21 research outputs found

    Cost-effectiveness of reducing salt intake in the Pacific Islands: protocol for a before and after intervention study

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    BackgroundThere is broad consensus that diets high in salt are bad for health and that reducing salt intake is a cost-effective strategy for preventing chronic diseases. The World Health Organization has been supporting the development of salt reduction strategies in the Pacific Islands where salt intakes are thought to be high. However, there are no accurate measures of salt intake in these countries. The aims of this project are to establish baseline levels of salt intake in two Pacific Island countries, implement multi-pronged, cross-sectoral salt reduction programs in both, and determine the effects and cost-effectiveness of the intervention strategies.Methods/DesignIntervention effectiveness will be assessed from cross-sectional surveys before and after population-based salt reduction interventions in Fiji and Samoa. Baseline surveys began in July 2012 and follow-up surveys will be completed by July 2015 after a 2-year intervention period.A three-stage stratified cluster random sampling strategy will be used for the population surveys, building on existing government surveys in each country. Data on salt intake, salt levels in foods and sources of dietary salt measured at baseline will be combined with an in-depth qualitative analysis of stakeholder views to develop and implement targeted interventions to reduce salt intake.DiscussionSalt reduction is a global priority and all Member States of the World Health Organization have agreed on a target to reduce salt intake by 30% by 2025, as part of the global action plan to reduce the burden of non-communicable diseases. The study described by this protocol will be the first to provide a robust assessment of salt intake and the impact of salt reduction interventions in the Pacific Islands. As such, it will inform the development of strategies for other Pacific Island countries and comparable low and middle-income settings around the world.<br /

    Group A Streptococcus, Acute Rheumatic Fever and Rheumatic Heart Disease: Epidemiology and Clinical Considerations

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    IL LEAN THINKING APPLICATO AL SETTORE SANITARIO: L’ANALISI DEI FLUSSI DELLA CENTRALE DI STERILIZZAZIONE DELL’AOUI DI VERONA SECONDO IL METODO LEAN

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    INTRODUZIONE: L’adozione da parte del settore sanitario di metodologie importate da altri settori quali quello economico o quello industriale è sempre più frequente. In particolare, da qualche anno, il metodo Lean è stato spesso studiato come un metodo gestionale con importanti applicazione pratiche in sanità. All’interno di una struttura ospedaliera l’unità che presenta maggiori analogie con il settore industriale è sicuramente la Centrale di Sterilizzazione (CS): processi ripetitivi, importante utilizzo di macchinari, focus lavorativo su uno strumento e non sul paziente, possibilità di standardizzazione del lavoro etc. Proprio per queste analogie è verosimile che il metodo Lean possa essere applicato con successo a questa realtà. Una prima parte di questo metodo, facilmente applicabile, è lo studio dei flussi dei materiali e del personale. Lo scopo del presente studio è quello di valutare l’applicabilità dei metodi di analisi dei flussi di lavoro tipici del sistema Toyota (o Lean Thinking) alla realtà della Centrale di Sterilizzazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. MATERIALI E METODI: Un operatore correttamente formato ha seguito giornalmente i processi della Centrale al fine di conoscerne il funzionamento. Successivamente è stata effettuata un’analisi dello Stato Attuale relativamente ai processi ed ai tempi di lavaggio, confezionamento e sterilizzazione dei ferri delle trousse richieste in urgenza dalle sale del blocco operatorio. Infine è stato creato uno “Spaghetti Chart” per analizzare i flussi del personale all’interno della centrale. RISULTATI: Il primo atto è stato la creazione di una cartina con la planimetria della centrale dove veniva indicata la posizione di ogni macchina, di ogni postazione di lavorato e di ogni lavoro. L’analisi dello Stato Attuale dei tempi di processo delle trousse urgenti (relativo ad un campione di 10 trousse) ha indicato un tempo medio di processo pari a 158 minuti dal momento di entrata del materiale all’interno della centrale al momento di uscita. I tempi incomprimibili, ovvero non riducibili perché legati ai tempi di processo del materiale da parte dei macchinari, sono risultati essere in media di 104 minuti ovvero il 65% del tempo totale. Dei restanti 54 minuti, 23 (14,5% del totale) sono impiegati in tempi di attesa prima di iniziare nuovi processi. I rimanenti minuti sono occupati per operazioni personale-dipendente come il lavaggio dei canulati, l’asciugatura manuale o il confezionamento dei ferri all’interno della trousse. I tempi di trasporto del materiale da una sezione all’altra della centrale costituiscono soltanto l’1,8% del totale. La creazione di uno “Spaghetti Chart” ha infine permesso di visionare i luoghi di maggior transito e stazionamento degli operatori che sono risultati essere la stanza con i macchinari per il lavaggio ferri, la stanza delle autoclavi e la stanza personale. CONCLUSIONI: Comprendere i processi e visualizzarne lo Stato Attuale è il primo e necessario passo per applicare il metodo Lean Thinking. Comprendere i processi significa anche comprendere i problemi e quindi gli sprechi (Muda). Nel nostro studio si è evidenziato che tempi medi di processo di una trousse urgente rientrano all’interno dei 160 minuti stabili tra la CS e il Gruppo Operatorio. Tuttavia permangono ancora ampi margini di possibile miglioramento. Ad esempio, un rinnovo delle apparecchiature potrebbe non solo ridurre i tempi di lavaggio e sterilizzazione ma anche contrarre i tempi operatori-dipendenti di lavaggio manuale e di asciugatura. Il 14,5% del tempo totale dovuto a tempi di attesa può essere interamente considerato un Muda e quindi in parte eliminabile con opportuni accorgimenti (es: allarme sonoro al termine del ciclo completo del processo di lavaggio). Lavorare sulla riduzione dei tempi di attesa inoltre è sicuramente più rapido ed economicamente sostenibile rispetto al cambiamento dei macchinari che sono estremamente costosi. I tempi di trasporto risultano invece contratti al minimo e difficilmente comprimibili. Un approfondimento dell’analisi dei flussi con una maggiora casistica è sicuramente auspicabile per un prossimo futuro prima di procedere ad fase più attiva di miglioramento del processo complessivo del processo di sterilizzazione dello strumentario chirurgico

    Biocellulose-based flexible magnetic paper

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    Biocellulose or bacterial cellulose (BC) is a biocompatible (nano) material produced with a three-dimensional network structure composed of microfibrils having nanometric diameters obtained by the Gluconacetobacter xylinus bacteria. BC membranes present relatively high porosity, allowing the incorporation or synthesis in situ of inorganic nanoparticles for multifunctional applications and have been used as flexible membranes for incorporation of magnetic nanocomposite. In this work, highly stable superparamagnetic iron oxide nanoparticles (SPION), functionalized with polyethylene glycol (PEG), with an average diameter of 5 nm and a saturation magnetization of 41 emu/g at 300K were prepared. PEG-Fe2O3 hybrid was dispersed by mixing a pristine BC membrane in a stable aqueous dispersion of PEG-SPION. The PEG chains at PEG-SPION&apos;s surface provide a good permeability and strong affinity between the BC chains and SPION through hydrogen-bonding interactions. PEG-SPION also allow the incorporation of higher content of nanoparticles without compromising the mechanical properties of the nanocomposite. Structural and magnetic properties of the composite have been characterized by XRD, SEM, energy-dispersive X-ray spectroscopy (EDX), magnetization, Raman spectroscopy, and magnetic force microscopy. (C) 2015 AIP Publishing LLC.Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES

    Salt Intakes, Knowledge, and Behavior in Samoa: Monitoring Salt-Consumption Patterns Through the World Health Organization's Surveillance of Noncommunicable Disease Risk Factors (STEPS).

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    This project measured population salt intake in Samoa by integrating urinary sodium analysis into the World Health Organization's (WHO's) STEPwise approach to surveillance of noncommunicable disease risk factors (STEPS). A subsample of the Samoan Ministry of Health's 2013 STEPS Survey collected 24-hour and spot urine samples and completed questions on salt-related behaviors. Complete urine samples were available for 293 participants. Overall, weighted mean population 24-hour urine excretion of salt was 7.09 g (standard error 0.19) to 7.63 g (standard error 0.27) for men and 6.39 g (standard error 0.14) for women (P=.0014). Salt intake increased with body mass index (P=.0004), and people who added salt at the table had 1.5 g higher salt intakes than those who did not add salt (P=.0422). A total of 70% of the population had urinary excretion values above the 5 g/d cutoff recommended by the WHO. A reduction of 30% (2 g) would reduce average population salt intake to 5 g/d, in line with WHO recommendations. While challenging, integration of salt monitoring into STEPS provides clear logistical and cost benefits and the lessons communicated here can help inform future programs
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