14 research outputs found

    Inaction, under-reaction action and incapacity:communication breakdown in Italy’s vaccination governance

    Get PDF
    This article explores why governments do not respond to public compliance problems in a timely manner with appropriate instruments, and the consequences of their failure to do so. Utilising a case study of Italian vaccination policy, the article considers counterfactuals and the challenges of governing health policy in an age of disinformation. It counterposes two methods of governing vaccination compliance: discipline, which uses public institutions to inculcate the population with favourable attitudes and practices, and modulation, which uses access to public institutions as a form of control. The Italian government ineffectively employed discipline for a number of years. Epistemological and organisational constraints stymied its efforts to tackle a significant childhood vaccination compliance problem. With a loss of control over the information environment, vaccinations were not served well by exogenous crises, the sensationalism of the news cycle and online misinformation. Hampered by austerity, lack of capacity and epistemic shortcomings, the Italian government did not protect the public legitimacy of the vaccination programme. Instead of employing communications to reassure a hesitant population, they focused on systemic and delivery issues, until it was too late to do anything except make vaccinations mandatory (using modulation). The apparent short-term success of this measure in generating population compliance does not foreclose the need for ongoing governance of vaccine confidence through effective discipline. This is evident for the COVID-19 vaccination campaign, with many Italians still indicating that they would not accept a vaccine despite the devastation that the disease has wrought throughout their country

    Analisi dei bisogni informativi nei processi decisionali per la gestione del paziente diabetico in Toscana

    No full text
    1.1 Background Il diabete è una patologia cronica che sta assumendo sempre maggiore rilevanza non solo dal punto di vista epidemiologico ma anche dal punto di vista sociale ed economico. In Toscana, nel 2017 ben l’8,2% della popolazione di età superiore ai 16 anni risulta affetta da diabete. L’aumento dell’incidenza è legato soprattutto al diabete di tipo 2, la cui insorgenza dipende principalmente dall’adozione di stili di vita non salutari (dieta ipercalorica e sedentarietà, in primis). Inoltre, l’assenza di un buon controllo della patologia può determinare delle complicanze a lungo termine molto invalidanti per il paziente (retinopatia, neuropatia, amputazione degli arti inferiori, insufficienza renale), che condizionano la sua qualità ed aspettativa di vita. In Toscana nel 2016 il 10,5% della popolazione toscana sopra i 45 anni presentava insufficienza renale, mentre nei diabetici questa percentuale raddoppia (20,5%) e la velocità di progressione della malattia è più elevata. Dal punto di vista assistenziale, le sfide nella gestione di questi pazienti sono rappresentate prima di tutto dalla correzione degli stili di vita, per poi passare alla compliance alla terapia e all’esecuzione dei regolari controlli, volti a prevenire le complicanze sopra citate. La diversità degli interventi necessari richiede un altrettanto diversificato coinvolgimento di operatori e strutture sanitari, dallo specialista al medico in medicina generale, alle USL, al personale infermieristico. 1.2 Obiettivo della tesi Questo studio si pone l’obiettivo di valutare gli strumenti informativi a disposizione degli attori coinvolti nella gestione del diabete in Toscana per comprendere se questi siano sufficienti nei processi decisionali, volti a un continuo miglioramento della qualità e dell’efficienza dell’assistenza. A tal fine, si è ritenuto che fosse indispensabile prendere in esame il sistema di indicatori di performance a disposizione, in quanto rappresenta lo strumento per indirizzare le decisioni dei policy maker, dei dirigenti e dei professionisti sanitari, rispetto ad azioni di modifica del sistema organizzativo, del percorso assistenziale e del comportamento per garantire la qualità delle cure migliore possibile. 1.3 Materiali e Metodi I sistemi da cui sono stati selezionati gli indicatori che valutano la gestione del diabete sono il sistema di valutazione della performance del Laboratorio Management e Sanità (Mes), il sistema Proter dell’Agenzia Regionale di Sanità, il Programma Nazionale Esiti, il sistema di sorveglianza Passi ed il Progetto Arno di Cineca. A seguito dell’analisi del sistema informativo presente, sono state realizzate delle interviste semi-strutturate ai principali attori coinvolti nel management della patologia per capire se e come utilizzino tali indicatori, come si comportano di fronte ai risultati che emergono da questi sistemi di monitoraggio e quali aspetti ritengono che debbano essere integrati o migliorati. 1.4 Risultati La mappatura degli indicatori ha mostrato come punto di forza del sistema la valutazione dell’aderenza alle linee guida per lo screening delle complicanze e degli esiti principali, mentre come punta di debolezza il monitoraggio degli interventi di prevenzione primaria e degli stili di vita. Nelle interviste è emerso che gli attori coinvolti nel management della patologia conoscono i sistemi presi in esame, anche se utilizzano prevalentemente solo alcuni di questi (Mes e Ars in primis, e PNE). Le modalità di utilizzo risultano diverse in base al ruolo ricoperto: mentre per i dirigenti aziendali si tratta principalmente di set di indicatori che sono inseriti nei piani aziendali come obiettivi di budget che poi andranno monitorati, per i clinici essi sono uno strumento di confronto per intraprendere azioni di miglioramento. Rispetto all’integrazione ospedale-territoriale a livello dirigenziale sono ritenuti sufficienti i dati di attività presenti, mentre per i clinici questo aspetto andrebbe migliorato attraverso una valutazione più specifica dei vari livelli del percorso e dei professionisti coinvolti ad ogni livello. Tutti gli intervistati sono concordi invece riguardo la carenza di indicatori per la prevenzione primaria e per l’educazione terapeutica, oltre che per lo screening della patologia. L’atteggiamento sia dei dirigenti che dei clinici di fronte ad un risultato negativo è valutare quali aspetti del percorso siano carenti in modo da porre in atto interventi di miglioramento. Sono state riscontrate infine lacune diverse in base al ruolo ricoperto, ma tutti si sono mostrati concordi rispetto alla mancanza del punto di vista del paziente e della diffusione dell’utilizzo dei dati fra i professionisti sanitari. 1.5 Conclusioni Sulla base della mappatura degli indicatori svolta e delle interviste, appare chiaro che rispetto alla prevenzione primaria e all’educazione terapeutica non sono presenti sufficienti informazioni. Il paziente è assente nel sistema attuale di valutazione: questo aspetto dovrebbe essere integrato per poter intervenire in modo più efficace per aumentare la compliance dei pazienti. La diffusione della conoscenza e dell’utilizzo dei dati fra i professionisti sanitari è cruciale: nonostante le lacune evidenziate e i miglioramenti possibile, la quantità di informazioni disponibili è comunque elevata. In quest’ottica risulta fondamentale formare la classe medica soprattutto sui principi della valutazione e sul ruolo che riveste nella complessa organizzazione del sistema sanitario

    Gli stili di vita durante la pandemia in Italia: un approccio di genere

    No full text
    Introduzione: Le malattie croniche non trasmissibili rappresentano la prima causa di morte a livello mondiale. La maggior parte sono il risultato di quattro principali di fattori di rischio comportamentali prevenibili: l’abitudine al fumo, il consumo di alcol, la sedentarietà e un’alimentazione scorretta. Questi comportamenti hanno prevalenza diversa in base al sesso e sono legati a fattori di genere. La pandemia ha avuto un impatto sulla vita, e di conseguenza sulle abitudini che influenzano la salute, a livello mondiale, sebbene gli effetti a medio e lungo termine rimangano da valutare. Obiettivo di questo lavoro è descrivere l’andamento nel tempo, dal 2008 al 2022, dei quattro principali fattori di rischio comportamentali per le malattie croniche non trasmissibili per sesso e di indagare l’impatto della pandemia su di essi negli uomini e nelle donne in Italia. Metodi: Vengono usati i dati della sorveglianza PASSI, che raccolgono informazioni sullo stato di salute, sui comportamenti e sulle caratteristiche sociodemografiche della popolazione adulta (18-69 anni) in Italia. Per i quattro fattori di rischio, sono state selezionate 4 variabili di esito: la prevalenza di fumatori/trici, di consumo di alcol a maggior rischio, di persone sedentarie e di persone che consumano almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno. Per l’alcol, sono state inoltre analizzate le prevalenze di persone che fanno binge drinking e con consumo abituale elevato. Il periodo analizzato è dal 2008 (2010 per le variabili relative all’alcol) al 2022. L’analisi delle prevalenze è stata fatta per sesso. Un’analisi multivariata disaggregata per sesso per le variabili di esito è stata condotta considerando il periodo 2019-2022 al fine studiare l’impatto della pandemia. In tale analisi, sono state inserite variabili sociodemografiche (età, istruzione, condizione economica, cittadinanza, macroarea geografica) come covariate. Risultati: La prevalenza delle variabili di esito individuate è maggiore negli uomini rispetto alle donne, a eccezione della sedentarietà. Nel tempo, l’abitudine al fumo mostra un andamento in miglioramento, sebbene la riduzione di questo comportamento sia più lenta nelle donne. Oltre al fumo, il gradiente per sesso mostra una riduzione anche per il consumo di alcol a maggior rischio, mentre si è già azzerato per il consumo di alcol abituale elevato. Dall’analisi multivariata, è emerso che il rischio di essere fumatore/trice era maggiore nel 2022 rispetto al 2019 nelle donne e non negli uomini. Considerando il consumo a maggior rischio, che rispecchia l’andamento del binge drinking, nel 2020 e nel 2021 il rischio era diminuito rispetto al 2019 solo negli uomini, mentre risulta aumentato in entrambi i sessi nel 2022. La sedentarietà ha mostrato egualmente un comportamento diverso nei due sessi: nelle donne il rischio è aumentato solo nel 2021, mentre negli uomini si è ridotto nel 2022, rispetto al 2019. La probabilità di avere un consumo di 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, che già presentava una bassa prevalenza in entrambi i sessi, è diminuita in entrambi i sessi durante la pandemia. Conclusioni: La pandemia ha avuto un effetto parzialmente diverso nei due sessi, in genere rafforzando andamenti già in essere. Attenzione merita di essere posta sul mantenersi del gradiente per sesso per la sedentarietà e la diminuzione invece di quello relativo all’abitudine al fumo e al consumo di alcol a maggior rischio. Interventi di salute pubblica di promozione degli stili di vita non possono quindi non considerare la dimensione di genere

    De-biasing HPV: Effects of a de-biasing communication approach to promoting Human Papillomavirus (HPV) vaccine acceptance in a sample of Italian adolescents: a single-blind randomised control trial

    No full text
    Methodology: Single-blinded Cluster-Randomized Control Trial. Participants will be assigned to 3 different groups: intervention A or de-biasing (students will be exposed to a digital intervention based on cognitive biases), intervention B or traditional (students will be exposed to a digital intervention with standard information), and control (exposure will happen at the end of the experiment). Objectives: a) Evaluate cognitive biases and heuristics related to HPV vaccination in adolescents aged between 14-20 years old. b) Co-design a digital intervention on HPV vaccine promotion. c) Evaluate the efficacy of framed messages to increase willingness to uptake HPV vaccination, and decrease vaccine hesitancy. Number of Subjects: 600 total subjects aged between 14 and 20 years old Main Inclusion Criteria: Italian-speaking high school students recruited with the help and support of principals and upper secondary school teachers. Study Features: The project carries out a promotional intervention on HPV vaccine confidence in Italian adolescents through digital messages targeting participants’ biases and heuristics related to the vaccination choice. The experimental procedures developed under this research protocol aim to co-design an innovative method for promoting HPV vaccine confidence with tailored messages through digital channels. We will compare two promotional communication approaches delivered to a sample of high-school students. The interventions are co-designed together with a separate group of high school students who contributed to the preparation of the materials. In the traditional communication treatment, the message will instead propose a more traditional communication approach targeting misconceptions and providing information about the vaccination. In the de-biasing treatment, the promotional messages will be accompanied by messages targeting heuristics and biases that have been associated in the literature with vaccine hesitancy. Communication strategies in the two treatments will be compared relative to each other and to a control group which will not receive either message. Vaccine Hesitancy and Confidence, attitudes and knowledge related to the HPV vaccine will be measured through ad hoc questionnaires before and after the promotional interventions

    Exploring the Possible Use of AI Chatbots in Public Health Education: Feasibility Study

    No full text
    BackgroundArtificial intelligence (AI) is a rapidly developing field with the potential to transform various aspects of health care and public health, including medical training. During the “Hygiene and Public Health” course for fifth-year medical students, a practical training session was conducted on vaccination using AI chatbots as an educational supportive tool. Before receiving specific training on vaccination, the students were given a web-based test extracted from the Italian National Medical Residency Test. After completing the test, a critical correction of each question was performed assisted by AI chatbots. ObjectiveThe main aim of this study was to identify whether AI chatbots can be considered educational support tools for training in public health. The secondary objective was to assess the performance of different AI chatbots on complex multiple-choice medical questions in the Italian language. MethodsA test composed of 15 multiple-choice questions on vaccination was extracted from the Italian National Medical Residency Test using targeted keywords and administered to medical students via Google Forms and to different AI chatbot models (Bing Chat, ChatGPT, Chatsonic, Google Bard, and YouChat). The correction of the test was conducted in the classroom, focusing on the critical evaluation of the explanations provided by the chatbot. A Mann-Whitney U test was conducted to compare the performances of medical students and AI chatbots. Student feedback was collected anonymously at the end of the training experience. ResultsIn total, 36 medical students and 5 AI chatbot models completed the test. The students achieved an average score of 8.22 (SD 2.65) out of 15, while the AI chatbots scored an average of 12.22 (SD 2.77). The results indicated a statistically significant difference in performance between the 2 groups (U=49.5, P<.001), with a large effect size (r=0.69). When divided by question type (direct, scenario-based, and negative), significant differences were observed in direct (P<.001) and scenario-based (P<.001) questions, but not in negative questions (P=.48). The students reported a high level of satisfaction (7.9/10) with the educational experience, expressing a strong desire to repeat the experience (7.6/10). ConclusionsThis study demonstrated the efficacy of AI chatbots in answering complex medical questions related to vaccination and providing valuable educational support. Their performance significantly surpassed that of medical students in direct and scenario-based questions. The responsible and critical use of AI chatbots can enhance medical education, making it an essential aspect to integrate into the educational system

    How Italy Tweeted about COVID-19: Detecting Reactions to the Pandemic from Social Media

    No full text
    The COVID-19 pandemic required communities throughout the world to deal with unknown threats. Using Twitter data, this study aimed to detect reactions to the outbreak in Italy and to evaluate the relationship between measures derived from social media (SM) with both national epidemiological data and reports on the violations of the restrictions. The dynamics of time-series about tweets counts, emotions expressed, and themes discussed were evaluated using Italian posts regarding COVID-19 from 25 February to 4 May 2020. Considering 4,988,255 tweets, results highlight that emotions changed significantly over time with anger, disgust, fear, and sadness showing a downward trend, while joy, trust, anticipation, and surprise increased. The trend of emotions correlated significantly with national variation in confirmed cases and reports on the violations of restrictive measures. The study highlights the potential of using SM to assess emotional and behavioural reactions, delineating their possible contribution to the establishment of a decision management system during emergencies

    Exploring COVID-19 Vaccination Willingness in Italy: A Focus on Resident Foreigners and Italians Using Data from PASSI and PASSI d’Argento Surveillance Systems

    No full text
    (1) The COVID-19 pandemic exacerbated health disparities, both between foreign and autochthonous populations. Italy was one of the European countries that was the most affected by the COVID-19 pandemic; however, only limited data are available on vaccine willingness. This study aims to assess the propensity of foreign and autochthonous populations residing in Italy to be vaccinated and the relative associated factors. (2) Data were collected and analysed from the two Italian surveillance systems, PASSI and PASSI d’Argento, in the period of August 2020–December 2021. The data include those of the Italian resident adult population over 18 years old. A multinomial logistic regression model, stratified by citizenship, was used to assess the associations of sociodemographic, health, and COVID-19 experience variables with vaccination attitudes. (3) This study encompassed 19,681 eligible subjects. Considering the willingness to be vaccinated, foreign residents were significantly less certain to get vaccinated (49.4% vs. 60.7% among Italians). Sociodemographic characteristics, economic difficulties, and trust in local health units emerged as factors that were significantly associated with vaccine acceptance. Having received the seasonal flu vaccine was identified as a predictor of COVID-19 vaccine acceptance among foreign and Italian residents. (4) This study underscores the significance of tailoring interventions to address vaccine hesitancy based on the diverse characteristics of foreign and Italian residents. This research offers practical insights for public health strategies, highlighting the importance of tailored educational campaigns, improved communication, and nuanced interventions to enhance vaccine acceptance and uptake within both populations

    HCV micro-elimination in two prisons in Milan, Italy: a model of care

    No full text
    People in prison represent a high-risk population for HCV infection control. With the advent of new direct antiviral agents (DAAs) HCV micro-elimination in prison setting became a feasible strategy. We assessed the impact of an intervention for HCV testing and treatment in 2017 and 2018 in a jail (San Vittore,SV) and a prison for sentenced individuals (Opera,OP). A dedicated protocol was applied and implemented over the two years. We collected data on demographics, HCV testing and treatment on all inmates present on October 31st 2017 and 2018. In the two facilities there were 2,366 and 2,369 inmates in 2017 and 2018 respectively; the majority were men (95.6%; 96.4%) and Italians (57.0%; 61.9%) with a median age of 41 years. Prevalence of lifetime reported drug use remained high (46.5%; 44.2%). HCV screening coverage was 89% in both years, while HCV-RNA test coverage increased (90.6%; 99.0%). HCV sero-prevalence remained stable (10.1%; 9.2%). In 2017 among inmates with HCV chronic infection 90 (42.4%) individuals had started DAAs treatment and 106 (54.6%) in 2018; of whom 38 (17.9%) and 74 (38.1%) achieved the SVR. The viremic pool decreased significantly over time (SV,24.4%; 15.4%;OP, 16.1%;&lt;1%). Among inmates with HCV-positive serology in 2018, 121 (81.0%) were never linked to care before incarceration. Our study showed how a targeted and well-implemented HCV test-and-treat intervention in prison was feasible and effective in achieving micro-elimination. Viral hepatitis elimination agenda may help drawing interest onto this neglected population and bringing prison health higher up in the global public health agenda
    corecore