17 research outputs found

    Landscape ethics. A borderless way of thinking

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    Paesaggi: per una storia dell'illusione

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    Il testo di Massimo Venturi Ferriolo dal titolo "Paesaggi: per una storia dell'illusione" fa parte di "Nel cuore della meraviglia" [Atti del convegno, marzo 2000] a cura di Isabelle Mallez e Raffaele Milani, "Quaderni di PsicoArt", n. 1, 2010

    Etiche del paesaggio

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    L’etica riflette sui rapporti fra uomo e ambiente. Indaga l’azione dell’uomo. Svela la sua visione della vita e il mondo possibile e accoglie in sé un complesso di norme morali e di costume che identificano un preciso comportamento nella vita di relazione. Si riferisce all’agire dell’individuo in una struttura sociale che lo comprende. Siamo alla ricerca di un’essenza del paesaggio indipendente dalla mera pittura, dalla rappresentazione, dall’immagine sentimentale: dalla natura sia ideale che reale. Prendere coscienza della cosa in sé, anche nei suoi aspetti ideali, significa comprenderne la complessità. Possiamo leggere quindi ogni paesaggio come realtà etica, risultato dell'operosità dell'uomo nella natura, ambito complessivo della vita: nel significato peculiare di progetto del mondo umano, che parte da lontano, da quando l'uomo ha incominciato a trasformare il proprio ambiente naturale per creare i luoghi dell'abitare, modellati con la mano e con lo spirito. La conoscenza dei paesaggi in tutta la loro complessità, a partire dal mondo antico, diventa quindi un nostro obiettivo. Questo significa superare, se non addirittura rovesciare, alcuni luoghi comuni consolidati e storicizzati: la teoria secondo la quale il paesaggio, nella sua dimensione estetica, sarebbe un'invenzione della modernità; il collegamento tra la moderna pittura di paesaggio e la nascita dei concetti estetici; la confusione tra natura e paesaggio, frequente nelle concezioni ecologico- ambientaliste; la tesi lessicale della nascita della coscienza del paesaggio, legata all'esistenza di una parola specifica che lo indichi.

    Ettore Brissa (1932-2023)

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    Of gardens and landscapes: An ethical-political research

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    El cuerpo fundamental de la presente contribución está constituido por la traducción de la conferencia “Etica di paesaggio. Un pensiero senza bordi” (“Ética del paisaje. Un pensamiento sin límites”), impartida por el Prof. Dr. Massimo Venturi Ferriolo en la Facultad de Filosofía y Letras de la Universidad de Buenos Aires el 28 de noviembre de 2018, en el marco de las III Jornadas Nacionales de Filosofía organizadas por el Departamento de Filosofía. El texto de la conferencia va precedido por una exposición que toma en cuenta la originalidad de la obra del Dr. Venturi Ferriolo y su vasta trayectoria académica. En esta sección se destaca el ideario fundamental del filósofo: partiendo de investigaciones sobre el jardín, como metáfora mítica del origen de la vida para diversas civilizaciones antiguas, se dedicó al estudio y proyección de paisajes con sentido ético-político, culminando en la propuesta de la utopía de “transformar el mundo en un jardín”. La conferencia retoma estas ideas, que tienen como referente altos momentos de la filosofía antigua, moderna y contemporánea. En particular, Venturi Ferriolo despliega aquí su visión de los paisajes como realidades ético-estéticas, en tanto puede considerárselos vida en movimiento. El ser humano, como animal político que es, ha construido y construye valiosos lugares del habitar, como la pólis griega, y tiende a vivir bien en un paisaje placentero en el cual pueda percibir con satisfacción las relaciones cualitativamente valiosas de su existencia.The main body of the present contribution is constituted by the translation of the lecture “Etica di paesaggio. Un pensiero senza bordi” (“Landscape’s ethics. An unlimited thinking”), that Prof. Dr. Massimo Venturi Ferriolo provided at the Faculty of Filosophy and Letters of the Buenos Aires University on 28 November 2018, in the framework of the III National Philosophy Days, organized by the Philosophy Department. The lecture text is preceded by an exposition that takes account the originality of Venturi Ferriolo’s work and his broad academic trajectory. In this section is noted the fundamental way of thinking of the philosopher: from the first researches on the garden, as mythical metaphor of the life’s origin in several ancient civilizations. From there Venturi Ferriolo went on to study and to project landscapes with an ethical-political sense, and he culminated in the utopical proposal “to transform the world in a garden”. The text of the lecture takes up these ideas, referring to the greatest ancient, modern and contemporary philosophers. In particular, Venturi Ferriolo displays here his point of view of the landscapes as ethical-esthetical realities, in so far these are lifes on the go. The human being, as political animal, has built and builds valuable sites to inhabit, ex. g., the Greek polis, and he tends to live well into a pleasant landscape where it can perceive with satisfaction the valuable relationships of his life.Fil: Bonilla, Alcira Beatriz. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; Argentina. Universidad de Buenos Aires. Facultad de Filosofía y Letras. Departamento de Filosofía; ArgentinaFil: Venturi Ferriolo, Massimo. Politecnico di Milano; Itali

    Paesaggi rivelati. Passeggiare con Bernard Lassus

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    Il libro studia la ricerca portata avanti da Bernard Lassus per una pratica di sistemazione dei luoghi, fondata su una visibilità senza confini: una pratica che è nel contempo teoria. L’una dirige l’altra e viceversa, in un intreccio inscindibile. Ci induce a entrare nei luoghi per cogliere la presenza degli oggetti e delle loro relazioni che danno riconoscibilità a un paesaggio, differenziandolo da un altro. In questo modo possiamo afferrare la sua immagine univoca. I luoghi e i paesaggi non sono uguali né simili: ognuno ha il proprio carattere. L’utilizzazione generalizzata del termine «paesaggio» e la continua ricerca di una sua definizione si manifesta come la prova di una «difficoltà a cogliere le articolazioni e i legami tra gli oggetti». Paesaggio è quindi fondamentalmente un’ipotesi di sguardo sul nostro ambiente circostante e ricopre più il non visibile che il visibile; un gioco continuo fra visto e nascosto, tra reale e immaginario. Il gioco dell’immaginazione è il filo conduttore di una dèmarche particolare, uno strumento di lavoro finalizzato a svelare i paesaggi e non a definirli. Bernard Lassus mostra un’estetica nascosta e non conosciuta. La sua ricerca ha alle spalle l’opera di maestri sconosciuti, ignorati dalla «cultura ufficiale»: gli abitanti paesaggisti, ai quali ha dedicato un lungo e profondo studio per comprendere i meccanismi plastici di un’estetica popolare di paesaggio. Con abitanti paesaggisti, termine che ricorre continuamente nella sua riflessione teorico-pratica, Lassus definisce una categoria chiave di «paesaggisti» ai quali deve l’elaborazione di una pratica progettuale. Sono questi semplici residenti che modificano il loro pur assai ristretto ambiente di vita, la loro dimora. Insoddisfatti dello stato originario degli spazi a loro attribuiti dal costruttore, creano giardini-paesaggio in miniatura, a diverse scale, che accolgono il loro immaginario, ispirato spesso da un mondo sognato; un mondo di fiaba con la foresta e i frammenti di una natura scomparsa. Ogni loro creazione è caratterizzata dall’essere priva di utilità pratica. L’attività dell’abitante paesaggista ha svelato l’esistenza di un substrato originario, un suolo su cui la società, spesso tramite l’architetto, ha costruito un supporto sul quale l’individuo deposita un apporto: il contributo del suo vissuto. Questa distinzione chiarisce i tre livelli d’intervento paesaggistico e permette di formulare una pratica liberata dall’architettura. C’è un contributo che modifica una situazione oggettiva a supporto di una realtà originaria. La modifica può essere fatta in due modi differenti: integrando o diversificando, vale a dire aprendo all’eterogeneo. La démarche di Lassus è rivolta a un’arte della trasformazione. Non è progetto bensì processo come insieme dei movimenti interattivi di un luogo, senza arrestarlo né fissarlo, ma cogliendolo in cammino. Ecco il senso di un cammino che conduce a rivelare paesaggi. Il paesaggismo, arte della trasformazione, è movimento, cammino, non è una pratica fissa legata a principi teorici immutabili. È flessa. Questa è forse la lezione più chiara di Lassus. È incessante con strategie e soluzioni nuove per migliorare i luoghi di vita, sempre più globali e limitati
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