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    Epistolari dal Due al Seicento. Modelli, questioni ecdotiche, edizioni, cantieri aperti (Gargnano del Garda, 29 settembre - 1° ottobre 2014)

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    Nei secoli passati, la lettera era l'unico mezzo di comunicazione: familiare, amichevole, d'ufficio o di servizio, ma anche strumento di dibattito politico e culturale. Lo studio degli epistolari dei singoli ma anche delle reti di comunicazione e di scambio è uno dei grandi temi della ricerca europea contemporanea. Vi si inserisce questo secondo volume dei "Quaderni di Gargnano", che - volgendosi sia alla produzione latina sia a quella volgare dal Due al Seicento - si sofferma su problemi metodologici e casi significativi, con impostazioni e tagli diversi: dall'ecdotica alla filologia, dall'archivistica, alla storia, alla storia delle discipline

    Michelangelo's collection of poems: a critical and commented edition

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    Il lavoro si propone di dare l’edizione critica e commentata della raccolta di poesie che Michelangelo allestì intorno al 1546, secondo un progetto non condotto a termine, ma del quale sono conservate numerose tracce nei manoscritti. Il lavoro si articola nel modo seguente: Nota al testo. Illustrazione dei principali problemi ecdotici che si sono riscontrati durante l’edizione e dei criteri adotatti nella trascrizione dei testi. Edizione, parafrasi e commento. Il commento, attraverso il reperimento di modelli e luoghi paralleli, ha come scopo principale quello di mettere in evidenza il rapporto di Michelangelo con la tradizione letteraria precedente (specie quattrocentesca), anche al di là delle ‘fonti’ canoniche, ripetutamente citate nei commenti moderni (Dante della Commedia e Petrarca dei Rvf). Ai testi si è creduto opportuno accompagnare una elementare parafrasi, stante l’atipica complessità della scrittura michelangiolesca. Apparato. Di tipo negativo, è organizzato in due fasce: testimoni della raccolta e testimoni di singole poesie (extravaganti). Esibisce sia le rielaborazioni che i testi subirono, dopo la primitiva stesura, in vista dell’inclusione nella raccolta (apparato genetico), sia le correzioni introdotte da Michelangelo quando – accantonato il progetto della silloge – tornò sui singoli testi (apparato evolutivo). Talvolta si presenta particolarmente ricco per la presenza di più redazioni autografe; in questi casi, si è aggiunta all’apparato una sezione dedicata all’analisi critica delle varianti.The paper aims to give a critical and annotated edition of poems that Michelangelo chose in about 1546, according to a project which was not carried out, but many traces of which are preserved in the manuscripts. The work is divided as follows: Note to the text. Illustration of the main textual problems faced while working at the edition and of the criteria used in transcribing the poems. Edition, paraphrase and commentary. The comment, by finding models and parallel places, aims to highlight the relationship between Michelangelo and the literary tradition, even beyond the canonical sources, repeatedly mentioned in modern editions (Dante’s Divine Comedy and Petrarch of Rvf). The texts are followed by a paraphrase. Apparatus. A negative one, it I divided into two parts: witnesses of the collection and witnesses of individual poems. It shows both reworking at the time of the collection and the corrections introduced by Michelangelo after abandoning the project of the collection. Sometimes it is particularly rich for the presence of many autographs: in these cases a third section has been added, dedicated to the critical analysis of the variants

    Riflessioni ecdotiche sugli autografi di Michelangelo

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    Le poesie di Michelangelo, notoriamente escluse nel Cinquecento da edizioni a stampa, sopravvivono (anche per quella ragione) in grande quantità attraverso materiali autografi, da sempre oggetto delle attenzioni di lettori, studiosi e collezionisti. Il filologo, d’altronde, sa che quegli autografi non possono costituire una guida univoca per l’edizione dei testi, e ciò (mancando le stampe) per la presenza significativa di copie coeve per lo più autorizzate e allestite in ambienti assai vicini all’artista e col suo appoggio e collaborazione. Il caso eclatante è individuabile nell’allestimento (1546) di una silloge di 89 rime dell’artista, che ancora rappresenta un nucleo controverso del corpus sotto il profilo ecdotico. In quella occasione Michelangelo aveva affidato l’allestimento e l’organizzazione di quel consistente gruppo di rime a Luigi del Riccio e Donato Giannotti, a loro volta coadiuvati da altri scribi non meglio conosciuti. Esito ne fu una serie di ri-scritture apografe, due delle quali riviste e approvate dal poeta e dunque valutabili come idiografi. Nel presente come nel passato gli editori si sono trovati nella necessità di valutare la maggiore o minore “autorevolezza” di quelle copie, il che significava chiarire la natura specifica di un lavoro ‘collettivo’ per molti aspetti fondato su una vera e propria delega autoriale. Questo contributo intende proporre altri materiali di analisi e qualche riflessione ecdotica sulla materia: in primo luogo intorno alla estensione, caratura e autorevolezza del lavoro correttorio operato dai collaboratori sulle poesie michelangiolesche; secondariamente su alcuni problemi di restituzione grafica dei testi. Al suo fondamento è, a nostro parere, la peculiarità, e assieme il limite, del sistema di scrittura michelangiolesco, un sistema essenzialmente ‘anti-umanistico’ nel quale, a dispetto del fascino indiscutibile e di attrattive talora feticistica, è evidente proprio la cifra dilettantesca. Tutto ciò col corollario, meno conclamato, della consapevolezza di ciò da parte di Michelangelo, e del suo bisogno di continui conforti e aiuti nei momenti più impegnativi della sua attività di poet

    "E perché son con Socrate d'avviso, / che 'l rider giovi spesso alle persone": la satira di costume nel Cicerone di Giancarlo Passeroni

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    Accademico Trasformato e amico di Giuseppe Parini, il nizzardo e milanese d’adozione Giancarlo Passeroni (1713-1803) è autore di un lunghissimo poema burlesco, il Cicerone, pubblicato a Milano fra il 1755 e il 1774, che in oltre 100 canti narra la vita del celebre oratore romano. Si tratta in realtà di un pretesto, perché l’opera risulta costituita da una serie di digressioni e divagazioni che hanno come argomento la natura degli uomini e la vita contemporanea, osservata e giudicata con un’ironia bonaria e sorridente, a tratti più arguta e pungente; non esente da guizzi di comicità, il poema è nel complesso caratterizzato da un accentuato moralismo di fondo, che ne fa una sorta di «‘campionario’ dei vizi correnti» (Fido). I giudizi critici sul Cicerone sono stati spesso severi, soprattutto a causa della sua prolissità e dello stile, che in molte parti risulta piuttosto monotono; ma, al di là degli esiti estetici, che pure non mancano di vivacità rappresentativa, il poema si rivela assai interessante in quanto prodotto esemplare dell’ambiente culturale milanese della seconda metà del Settecento. L’intervento si propone di avviare una prima analisi dell’opera, mettendo a fuoco alcuni motivi della satira di costume che l’autore vi conduce, anche nell’intento di contribuire ad un’auspicabile riconsiderazione della produzione passeroniana

    Appunti per una prima lettura del "povero libretto" di Gaspara Stampa

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    La recente pubblicazione, in territorio americano, dell\u2019edizione Pietrasanta delle Rime di Gaspara Stampa (1554) offre l\u2019opportunit\ue0 di rileggerle al riparo dalla manipolazione operata da Salza, che sostanzialmente le ridistribu\uec disegnando un percorso di pentimento. Nel contributo si propone una lettura del \u2018canzoniere\u2019 stampiano, a cominciare dalla dedica a Collaltino di Collalto, che ne costituisce non un elemento accessorio ed esterno, puramente occasionale e strumentale, ma una parte integrante, con valore programmatico e definitorio. La raccolta non ha un filo narrativo, n\ue9 una storia da raccontare: costruita per aggiunta, procede per blocchi, tematici e linguistici, che garantiscono uno sviluppo orizzontale e circolare, e dei quali in queste pagine si offre qualche esempio, avvertendo che il meccanismo presiede alla costruzione dell\u2019intero libro. L\u2019itinerarium tracciato dal modello petrarchesco \ue8 dunque stravolto; il \uablibretto\ubb stampiano, con la sua struttura di tipo \u2018paratattico\u2019, partecipa cos\uec della dissoluzione del \u2018modello canzoniere\u2019 e rientra piuttosto nel \u2018libro di rime\u2019, la cui tipologia si afferma gi\ue0 dal quarto decennio del Cinquecento.The recent publication of Pietrasanta edition of the Rime of Gaspara Stampa (1554) provides an opportunity to read them safe from manipulations operated by Salza, who substantially redistributed them by drawing a path of repentance. This contribution proposes an interpretation of Stampa\u2019s 'canzoniere', beginning with the dedication to Collaltino Collalto, which is not an accessory and external part, but an integral one, with a definitional and programmatic value. The collection has not a narrative structure or a story to tell: it was built by continuos addition of thematic and linguistic sections, which ensure a horizontal and circular development. These pages offer some examples, showing that this process organizes the structure of the whole book. In this way the itinerarium traced by Petrarch is distorted, Stampa\u2019s \uabbooklet\ubb, with its \u2018paratactic\u2019 structure, shares the dissolution of the 'canzoniere' model and is rather a 'book of poems', a type imposing itself as early as the fourth decade of the sixteenth century

    Giovanni Guidiccioni "oltre il circolo del Petrarca"

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    L\u2019opera poetica di Guidiccioni si colloca nel contesto del variegato petrarchismo romano di et\ue0 farnesiana, mobile e fluido; si registrano resistenze al progressivo imporsi delle scelte operate da Bembo e il canone degli \u2018ottimi autori\u2019 non \ue8 ancora esclusivo. Su questo sfondo la lirica guidiccioniana si distingue per un moderato sperimentalismo ed \ue8 vivificata da suggestioni di diversa provenienza, guardando sia al versante classico sia a quello dei moderni. L\u2019articolo ne propone una lettura, allo scopo di sondare l\u2019atteggiamento del poeta nei confronti del modello petrarchesco, anche alla luce delle riflessioni contenute in una nota lettera ad Antonio Minturno, nella quale Guidiccioni proponeva l\u2019ascolto di nuove \uabvoci\ubb e la ricerca di uno \uabstil misto\ubb per coniugare libert\ue0 inventiva e rispetto della tradizione

    Parini, Appiani e le 'istruzioni al pittore': prime indagini sulle rime varie

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    Il contributo si sofferma sul rapporto tra letteratura e arte figurativa nell\u2019opera di Parini, a partire dalle ricerche in corso per l\u2019allestimento dell\u2019edizione critica e commentata delle rime varie (Edizione nazionale). In particolare, l\u2019analisi di alcuni sonetti per Andrea Appiani conferma come tale rapporto sia la matrice costitutiva della poesia pariniana e rappresenti dunque per il commentatore un aspetto fondamentale, da non trascurare per non correre il rischio di fraintenderla

    "Mi tengo huomo da bene, perch\ue9 non inghannai mai persona": l'autoritratto morale di Michelangelo nelle sue lettere

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    L'articolo si sofferma sull'autoritratto morale che emerge dalle lettere di Michelangel

    Buonarroti, Michelangelo

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    la presenza della Bibbia nella poesia di Michelangel

    Per l'edizione del 'canzoniere' di Michelangelo: il caso dei componimenti 'doppi' e 'tripli'

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    L\u2019articolo propone alcune riflessioni in margine all\u2019edizione della raccolta di rime che Michelangelo progett\uf2 nel 1546: uno dei nodi ecdotici pi\uf9 complessi riguarda la presenza di componimenti \u2018doppi\u2019 e addirittura \u2018tripli\u2019, legati cio\ue8 da fitti richiami testuali e finora considerati redazioni diverse di una stessa lirica. L\u2019esame dei testimoni e l\u2019analisi approfondita dei componimenti orienta piuttosto a riconoscere uno statuto autonomo a ciascun testo e offre anzi un\u2019importante chiave di lettura: essi costituiscono i casi estremi, perch\ue9 giunti a una formalizzazione autonoma, della disposizione ossessivamente iterativa di Michelangelo, che ripete, varia, amplia e riduce frammenti pi\uf9 o meno ampi di scrittura, sviluppandoli anche in direzioni non previste.The article offers some reflections about the collection of poems that Michelangelo designed in 1546: one of the most complex issues concerns the presence of \u2018double\u2019 and even \u2018triple\u2019 compositions, i.e. lyrics linked up by thick textual connections and so far considered different draftings of the same poem. The examination of manuscripts and an in-depth analysis of these texts suggest that each one has its own autonomy. They also provide an important key to the comprehension of Michelangelo\u2019s attitude to writing, which is obsessively iterative: he repeats, changes, enlarges and shortens fragments of his poems, developing them in new directions
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