485 research outputs found

    Reflecting on the Limits of Marxian Topography with Althusser and Negri

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    This article, starting from the specific question of the insufficiencies of the Marxian topography, will try to show that between the two theoretical dispositifs there is a relation of “proximity in difference”. On the one hand, both authors come to see an “ontological breakthrough” as the only way to refound revolutionary theory. On the other, their different views of historical temporality impose two contrasting “ontological solutions”. In the conclusion, I will present the hypothesis that there existsan “aporetical complementarity” between the two theoretical proposals, a privileged ground on which to extend the comparison of the two ontological proposals – aleatory materialism versus constituent ontology – formulated by the two authors in the early 1980s

    Marx. Da teoria da educação à teoria da auto-emancipação do proletariado

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    Este texto debate a questão da educação do proletariado a partir de Marx, expressa na terceira tese ad Feuerbach: “o educador tem ele próprio de ser educado”. Situa a problemática, já equacionada na obra a Ideologia Alemã, retomada em outras obras, em relação ao pensamento dos hegelianos de esquerda, de maneira a superar o “entendimento do desenvolvimento da história como resultado da consciência subjetiva e da educação da “Massa” como tarefa revolucionária da filosofia”. Esclarece como Marx estabeleceu os limites da perspectiva idealista e do “velho materialismo”, na concepção da história, educação do proletariado e defesa da auto-educação e emancipação do proletariado. Elabora possíveis contradições entre esta perspectiva e o papel dos comunistas no trabalho de “vanguarda” da educação para a revolução. Conclui a superação da contradição pela teoria das “tendências” do desenvolvimento histórico

    La duplice funzione del materialismo aleatorio. Riflessioni sull’“incontro” di filosofia materialista e scienza della storia in Louis Althusser

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    Nelle Conversazioni con Fernanda Navarro Althusser definisce il materialismo aleatorio come una «filosofia per il marxismo»1. Tale definizione, a nostro avviso, non solo permette ad Althusser di prendere ancora una volta ‒ e definitivamente ‒ le distanze dall’ipotesi, che era stata centrale nei suoi celebri testi degli anni Sessanta, di una “filosofia marxista” latente nei testi di Marx. Soprattutto ci spinge a riflettere sul rapporto tra l’ipotesi del materialismo aleatorio e la più generale riflessione althusseriana sulla filosofi

    Althusser e Negri: uma complementaridade aporética?

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    A hipótese que procuramos demonstrar ao longo deste artigo é a de que o confronto entre Negri e Althusser só se torna possível centrando a reflexão no plano abstrato da perceção de ambos da “crise do marxismo” como “ocasião” para renovar radicalmente a tradição do pensamento revolucionário. A abstração do plano concreto dos conteúdos positivos permite, de facto, alcançar uma dimensão “aporética” nos dois dispositivos e reconhecê-la como o único terreno no qual o confronto entre os referidos autores se torna, não só possível, como fecundo: a íntima “complementaridade aporética” entre Negri e Althusser é reveladora da necessidade de mediar a hipótese althusseriana da redução do sujeito a uma “realidade ideológica” com a negriana da fundação ontológica da subjetividade

    L’operaio sociale. Tra “residuo dialettico” e “costituzione ontologica”

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    Il presente articolo si propone in primo luogo di dimostrare la coesistenza di un duplice punto di vista nell’analisi sull’operaio sociale portata avanti da Negri nel corso degli anni ’70 : l’operaio sociale si definisce infatti allo stesso tempo come “ultima figura” della dialettica antagonista e come categoria eminentemente ontologica. In secondo luogo, attraverso l’analisi dei testi della prima metà degli anni ’80, si cercherà di mostrare come tale coesistenza diventi problematica : il dispositivo dialettico-antagonista si presenta come “blocco della ricerca” ; ostacolo al pieno dispiegamento della prospettiva ontologica. Questa tensione tra dialettica e ontologia, sarà infine riconosciuta come ragione teorica della “rivoluzione lessicale” di Negri ; del definitivo abbandono della categoria di operaio sociale e dell’affermazione del concetto di “moltitudine”

    Le incoerenze teoriche delle riflessioni marxiane degli anni quaranta e il valore “teorico” della rivoluzione del 1848

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    Se è indubitabile il valore politico dei testi marxiani relativi alla rivoluzione del 1848, meno evidente è invece quale sia stato il loro contributo specificamente teorico sullo sviluppo della teoria marxiana. La nostra tesi è che l’esperienza vissuta della rivoluzione del 1848 abbia permesso a Marx di superare un’ “interna incoerenza”, presente nell’intera produzione marxiana della metà degli anni quaranta, dall’Ideologia tedesca fino al Manifesto del partito comunista, tra presupposti teorici e prospettiva politica e di porre così le basi per una organica teoria rivoluzionaria. La dimostrazione di tale ipotesi impone tre differenti momenti d’analisi: una definizione preliminare dei presupposti teorici delle analisi marxiane degli anni quaranta permetterà di specificare in che cosa esattamente consista quest’ “interna incoerenza” e di mostrare come la rivoluzione del 1848 abbia contribuito a superarla

    Althusser. La nécessité du « tournant » ontologique

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    À partir d’une réflexion sur les textes d’Althusser consacrés à la “crise du marxisme”, cet article se propose de montrer que ces essais représentent une sorte de “charnière” entre les écrits des années 60 et de la première moitié des années 70, et le matérialisme aléatoire. En effet, notre supposition fondamentale est que la réflexion à propos des limites du marxisme permet de mettre en exergue, au delà de l’évidente discontinuité, une plus profonde cohérence dans le développement de la pensée d’Althusser : l’exigence de redécouvrir la « puissance révolutionnaire » de la théorie de Marx représente, en réalité, la nécessité plus intime d’opérer le « tournant ontologique » des années 80

    Dalla “filosofia marxista” alla “filosofia per il marxismo”. Riflettendo con Althusser su “materialismo” e “rivoluzione”

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    Qual è il nesso tra l’ “analisi strutturale” e la “riflessione congiunturale” sulla filosofia? Che relazione c’è tra l’ipotesi del “materialismo aleatorio” e l’anteriore punto di vista sulla filosofia? E tra il materialismo aleatorio e la teoria di Marx? Nel corso del presente articolo ci proponiamo di riflettere su tali questioni, riattraversando i momenti fondamentali della riflessione althusseriana sulla filosofia. Vorremo in tal modo provare a dimostrare:1) Che il risultato fondamentale dell’analisi strutturale sulla filosofia è la messa in luce della complementarietà essenziale di Stato e filosofia: mentre lo Stato dissolve il potenziale rivoluzionario della società attraverso il perenne movimento di rimozione dell’antagonismo, la filosofia, parallelamente, collabora alla trasformazione degli “agenti” di una possibile pratica politica rivoluzionaria in soggettività assoggettate attraverso la sottomissione delle pratiche sociali ad un senso trascendente ed univoco. In tal modo, la definizione del connubio filosofia idealista-Stato dissolve ogni ipotesi di una dialettica storica emancipatrice; ogni possibilità di edificare l’ipotesi rivoluzionaria sulla lotta di classe che si riproduce continuamente in seno ai rapporti capitalistici. 2) Che il materialismo aleatorio, in quanto “pensiero della congiuntura”, rappresenta l’erede di quella “teoria della congiuntura”, abbozzata da Althusser a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70. Proprio come quest’ultima, infatti, la filosofia dell’incontro costituisce il complemento necessario della scienza della storia; il garante del carattere rivoluzionario della teoria di Marx contro i pericoli “teoreticisti”; la sola base su cui per poter sviluppare una teoria rivoluzionaria adeguata alle sfide della nostra contemporaneità

    Crises, révoltes et occasion révolutionnaire chez Marx et Lénine

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    Pourquoi se concentrer sur les analyses de Marx et Lénine, alors que la question des révoltes sociales a acquis une centralité bien plus majeure chez d’autres auteurs, comme Rosa Luxemburg ou le Gramsci de « L’Ordine Nuovo », et dans d’autres courants du marxisme, tels que l’« Operaismo » italien des années 1960 ? Paradoxalement, parce que la question des révoltes n’occupe pas chez Marx et Lénine une place centrale. C’est précisément parce que les révoltes sociales constituent chez eux un « objet invisible », qu’il faut chercher à l’intérieur de la problématique plus générale de la relation entre crises du capitalisme et conjonctures révolutionnaires, qu’ils offrent deux perspectives absolument privilégiées, et non convergentes, pour cerner la spécificité marxiste du lien entre crise et révoltes sociales

    Tra operaismo e biopolitica. Genesi e sviluppo del concetto negriano di produzione

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    O presente artigo constitui um complemento ao livro Oltre i limiti di Marx, ao abordar de modo analítico a problemática da relação de Negri com o pós-estruturalismo francês. Uma questão que, tendo permanecido periférica no contexto do confronto com Althusser, é porém fundamental para a plena compreensão da deslocação operada por Negri da análise do plano da dialética para o da ontologia constituinte. A tese fundamental desenvolvida ao longo do artigo é a de que apenas a hibridização do dispositivo teórico do “operaísmo” com o pensamento de Foucault e de Deleuze permite ultrapassar os “resíduos dialéticos” da categoria negriana de “operário social”. Com efeito, as categorias pós-estruturalistas de “biopolítico” e de “singularidade” desempenham um papel fundamental na elaboração de um novo conceito de “produção” que, fundamentado no princípio de subjetivação do processo de criação de valor, se encontra plenamente enraizado no terreno ontológico-constituinte. A conclusão do texto centra-se na diferença entre os dispositivos biopolítico de Negri e dialético de Marx: enquanto este elabora o conceito de “produção capitalista” através da definição da composição orgânica do capital, para Negri, pelo contrário, é apenas a dissolução do vínculo dialético entre capital constante e capital variável, ou seja, a libertação subjetiva em relação ao capital, que estabelece as condições da produção. Contudo, e de modo bastante paradoxal, esta oposição relativamente à representação teórica do conceito de “produção” constitui, segundo Negri, a condição teórica que lhe permite “manter-se fiel” a Marx e com ele prolongar o “diálogo” até à atualidade
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