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    La bellezza femminile nel Medioevo: un dono o una condanna?

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    Nel Medioevo il corpo era considerato un dono divino: il suo aspetto si doveva accettare senza cercare di modificarlo. La bellezza femminile era, dunque, un dono ma le cure eccessive potevano trasformarla in un problema difficile da gestire. Sull’universo femminile medievale, gravavano pertanto giudizi morali in contrasto con le esigenze personali e sociali che privilegiavano l’immagine pubblica della donna, volta a certificare il prestigio del suo casato. Da un lato, dunque, si moltiplicarono nei secoli medievali i trattati di cosmesi, dall’altro persistevano il biasimo e le condanne morali.During the Middle Ages, the body was considered a divine gift: its form was to be accepted without any attempt to modify it. Female beauty was therefore a gift but exaggerated care and attention could transform it into an awkward issue to manage. In the medieval female world, moral judgements weighed heavily against personal needs and social expestancies, which privileged a woman’s public image, directed to bearing witness to the prestige of her family. On the one hand, in this period there was an increasing number of treatises on cosmetology, while, on the other hand, moral censures and criticism persisted

    Gli stranieri nell'Alto Medioevo

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    Gli stranieri costituiscono nella società altomedievale una presenza ambigua e complessa: le antiche consuetudines germaniche e la legislazione barbarica li proteggevano, esaltando il principio dell’ospitalità, mentre la Chiesa utilizzò a loro vantaggio le proprie strutture (foresterie, xenodochia…). Le stesse fonti attestano, tuttavia, l’esistenza di una mentalità ostile che collocava pericolosamente gli stranieri nella folta schiera degli emarginati. In early medieval society foreigners are an ambiguous and complex presence; the ancient Germanic consuetudines and the barbaric laws protected them, exalting the host’s duty, while the Church used its own property (guest rooms, xenodochia…) to their advantage. Nevertheless, the same sources certify the existence of an adverse attitude that dangerously placed foreigners among the numerous ranks of outcasts

    Nudità e senso del pudore nel Medioevo. Riflessioni in margine all’Epistola de balneis di Poggio Bracciolini

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    La descrizione, in una lettera scritta nel 1416 dall’umanista Poggio Bracciolini, della località termale di Baden, nell’attuale Svizzera, laddove uomini e donne, senza alcuna evidente malizia, si immergevano nudi e ntemporaneamente nelle vasche appena divise da un rozzo steccato, offre l’occasione per riflettere sulla mentalità e, in particolare, sul senso del pudore dell’epoca medievale. Le fonti attestano, da una parte, i rigori della legislazione laica (leggi d’età barbarica e bizantina, provvedimenti delle autorità comunali e regie, ecc.) e degli interventi ecclesiastici (penitenziali, e pronunciamenti delle auctoritates cristiane), dall’altra, nella iconografia e nella novellistica, una sorprendente libertà di costumi, lontana dalla sensibilità moderna. Le disposizioni delle autorità pubbliche, volte a impedire, dalla seconda metà del secolo XV, la promiscuità nei balnea pubblici, si inquadrano nella nuova tensione morale, politica e culturale che conferì forti contenuti sociali, o meglio “civici”, all’ammirazione tutta umanistica verso il corpo umano e provocò «un fenomeno di moralizzazione, cioè di controllo politico delle usanze di sociabilità»
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