under which the philosopher Zeno used to teach his disciples, for the Ph.D. teachers’ contributions; the gymnásion, the place of endeavour for young Greeks training their bodies and minds, is the section meant for the doctoral candidates; lastly, the Sekós, i.e. the part of the house where the young people used to dwell, as described by Plato in his Republic, is assigned to young graduates. In this way, we have created a common approach to the topics dealt with and the related disciplines; this shared and plural approach is borne out by the large number of applications with articles to be published in the various issues. Hence the need for the editorial staff to ensure a monographic and multi-disciplinary area: a syllogé, meant as an anthological collection of scientific writings, concerning an author’s or a group of authors’ production, as a cultural and literary gleaning of the stubble left over in a field after the harvest and, therefore, as a collection of topics not entirely and not always of secondary relevance
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