62 research outputs found

    Interpreting historic and cultural landscapes. Potential and risks in Geographical information Systems building for knowledge and management

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    The paper discusses potentials and limits of Geographical Information Systems in supporting the territorialization of multidisciplinary landscape analysis for the management of a World Heritage Site on the basis of several studies carried out about cultural landscapes in a spatial-planning perspective (Landscape Atlases, Regional Landscape Plans,…) On behalf of the Italian Ministry of Cultural Heritage, a multidisciplinary team of experts in historic features, built heritage and landscape studies has developed the analysis on the UNESCO serial Site “Residences of the Royal House of Savoy” to identify a strategic vision for the management of this complex system (12 properties, 7,000 hectares). Applying a landscape approach has implied: • developing a set of sectoral analysis sound from a disciplinary point of view but suitable to a direct comparison with existing lists of assets, which derive from several regulative and planning instruments; • extending expert analysis beyond the administrative boundaries of the WHL (property and buffer zone) to highlight fundamental relationships between the protected area and its territorial surroundings. The GIS must offer a response by: • returning experts’ multidisciplinary analysis without losing the additional interpretative level arising from a holistic view. • highlighting landscape historic, scenic and environmental relations trespassing traditional WHL properties facilitating connections with broader land management. The discussion concerns the methodological approach proposed for a GIS responding to landscape-oriented research calling for the legibility/consultation of the single mapped features within the complex system in which each one finds its proper meaning. Examples concerning multiple landscape relations between WHL Site and its landscape are given as well as issues concerning their geographical representation. Final considerations will stress both the benefits and the risks of the coexistence of different data collections (strictly descriptive or management-oriented) within the same web-GIS, potentially leading to ambiguity. The proposed method is addressed to all cases of protected sites management plans encompassing cultural landscapes

    Carbon fiber non-crimp multi-axial reinforcement and epoxy mono-component system composite: Fatigue behavior

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    AbstractFiber reinforced polymer composites have been widely applied in the aeronautical field. However, composite processing, which uses unlocked molds, should be avoided in view of the tight requirements and also due to possible environmental contamination. To produce high performance structural frames meeting aeronautical reproducibility and low cost criteria, the Brazilian industry has shown interest to investigate the resin transfer molding process (RTM) considering being a closed-mold pressure injection system which allows faster gel and cure times. Due to the fibrous composite anisotropic and non homogeneity characteristics, the fatigue behavior is a complex phenomenon quite different from to metals materials crucial to be investigated considering the aeronautical application. Fatigue sub-scale specimens of intermediate modulus carbon fiber non-crimp multi-axial reinforcement and epoxy mono-component system composite were produced according to the ASTM 3039 D. Axial fatigue tests were carried out according to ASTM D 3479. A sinusoidal load of 10 Hz frequency and load ratio R=0.1. It was observed a high fatigue interval obtained for NCF/RTM6 composites. Weibull statistical analysis was applied to describe the failure probability of materials under cyclic loads and fractures pattern was observed by scanning electron microscopy

    Introduzione

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    Barnaba Panizza

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    Intorno all'architettura. Ornato e decorazione a Torino tra Otto e Novecento

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    il percorso formativo di Augusto Cesare Ferrari è un interessante punto di partenza per tentare di comprendere quali potessero essere le sollecitazioni, gli stimoli e le opportunità di apprendimento che Torino era in grado di offrire, alle fine del XIX secolo, a un giovane interessato all’architettura ma che non potesse o volesse perseguire i corsi canonici per laurearsi ingegnere o architetto. In quegli anni la città era uno dei principali poli italiani della disciplina architettonica, sia in termini di qualità delle scuole, sia per la vivacità del dibattito culturale, sia per il rilievo dei cantieri appena avviati o in via di completamento e le occasioni erano dunque molteplici per perfezionare una formazione che poteva essere utile anche ad artisti, decoratori, plasticatori, costruttori e ai molti altri attori coinvolti nella costruzione della città ai prodromi di un duraturo decollo industriale. Questo testo tenta dunque di contestualizzare e di chiarire, seppure in estrema sintesi, il possibile ruolo di alcune di queste istituzioni e esperienze che anche Augusto Cesare Ferrari intercettò nelle sue traiettorie di avvicinamento all’architettura: centri prestigiosi di formazione innanzitutto, quali l’Accademia Albertina e il Museo Industriale, ma i cui insegnamenti venivano di norma proficuamente integrati attraverso esperienze meno formalizzate: i dibattiti, le esposizioni, i libri, le riviste, la frequentazione dei circoli e delle associazioni

    Dalla SocietĂ  Ingegneri e Industriali alla SocietĂ  Ingegneri e Architetti. Fondazione e rifondazioni della Siat

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    Tra le più antiche associazioni tecniche italiane tuttora in attività, La Società Ingegneri e Industriali in Torino viene fondata nel 1866 allo scopo di “promuovere l’applicazione della scienza alle arti ed alle opere di pubblica utilità”. I fondatori dell’associazione appartengono alla generazione che ha fatto il Risorgimento e l’Unità, ha visto il trasferimento doloroso della capitale a Firenze e poi a Roma, comprendendo la necessità di reinventare i destini e lo sviluppo futuro della città attraverso la formazione e l’innovazione tecnico-scientifica. In circa un secolo e mezzo di vita il sodalizio torinese cambia più volte il suo statuto, e anche la sua denominazione: nel 1888, al termine di un conflitto lungamente protrattosi tra le diverse anime che la caratterizzano, viene ribattezzata Società degli Ingegneri e degli Architetti. Partecipando ad un più ampio processo che caratterizza il mondo dell’associazionismo tecnico italiano, progressivamente più impegnato a tutelare gli interessi di categoria, negli anni successivi la SIAT si fa portavoce della necessità di un riordino delle competenze e delle prerogative professionali. E’ in questo quadro che nel 1919 si vota la confluenza del sodalizio nella Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani. Sostanzialmente soppresso negli anni del fascismo, il sodalizio è rifondato nel 1945, la rivista rilanciata, i temi della ricostruzione postbellica posti al centro di una riflessione che sarà centrale per tutti gli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta

    Alessandro Antonelli

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