188 research outputs found

    Dentro e fuori l’ossimòro

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    Questo libro contiene sette osservazioni sull’improvvisazione: paradosso e archetìpo che molto ha da insegnare a tutti noi. Questo libro nasce dall’esperienza di improvvisare in musica. Questo libro vive le pratiche del pensare l’improvvisazione. Questo libro trascende gli specifici contesti di chi, di come e perché si improvvisa. Perché in questo libro improvvisare è metodo. Perché in questo libro improvvisare è al contempo strumento e scopo. Perché in questo libro improvvisare è azione nella vita quotidiana. Perché in questo libro le pratiche dell’improvvisare sono fuor di metafora: fonte di sapere per le scienze umane e sociali. Oltre i confini certi, quelli che separano ciò che è dentro da ciò che fuori. Se ne consiglia la lettura non solo ai musicisti, ma a chi sia consapevole dell’urgenza di tradurre l’esperienza in simboli, riducendo le distanze tra indicatori e ciò che è indicato. Se ne sconsiglia la lettura a chi sia pieno di certezze sull’identità e sulle fondamenta dell’innovazione: senza dubbi sui modi, tanti, sempre eterogenei, di stare, e poi restare, insieme

    Manuale, ma non troppo

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    «Conoscere il principio di Archimede insegna a nuotare? Sapere tutto dei fotoni migliora la vista?». Sono le domande con cui Tullio De Mauro presenta questo manuale, invitandoci a smentire la loro apparente saggezza e a condividere un sapere che ci permetta l’uso responsabile di parole, testi e frasi. È ciò che questo manuale insegna a praticare. Il Manuale di educazione al pensiero critico è la prima proposta didatticamente strutturata per una via italiana al critical thinking e fornisce sia una mappa di questo settore di studi, sia un metodo ordinato per coordinarlo con le discipline tradizionali. Il Manuale di educazione al pensiero critico si articola in nove capitoli, altrettanti dialoghi e diciotto unità di apprendimento piane e didascaliche, che ascendono progressivamente dalla comprensione degli enunciati all’analisi del ragionamento fino alle dinamiche del dialogo orale o scritto. Il Manuale di educazione al pensiero critico insegna a valutare i propri pensieri e i modi in cui li si difende, insegna a rendere trasparenti e logicamente coerenti i discorsi, insegna a cogliere errori e sofismi, proponendo un percorso di sviluppo correlato di queste “competenze trasversali”. Il Manuale di educazione al pensiero critico descrive inoltre l’organizzazione del discorso scritto ed è dunque una guida preziosa sia al leggere che allo scrivere testi argomentativi. Il Manuale di educazione al pensiero critico è un libro ricco di esercizi e giochi di intelligenza, per il lettore che voglia esercitarsi al problem solving partendo da conoscenze solide e generali. Il Manuale di educazione al pensiero critico è perciò un ideale compagno di strada per gli studenti dei primi anni di tutti i corsi afferenti alle Classi di Scienze Umane e Sociali: Lettere, Filosofia, Economia, Scienze della Formazione, Scienze della Comunicazione, Sociologia, Scienze Politiche, Giurisprudenza. Esso aiuta a recuperare velocemente eventuali gap formativi e a progredire in fretta. Il Manuale di educazione al pensiero critico può essere usato nella scuola media superiore per arricchire i corsi di filosofia e delle altre discipline umanistiche, prefigurandone un’evoluzione conforme alle esigenze dei nostri tempi. Se ne consiglia la lettura e l’adozione ai docenti che vogliano essere mentori, con saggezza e senso dell’artigianato, delle conoscenze e delle competenze che i nativi cartacei possono trasmettere ai nativi digitali. Come scrive ancora De Mauro, esso offre «un’occasione preziosa di partecipazione effettiva al rinnovamento concreto di contenuti e modi della didattica delle nostre università e scuole». Se ne sconsiglia la lettura a tutti coloro che ritengono che creare una buona scuola sia solo un problema di costruzione di gerarchie di comando e di obbedienza, di messa in efficienza degli apparati, di gestione tecnica priva di idee e di fantasia

    For a theory of music economics

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    The aim of this article is to explore the various paths open to research and practice communities in confronting issues that new social and technological scenarios have opened up - within economy of music as a discipline, and within the wider frame of inclusion as laid out in the UN 2030 agenda. In particular, reference is made to what is happening in musical subcultures and countercultures, in their interaction with the institutional culture in light of a technological paradigm shift set in motion by the advent of digital platforms. We will propose that organizations which fit within the tradition of management studies have a lot to learn from artistic organizations. Artistic organizations incorporate a strategic management approach which links together processes, communities and practice, they constitute sites of organizational innovation that often arise from countercultures, and are also able to influence wider economic contexts linked to the emergence of digital technologies

    Francesco Piro, Manuale di educazione al pensiero critico. Comprendere e argomentare, prefazione di Tullio De Mauro, Napoli, 2015, Editoriale Scientifica - Collana punto org., pp. 280

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    “Il nostro impegno consiste nel portare la scuola del Novecento in questo secolo. Ciò significa saper innovare contenuti e metodi senza stravolgere un modello educativo che funziona e che ha prodotto eccellenze nei secoli, da Galileo a Fabiola Gianotti. Perciò non intendiamo sostituire il modello knowledge-based su cui si fonda la scuola italiana con il modello skill-based più tipico del mondo anglosassone. Il nostro obiettivo è di sviluppare nuove competenze e nuove abilità pratiche, sulla base di una solida conoscenza teorica”. Così afferma il Ministro Stefania Giannini in una intervista con Armando Massarenti pubblicata il 22 febbraio 2015 su “Il Sole 24 ore”. Con tatto e al tempo stesso con ferma decisione, Giannini pone una questione di fondo per lo sviluppo economico e culturale del nostro Sistema-Paese: se è vero che l’educazione scolastica (e universitaria) in Italia è basata sulla trasmissione di conoscenze, è altresì fondamentale riconoscere come la trasmissione di conoscenze non basta più, da sola, per formare il personale oggi necessario a sostenere nel lungo periodo la competitività delle aziende e, più in generale, di tutte quelle organizzazioni (Istituzioni, Terzo settore etc.), dove prendono corpo i processi di creazione di valore. Ciò che urge sempre di più, in un mercato del lavoro dove la flessibilità è metodo, è un personale dotato di competenze trasversali, ovvero di competenze che hanno una base metacognitiva, più che cognitiva

    Organizzare la risonanza: da un lemma a una prospettiva interdisciplinare

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    Review to the text of Rosario Diana, Luigi Maria Sicca e Giancarlo Turaccio, Risonanze. Organizzazione, musica, scienze, Editoriale Scientifica, 2017.Recensione al testo di Rosario Diana, Luigi Maria Sicca e Giancarlo Turaccio, Risonanze. Organizzazione, musica, scienze, Editoriale Scientifica, 2017

    Workload allocation models in academia: Panopticon of neoliberal control or tools for resistance?

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    Academic ‘labour’ within the Higher Education landscape is changing as universities are increasingly managed as business organisations. In the contemporary neoliberal academic context, departments and individuals are required to develop forms of accountability based on quantitative metrics regarding performance, budgets, human resource management and income generation. Drawing from Foucauldian theories of power, this paper explores the contentious implementation of workload allocation models in the UK Higher Education sector not only as an illustration of a superimposed managerial tool of control, but also as an instrument of resistance. This article suggests that in order to counteract the systematic failure of neoliberal academia at the individual and collective level, these performance management tools can be used as forms of empowerment and resistance. Further, it is recommended that these instruments are designed in a collaborative way to ensure fair and transparent allocations of tasks and responsibilities, and to avoid unmanageable workloads

    Just because you are different: Understanding the treatment of people with disabilities in organizations through the scapegoating framework

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    The study aims at developing a theoretical model to understand discriminatory behaviors directed toward people with disabilities in organizational contexts by using René Girard’s scapegoating framework. Despite the wide range of labels that try to define disability and theories that explain discriminant behaviors, the literature suffers from an ableist prejudice and lacks an explanation of mechanisms that underlie the rise of different inclusion paths in organizations. Indeed, the need to find instruments and tools to reduce or solve discrimination overshadowed conceptual and theoretical matters. By broadening the spectrum of social sciences beyond managerial and organizational studies, we propose to use René Girard’s scapegoating framework to shed new light on the phenomenon. The scapegoating framework allows us to fully understand the collective and social dimensions of discriminatory behaviors, catching all the relevant elements that characterize this phenomenon, even those that are less evident from organizational studies. The scapegoating mechanism, in a Girardian sense, is like a trap that every human society falls into, and discrimination against disabled people is just a clear exemplification of this mechanism. For Girard, a human group or society can fall into a spiral of reciprocal violence because of the mimetic desire mechanism, risking a conflict escalation: violence begets more violence, putting at risk the stability or even the existence of this group or society. Scapegoating is a way to overcome reciprocal violence by uniting against a single victim who cannot reciprocate this violence. Starting from the analysis of the four stereotypes of Girard’s framework, this study shows that it is possible to imagine a way to escape the scapegoating trap by shaping organizational identity and using strategies for inclusion. Indeed, it is possible to decline the managerial practices related to the construction of the organizational identity around the four stereotypes avoiding the trap of scapegoat
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