The Italian Domestic Stability “Pact”: its Perspectives and Framework Issues

Nella situazione attuale, gli effetti strutturali del patto di stabilità interno vanno considerati con ogni attenzione. Questi effetti sono “prociclici”: essi aggravano i fenomeni deflattivi che, dopo la crisi del 2008, sono oggi pesantemente in corso. L’analisi statistica condotta mostra una marcata differenziazione degli effetti sul territorio. Nel Centro-Nord prevale, strutturalmente una tendenza alla riduzione della spesa dei Comuni e ad un alleggerimento della pressione fiscale. Risulta, invece, una tendenza opposta nel Mezzogiorno. Ciò produce una rilevante riduzione del divario tra le risorse disponibili (divario che, nel 1999, è pari al 30% e, nel lungo periodo, si va via via riducendo fino ad arrivare al 10 %), riduzione che, per competenza, ma anche per cassa, è effetto di un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, attraverso imposte sensibilmente più elevate (tale incremento della pressione fiscale ha prodotto un incremento tendenziale delle entrate, che è pari, per gli anni a partire dal 1999, per competenza, al 25,4% nel Mezzogiorno, contro il 16,9% del Centro-Nord). Si mostrano, in secondo luogo, i gravi rischi che l’attuale situazione comporta per la tenuta finanziaria dei bilanci degli Enti. Sia nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno, in termini di competenza, risulta una tendenza al formarsi di disavanzi (in realtà, in valore assoluto assai modesti). Il fenomeno preoccupante è tuttavia quello della mancata copertura degli oneri di ammortamento dei mutui, che dovrebbero essere coperti, nell’impianto del T.U.E.L. (cfr., in particolare, l’articolo 162, comma 6), nella parte corrente dei bilanci.Local Governments; Intergovernmental Fiscal Coordination Rules.

Cognitive reserve in dementia: Implications for cognitive training

open9noCognitive reserve (CR) is a potential mechanism to cope with brain damage. The aim of this study was to evaluate the effect of CR on a cognitive training (CT) in a group of patients with dementia. Eighty six participants with mild to moderate dementia were identified by their level of CR quantified by the CR Index questionnaire (CRIq) and underwent a cycle of CT. A global measure of cognition mini mental state examination (MMSE) was obtained before (T0) and after (T1) the training. Multiple linear regression analyses highlighted CR as a significant factor able to predict changes in cognitive performance after the CT. In particular, patients with lower CR benefited from a CT program more than those with high CR. These data show that CR can modulate the outcome of a CT program and that it should be considered as a predictive factor of neuropsychological rehabilitation training efficacy in people with dementia.openMondini, Sara; Madella, Ileana; Zangrossi, Andrea; Bigolin, Angela; Tomasi, Claudia; Michieletto, Marta; Villani, Daniele; Di Giovanni, Giuseppina; Mapelli, DanielaMondini, Sara; Madella, Ileana; Zangrossi, Andrea; Bigolin, Angela; Tomasi, Claudia; Michieletto, Marta; Villani, Daniele; Di Giovanni, Giuseppina; Mapelli, Daniel

Il “patto” di stabilità interno: le prospettive del “patto” e le questioni del contesto

Nella situazione attuale, gli effetti strutturali del patto di stabilità interno vanno considerati con ogni attenzione. Questi effetti sono “prociclici”: essi aggravano i fenomeni deflattivi che, dopo la crisi del 2008, sono oggi pesantemente in corso. L’analisi statistica condotta mostra una marcata differenziazione degli effetti sul territorio. Nel Centro-Nord prevale, strutturalmente una tendenza alla riduzione della spesa dei Comuni e ad un alleggerimento della pressione fiscale. Risulta, invece, una tendenza opposta nel Mezzogiorno. Ciò produce una rilevante riduzione del divario tra le risorse disponibili (divario che, nel 1999, è pari al 30% e, nel lungo periodo, si va via via riducendo fino ad arrivare al 10 %), riduzione che, per competenza, ma anche per cassa, è effetto di un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, attraverso imposte sensibilmente più elevate (tale incremento della pressione fiscale ha prodotto un incremento tendenziale delle entrate, che è pari, per gli anni a partire dal 1999, per competenza, al 25,4% nel Mezzogiorno, contro il 16,9% del Centro-Nord). Si mostrano, in secondo luogo, i gravi rischi che l’attuale situazione comporta per la tenuta finanziaria dei bilanci degli Enti. Sia nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno, in termini di competenza, risulta una tendenza al formarsi di disavanzi (in realtà, in valore assoluto assai modesti). Il fenomeno preoccupante è tuttavia quello della mancata copertura degli oneri di ammortamento dei mutui, che dovrebbero essere coperti, nell’impianto del T.U.E.L. (cfr., in particolare, l’articolo 162, comma 6), nella parte corrente dei bilanci

Il “patto” di stabilità interno: le prospettive del “patto” e le questioni del contesto

Nella situazione attuale, gli effetti strutturali del patto di stabilità interno vanno considerati con ogni attenzione. Questi effetti sono “prociclici”: essi aggravano i fenomeni deflattivi che, dopo la crisi del 2008, sono oggi pesantemente in corso. L’analisi statistica condotta mostra una marcata differenziazione degli effetti sul territorio. Nel Centro-Nord prevale, strutturalmente una tendenza alla riduzione della spesa dei Comuni e ad un alleggerimento della pressione fiscale. Risulta, invece, una tendenza opposta nel Mezzogiorno. Ciò produce una rilevante riduzione del divario tra le risorse disponibili (divario che, nel 1999, è pari al 30% e, nel lungo periodo, si va via via riducendo fino ad arrivare al 10 %), riduzione che, per competenza, ma anche per cassa, è effetto di un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, attraverso imposte sensibilmente più elevate (tale incremento della pressione fiscale ha prodotto un incremento tendenziale delle entrate, che è pari, per gli anni a partire dal 1999, per competenza, al 25,4% nel Mezzogiorno, contro il 16,9% del Centro-Nord). Si mostrano, in secondo luogo, i gravi rischi che l’attuale situazione comporta per la tenuta finanziaria dei bilanci degli Enti. Sia nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno, in termini di competenza, risulta una tendenza al formarsi di disavanzi (in realtà, in valore assoluto assai modesti). Il fenomeno preoccupante è tuttavia quello della mancata copertura degli oneri di ammortamento dei mutui, che dovrebbero essere coperti, nell’impianto del T.U.E.L. (cfr., in particolare, l’articolo 162, comma 6), nella parte corrente dei bilanci

Intracytoplasmic morphologically selected sperm injection versus conventional intracytoplasmic sperm injection: A randomized controlled trial

Background: Intracytoplasmic morphologically selected sperm injection (IMSI) is still proposed and employed in the clinical practice to improve the reproductive outcome in infertile couples scheduled for conventional intracytoplasmic sperm injection (cICSI). The aim of the current randomized controlled trial (RCT) was to test the hypothesis that IMSI gives a better live birth delivery rate than cICSI. Methods: Infertile couples scheduled for their first cICSI cycle for male factor were allocated using a simple randomization procedure. All available biological and clinical data were recorded and analyzed in a triple-blind fashion. Results: Our final analysis involved the first 121 patients (48 and 73 subjects for IMSI and cICSI arm, respectively) because the trial was stopped prematurely on the advice of the data safety and monitoring Committee because of concerns about IMSI efficacy at the first interim analysis. No significant difference between arms was detected in rates of clinical pregnancy per embryo transferred [11/34 (32.3 %) vs. 15/64 (23.4 %); odds ratio (OR) 1.56, 95 % (confidence interval) CI 0.62–3.93, P = 0.343] and of live birth delivery [9/48 (18.8 %) vs. 11/73 (15.1 %); OR 1.30, 95%CI 0.49–3.42, P = 0.594). Conclusion: Current data did not support the routine use of IMSI in the clinical practice for improving cICSI results in unselected infertile couples with male factor

Castanea sativa Ancient Trees Across Europe: Genetic Diversity And Conservation Strategy

Long-living trees are witnesses of environmental changes and human interventions; these extraordinary organisms not only represent a historical, landscape and environmental heritage of inestimable value, but they also are a reserve of genetic variability which can considered as a great resource for management programs of forest species. This is the first genetic study on Italian ancient chestnut trees (Castanea sativa Mill.). Ninety-nine ancient trees including the oldest known chestnut in Europe, named ‘Cento Cavalli’, which is believed to be to be between 3,000 and 4,000 years old, were collected. For each tree, more than one sample from canopy and root suckers was collected to test for the genetic integrity of the individuals The samples were genotyped using nine nuclear microsatellite markers (nSSRs) and two chloroplast markers (cpDNA). Genetic variability indices were evaluated using GeneAlEx 6.5, GenoDive 3.0 and HP-rare software. We identified a total of 106 unique genetic profiles within the analyzed individuals. A Bayesian analysis was performed using the software STRUCTURE to unveil the genetic relationships existing between the genotyped individuals. We were able to identify a geographic pattern of genetic diversity among the old chestnut trees. In addition, the genetic similarity among the ancient trees and the close chestnut populations to was studied. A phylogeographic structure of plastid diversity was also established. Our results contribute to evaluate the European chestnut genetic resources, gave insights to its domestication history and to define the best conservation and management strategies

Monumental chestnut trees: source of genetic diversity, cultural and landscape value

The monumental trees are unique individuals of venerable age and considerable size, which represent a heritage of inestimable historical, cultural, landscape, and scientific value for the territtory. They also constitute a source of genetic diversity which confers them longevity and ability to adapt to climate and environmental changes. In this context, studies on centennial trees can be useful for interpretatiton of species history as migration events, selection and anthropogenic actiton. The aim of this research was to evaluate the genetic variability of ancient Castanea sativa trees and relate them to actual natural/naturalized populatitons and varieties in order to enhance our knowledge about the demography, cultivatiton processes and the impact of these giant trees on the genetic diversity of the species. We selected a total of 182 ancient trees from Spain and Central - Southern Italy. For each tree, more than one sample was collected to test for genetic integrity and grafing. The samples were genotyped by means of nuclear microsatellite markers and the variability of plastid DNA regitons (trnH-psbA and trnK/matK) was also tested. Using the sofware GeneALex and HPrare, we evaluated observed (Hto) and expected (He) heterozygosity, allelic richness (Ar) private allelic richness (pAr). A Bayesian analysis was performed using the sofware STRUCTURE to identify the different gene pools and gentotypes. The obtained genetic data were compared with those of natural populations and cultivars collected in the same geographic areas. Higher values of allelic richness were observed in the ancient chestnut trees, a genetic similarity of these individual trees to the natural populations was highlighted. A phylogetographic structure of plastid diversity was alsto established. Eleven genotypes were coincident with 11 cultivars in the EU database. Based on the putative age of giant trees we can hyptothesize that the grafing practice occurred in the Iberian peninsula in the 15th century and in the 17th century in Italy. This work provides new knowledge about the history and domesticatiton tof European chestnut, the results are relevant for the conservatiton and management of Castanea sativa genetic resources

Platelet Rich Plasma Enhancement of Skin Regeneration in an ex-vivo Human Experimental Model

An original ex vivo wounded skin culture protocol using autologous Platelet Rich Plasma (PRP) and enriched Dulbecco's Modified Eagle's Medium demonstrated a favourable modulation of the epithelial cells and fibroblasts proliferation, a relevant antiinflammatory action and a favourable modulation of the re-organization of collagen and elastic fibres. The step by step regenerative effects of PRP on human skin wound repair and regeneration process was observed over a period of 10 days