5 research outputs found

    Ecologia trofica di sardina Sardina pilchardus (Walbaum, 1792) ed acciuga Engraulis encrasicolus (Linnaeus, 1758) nel Golfo di Trieste

    Get PDF
    2007/2008Scopo della presente tesi è contribuire a colmare le importanti lacune relative all’ecologia trofica di Engraulis encrasicolus e Sardina pilchardus nel Golfo di Trieste, in modo da fornire conoscenze indispensabili alla gestione di tali risorse ittiche. Il materiale utilizzato per questa tesi è stato raccolto nel corso di sette campionamenti realizzati nell’ambito del progetto EcoMAdr (Ecologia del Mar Adriatico), tra maggio 2006 e febbraio 2007 nel Golfo di Trieste. Sebbene siano stati effettuati sette campionamenti, solo 5 di questi hanno fornito materiale sufficiente per lo studio del ritmo e del fabbisogno alimentare di sardina e di acciuga. I risultati ottenuti confermano che anche nel Golfo di Trieste l’attività alimentare di esemplari adulti di S. pilchardus è principalmente diurna, con picchi massimi in prossimità del tramonto. L’analisi del contenuto stomacale ha evidenziato che S. pilchardus è una specie zooplanctivora, che si nutre in prevalenza di Copepodi, quali Centropages spp., i Copepodi della famiglia Clauso-Paracalanidae, i Ciclopoidi Oncaea spp. ed Oithona spp., sebbene anche altre categorie di zooplancton, come Tintinnidi e larve di Decapodi siano, in certe occasioni, state trovate in quantità abbondanti, e che ricava dallo zooplancton la quasi totalità del carbonio ingerito. Nel contenuto stomacale dei campioni di sardina esaminati sono state ritrovate anche cellule fitoplanctoniche, sebbene le quantità non sono mai state abbondanti quanto quelle trovate nelle sardine di altre aree geografiche. Il fatto che all’interno dei contenuti stomacali siano state rinvenute prede di una vasta gamma di taglie (da 20 μm a >1400μm) fa supporre che la sardina catturata nel Golfo applichi due strategie alimentari diverse, la filtrazione (filter feeding) e la predazione visiva (particualte feeding). Tuttavia, sebbene la presenza di microorganismi nei contenuti stomacali avvalori il fatto che sardina riesca a filtrare e trattenere prede di piccole dimensioni, l’applicazione dell’indice di selettività di Ivlev (1955), dimostra che ha adottato un comportamento selettivo anche nei confronti di prede di piccole dimensioni, quali i copepodi Corycaeus spp. e Oncaea spp., ma non si sia alimentata di cladoceri nonostante questi fossero abbondantemente presenti nell’ambiente. A nostra conoscenza, al momento non esistono studi, oltre al presente lavoro di tesi, dedicati alla valutazione del fabbisogno alimentare di S. pilchardus, che espresso in termini di percentuale, ha un valore pari a 2.2%-2.8% di peso corporeo. I risultati ottenuti in questo studio confermano che l’attività alimentare di E. encrasicolus è fondamentalmente diurna, nonostante un certo livello di attività esista anche durante le prime ore dopo il crepuscolo. L’analisi dei contenuti stomacali ha confermato che E. encrasicolus è una specie prettamente zooplanctivora, che si nutre in prevalenza di piccoli copepodi (Oncaea spp. e Corycaeus spp.). Sebbene studi condotti in altre aree geografiche hanno evidenziato come questa specie possa nutrirsi occasionalmente di fitoplancton, la ricostruzione del contenuto in carbonio delle prede di E. encrasicolus, ha permesso di evidenziare che nel Golfo di Trieste la specie ottiene dallo zooplancton la totalità del carbonio ingerito. I dati relativi al fabbisogno energetico di esemplari adulti di E. encrasicolus presentati in questo lavoro, rappresentano la prima stima calcolata per le acciughe catturate nel Golfo di Trieste. Il fabbisogno alimentare giornaliero, espresso in termini percentuali, è pari al 1.2%-1.9% del suo peso corporeo (espresso come peso umido), di gran lunga inferiore a quanto osservato in precedenti studi presenti in letteratura.XXI Ciclo197

    Diet of Adult Sardine <i>Sardina pilchardus</i> in the Gulf of Trieste, Northern Adriatic Sea

    No full text
    Food availability is thought to exert a bottom-up control on the population dynamics of small pelagic fish; therefore, studies on trophic ecology are essential to improve their management. Sardina pilchardus is one of the most important commercial species in the Adriatic Sea, yet there is little information on its diet in this area. Adult sardines were caught in the Gulf of Trieste (northern Adriatic) from spring 2006 to winter 2007. Experimental catches conducted over 24-h cycles in May, June and July showed that the sardines foraged mainly in the late afternoon. A total of 96 adult sardines were analysed: the number of prey varied from a minimum of 305 to a maximum of 3318 prey/stomach, with an overall mean of 1259 ± 884 prey/stomach. Prey items were identified to the lowest possible taxonomical level, counted and measured at the stereo-microscope. Overall, sardines fed on a wide range of planktonic organisms (87 prey items from 17 μm to 18.4 mm were identified), with copepods being the most abundant prey (56%) and phytoplankton never exceeding 10% of the prey. Copepods of the Clauso-Paracalanidae group and of the genus Oncaea were by far the most important prey. The carbon content of prey items was indirectly estimated from prey dry mass or body volume. Almost all carbon uptake relied on a few groups of zooplankton. Ivlev’s selectivity index showed that sardines positively selected small preys (small copepods < 1 mm size), but also larger preys (such as teleost eggs, decapod larvae and chaetognaths), confirming their adaptive feeding capacity

    Diet of Adult Sardine Sardina pilchardus in the Gulf of Trieste, Northern Adriatic Sea

    No full text
    Food availability is thought to exert a bottom-up control on the population dynamics of small pelagic fish; therefore, studies on trophic ecology are essential to improve their management. Sardina pilchardus is one of the most important commercial species in the Adriatic Sea, yet there is little information on its diet in this area. Adult sardines were caught in the Gulf of Trieste (northern Adriatic) from spring 2006 to winter 2007. Experimental catches conducted over 24-h cycles in May, June and July showed that the sardines foraged mainly in the late afternoon. A total of 96 adult sardines were analysed: the number of prey varied from a minimum of 305 to a maximum of 3318 prey/stomach, with an overall mean of 1259 &plusmn; 884 prey/stomach. Prey items were identified to the lowest possible taxonomical level, counted and measured at the stereo-microscope. Overall, sardines fed on a wide range of planktonic organisms (87 prey items from 17 &mu;m to 18.4 mm were identified), with copepods being the most abundant prey (56%) and phytoplankton never exceeding 10% of the prey. Copepods of the Clauso-Paracalanidae group and of the genus Oncaea were by far the most important prey. The carbon content of prey items was indirectly estimated from prey dry mass or body volume. Almost all carbon uptake relied on a few groups of zooplankton. Ivlev&rsquo;s selectivity index showed that sardines positively selected small preys (small copepods &lt; 1 mm size), but also larger preys (such as teleost eggs, decapod larvae and chaetognaths), confirming their adaptive feeding capacity
    corecore