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    Logica dei sensi. Estetica e teoria della conoscenza in Benedetto Croce

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    This essay offers a general interpretation of Benedetto Croce’s aesthetics as a theory of knowledge. It takes its title from Croce’s famous work in the 1931, Le Due Scienze Mondane; l’Estetica e l’Economica, in which Croce describes the process of development of modern aesthetics as the affirmation of a logica dei sensi (logic of senses); a definition developed from the “poetic logic” in Vico’s Scienza Nuova. The essay starts with a comparison with Gilles Deleuze’s logic of sense, or thought of the surface, to propose the argument that Croce can be acknowledged as one of the authors of the Nietzschean reversal of Platonism. This argument is supported by the anti-metaphysical character of Croce’s thought, who has always pursued the aim of overcoming cognitive dualism (body and mind, external and internal, nature and spirit) to give new dignity to the sense in all of its complexity and, by consequence, to the world. Aesthetics, in Croce’s solution, possesses two philosophical meanings: because its better epistemological definition – particularly in the connection between intuition and expression – provides advantages in other fields of philosophy; in addition, aesthetics is the initial form of spiritual life

    Heidegger interprete del “Sofista”

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    Le letture heideggeriane dell’antico si svolgono sempre sotto il segno dell’eccentricità, in nome di un’ermeneutica che non vuole limitarsi ad oggettivare il passato ma intende riappropriarsene, in vista di una sua riattivazione nel topos senza luogo del pensiero dell’essere. L’interpretazione del Sofista di Platone, offerta agli studenti di Marburg nel semestre invernale 1924-’25, è compiuta nel rispetto delle premesse essenziali dell’ontologia di Heidegger, in particolare della sua determinazione in senso esistenziale. L’insidiosa caccia al sofista si svela così la battaglia eterna del pensare che nega ogni legittimità al “diritto di non pensare”. La paradigmaticità che guida il disegno platonico di una polemologia di concetti rende il sofista l’anti-filosofo e lo Straniero, il personaggio concettuale che dirige l’architettura demolitoria della tradizione e, solo per una rinnovata fedeltà alle cose del pensiero, può ricostruire senza imbarazzo il mosaico della questione dell’essere, è l’antonomasia del pensatore, estraneo alla terra, divino-demoniaco agli occhi della moltitudine, che giunge da lontano per confutare e giudicare la verità dei logoi. Articolato sotto il segno della discorsività, carattere strutturale del Dasein, il tema della differenza, la cui individuazione è la conquista teoretica fondamentale del dialogo platonico, celato tra le molteplici modalità dell’apparire nel mondo, si mostra fin dalle prime battute della discussione, evidenziando la coerente unità del Sofista, a lungo contestata dalla critica. Modello di ermeneutica platonica del Novecento, la Vorlesung heideggeriana si insedia nel cuore della elaborazione della fatticità del vivere, ponendosi nel cammino preparatorio dell’analisi esistenziale che trova compimento in Sein und Zeit, opera che, in nome del non casuale esergo tratto dal Sofista, è – ha avuto modo di commentare Heidegger – “il testo più all’antica che sia mai stato scritto oggi”

    Intervista di Radio Radicale a Rosalia Peluso e a Michelangelo Costagliola, a cura di Giuseppe Di Leo, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, via Monte di Dio, Napoli, 11 maggio: https://www.radioradicale.it/scheda/508455/intervista-di-giuseppe-di-leo-a-michelangelo-costagliola-e-a-rosalia-peluso-sulle

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    Intervista di Radio Radicale a Rosalia Peluso e a Michelangelo Costagliola, a cura di Giuseppe Di Leo, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, via Monte di Dio, Napoli, 11 maggio: https://www.radioradicale.it/scheda/508455/intervista-di-giuseppe-di-leo-a-michelangelo-costagliola-e-a-rosalia-peluso-sull

    Hannah Arendt, "Humanitas mundi. Scritti su Karl Jaspers"

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    "It's like coming home": this is what Hannah Arendt felt every time she visited Karl Jaspers in Basel on her returns to Europe. First a bond of discipleship, then an intellectual fellowship, and finally a profound friendship: these are the stages of a unique human and spiritual encounter that lasted more than forty years and was sometimes tested by bitter controversies, such as those on the "German essence" in the 1930s and on the "question of guilt" in the 1940s. Expression of this singular philosophical friendship between a man and a woman, even before that between two great personalities of the 20th century thought, are the three contributions by Arendt dedicated to Jaspers, presented here for the first time to the Italian public: "Jaspers, citizen of the world?" (1957), which proposes a reading of Jaspers' universal history from a cosmopolitan point of view; "The Future of Germany" (1967), in which Arendt, in the wake of Jaspers, denounces the risks of post-war German democracy; and finally "Jaspers at eighty-five" (1968), a touching portrait of the philosopher a year before his death, from which two vibrant Arendtian testimonies emerge on the exemplary virtues of "fidelity" and "gratitude"
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