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    Storia e prospettive della diaspora cinese nello spazio post-sovietico

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    Questo articolo riassume lo sviluppo storico della diaspora cinese nello spazio post-sovietico, dalle prime migrazioni cinesi in epoca pre-rivoluzionaria alla situazione attuale, evidenziandone le principali tendenze e le prospettive di sviluppo futuro. I flussi migratori storicamente più importanti, come quelli che si sono estesi attraverso l'Eurasia dallo Zhejiang all'Europa occidentale, punteggiando lo spazio post-sovietico con centri migratori maggiori e minori e quelli che hanno preso piede in Siberia dalle regioni nord-orientali della Cina durante il ventesimo secolo, si sono tutti ridotti in modo significativo nell'ultimo decennio. Lo sviluppo della Belt and Road Initiative e le più strette relazioni sino-russe potrebbero preludere a nuove mobilità cinesi. Queste, tuttavia, potrebbero essere meno suscettibili all'incorporazione a lungo termine nei territori dell'ex Unione Sovietica

    L’influenza della Rpc in Italia e il “dilemma narrativo” della minoranza sinoitaliana

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    With the "New Era" announced by Chinese President Xi Jinping at the beginning of his first term, studies, reports, and media reports have gradually multiplied, all describing or even denouncing the pervasiveness and effectiveness of Chinese political influence and interference operations in the world.Con l’ingresso nella Nuova Era annunciata dal Presidente cinese Xi Jinping all’inizio del proprio primo mandato, si sono progressivamente moltiplicati studi, rapporti e reportage mediatici che descrivono o denunciano la pervasività e l’efficacia delle operazioni di influenza e interferenza politica cinese nel mondo

    Perché le (presunte) "stazioni di polizia cinesi" e i (reali) Centri di servizio per i cinesi d'oltremare meritano attenzione

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    Questi Centri servizi per i cinesi all’estero (Huázhù zhōngxīn 华助中心) non sono una novità. A Milano, il primo aprì provvisoriamente in via Lepetit nel 2015, per poi stabilirsi definitivamente in via Bramante 8, presso la sede della storica Associazione Cinese a Milano (Mǐlán Huáqiáo Huárén gōngshānghuì 米兰华侨华人工商会), la più antica ed importante associazione cinese d’Italia, che fin dal 1945 assiste le autorità consolari cinesi nel disbrigo di pratiche che riguardano i cittadini cinesi originari del Zhejiang. Questo specifico centro è inoltre affiliato alla rete di centri servizi per cinesi residenti all’estero organizzato dalla Municipalità di Wenzhou, qualificandosi come un Wenzhou Overseas Chinese Center. Vi si offrono servizi come la prenotazione del rinnovo del passaporto, la delega per la richiesta del visto (per chi è di origine cinese, ma cittadino italiano), l’assicurazione per gli studenti cinesi all’estero, assistenza legale, ecc. Questi centri, per erogare tali servizi, non solo devono poter contare su raccordi organizzativi con il Consolato cinese di Milano, ma anche su canali di comunicazione diretti con le autorità delle proprie zone di origine in Cina. In nessun caso si tratta di attività di carattere clandestino o “segreto”

    Minorities in the Post-Soviet Space Thirty Years After the Dissolution of the USSR

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    When the Soviet Union broke apart in 1991, the Russian Federation and the newly independent republics of the Baltics, the Caucasus and Central Asia engaged in redefining their national identity in a challenging regional and global context. The stances and policies towards the minorities living in these countries became part of the striving towards national independence and identity formation. Despite vastly different post-Soviet nation-building trajectories, the development and implementation of state policies towards minorities had similar relevance and importance across the region. Thirty years after the end of the USSR what is the situation of minorities and minority issues in the countries that emerged from that multi-ethnic state? How have the former republics – including Russia dealt with their minorities and minority affairs? To what protection and rights are minority communities entitled to? Studies of the dissolution of the USSR and of nation-building in the independent post-Soviet states have flourished over the past decades. However, despite the relevance of the theme, there is a dearth of specialist publications which address the many issues related to minority communities in the post-Soviet space. This volume attempts to fill this gap by providing a collection of essays covering some of the most relevant aspects of the contemporary status and situation of minorities in the area

    Preface

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    When the Soviet Union broke apart in 1991, the Russian Federation and the newly independent republics of the Baltics, the Caucasus and Central Asia engaged in redefining their national identity in a challenging regional and global context. The stances and policies towards the minorities living in these countries became part of the striving towards national independence and identity formation. Despite vastly different post-Soviet nation-building trajectories, the development and implementation of state policies towards minorities had similar relevance and importance across the region. Thirty years after the end of the USSR what is the situation of minorities and minority issues in the countries that emerged from that multi-ethnic state? How have the former republics – including Russia dealt with their minorities and minority affairs? To what protection and rights are minority communities entitled to? Studies of the dissolution of the USSR and of nation-building in the independent post-Soviet states have flourished over the past decades. However, despite the relevance of the theme, there is a dearth of specialist publications which address the many issues related to minority communities in the post-Soviet space. This volume attempts to fill this gap by providing a collection of essays covering some of the most relevant aspects of the contemporary status and situation of minorities in the area

    Dinamiche di genere tra i cinesi d'Italia: una partita tutta da giocare

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    I cinesi d'Italia provengono in massima parte da una regione della Cina in cui \ue8 storicamente assai forte il retaggio del culto degli antenati e del lignaggio patrilineare e patrilocale. Il controllo delle famiglie cinesi in emigrazione sull'imperativo della discendenza che grava soprattutto sui figli maschi primogeniti tende a condizionarne significativamente le scelte in materia di identit\ue0 di genere, di scelta del partner e riproduttive. Il matrimonio \ue8 inoltre tuttora il principale dispositivo di accumulazione primaria di capitale in seno alla comunit\ue0 cinese. Sebbene tali pressioni siano generalmente meno forti sulle figlie femmine, questo tipo di retaggio ha storicamente limitato l'incidenza dei matrimoni misti e rappresenta un ostacolo importante per l'affermazione dei diritti delle minoranze lgbtq+. Ma proprio dalla nascente scena culturale sinoitaliana emergono significativi segnali di cambiamento

    Reazioni istituzionali e socio-culturali all\u2019emergere di nuove soggettivit\ue0 tra le etnie minoritarie cinesi

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    Il saggio indaga le modalit\ue0 con cui il governo della Repubblica Popolare Cinese cerca di conciliare le proprie aspirazioni alla compattezza nazionale con la volont\ue0 di rappresentare credibilmente le proprie numerose minoranze etniche in seno a una cornice istituzionale che non \ue8 propriamente quella di uno stato nazione. Si evidenziano le questioni poste all'impostazione di politiche di carattere etnico in un contesto sociale e culturale in cui sorgono nuove istanze di riconoscimento della propria soggettivit\ue0 da parte delle minoranze stesse

    La reazione dei cinesi d'Italia alle proteste di Hong Kong

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    L'articolo censisce le pi\uf9 significative reazioni emerse da parte di esponenti o portavoce dell'associazionismo comunitario o imprenditoriale cinese d'Italia, o emerse in seno ai media (specie online e social) relativamente al movimento di protesta di Hong Kong, con particolare attenzione alle ricadute di tali reazioni nel quadro della partecipazione sociale e politica dei cinesi d'Italia

    Marittimi e venditori ambulanti cinesi nei porti giuliani, istriani e dalmati nella prima met\ue0 del Novecento

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    Fin da prima della Grande Guerra, ma soprattutto nel periodo tra le guerre, tutto il litorale veneto-istro-liburnico, da Trieste a Fiume, fu meta delle primissime presenze cinesi originarie dal Zhejiang in Europa. Si trattava per\uf2 di due flussi distinti. Il primo, strettamente legato alle grandi societ\ue0 di navigazione triestine (prima austroungariche, poi italiane) era costituito da lavoratori marittimi originari del Nord del Zhejiang, prevalentemente dal porto di Zhenhai, nei pressi di Ningbo, che venivano impiegati prevalentemente come lavandai e cuochi. Una piccola comunit\ue0 di marittimi cinesi \ue8 attestata a Trieste fin dagli anni Dieci del Novecento. Il secondo, invece, traccia le sue origini in un certo numero di villaggi nell'entroterra della citt\ue0 portuale di Wenzhou, nel Sud del Zhejiang, zona dalla quale a partire dal 1925 migrarono numeri sempre pi\uf9 consistenti di cinesi dediti primariamente al commercio ambulante e poi al piccolo artigianato. Nei porti giuliani, istriani e nella stessa Fiume erano presenze stabili nei mercati e nelle fiere, come testimoniano i documenti relativi al loro rastrellamento nel corso del 1940, quando la maggior parte di questi antesignani della migrazione cinese verso l'Italia furono deportati in massa nei campi di concentramento fascisti
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