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    Il diritto del mercato del lavoro dopo la riforma Biagi. Intermediazione pubblica e privata, regimi di autorizzazione e accreditamento, borsa del lavoro, tutele del lavoratore sul mercato (artt. 3-19 D.lgs. n. 276 del 2003, come modificato dal D.lgs. n. 251 del 2004)

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    Nell’ambito delle riforme del mercato del lavoro la centralità di un sistema efficiente e moderno di servizi per l’impiego è stata più volte enfatizzata dalle istituzioni comunitarie. Con specifico riferimento al nostro Paese, Consiglio e Commissione hanno avuto modo di rilevare – sin dall’avvio del processo di coordinamento aperto per obiettivi nell’ambito delle politiche del lavoro – le persistenti e gravi lacune della nostra strategia per l’occupazione proprio a causa delle modeste performance dei servizi per l’impiego. Eppure, nell’area del collocamento e del mercato del lavoro le riforme non sono certo mancate, a partire dal lancio del c.d. pacchetto Treu nel 1997. Il passaggio da una mera funzione garantistica e di contatto burocratico tra domanda e offerta di lavoro a una prospettiva promozionale e di orientamento attivo, a sostegno delle politiche a favore dell’occupabilità e dell’incremento dei tassi di occupazione, ha indubbiamente consentito nel corso dell’ultimo decennio di sciogliere alcuni dei principali nodi di politica legislativa che avevano pregiudicato i primi interventi di riforma intrapresi già nel corso degli anni Ottanta e inizio Novanta. Con l’effettiva entrata in vigore della riforma Biagi del mercato del lavoro si apre ora un nuovo capitolo di questo faticoso processo di modernizzazione dei servizi per l’impiego. Indubbiamente, il processo di riforma non è ancora completato nel suo insieme. Manca ancora la revisione degli incentivi all’occupazione e del sistema degli ammortizzatori sociali, che sempre la Commissione nelle recentissime raccomandazioni chiede di rendere più efficaci. E già all’orizzonte si prospetta uno “Statuto dei lavori”, affidato in questa fase all’elaborazione progettuale di una Commissione ministeriale di alto profilo. Così come non deve dimenticarsi, inoltre, che è attesa anche una riforma del sistema di sicurezza sociale. Tuttavia, per quanto attiene al segmento sulla organizzazione e disciplina del mercato del lavoro, il quadro è ora sostanzialmente completo anche se, ovviamente, occorrerà ancora aspettare la declinazione del nuovo quadro normativo sul territorio, soprattutto per quanto attiene alle norme regionali in materia di accreditamenti e alla messa a regime dei nodi regionali della borsa continua nazionale del lavoro. Così come centrale sarà il ruolo del principio di sussidiarietà che, nella prassi applicativa, dovrà concretamente informare gli interventi regionali a garanzia di un effettivo pluralismo dei soggetti operanti nel mercato del lavoro e del reale raccordo tra operatori pubblici e privati. È dunque ora possibile sviluppare un primo commento organico e compiuto del nuovo – e complesso – quadro di organizzazione e disciplina del mercato del lavoro, che la sola lettura del d.lgs. n. 276/2003 non rendeva pienamente possibile per l’assenza di importanti tasselli affidati alla normativa regolamentare e al concerto tra Stato e Regioni in Conferenza unificata. È questa la ragione che ha spinto due gruppi di ricerca recentemente impegnati nello studio dei profili evolutivi della disciplina del mercato del lavoro a unire le forze, nella convinzione che le riforme del dato legale possono ben poco – come appunto dimostra la storia del collocamento nel nostro Paese – se non vengono parallelamente accompagnate da un non facile sforzo interpretativo volto a sostenere, anche culturalmente, la concreta costruzione e messa a regime del nuovo modello di organizzazione del mercato del lavoro. Vero è, peraltro, che il processo di modernizzazione dei servizi all’incontro effettivo tra domanda e offerta di lavoro, quantunque avviato nel corso dello scorso decennio, non si è ancora tradotto in un significativo miglioramento dell’efficienza del collocamento pubblico. Il coinvolgimento, in questo tentativo di lettura organica del nuovo disegno del mercato del lavoro, anche di funzionari della pubblica amministrazione e di voci in rappresentanza dei nuovi attori, pubblici e privati, del mercato del lavoro vuole rappresentare il punto di avvio di un dialogo, si spera sempre più radicato e convinto, volto allo scambio di idee, metodologie di lavoro, buone pratiche. Elaborazione scientifica, progettualità e prassi operative devono andare di pari passo per evitare che anche quest’ultimo intervento normativo rimanga sulla carta

    Scuola, Università e Mercato del lavoro dopo la Riforma Biagi. Le politiche per la transizione dai percorsi educativi e formativi al mercato del lavoro

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    Quale ruolo per i percorsi di educazione e formazione nella riforma del mercato del lavoro? Se ne è parlato poco, in questi ultimi tempi. Eppure, nell’impianto della legge Biagi, proprio il sistema di istruzione e quello della formazione professionale rappresentano, assieme al nuovo contratto di apprendistato, il principale canale di sviluppo e valorizzazione delle risorse umane. Un canale attraverso cui avvicinare, grazie a investimenti in ricerca, innovazione e capitale umano, le performances del nostro sistema economico-produttivo a quelle degli altri Paesi europei. E non poteva essere diversamente, in una Europa che, da Lisbona in poi, dichiara enfaticamente di voler diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. Il ritardo dell’Italia rispetto agli altri Stati europei è, da questo punto di vista, ancora impressionante. È sufficiente ricordare, al riguardo, come i tradizionali percorsi didattici e formativi abbiano sin qui determinato alti tassi di dispersione e, quel che più è grave, un ingresso tardivo nel mercato del lavoro. Le rilevazioni statistiche parlano di 28 anni, quando la media europea è attestata intorno ai 22-23 anni. È da tempo che se ne discute, senza tuttavia approdare a esiti concreti: gli istituti scolastici e le università italiane devono accelerare i processi volti a rafforzare la coerenza tra formazione erogata e fabbisogni del mercato del lavoro. La riforma universitaria che prevede la laurea triennale è entrata in vigore con l’anno accademico 2001/2002, i primi laureati tuttavia in minima parte si sono avvicinati al mondo del lavoro ma hanno proseguito il corso di studi verso la laurea specialistica e quindi se questa tendenza verrà confermata, difficilmente nel nostro Paese ci avvicineremo alla media europea e continueremo ad avere laureati in cerca di prima occupazione ad un’età troppo elevata per rispondere ai bisogni del mercato del lavoro

    Lavoro: una riforma sbagliata. Ulteriori osservazioni sul DDL n. 5256/2012, Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita

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    Il presente volume ADAPT University Press sul d.d.l. n. 5256/2012 di riforma del mercato del lavoro è stato reso possibile grazie a uno sforzo non comune dei ricercatori e dei collaboratori della Scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro di ADAPT (www.adapt.it) e del Centro Studi internazionali e comparati “Marco Biagi” (www.csmb.unimore.it). Si tratta di una seconda lettura di un articolato normativo particolarmente complesso – che segue di pochi giorni il precedente volume ADAPT University Press sul d.d.l. n. 3249/2012 approvato dal Senato il 31 maggio – che non ha altro scopo se non quello di fornire un ulteriore contributo e un punto di vista indipendente al dibattito parlamentare avviato alla Camera e al confronto tra Governo e parti sociali al fine di perfezionare un progetto di riforma del mercato del lavoro confuso e che si conferma complessivamente inadeguato alle reali necessità di lavoratori e imprese

    Lavoro: una riforma a metà del guado. Prime osservazioni sul DDL n. 3249/2012, Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita

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    Il presente volume – realizzato e reso pubblico in soli dieci giorni dalla comunicazione del d.d.l. n. 3249/2012 alla Presidenza – è stato reso possibile grazie a uno sforzo non comune dei ricercatori e dei collaboratori della Scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro di ADAPT (www.adapt.it) e del Centro Studi internazionali e comparati “Marco Biagi” (www.csmb.unimore.it). Si tratta, ovviamente, di una prima lettura di un articolato normativo particolarmente complesso e, peraltro, ancora provvisorio e parziale, che non ha altro scopo se non quello di fornire un contributo e un punto di vista indipendente al dibattito parlamentare e al confronto tra Governo e parti sociali al fine di perfezionare il progetto di riforma del mercato del lavoro

    Commentario sistematico del Ccnl per i dipendenti degli studi professionali

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    Nell’analizzare il CCNL per i dipendenti degli studi professionali, sottoscritto in data 29 novembre 2011, tra Confprofessioni, Confedertecnica, Cipa, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, si è ritenuto opportuno effettuare un commento sistematico, a carattere teorico-pratico, anche in ragione dell’ampliamento della platea di lavoratori a cui esso si applica, che ricomprende non soltanto i dipendenti degli studi e delle attività professionali appartenenti alle singole aree – economica/amministrativa (commercialisti, contabili, revisori), giuridica (avvocati, notai), tecnica (ingegneri, architetti, geometri, periti, geologi, agrari, agro-tecnici ed agronomi), medico-sanitaria ed odontoiatrica (medici, dentisti, odontoiatri, veterinari, psicologi, operatori sanitari) – ma anche quelli che rientrano nella categoria più generale delle professioni intellettuali, anche non regolamentate. Questo commentario di ADAPT University Press, realizzato con il contributo dei ricercatori e dei collaboratori della Scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro di ADAPT (www.adapt.it), si volge a fornire un valido supporto a tutti gli operatori ai quali il CCNL si applica. Al fine di renderne più utile ed agevole la lettura, il commentario, strutturato in 10 parti e in 34 capitoli, vanta una organizzazione sistematica degli argomenti e degli istituti trattati

    Experimental determination of magnesia and silica solubilities in graphite-saturated and redox-buffered high-pressure COH fluids in equilibrium with forsterite + enstatite and magnesite + enstatite

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    We experimentally investigated the dissolution of forsterite, enstatite and magnesite in graphite-saturated COH fluids, synthesized using a rocking piston cylinder apparatus at pressures from 1.0 to 2.1 GPa and temperatures from 700 to 1200 \ub0C. Synthetic forsterite, enstatite, and nearly pure natural magnesite were used as starting materials. Redox conditions were buffered by Ni\u2013NiO\u2013H2O (\u394FMQ = 12\u20090.21 to 12\u20091.01), employing a double-capsule setting. Fluids, binary H2O\u2013CO2 mixtures at the P, T, and fO2 conditions investigated, were generated from graphite, oxalic acid anhydrous (H2C2O4) and water. Their dissolved solute loads were analyzed through an improved version of the cryogenic technique, which takes into account the complexities associated with the presence of CO2-bearing fluids. The experimental data show that forsterite\u2009+\u2009enstatite solubility in H2O\u2013CO2 fluids is higher compared to pure water, both in terms of dissolved silica (mSiO2\u2009=\u20091.24 mol/kgH2O versus mSiO2\u2009=\u20090.22 mol/kgH2O at P\u2009=\u20091 GPa, T\u2009=\u2009800 \ub0C) and magnesia (mMgO\u2009=\u20091.08 mol/kgH2O versus mMgO\u2009=\u20090.28 mol/kgH2O) probably due to the formation of organic C\u2013Mg\u2013Si complexes. Our experimental results show that at low temperature conditions, a graphite-saturated H2O\u2013CO2 fluid interacting with a simplified model mantle composition, characterized by low MgO/SiO2 ratios, would lead to the formation of significant amounts of enstatite if solute concentrations are equal, while at higher temperatures these fluid, characterized by MgO/SiO2 ratios comparable with that of olivine, would be less effective in metasomatizing the surrounding rocks. However, the molality of COH fluids increases with pressure and temperature, and quintuplicates with respect to the carbon-free aqueous fluids. Therefore, the amount of fluid required to metasomatize the mantle decreases in the presence of carbon at high P\u2013T conditions. COH fluids are thus effective carriers of C, Mg and Si in the mantle wedge up to the shallowest level of the upper mantle

    Darunavir/Cobicistat/Emtricitabine/Tenofovir Alafenamide Versus Dolutegravir/Abacavir/Lamivudine in Antiretroviral-Naive Adults (SYMTRI): A Multicenter Randomized Open-Label Study (PReEC/RIS-57)

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    Background. Darunavir/cobicistat/emtricitabine/tenofovir alafenamide (D/C/F/TAF) is the reference for combination therapy based on protease inhibitors due to its efficacy, tolerability, and convenience. Head-to-head randomized comparisons between D/C/F/TAF and combination therapy based on integrase inhibitors in antiretroviral-naive patients are lacking. Methods. Adult (>18 years old) human immunodeficiency virus-infected antiretroviral-naive patients (HLA-B∗5701 negative and hepatitis B virus negative), with viral load (VL) ≥500 c/mL, were centrally randomized to initiate D/C/F/TAF or dolutegravir/ abacavir/lamivudine (DTG/3TC/ABC) after stratifying by VL and CD4 count. Clinical and analytical assessments were performed at weeks 0, 4, 12, 24, and 48. The primary endpoint was VL <50 c/mL at week 48 in the intention-to-treat (ITT)-exposed population (US Food and Drug Administration snapshot analysis, 10% noninferiority margin). Results. Between September 2018 and 2019, 316 patients were randomized and 306 patients were included in the ITT-exposed analysis (151 D/C/F/TAF and 155 DTG/3TC/ABC). Almost all (94%) participants were male and their median age was 35 years. Forty percent had a baseline VL >100 000 copies/mL, and 13% had <200 CD4 cells/μL. Median weight was 73 kg and median body mass index was 24 kg/m2 . At 48 weeks, 79% (D/C/F/TAF) versus 82% (DTG/3TC/ABC) had VL <50 c/mL (difference, −2.4%; 95% confidence interval [CI], −11.3 to 6.6). Eight percent versus four percent experienced virologic failure but no resistance-associated mutations emerged. Four percent versus six percent had drug discontinuation due to adverse events. In the per-protocol analysis, 94% versus 96% of patients had VL <50 c/mL (difference, −2%; 95% CI, −8.1 to 3.5). There were no differences in CD4 cell count or weight changes. Conclusions. We could not demonstrate the noninferiority of D/C/F/TAF relative to DTG/ABC/3TC as initial antiretroviral therapy, although both regimens were similarly well tolerated

    123I-2β-carbomethoxy-3β-(4-iodophenyl)-N-(3-fluoropropyl) nortropane single photon emission computed tomography and 123I-metaiodobenzylguanidine myocardial scintigraphy in differentiating dementia with lewy bodies from other dementias: A comparative study

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    Objective: To compare the diagnostic value of striatal 123I-2β-carbomethoxy-3β-(4-iodophenyl)-N-(3-fluoropropyl) nortropane (123I-FP-CIT) single photon emission computed tomography (SPECT) and 123I-metaiodobenzylguanidine (123I-MIBG) myocardial scintigraphy in differentiating dementia with Lewy bodies (DLB) from other dementia types. Methods: This prospective longitudinal study included 30 patients with a clinical diagnosis of DLB and 29 patients with non-DLB dementia (Alzheimer disease, n = 16; behavioral variant frontotemporal dementia, n = 13). All patients underwent 123I-FP-CIT SPECT and 123I-MIBG myocardial scintigraphy within a few weeks of clinical diagnosis. All diagnoses at each center were agreed upon by the local clinician and an independent expert, both unaware of imaging data, and re-evaluated after 12 months. Each image was visually classified as either normal or abnormal by 3 independent nuclear physicians blinded to patients' clinical data. Results: Overall, sensitivity and specificity to DLB were respectively 93% and 100% for 123I-MIBG myocardial scintigraphy, and 90% and 76% for 123I-FP-CIT SPECT. Lower specificity of striatal compared to myocardial imaging was due to decreased 123I-FP-CIT uptake in 7 non-DLB subjects (3 with concomitant parkinsonism) who had normal 123I-MIBG myocardial uptake. Notably, in our non-DLB group, myocardial imaging gave no false-positive readings even in those subjects (n = 7) with concurrent medical illnesses (diabetes and/or heart disease) supposed to potentially interfere with 123I-MIBG uptake. Interpretation: 123I-FP-CIT SPECT and 123I-MIBG myocardial scintigraphy have similar sensitivity for detecting DLB, but the latter appears to be more specific for excluding non-DLB dementias, especially when parkinsonism is the only “core feature” exhibited by the patient. Our data also indicate that the potential confounding effects of diabetes and heart disease on 123I-MIBG myocardial scintigraphy results might have been overestimated. Ann Neurol 2016;80:368–378
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