5,024 research outputs found

    The MRPC-based ALICE Time-Of-Flight detector: status and performance

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    The large Time-Of-Flight (TOF) array is one of the main detectors devoted to charged hadron identification in the mid-rapidity region of the ALICE experiment at the LHC. It allows separation among pions, kaons and protons up to a few GeV/c, covering the full azimuthal angle and -0.9 < eta < 0.9. The TOF exploits the innovative MRPC technology capable of an intrinsic time resolution better than 50 ps with an efficiency close to 100% and a large operational plateau; the full array consists of 1593 MRPCs covering a cylindrical surface of 141 m2. The TOF detector has been efficiently taking data since the first pp collisions recorded in ALICE in December 2009. In this report, the status of the TOF detector and the performance achieved for both pp and Pb--Pb collisions are described.Comment: 4 pages, 6 figure

    \u201cEa quae obscura sunt aperienda\u201d. Parola e Scrittura in Agostino

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    L\u2019antico dilemma fra immediatezza e mediazione, fra la positivit\ue0 del dato d\u2019esperienza, che s\u2019impone di per s\ue9 con una propria forza di attestazione, e l\u2019universalit\ue0 della ricognizione trascendentale, che accetta la problematicit\ue0 di una distanza critica dal mondo fenomenico in cambio di un rigore conoscitivo altrimenti irraggiungibile, ha trovato un importante banco di prova proprio nel punto di intersezione fra fenomenologia ed ermeneutica. In una certa misura, questo moto pendolare ha una qualche connessione con la difficolt\ue0 di raccordare, a livello diverso, intelligenza teologica della fede e fedelt\ue0 all\u2019evento inaudito della rivelazione, custodito dalla Scrittura. La stessa rilettura di Agostino nell\u2019ambito del pensiero contemporaneo riflette questa oscillazione; del resto, la sua opera non solo \ue8 aperta una pluralit\ue0 di letture, ma teorizza e incoraggia esplicitamente un pluralismo interpretativo, all\u2019origine delle forme diverse attraverso le quali si modula nella storia il rapporto tra fede cristiana e ricerca filosofica. L\u2019intervento chiama in causa alcune interpretazioni recenti e in qualche modo paradigmatiche dell\u2019incrocio fra parola e Scrittura in Agostino, che pu\uf2 essere ripensato anche come tensione fra \u201cconfessio\u201d e \u201cdoctrina\u201d. In tale prospettiva l\u2019eredit\ue0 di Agostino pu\uf2 dirsi esemplare per la tradizione cristiana: non solo sul piano dei contenuti, in particolare per la elaborazione di una ontologia semantica a partire da un intreccio \u2013 discusso e suggestivo \u2013 di metafisica e cristologia, ma ancor pi\uf9 sul piano del metodo, soprattutto per l\u2019invito a sussidiare l\u2019esercizio esegetico con una riflessione ermeneutica di secondo livello, evitando di risolvere l\u2019incontro con la Parola di Dio nella effimera occasionalit\ue0 di un contatto immediato e ingenu

    Differenze senza Differenza.L\u2019idolatria nell\u2019epoca postsecolare

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    Il \u201cpoliteismo di ritorno\u201d, tipico del nostro tempo, appare legittimato dall\u2019avallo postmoderno del politeismo, che lo accredita come forma alternativa di religiosit\ue0 post-monoteistica. Questa sfida pone una serie di questioni che precedono la stessa distinzione fra politeismo e monoteismo: sul piano ontologico, alla proliferazione indifferenziata delle differenze corrisponde la neutralizzazione della Differenza metafisica fra finito e infinito; sul piano antropologico, l\u2019antitesi tra fede e idolatria attesta l\u2019intenzionalit\ue0 religiosa come costitutiva di uno statuto umano abitato dalla Differenza; sul piano etico-religioso, l\u2019atto idolatrico, pi\uf9 che una possibilit\ue0 esterna rispetto a un presunto \u201cgrado zero\u201d dell\u2019umano, rappresenta un azzeramento autodistruttivo di tale statuto

    In ascolto del maestro interiore

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    Il tema del maestro interiore rinvia a una relazione intrapersonale, che dischiude orizzonti infiniti alla vocazione della persona e che riceve nella tradizione antica nomi diversi, secondo la metafora comune di \u201cvoce della coscienza\u201d. A partire da questo sfondo, il saggio propone una rilettura di Agostino in relazione a tre snodi fondamentali del nostro tempo: la difficolt\ue0 a riconoscere l\u2019asimmetria come condizione del rapporto educativo; lo smarrimento del senso del limite e della fragilit\ue0; l\u2019assolutizzazione del principio di autonomia e il corrispondente tentativo di naturalizzazione dell\u2019umano. In rapporto a queste sfide il messaggio di Agostino appare ancora attuale: l\u2019eteronomia ci costituisce nel cuore stesso dell\u2019autonomia, l\u2019ulteriore dell\u2019interiore \ue8 il trascendent

    Del soggetto e dell'essere. Interiorit\ue0 e trascendenza

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    Secondo un giudizio storiografico piuttosto diffuso, che tende a considerare come ormai anacronistica ogni filosofia della interiorit\ue0, quest\u2019intervento prova ad esplicitare i molti dubbi che possono essere legittimamente suscitati da quest\u2019affermazione, mostrando come in realt\ue0 anche oggi la \u201cvia dell\u2019interiorit\ue0\u201d continua ad essere aperta e transitabile, nonostante divieti e prevenzioni, che in qualche caso assomigliano a veri e propri pregiudizi. Alla ricerca di tale apertura, sia pure secondo modalit\ue0 speculative in larga misura nuove, si collega quindi la possibilit\ue0 di tornare ad articolare, lungo tale via, il soggetto e l\u2019essere; in una certa misura, l\u2019esito impersonale di molti percorsi del Novecento filosofico, che pure hanno tematizzato questo plesso di soggetto ed essere, sembra addebitabile precisamente ad una disattenzione programmatica nei confronti della via dell\u2019interiorit\ue0. La ricognizione si articola in tre distinti percorsi. Il primo raccoglie quelle posizioni secondo le quali la modernit\ue0 avrebbe provocato una sorta di ostruzione irreversibile sulla via dell\u2019interiorit\ue0, sferrando un attacco mortale contro tale nozione. Di conseguenza, dopo il pensiero moderno non avrebbe pi\uf9 senso parlare in termini epistemologicamente rigorosi di interiorit\ue0; lo si pu\uf2 fare solo in forme retoriche, edificanti o vagamente esortative, rinunciando alla pretesa di riconoscervi una qualche pertinenza antropologica. In un secondo percorso possono confluire quelle posizioni che considerano tale ostruzione come non assoluta, ma relativa e in una certa misura persino benefica: la modernit\ue0 non avrebbe prodotto il tramonto irreversibile dell\u2019uomo interiore; obbligherebbe soltanto a ripensare tale nozione in termini radicalmente diversi rispetto alla tradizione. Un terzo percorso, infine, vorrebbe chiedersi se tale ripensamento non sia possibile proprio a partire dalla tradizione pi\uf9 antica, liberandola da incrostazioni e precomprensioni improprie. A tale scopo, pu\uf2 essere utile tentare di rileggere su questo tema lo stesso Agostino, facendo tesoro di alcuni sospetti maturati nell\u2019ambito del pensiero moderno

    Il ritorno degli idoli nell'epoca dell'indifferenza

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    La rilevanza che oggi assume il politeismo idolatrico \ue8 un fenomeno nuovo, che obbliga a rivedere alcuni stereotipi: questa forma di neopaganesimo, che attesta il ritorno del credere sulla scena pubblica sembra assumere nei confronti della fede cristiana il carattere di un\u2019alternativa ancora pi\uf9 radicale dell\u2019ateismo. Il contributo sviluppa un\u2019analisi del fenomeno attraverso tre passaggi fondamentali: anzitutto, la via idolatrica rappresenta la vera alternativa alla fede religiosa, pi\uf9 ancora \u2013 in un certo senso \u2013 dell\u2019ateismo. In secondo luogo, se questo \ue8 vero, l\u2019antitesi dinanzi alla quale siamo posti non \ue8 tanto tra credere e non credere, quasi fossero due opzioni in qualche modo \u201cesterne\u201d rispetto a un presunto \u201cgrado zero\u201d dell\u2019umano, ma tra forme opposte del credere, che si differenziano in relazione alla distanza \u2013 finita o infinita \u2013 entro la quale siamo disposti a vivere il nostro rapporto, di natura fiduciale e salvifica, con l\u2019Ultimo. Infine tali forme, pur collocandosi agli antipodi nella medesima scala del credere, attestano l\u2019intenzionalit\ue0 religiosa come una modalit\ue0 costitutiva dell\u2019umano, che tuttavia si annuncia nella forma di una paradossale \u201canomalia antropologica\u201d in cui la tensione tra finito e infinito \ue8 esposta a una insuperabilit\ue0 fragilit\ue0 di ordine spirituale e morale. Se tale tensione attraversa il cuore stesso dell\u2019uomo, deve considerarsi come il fattore costitutivo della sua \u201canatomia spirituale\u201d, da cui scaturiscono quindi il versante \u201cfisiologico\u201d e quello \u201cpatologico\u201d del credere, che possono interessare anche le forme stesse della vita cristiana

    Relazionalit\ue0 e legami. Prospettive ontologiche ed etiche

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    Gli obiettivi della ricerca sono direttamente connessi al suo impianto di fondo, che si sviluppa in una stretta correlazione fra ambito tematico e approccio metodologico. Gli obiettivi generali, condivisi da tutte le unit\ue0 di ricerca sulla base di una sperimentata consuetudine di collaborazione, riguardano essenzialmente la possibilit\ue0 di riconsiderare il nesso intrinseco e originario tra relazionalit\ue0 e legami, oltre ogni giustapposizione estrinseca fra un'idea astratta di relazionalit\ue0 (solitamente evocata per indicare di volta in volta, in modo indistinto, rapporti tra concetti, idee, persone e gruppi di persone) e un modo esteriore e irrigidito di accettare (o rifiutare) passivamente i legami sociali. La riqualificazione di tale nesso \ue8 un obiettivo irrinunciabile per qualificare il profilo di una socialit\ue0 virtuosa, in cui inclusione e sicurezza non siano necessariamente immaginati come figure teoricamente e praticamente inconciliabili. L'operazione teorica pi\uf9 ambiziosa consiste quindi nella possibilit\ue0 di accreditare sul terreno speculativo la valenza simultaneamente ontologica ed etica di tale nesso tra relazionalit\ue0 e legami, riconosciuto come condizione costitutiva di uno statuto antropologico capace di coniugare in modo equilibrato e dinamico autonomia ed eteronomia, il lessico della libert\ue0 e quello della responsabilit\ue0. La fecondit\ue0 di tale paradigma dev'essere quindi messa alla prova sul terreno storico della cultura e del costume, verificandone la capacit\ue0 di contrastare efficacemente ogni deriva atomistica e identitaria, e di rigenerare in modo endogeno l'orizzonte dell'ethos condiviso. Gli obiettivi specifici prolungano questa finalit\ue0 comune sul terreno di specifiche acquisizioni teorico-critiche, relative alla peculiare fisionomia delle diverse unit\ue0 di ricerca. Il primo gruppo (Macerata, Venezia) punta a fare emergere alcune linee di ontologia della realt\ue0 imaginale, spettacolare e virtuale, ricavandone indicazioni eticamente connotate in ordine alla fioritura o implementazione dell'umano o, viceversa, in ordine alla sua possibile disgregazione o riduzione unilaterale. Conseguentemente, una rilettura in senso ontologicamente ed eticamente produttivo dell'immaginario e della narrazione consente di riqualificare un'etica pubblica dei legami, in cui il cambiamento di status dall'immediatezza dei \u201crapporti corti\u201d all'orizzonte dei \u201crapporti lunghi\u201d, che postulano una rete di mediazioni istituzionali, non attribuisce un coefficiente peggiorativo alla relazionalit\ue0. Nel dilatare oltre la sfera privata l'idea della reciprocit\ue0 autentica, simmetrica e asimmetrica, \ue8 possibile riproporre uno statuto etico-ontologico del \u201cnoi\u201d che risponde alla possibilit\ue0 del negativo e al bisogno di sicurezza con la rassicurazione del reciproco affidamento, oltre ogni sovrapposizione estrinseca fra un paradigma di gratificazione soggettiva e un paradigma funzionale esterno. Il secondo gruppo (Perugia, Insubria) si ripromette di individuare le condizioni epistemologiche e linguistiche che sono alla base di una relazionalit\ue0 aperta e inclusiva. Per un verso, la codificazione di nuovi modelli epistemologici, che tengono conto degli sviluppi pi\uf9 recenti del razionalismo critico europeo e delle ricerche algebriche, dei paradigmi di computazione/comunicazione, consentono di confrontarsi anche con lo sviluppo tecnologico delle reti (Internet e web) per studiare la possibilit\ue0 di individuare reti sociali/biologiche ed organizzative di varia natura. Per altro verso, l'attenzione al linguaggio consente di individuare le condizioni della relazionalit\ue0 tra affetti e legami nella loro ambivalenza, portando alla luce situazioni di ineguaglianza e di emarginazione, ma anche nuove opportunit\ue0 di inclusione sociale. Il terzo gruppo (Padova, Roma) intende ricavare una valorizzazione della relazionalit\ue0 da un'indagine unitaria intorno al soggetto morale, indagandone le forme e i luoghi in cui si realizza, tra autorelazione ed eterorelazione. Una comprensione pi\uf9 ampia della soggettivit\ue0, capace di coniugare autonomia e relazionalit\ue0, si riflette anzitutto nel modo d'intendere l'etica filosofica, evidenziando le possibili connessioni tra assolutizzazione dell'autonomia in senso individualistico e varie forme di minimalismo etico, come procedura neutrale per regolare rapporti tra individui reciprocamente estranei. In secondo luogo, assumendo la filosofia della religione come snodo entro cui il piano dell'ontologia e quello dell'etica si scompongono e si ricompongono, \ue8 possibile riconsiderare il nesso tra autonomia e legami in ordine ad alcune questioni fondamentali di antropologia e bioetica, sullo sfondo di una riconsiderazione del rapporto laico-religioso, sacro-profano. Il quarto gruppo (Milano, Pavia) si prefigge di pervenire ad una valorizzazione etico-giuridica dei legami che accomunano la vita di relazione. Rispetto ad una problematica del \u201ccomune\u201d ripropostasi come sfondo immunizzato rispetto all'invadenza delle ideologie otto-novecentesche e come oggetto di strategie diverse per far fronte ai problemi pressanti della convivenza democratica nel contesto di globalizzazione e di multiculturalismo, il primo obiettivo \ue8 la ricostruzione dell'idea di bene comune nelle sue formulazioni pi\uf9 classiche e paradigmatiche, quindi la sua messa a prova nelle pratiche sociali della solidariet\ue0, della sussidiariet\ue0, della condotta civica virtuosa, della libert\ue0 religiosa, delle pratiche tecnologiche. In secondo luogo, sul piano giuridico, si perseguono gli obiettivi di ricostruire la tradizione della teoria come conservazione e sviluppo della relazione intersoggettiva nella dimensione della socialit\ue0; quindi di articolare, analizzare e ridefinire i concetti costitutivi di una aggiornata teoria del diritto come relazione; infine di rivedere il lessico della tradizione filosofica, riesaminandone i nodi teorici fondamentali ancora rilevanti

    The Violence of Idolatry and Peaceful Coexistence. The Current Relevance of civ. Dei

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    Contemporary culture is shot through with a renewed openness to polytheism. This contribution seeks to listen in on a critical interlocution between Augustine and contemporary thought regarding this theme, re-reading according to a coherent continuity the first and second parts of De civitate Dei. The fundamental intent of this re-reading can be laid out in three key theses: a) The first thesis calls upon the anthropological pertinence of faith: unlike atheism, which can be considered a conspicuous variable of modern culture, but historically limited and rather elitist, the true alternative that is continually proposed to us by the Fathers, starting from the Scriptures, and by Augustine in particular, is not between believing and not believing, but between faith and idolatry. b) The second thesis concerns the difference \u2013 and therefore the absolute incompatibility \u2013 between monotheism and polytheism. In the era of multiculturalism, it seems that religions can only be liberated from the temptation to fundamentalism if they are willing to enter into the pantheon of compatible cults. Actually, hidden behind the drift of polytheism, which crosses through wide sectors of contemporary culture, is an idolatrous pulsion, to which, with Augustine, we could attribute the Weltanschauung of the civitas terrena. c) The third and final thesis concerns the ethical and political implications of this difference; according to Augustine\u2019s teaching, faith in one, transcendent God is an alternative not only to idolatrous faiths, but also to all forms of violence in interpersonal relationships. It is not at all true that a monotheistic faith is an obstacle to all forms of peaceful coexistence, or that in the name of a single system of thought it introduces into the political sphere a factor of rigidity and intolerance. According to Augustine, the exact opposite is true: it is the civitas terrena, drawing its gods from the earth, that seeks an equivocal sacralization and in this way infects the fabric of coexistence with the destabilizing and nihilistic virus of deceit and violenc

    Interrogatio mea, intentio mea: le mouvement de la pens\ue9e augustinienne

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    Una rilettura di Agostino che tiene conto della ricerca di Goulven Madec autorizza una doppia esplorazione: in una pars destruens, si pu\uf2 riconoscere ogni equivoca precomprensione di Agostino che attraversa e condiziona segmenti importanti del pensiero contemporaneo; in una pars construens, attraverso un approccio alla sua \uab antropologia dinamica \ubb si pu\uf2 cogliere meglio la radice pi\uf9 profonda del suo pensiero. Tale radice viene intercettata a partire da un passo di Conf. X, 6, 9, in cui emerge l\u2019idea di un nesso originario tra intentio e interrogatio, tale nesso conferisce all\u2019evento della conversione una fecondit\ue0 euristica che riattiva e orienta il movimento della inquisitio, senza far assumere alla ricerca una funzione antagonista o frenante nei confronti della fede

    Da Kant a Foucault: il trascendentale e lo storico,

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    Il contributo individua un percorso di lettura nella trasformazione della nozione di trascendentale da Kant a Foucault, segnalandone le implicazioni speculative anche alla luce di alcuni luoghi della produzione più matura di Foucault, che ne confermano la linea interpretativa di fondo. Al di là dell’aspetto più propriamente tematico, è soprattutto l’impianto epistemologico dell’indagine foucaultiana a rivelare un’attenzione a Kant, che è nello stesso tempo una filiazione e una forzatura. La centralità e insieme l’ambiguità di tale rilettura è attestata in modo particolare dalla nozione di a priori storico (o concreto), che compare già nella Introduzione all’Antropologia kantiana e che Foucault stesso riconosce di aver mutuato proprio da Kant Il pensatore francese imprimerà infatti alla nozione kantiana di a priori una curvatura storica, liberandola da qualsiasi rigorizzazione trascendentale in nome dell’orizzonte intrascendibile della finitudine. Tutte le sue indagini successive, infatti, al di là delle diverse esplorazioni tematiche, saranno puntualmente suffragate da un’istanza epistemica, capace di recepire e tradurre in una nuova forma di radicalismo sistematico ogni ambigua intersezione tra domanda dell’originario e intrascendibilità della finitudine, costantemente in bilico tra Kant e Nietzsche. Ciò che impedirà alle minuziose ricognizioni di Foucault intorno alla storia della follia, della sessualità o della biopolitica di polverizzarsi in un inventario disorganico di ricerche d’archivio sarà precisamente la fedeltà a un’istanza sistematica, che rinunzia ai “privilegi dell’a priori”, recuperandoli però entro un’analitica capace di tenere insieme l’originario e lo storico
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