69 research outputs found

    Integrated use of multi-temporal multi-sensor and multiscale Remote Sensing data for the understanding of archaeological contexts: the case study of Metaponto, Basilicata

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    This paper is focused on the archaeological area of Metaponto (Μεταπόντιον) and its territory, located in southern Italy. The area played an important role for the agricultural economy and the traffic of goods and people, from the south of Italy towards the central regions, starting from the Neolithic period, and reaching the zenith with the Greek polis of Metaponto and its hinterland. The site is herein analyzed through an integrated use of several Earth observation and remote sensing technologies and ancillary data produced over the years by archaeologists and scholars. The aim was to identify new buried elements of archaeological interest, for the reconstruction of the historical-archaeological landscape. Through the combined use of optical and radar satellite images, high-resolution images obtained by Unmanned Aerial System (visible, multispectral, and thermal infrared), geophysical data, and archival data, it was possible to deepen the knowledge of the area, in particular the “Castrum” area, identifying new buried evidence (structures, roads, and elements of the ancient landscape)

    DIGITAL APPLICATIONS IN ARCHAEOLOGICAL EDUCATION AND EXCAVATION TRAINING: THE DELTA COURSE

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    Despite the fact that over the last two decades there has been a considerable increase in the adoption of digital applications in archaeological excavations, the application of digital educational tools in the excavation training of Archaeology, students has not made commensurate progress. As a consequence, it is still difficult to integrate in Archaeology curricula the physical space of an archaeological excavation with that of the university classroom. The impact of the limited use of digital educational tools became even more apparent during the recent COVID-19 pandemic, which created serious problems in conducting face-to-face excavation training in both the classroom and the excavation site. Within this context, the integration of these two physical spaces through the digital “space” of online training is the main objective of project DELTA (Digital Excavation through Learning and Training in Archaeology), a transnational project funded in the context of Erasmus+/KA2 EU programme. Through the DELTA project, students of Archaeology will be able to improve their subject knowledge and develop digital and 21st century skills. This paper presents the results of the first phase of the DELTA project, during which we conducted extensive desk and field research aiming at recording the existing situation in the three countries regarding: (1) the use of digital applications in archaeological excavations, (2) current courses on excavation practices, methods and techniques and (3) the use of digital educational tools in such courses. By analysing the results from Internet search and a survey using online questionnaires, we present (a) the most recent trends in the university curricula of Archaeology, (b) the current level of digital skills and expertise of students and professionals and (c) the needs and expectations of students and professors regarding the use of digital applications in excavation and Archaeology education. The results of this research were particularly revealing, especially when comparing the situation between the three countries, but also when contrasting the existing digital skills and the aspirations of the various categories of responders (e.g. educational level, current position etc.). This research provided us with the necessary evidence for the design and development of a blended training course that combines the use of an online platform with face to face and on-site learning in a joint excavation; the ADDIE model was adapted in the course design. In addition, the online piloting of the course allowed participating Universities to discuss the level of integration of digital applications in Archaeology education and make suggestions for future actions, particularly within the context of the recent pandemic and the problems it created in students’ excavation training.Nonostante il fatto che negli ultimi due decenni ci sia stato un notevole aumento nell'adozione di applicazioni digitali negli scavi archeologici, l'applicazione di strumenti didattici digitali nella formazione degli studenti di Archeologia non ha fatto progressi commisurati. Di conseguenza, è ancora difficile integrare nei curricula di Archeologia lo spazio fisico di uno scavo archeologico con quello dell'aula universitaria. L'impatto dell'uso limitato degli strumenti didattici digitali è diventato ancora più evidente durante la recente pandemia COVID-19, che ha creato seri problemi nel condurre la formazione di scavo faccia a faccia sia in aula che sul sito di scavo. In questo contesto, l'integrazione di questi due spazi fisici attraverso lo "spazio" digitale della formazione online è l'obiettivo principale del progetto DELTA (Digital Excavation through Learning and Training in Archaeology), un progetto transnazionale finanziato nel contesto del programma europeo Erasmus+/KA2. Attraverso il progetto DELTA, gli studenti di Archeologia saranno in grado di migliorare la loro conoscenza della materia e sviluppare competenze digitali e del 21° secolo. Questo documento presenta i risultati della prima fase del progetto DELTA, durante la quale abbiamo condotto un'ampia ricerca a tavolino e sul campo con l'obiettivo di registrare la situazione esistente nei tre paesi per quanto riguarda: (1) l'uso di applicazioni digitali negli scavi archeologici, (2) i corsi attuali su pratiche, metodi e tecniche di scavo e (3) l'uso di strumenti didattici digitali in tali corsi. Analizzando i risultati di una ricerca su Internet e di un'indagine tramite questionari online, presentiamo (a) le tendenze più recenti nei curricula universitari di Archeologia, (b) l'attuale livello di abilità e competenze digitali di studenti e professionisti e (c) le esigenze e le aspettative di studenti e professori riguardo all'uso di applicazioni digitali nello scavo e nella formazione in Archeologia. I risultati di questa ricerca sono stati particolarmente rivelatori, soprattutto quando si confronta la situazione tra i tre paesi, ma anche quando si contrappongono le competenze digitali esistenti e le aspirazioni delle varie categorie di intervistati (ad esempio il livello di istruzione, la posizione attuale ecc.) Questa ricerca ci ha fornito le prove necessarie per la progettazione e lo sviluppo di un corso di formazione misto che combina l'uso di una piattaforma online con l'apprendimento faccia a faccia e sul posto in uno scavo congiunto; il modello ADDIE è stato adattato nella progettazione del corso. Inoltre, il pilotaggio online del corso ha permesso alle Università partecipanti di discutere il livello di integrazione delle applicazioni digitali nella formazione in Archeologia e di dare suggerimenti per azioni future, in particolare nel contesto della recente pandemia e dei problemi che ha creato nella formazione degli studenti allo scavo

    LA FLORA E LA MESOFAUNA DI SATRIANUM

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    Il sito di Satrianum si dispone tra le due vallate del Melandro e del Noce, in connessione con un’articolata rete idrografica facente capo ai fiumi Agri e Basento . Tutta l’area che circonda l’altura, è caratterizzata da terreni che si dispiegano tra gli 800 e i 600 m. s.l.m., e presenta un habitat montano ideale per le colture cerealicole, per le distese boschive e per la pastorizia. Notizie del sito si attestano fin dall’età altomedievale (Agiografia di San Laviero, 1162). In età normanna la città aveva un dominus e la sede vescovile come testimoniano le fonti documentarie. L’impianto insediativo si presenta racchiuso da mura di cinta, con all’ interno, oltre alle strutture abitative, i due poli del potere politico e religioso: la torre, a pianta quadrata, ubicata in posizione decentrata rispetto all’insediamento, e la cattedrale. L’abbandono di Satrianum avvenne nel corso del XV secolo, probabilmente a seguito di un grave evento sismico ma continuò ad essere frequentato in maniera sporadica fino al XVIII secolo. Nell’ottica di comprendere e ricreare un ambiente passato è stata effettuata una ricognizione e l’identificazione della flora e della mesofauna esistente. Alla fine è stato realizzato un erbario e un insettario

    Cinque monete del Regno di Napoli scoperte nella chiesa di S. Maria di Loreto a Tramutola

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    Il recente intervento di restauro condotto dalla Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici della Basilicata, sulla decorazione affrescata della Chiesa di S. Maria di Loreto a Tramutola (PZ) ha consentito il recupero di alcune monete, che erano state inserite nello spessore dell’intonaco retrostante la superficie decorata, in due punti della parete. Di tale recupero si dà notizia in queste righe, in via del tutto preliminare. Si tratta di cinque esemplari in rame, emessi tra il 1516 e la seconda metà del XVII sec., e circolanti nel Regno di Napoli, appartenenti ai reali della Corona di Spagna Giovanna la Pazza con il figlio Carlo (1516-1519), Filippo III (1598-1621) e Filippo IV (1621-1665)

    Nuovi dati sull’arredo scultoreo altomedievale del monastero di San Vincenzo al Volturno (IS)

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    La ricchezza dei dati materiali provenienti dallo scavo del complesso monastico di S. Vincenzo al Volturno, ulteriormente confermata ed ampliata dai risultati delle indagini archeologiche di questi ultimi quattro anni si avvale anche dell’apporto offerto dagli elementi di arredo scultoreo altomedievale che, accostati all’importante nucleo dei manufatti lapidei di età romana e tardoantica reimpiegati nelle strutture del monastero, costituiscono un corpus di notevole interesse per qualità e consistenza quantitativa. La valenza qualitativa dei manufatti scultorei attribuibili al periodo altomedievale congiuntamente alla coerenza tipologica dei diversi pezzi consente di identificare in essi un insieme organico di prodotti, funzionali alle esigenze e alle preoccupazioni di ordine architettonico-ornamentale del complesso monastico nella sua fase di massima cura costruttiva

    Lo scavo archeologico del sito fortificato medievale di Altojanni (Grottole – MT), in M. Osanna, D. Roubis, F. Sogliani, Le indagini archeologiche ad Altojanni (Grottole – MT) e nel suo territorio. Rapporto preliminare

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    L’avvio delle indagini sul sito di Altojanni è legato ad un più vasto progetto di ricerca che comprende, tra molteplici aree tematiche relative alla ricostruzione dei paesaggi antichi della Basilicata, anche lo studio sulle trasformazioni delle dinamiche insediative tra età tardoantica e basso medioevo, fino ad ora poco indagato sia sotto il profilo archeologico che topografico. L'occasione scientifica di affrontare quindi in modo organico l’analisi topografica, storica ed ambientale di alcuni markers territoriali importantissimi per il periodo cronologico preso in considerazione, quali appunto gli insediamenti fortificati, ha motivato la ricerca sul questo sito, che costituisce un importante caso di studio per approfondire tematiche specifiche che si muovono dalla ricerca storiografica e archeologica, al problema della continuità degli insediamenti tra tardoantico e medioevo, infine al ruolo giocato dagli insediamenti fortificati nell’organizzazione del territorio e sulla morfologia dei suoli antropizzati. Lo scavo archeologico dell’insediamento fortificato è iniziato nell’estate del 2006 e ha confermato, in due anni di indagini, l’importanza del sito come struttura dominante di controllo strategico e militare del territorio circostante e come significativo nucleo demico, inquadrabile cronologicamente in un arco temporale esteso tra la metà del XII secolo e l’età post-medievale, in base a quanto finora noto dai dati di scav

    Ceramica comune e da tavola in Calabria. La circolazione dei manufatti in etĂ  altomedievale e medievale nel quadro regionale e in un contesto campione

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    L'interesse scientifico per la ricostruzione archeologica delle fasi post-classiche calabresi è molto recente, così come a questi ultimi anni si datano le indagini sulle testimonianze materiali di età altomedievale e medievale, peraltro ultimamente in notevole incremento. In quest'ottica, vengono qui proposti i dati dedotti principalmente dallo studio di un'area della Calabria centro-meridionale, circoscritta al sito urbano di Vibo Valentia e al vasto territorio ad esso circostante.I dati desunti dall'analisi dei materiali ceramici presi in considerazione nel presente contributo confermano la continuità di frequentazione dell'area tra il IV sec. d. C. e il XIV secolo, anche se con una pesante cesura tra VIII e X secolo, che tuttavia spesso contrasta con i dati di carattere documentario che riguardano la storia dell'insediamento

    Rocca Montis Dragonis (CE). Contributo allo studio degli insediamenti fortificati nella Campania settentrionale

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