10 research outputs found

    Evaluation of efficacy and effectiveness of live attenuated zoster vaccine

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    Herpes zoster (HZ) is a viral disease characterized by a dermatologic and neurologic involvement caused by the reactivation of the latent varicella zoster virus (VZV) acquired during primary infection (varicella). HZ incidence increases with age and is related to waning specific cell-mediated immunity (CMI). The most frequent complication of HZ is post-herpetic neuralgia (PHN) characterized by chronic pain lasting at least 30 days, with impact on patients' quality of life. Available treatments are quite unsatisfactory in reducing pain and length of the disease. The evaluation of the epidemiology, the debilitating complications (PHN), the suboptimal available treatments and the costs related to the diagnosis and clinical/therapeutic management of HZ patients have been the rationale for the search of an adequate preventive measure against this disease. The target of this intervention is to reduce the frequency and severity of HZ and related complications by stimulating CMI. Prevention has recently become possible with the live attenuated vaccine Oka/Merck, with an antigen content at least 10-fold higher than the antigen content of pediatric varicella vaccines. Clinical studies show a good level of efficacy and effectiveness, particularly against the burden of illness and PHN in all age classes. Accordingly to the summary of the characteristics of the product the zoster vaccine is indicated for the prevention of HZ and PHN in individuals 50 years of age or older and is effective and safe in subjects with a positive history of HZ

    Knowledge and behaviour of nursing students on the prevention of healthcare associated infections

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    Introduction. Hospital infections, or “healthcare associated infections” (HAI) represent the most common and serious complications of healthcare. Adoption of safe care practices able to prevent or control the transmission of infections, both in hospitals and in other healthcare settings is crucial. The aim of the study is to assess the awareness about the risk factors and the most effective measures of prevention of HAI in the University of Ferrara nursing school students, giving particular attention to the hand hygiene practices and the use of standard precautions. Methods. 339 students attending all the three years of course of the same academic year were enrolled. An anonymous questionnaire was administered in order to investigate the knowledge about three specific areas: infections associated with healthcare practices (HAI), standard precautions (SP) and hand hygiene (HH). Results. A sufficient level of knowledge by all the three groups of students was observed only in the SP area. A barely sufficient score was reached only by the third year students with regard to the proper HH. The level of knowledge about HAI was inadequate. Conclusions. A periodically check of nursing students’ knowledge would be advisable in order to fill any gaps, improve training, reduce HAI and increase prevention measures compliance

    INFEZIONI CORRELATE ALL'ASSISTENZA: INDAGINE PROSPETTICA STORICA SU UN CAMPIONE DI CARTELLE CLINICHE DELL'AREA CHIRURGICA DELL'AOU DI FERRARA

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    OBIETTIVI: Valutare l'incidenza di ICA e la correlazione con specifici fattori di rischio mediante un’indagine prospettica storica su un campione di cartelle della chirurgia generale e specialistica dell'AOU Sant'Anna di Ferrara. METODI: Attraverso un campionamento sistematico sono stati selezionati i pazienti ricoverati nelle chirurgie generali e specialistiche durante la terza settimana dei mesi di gennaio e maggio 2010. Le cartelle sono state analizzate mediante un format basato sul modello 4.2 ECDC per lo studio di prevalenza europeo ICA 2011, includendo dati utili alla valutazione dell'incidenza di ICA e dell'esposizione ai fattori di rischio considerati (condizioni di ipersuscettibilità, durata del ricovero, durata dell'esposizione a catetere vescicale, CVP, CVC, drenaggio, ventilazione assistita, NPT, SNG, presenza e durata della febbre superiore a 38°C) per tutta la durata della degenza. RISULTATI: Sono state analizzate 365 cartelle cliniche (187 Gennaio e 178 Maggio), 59 dalle chirurgie generali e 306 dalle specialistiche (149 maschi e 216 femmine, et・media 52,5 anni). Il 73.1% dei pazienti è stato sottoposto ad intervento chirurgico nel corso del ricovero o nell’anno precedente. La percentuale di pazienti con almeno una ICA è risultata pari a 2.5%. L'incidenza globale di ICA è stata del 3.0%. Questi valori aumentano rispettivamente fino al 23.8% e 28.6% per degenza >14gg. L’incidenza di ICA ripartita per classe di intervento risulta pari a: 33.3% per sporco, 3.5% per pulitocontaminato, 2.1% per pulito, 1.0% nessun intervento. La ripartizione per sito di infezione : UTI 63.6% e SSI 36.4%. Tra i portatori di catetere vescicale la percentuale di UTI è risultata del 5.5% (la percentuale aumenta fino al 10.5% considerando portatori di catetere vescicale per più di 7gg). La percentuale di ICA del sito chirurgico in pazienti sottoposti ad intervento nel corso del ricovero o nell’anno precedente è stata di 1.5% CONCLUSIONI: I dati evidenziano che le infezioni delle vie urinarie sono le ICA più frequenti anche restringendo l’analisi ai soli reparti chirurgici. La durata del ricovero appare come uno dei principali fattori di rischio per ICA visto l’aumento (da 3.0% a 28.6%) dell’ incidenza per ricoveri >14 gg. Lo studio Prospettico Storico, ha consentito una rilevazione dei dati rapida, economica e con modesto dispendio di risorse umane. L'accuratezza dei dati raccolti è tuttavia strettamente dipendente dalla completezza della documentazione e non sempre consente una rilevazione esaustiva. Da qui l'opportunità che dati, quali la durata di esposizione ad alcuni fattori di rischio e la presenza stessa di ICA, debbano essere più chiaramente esposti nella cartella clinica

    CONOSCENZE E ATTEGGIAMENTI DEGLI STUDENTI DI SCIENZE INFERMIERISTICHE SULLA PREVENZIONE DELLE INFEZIONI CORRELATE ALL'ASSISTENZA.

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    Obiettivi: Valutare il livello di conoscenza tra gli studenti del triennio di scienze infermieristiche riguardo la prevenzione delle ICA, con attenzione particolare alle pratiche di igiene delle mani e l' utilizzo di precauzioni profilattiche standard. Materiali e metodi: Lo studio è stato realizzato tramite somministrazione di un questionario anonimo agli studenti del corso di laurea di scienze infermieristiche dell'Università di Ferrara, somministrato in aula e suddiviso in due parti: la prima parte riguarda i dati personali dello studente, sia demografici (sesso ed età ) che relativi al percorso universitario (anno di corso); la seconda parte è specifica per la raccolta delle informazioni sulle conoscenze del rischio infettivo legato all'assistenza e sulle misure di prevenzione La seconda parte del questionario comprende 6 domande, ognuna delle quali riporta 4 o 5 affermazioni a risposta dicotomica (vero o falso), per un totale di 25 risposte organizzate in 6 sezioni: definizioni generali di ICPA, conoscenze sulle ICPA, conoscenze sulle precauzioni standard, momento idoneo per il lavaggio delle mani, corretto utilizzo dei guanti, comportamento da tenere eseguendo manovre a rischio biologico, indicazioni per l'impiego di soluzioni a base alcolica per lo sfregamento delle mani. Sono stati intervistati 339 studenti, Eta media 22,1 di cui 252 maschi e 87 femmine, 203 del primo anno di corso, 88 del secondo, 48 del terzo. Risultati: Il primo gruppo di domande, riguardante le definizioni di ICPA, ha visto un 63,30% di risposte corrette. Nella sezione sulle conoscenze generali (vie di trasmissioni, prevalenza, fattori di rischio) le risposte esatte sono state globalmente il 58,11%, nella sezione riguardante il corretto utilizzo delle precauzioni standard il 95,65%, nella sezione sul momento idoneo per il lavaggio delle mani il 91,96%, in quella sul corretto utilizzo dei guanti il 76,54%, nella sezione riguardante i comportamenti da tenere in manovre a rischio biologico il 97,34%, nella sezione riguardante le indicazioni sull'impiego di soluzioni a base alcolica il 40,63%. Conclusioni: I risultati mostrano una soddisfacente preparazione degli allievi intervistati sulle conoscenze di base, come il corretto utilizzo di guanti e precauzioni standard, la scelta delle occasioni più idonee per il lavaggio delle mani, i comportamenti da tenere in presenza di rischi biologici. Si evidenziano tuttavia carenze informative riguardo alla dimensione del fenomeno ICPA, i fattori di rischio, le vie di trasmissione e la definizione stessa di infezione nosocomiale. Questi dati possono essere probabilmente giustificati dalla maggioranza di intervistati appartenenti al primo anno di corso (203), quindi all'inizio del percorso formativo. Maggiori competenze dovranno essere trasmesse inoltre dai docenti sul corretto utilizzo delle soluzioni a base alcolica in presenza di mani non visibilmente sporche, in quanto la maggioranza degli intervistati ha fornito risposte non corrette. Lo studio suggerisce infine la necessità di un ulteriore approfondimento rispetto a queste considerazioni preliminari

    INDAGINE SULLO STATO IMMUNITARIO NEI CONFRONTI DELL'INFEZIONE DA HPV NELLA POPOLAZIONE FEMMINILE GIOVANILE ED ADULTA DI FERRARA

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    È nota l'associazione tra infezione da virus del papilloma umano (HPV) e sviluppo di lesioni precancerose e neoplasie cervicali. Con l'inizio dell'attività sessuale le donne entrano in contatto con il virus ma non tutte sviluppano una risposta immunitaria sufficiente ad evitare una futura reinfezione. Una protezione efficace e duratura viene conferita attraverso la vaccinazione. Lo studio ha l'obiettivo di valutare presenza e livelli di anticorpi anti-HPV, sia derivanti dall'infezione naturale che dalla vaccinazione, in un campione di ragazze e giovani donne. Nel periodo ottobre-dicembre 2011, sono stati complessivamente raccolti, dalle eccedenze delle procedure analitiche eseguite presso il Laboratorio Analisi dell'Ospedale S. Anna di Ferrara, 798 campioni di siero anonimi. Il gruppo di controllo è formato da 110 maschi e 151 femmine di età inferiore a 10 anni. La quota restante appartiene a soggetti di sesso femminile: 270 ragazze di 11-18 anni e 267 donne di 19-26 anni. La ricerca anticorpale è stata effettuata con test immunoenzimatico ELISA (DRG) per evidenziare presenza e livelli di IgG dei ceppi 6,11,16,18 espressi in EU/ml. In aggiunta per ogni soggetto è stata allestita una serie di diluizioni per ottenere il titolo anticorpale. L'analisi statistica è stata condotta con StatView® applicando il Chi quadro sulle percentuali di campioni positivi ed il t di Student per il confronto tra livelli e titoli anticorpali (valori trasformati logaritmicamente). Tutti i campioni appartenenti al gruppo di controllo sono risultati negativi. Complessivamente i sieri in cui è stata riscontrata la presenza di anticorpi sono stati 168, di cui solo 22 tra le giovani donne. Oltre la metà (54,1%) delle ragazze è risultata positiva contro una percentuale dell'8,2% nella fascia d'età superiore evidenziando una differenza statisticamente significativa (p<0,0001). La concentrazione di IgG è distribuita in un range variabile da 14,52 a 200,88 nella fascia d'età 11-18 anni e da 14,69 a 130,91 in quella 19-26 anni. Il titolo geometrico medio di 68,85 EU/ml (IC 95% 65,73-71,97 EU/ml) rilevato nelle ragazze è oltre il doppio rispetto a quello evidenziato nelle giovani donne (28,98 EU/ml, IC 95% 18,93-39,03 EU/ml). Il confronto tra le fasce d'età ha evidenziato una differenza significativa (p<0,0001). Alti livelli di titolo anticorpale sono stati riscontrati nelle ragazze, di cui oltre la metà ha valori superiori a 1:500 (34 casi 1:500, 35 casi 1:1000 e ben 42 campioni con titolo maggiore di 1:2000). Nelle giovani donne il più elevato titolo riscontrato è stato 1:1000. La metà dei campioni ha raggiunto solamente un titolo di 1:125 e solo 8 casi fino a 1:250: tra i due gruppi esiste una differenza significativa (p<0,0001). La maggiore frequenza di campioni positivi ed i livelli anticorpali più elevati ha riguardato la fascia 11-18 anni, corrispondente alle coorti di nascita interessate dall'offerta attiva della vaccinazione ed in cui generalmente si verifica il debutto sessuale. Purtroppo l'assenza di indicazioni circa i comportamenti sessuali e la vaccinazione non permette di distinguere se derivino da infezione naturale o immunizzazione, tuttavia il riscontro di un titolo anticorpale positivo ad elevate diluizioni permette di ipotizzare si tratti della risposta alla vaccinazione

    La presenza di Salmonella nella fauna selvatica della Provincia di Ferrara

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    Obiettivi: Valutare la presenza di Salmonella in 1114 animali selvatici provenienti dalla provincia di Ferrara nell'ultimo triennio (2010-2013), nell'ambito delle attività di monitoraggio e controllo sanitario della fauna selvatica come serbatoio di agenti infettivi e/o infestivi patogeni per l'uomo, allo scopo di raccogliere informazioni utili ad una valutazione del rischio per le popolazioni domestiche di animali da reddito e per le persone. Materiali e metodi: Nell'ambito del 'Piano Regionale selvatici', attuato in Emilia Romagna a partire dal 2007, è stata condotta, in collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Ferrara (IZSLER), la ricerca di Salmonella su 1114 esemplari di fauna selvatica, secondo il protocollo ISO 6579:2002. Le carogne degli animali oggetto del presente studio sono pervenute all'IZSLER a seguito di ritrovamento casuale nell'ambiente selvatico (campagne, boschi) o attività venatoria tra il 1/01/2010 e il 31/5/2013. Le Salmonelle sono state poi sierotipizzate con il metodo di Kauffmann-White . Risultati: I 1114 campioni analizzati provenivano da 547 gazze (Pica pica), pari al 49,10% del totale, 261 volpi (Vulpes vulpes), ossia il 23,43%, 261 cornacchie grigie (Corvus corone cornix) 23,43%, 23 ghiandaie (Garrulus glandarius) 2,06%, 5 lepri (Lepus europaeus) 0,45%, 5 ricci (Erinaceus europaeus) 0,45%, 4 piccioni (Columbia livia) 0,36%, 2 storni (Sturnus vulgaris) 0,18%, 1 cigno (Cygnus cygnus) 0,09%, 1 fagiano (Phasianus colchicus) 0,09%, 1 anatra selvatica (Anas platyrhynchos) 0,09%, 1 istrice (Hystrix cristata) 0,09%, 1 picchio (Picus viridis) 0,09%, ed 1 tortora (Streptopelia dedecaocto) 0,09%. Gli stipiti di Salmonella isolati dalla fauna selvatica, esaminata nel periodo 2010-2013, sono stati 32 in totale (2,87% di tutti gli animali esaminati), dei quali 22 nelle volpi (68,75%), 7 nelle gazze (21,88%), 2 nelle cornacchie grigie (6,25%) e 1 in un riccio (3,12%). Tra questi, sono stati identificati 14 sierotipi di Salmonella, tra cui 8 di S. Enteriditis (25%), 6 di S. Typhimurium (18,75%), 3 di S. Hessarek (9,37%), 3 di S. Newport (9,37%), 2 di S. Typhimurium var. monofasica (6,25%), 2 di S. Braenderup (6,25%), 1 di S. Livingstone (3,13%), 1 di S. Typhimurium var. 5 (3,13%), 1 di S. Zaiman (3,13%), 1 di S. Hadar (3,13%), 1 di S. Bredeney (3,13%) , 1 di S. Mbandaka (3,13%), 1 di S. enterica subsp. enterica (3,13%) ed, infine, 1 di S. enterica subsp. houtenae (3,13%). Il rapporto stipiti /sierotipi isolati è 79,57. Le aree in cui è stato isolato il maggior numero di casi sono Argenta (FE), Ferrara e Bondeno (FE). Conclusioni: Dallo studio effettuato emerge una prevalenza di salmonellosi nella fauna selvatica pari al 2,9%, dato che richiama l'attenzione sulla importanza di una vigilanza costante sul fenomeno. Tale monitoraggio permette di aggiornare il 'Piano Regionale selvatici' sulla base delle nuove conoscenze scientifiche, dei risultati dell'anno precedente e di eventuali problemi emergenti. Questo sistema di sorveglianza sanitaria ha, dunque, una notevole rilevanza dal punto di vista della Sanità pubblica e ambientale ai fini della prevenzione delle infezioni delle persone, degli animali domestici e delle loro produzioni
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