35 research outputs found

    A paso distinto. Arte y feminismo en Italia desde los años setenta

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    Este ensayo analiza la relación entre el feminismo y los mundos del arte en Italia partir de la década de los setenta. A través de este recorrido, se perciben las constantes divergencias que se produjeron entre la cultura política del movimiento, los mundos del arte y los ambientes académico-institucionales, lo que conllevó que los Women’s- Gender Studies no se incorporasen a la universidad sino tardíamente, en la segunda mitad de los noventa. Una vía italiana intermedia es la que representó la creación de una difusa red de estructuras/instituciones/asociaciones de feminismo cultural que funcionaron como ambientes de militancia, investigación y producción cultural. Las tres matrices teóricas del término “Cultura” (deconstructiva, esencialista e histórico-psiconanalítica) tuvieron también repercusiones significativas sobre las relaciones entre arte y feminismo. Las artistas participaron también de este contexto contradictorio de militancia e investigación, pero carecieron de una explícita elaboración teórica así como de una genealogía de género a la que remitirse. En lo que respecta a las investigaciones sobre arte y género, se publicaron escasos estudios en Italia en los años ochenta. Habrá que esperar al inicio del siglo XXI para que se consolide un interés histórico y cultural en torno a las relaciones entre arte y feminismo, con la aparición de numerosas publicaciones académicas, el surgimiento de una nueva generación de docentes e historiadoras del arte y, por último, el acceso de estudiosas y expertas a puestos de dirección en importantes museos y centros de arte nacionales

    The Longue Durée. The Making of Biennale Donna in Italy

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    A detailed history and analysis of the foundation, growth and development of the Biennale Donna in Italy - one of the very few international biennales dedicated to women artists. The situation of the Biennale is explored in three phases of development 1984-1994, 1996-2006 and post-2008. The conditions and organisation politics of the running and curating an international biennale of contemporary art are explored in relation to the rediscovery of women artists; the expansion of an international programme; and the engagement with globalisation in the art market. The unique development of this Biennale is considered in relation to the involvement and activities of the women in the organising committee

    Introduzione. Nei magazzini dei musei e in quelli della memoria

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    Il saggio introduce il volume Arte a Parte, illustrandone i contenuti e mettendo a fuoco le questioni che i vari contributi analizzano: dal recupero storico di migliaia di artiste dimenticate, alla questione della decostruzione del 'discorso' della storia dell'arte

    Archivi e arte contemporanea. Fra repertorio, performance e produzione di nuovi archivi

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    Sempre più frequenti nel panorama internazionale dell’arte contemporanea sono le opere di artisti e artiste che usano materiali d’archivio, sia come ‘canovaccio’ da reinterpretare, sia come una nuova azione da mettere in scena. Variamente e criticamente collocabile all’interno dell’Archival Impulse (Foster 2004) o dell’Archive fever (Derrida 1995; Enwezor 2008) , l’arte archiviale non usa documenti come supporto estetico ma come strumento per ripensare il significato di identità, storia, memoria e perdita, cercando di rendere fisicamente presente un’informazione storica spesso perduta o dislocata, attraverso una rielaborazione di immagini, oggetti o testi ritrovati. Spesso intercettando il campo degli studi post-coloniali, gli/le artisti/e in questione usano archivi fisici ricatalogati, biografie immaginarie di persone fittizie, collezioni di fotografie anonime, versioni filmiche di album fotografici, o fotomontaggi di fotografie storiche (Foster 2004). I documenti – è in particolare il caso delle foto di archivio – vengono usati sia come ‘canovaccio’ da reinterpretare, sia come nuove azioni da mettere in scena, dando luogo a ciò che può essere definita una performance culturale, nella accezione antropologica di Turner (1986): ovvero una azione critica e riflessiva rispetto a quello che già esiste, aprendo nuovi sguardi su quelli consolidati, insieme a nuovi interrogativi e nuovi punti di vista

    Déculturalisation ? Féminismes, expositions et retour de Carla Lonzi

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    Si, depuis les années 1970, les questions de genre ont rendu culturelles les différences – relevant jusque-là du biologique – entre le masculin et le féminin, le récent retour de Carla Lonzi (1931-1982) sur la scène italienne et internationale des arts a eu lieu au nom d’une déculturalisation, terme aussi fuyant que chargé d’une fascination radicale ambiguë. Le féminisme, le séparatisme, l’autoconscience sont les voies que Carla Lonzi choisit à partir de 1970, lorsqu’elle abandonne une carriè..

    Être femme artiste au XIXe siècle. Entre professionnalisation, réseaux sociaux et batailles mnémoniques

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    Le texte va explorer le contexte du monde de l'art de la seconde moitié du XIXème où se deroule la vie artistique et professionnelle de la sculptrice et peintre suisse Marcello, pseudonyme de Adèle dAffry, Duchesse Colonna. Dans la construction du nouveau monde de l'art bourgeois de cette époque, hautement compétitive et fortement influencée par les relations de genre, la position de Marcello se déroule tout au long d'une marginalité positive : elle est artiste et sculptrice dans un monde de l'art dominé par les hommes; elle est aristocrate dans un moment de nouvelle configuration des classes sociales et d'une affirmante bourgeoisie; elle est artiste suisse donc «étrangère» dans le contexte parisien de l'art mainstream. En utilisant le concept de 'individu marginal', théorisé par R.E. Park en 1928 et repris par E.V. Stonequist en 1935, l'essai analyse avantages et desavantages de cette position unique placée à l'intersection de différents mondes sociaux: pour l’acces legitime à l’espace publique et à la visibilité sociale, pour les réseaux et les cercles sociaux de soutien, et finalement, pour les processus de construction de la mémoire historique d’une femme artiste

    Una Historia indisciplinada. El Género en la historia del arte

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    A partire dagli anni 70 del 900 le numerose ricerche delle storiche dell’arte hanno riscritto intere pagine della storia dell'arte, rendendo possibile il recupero e/o la scoperta di migliaia di artiste cancellate o dimenticate del passato remoto e del passato prossimo. Esse hanno messo a fuoco la dimensione situata e socialmente costruita del talento e del genio, gli effetti di genere sull’azione di istituzioni e gatekeepers nel creare artisti/e e nel metterli/e in grado di produrre ; la stretta connessione fra le costruzioni di genere e le classificazioni interne all’arte; il ruolo della grande narrazione della storia dell’arte - e del genere di chi narra - nel costruire memoria, nel creare tradizioni e comunità mnemoniche e dunque decidere chi sia da ricordare o da dimenticare

    Arte contemporanea come 'zona di contatto'. Fra culture, diaspore e identità

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    Dalla metà degli anni 70 in un movimento che continua tuttora, l’arte contemporanea è stata ed è luogo e pratica di nuove soggettività, luogo di costruzione di ‘altre’ versioni della storia, di contro-memoria e nuovi spazi di riflessività, spesso a partire da punti di vista marginali, di minoranza e da identità culturalmente ibride. Evocando quelle che Clifford ha definito ‘zone di contatto’, intese come spazi di relazioni culturali in cui si incontrano soggetti in precedenza separati da iati geografici e storici, molta arte contemporanea diventa essa stessa zona di contatto fra chi produce l’opera e chi ne fruisce. Si propone come strumento di lettura, comunicazione, testimonianza di ‘luoghi’ e delle relazioni che li segnano o li hanno segnati, si trasforma essa stessa in investigazione culturale, con forme e strumenti che spesso confinano con la ricerca antropologica e con la ricerca ‘archiviale’: dal video, alle foto, alle interviste, fino all’uso di oggetti della cultura materiale come oggetti transizionali e identitari. E’ un’ arte che ‘si sporca con la società e si fa documento’ e discorso pubblico, che dello spazio pubblico occupa senza timori le ribalte, mettendo in mostra la storia e l’identità culturale di chi la produce (l’artista) e chiamando in causa la storia e l’identità culturale dei fruitori

    R.M. Arbour, Le champ de l'art moderne et les femmes artistes au Québec dans les années 1960 (Titolo italiano del saggio : Per un attimo nel mainstream. Artiste in Québec negli anni Sessanta)

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    L'articolo di Rose Marie Arbour(inedito) analizza il ruolo svolto dalla critica d'arte maschile nel creare la fortuna temporanea di un gruppo di artiste pos-automatiste del Québec negli anni '60. Tale 'fortuna' critica era in realtà una forma di sessisemo rovesciato, che usava gli stereotipi di genere legati alla 'donna artista' ed al suo essere 'naturalmente' puro istinto,vita ed emozione. Fin quando questi valori concisero con quelli che ispiravano il progetto politico di autonomia del Québec, le artiste fecero parte del mainstream. Qando invece questa coincidenza terminò, essere vennero rapidamente dimenticate
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