29 research outputs found

    Efficacy of levetiracetam in hemifacial spasm: a case report.

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    OBJECTIVE: Safety and efficacy of levetiracetam in a man with hemifacial spasm (HFS). METHODS AND RESULTS: The present work reports the case of a 54-year-old man with a 5-year history of left-sided HFS who, after treatment with levetiracetam (dosage, 500 mg bid), showed a marked improvement in condition. After 7 months of therapy with levetiracetam, the patient remains symptom free with no adverse drug reactions. CONCLUSIONS: Levetiracetam proved its effectiveness and safety in the treatment of a case of HFS.Nevertheless, there is a need for further controlled studies with larger samples

    Glossopharyngeal neuralgia as onset of multiple sclerosis.

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    Glossopharyngeal neuralgia is a painful condition, affecting the ninth cranial nerve, rarely described in the course of multiple sclerosis. Here we describe a case of multiple sclerosis presenting with glossopharyngeal neuralgia. We suggest the presence of demyelinating areas at the nerve root entry zone as principal trigger mechanism

    Leptin as a metabolic link to multiple sclerosis.

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    Clinical and experimental data, together with epidemiological studies, have suggested that the pathogenesis of multiple sclerosis (MS) might involve factors that link the immune system with metabolic status. Moreover, recent research has shown that leptin, the adipocyte-derived hormone that controls food intake and metabolism, can promote experimental autoimmune encephalomyelitis, an animal model of MS. In patients with MS, the association of leptin with disease activity has been dissected at the molecular level, providing new mechanistic explanations for the role of this hormone in MS. Here, we review the intricate relationship between leptin and other metabolic modulators within a framework that incorporates the latest advances linking the CNS, immune tolerance and metabolic status. We also consider the translational implications of these new findings for improved management of MS

    Differenze neurofisiologiche in pazienti con dolore cronico sottoposti ad impianto di neuromodulatore spinale.

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    Introduzione La neuromodulazione spinale (o Spinal Cord Stimulation, SCS) è un’innovativa opzione terapeutica per trattare condizioni dolorose croniche, tra le quali la “Failed Back Surgery Syndrome” (FBSS). L’SCS consiste nell’introdurre un elettrocatetere nello spazio peridurale e nel collegarlo ad un dispositivo generatore di impulsi in grado di indebolire la trasmissione del dolore attraverso le vie spinali ascendenti. L’impianto si avvale di una fase trial, in cui il generatore di impulsi è applicato esternamente sulla cute, così da verificare la sua efficacia; qualora efficace il generatore di impulsi è chirurgicamente introdotto in una tasca sottocutanea. Tre sono le modalità di stimolazione possibili: Tonica, caratterizzata da impulsi elettrici di breve durata (50 Hz) condotti a frequenza costante al midollo. Il paziente avvertirà una gradevole parestesia nelle aree precedentemente interessate dal dolore. Burst, caratterizzata da un treno ravvicinato di impulsi ad alta frequenza (5 x 500Hz, 40 volte al secondo) seguito da un plateau, modalità che non genera parestesie. Alta frequenza (HFSCS), caratterizzata da impulsi emessi a 5-10 kHz, anche in questo caso senza evocare parestesie. La valutazione neurofisiologica prima dell’impianto contribuisce al raggiungimento di una diagnosi precisa, per esempio determinare il livello di una eventuale radicolopatia o la presenza di denervazione in atto. Tale valutazione sfrutta la determinazione delle velocità di conduzione nervosa motoria e sensitiva, la registrazione delle onde f, l’elettromiografia ad ago e la registrazione di Potenziali Evocati Somato-Sensoriali (SEPs) con analisi delle ampiezze e delle latenze delle onde N8, N22, P37 e N50. Sono facenti parte della comune pratica clinica, propedeutici, per esempio, anche ad interventi neurochirurgici sulla colonna vertebrale. Inoltre, la valutazione neurofisiologica ha anche valore prognostico e può essere ripetuta nel tempo per monitorare l’andamento clinico. Descrizione dei casi clinici Due pazienti affetti da FBSS sono stati sottoposti a impianto di HFSCS. Entrambi hanno mostrato significative differenze a carico dei SEPs dal nervo tibiale: è stata osservata, infatti, una significativa riduzione nell’ampiezza di P37 dopo l’impianto solo nel paziente in cui l’SCS era pienamente efficace e non in quello con pain relief incompleto. Al contrario, i due pazienti sottoposti ad impianto di SCS in modalità burst erano affetti da FBSS e da polineuropatia periferica; confrontando le loro valutazioni neurofisiologiche non è stata riscontrata alcuna differenza ai SEPs ma significative differenze di ampiezza delle onde f misurate nel periodo post-impianto. Il resto della valutazione neurofisiologica era priva di differenze. Conclusioni Il SEP mostra variazioni diverse in pazienti burst e HFSCS. L’ampiezza di P37 si è ridotta solo nel caso della totale efficacia della HFSCS e non in quello di efficacia parziale, a conferma di una possibile collisione di potenziali d’azione che viaggiano in direzioni opposte sulle fibre nervose periferiche di largo diametro. Tuttavia, nei pazienti in modalità burst, nonostante la piena efficacia del dispositivo, tale collisione non si è verificata. Si è apprezzata, invece, la tendenza all’incremento di ampiezza delle onde f, il cui significato non è del tutto chiaro. Le suddette differenze sosterrebbero, comunque, l’ipotesi che il meccanismo d’azione delle due modalità potrebbe avere basi differenti. Di conseguenza, anche la risposta clinica (in termini di efficacia) potrebbe essere diversa nei diversi pazienti. Ulteriori studi sono necessari per poter migliorare la nostra comprensione sul meccanismo d’azione della SCS e per verificare l’eventuale possibilità di “predire” quale modalità di stimolazione sia più adatta a ciascun paziente prima dell’impianto

    Tolosa-Hunt syndrome in a patient with autoimmune hemolytic anemia.

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    Tolosa-Hunt syndrome is a steroid responsive painful opthalmoplegia due to a nonspecific inflammation of the cavernous sinus. Autoimmune hemolytic anemia is caused by antibodies directed against unmodified autologous red cells. They are both rare conditions. Here we describe the simultaneous occurrence of Tolosa-Hunt syndrome and severe hemolytic crisis in the same patient
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