9 research outputs found
Positron Emission Tomography Can Support the Diagnosis of Dialysis-Related Amyloidosis
Background: The improvements in dialysis have not eliminated long-term problems, including dialysis-related amyloidosis (DRA), caused by Beta-2 microglobulin deposition. Several types of scintigraphy have been tested to detect DRA, none entered the clinical practice. Aim of the study was to assess the potential of PET-FDG scan in the diagnosis of DRA. Methods: Forty-six dialysis patients with at least one PET scan (72 scans) were selected out 162 patients treated in 2016–2018. Subjective global assessment (SGA), malnutrition inflammation score (A), Charlson Comorbidity Index (CCI), were assessed at time of scan; 218 age-matched cases with normal kidney function were selected as controls. PET scans were read in duplicate. Carpal tunnel syndrome was considered a proxy for DRA. A composite “amyloid score” score considered each dialysis year = 1 point; carpal tunnel-DRA = 5 points per site. Logistic regression, ROC curves and a prediction model were built. Results: The prevalence of positive PET was 43.5% in dialysis, 5% in controls (p < 0.0001). PET was positive in 14/15 (93.3%) scans in patients with carpal tunnel. PET sensitivity for detecting DRA was 95% (specificity 64%). Carpal tunnel was related to dialysis vintage and MIS. A positive PET scan was significantly associated with dialysis vintage, MIS and amyloid score. A prediction model to explain PET positivity combined clinical score and MIS, allowing for an AUC of 0.906 (CI: 0.813–0.962; p < 0.001). Conclusions: PET-FDG may identify DRA, and may be useful in detecting cases in which inflammation favours B2M deposition. This finding, needing large-scale confirmation, could open new perspectives in the study of DRA
Perugia e la candidatura a Capitale Europea della Cultura
Il capitolo affronta la candidatura di Perugia a Capitale Europea della Cultura per il 2019, ai vantaggi del titolo ed alle opportunit\ue0 per rigenerare il proprio centro storico sulla base anche delle esperienze di altre citt\ue0 in Europ
Full normalization of severe hypertension after parathryoidectomy – a case report and systematic review
Abstract Background Although the relationship between hyperparathyroidism and hypertension has been described for decades, the role of hyperparathyroidism in hypertension in dialysis is still unclear. Following the case of a severely hypertensive dialysis patient, in which parathyroidectomy (PTX) corrected the metabolic imbalance and normalized blood pressure (BP), we tried to contextualize our observation with a systematic review of the recent literature on the effect of PTX on BP. Case presentation A dialysis patient, aged 19 years at the time of this report, with chronic kidney disease (CKD) from childhood; he was an early-preterm baby with very low birth weight (910 g), and is affected by a so-far unidentified familial nephropathy. He started dialysis in emergency at the age of 17. Except for low-dose Bisoprolol, he refused all chronic medication; hypertension (165–200/90–130 mmHg) did not respond to attainment of dry weight (Kt/V > 1.7; BNP 70–200 pg/ml pre-dialysis). He underwent subtotal PTX 1 year after dialysis start; after PTX, his blood pressure stabilized in the 100–140/50–80 range, and is normal without treatment 5 months later. Conclusion Our patient has some peculiar features: he is young, has a non-immunologic disease, poor compliance to drug therapy, excellent dialysis efficiency. His lack of compliance allows observing the effect of PTX on BP without pharmacologic interference. The prompt, complete and long-lasting BP normalization led us to systematic review the current literature (Pubmed, Embase, Cochrane Collaboration 2000–2016) retrieving 8 case series (194 cases), and one case report (3 patients). The meta-analysis showed a significant, albeit moderate, improvement in BP after PTX (difference: systolic BP -8.49 (CI 2.21–14.58) mmHg; diastolic BP -4.14 (CI 1.45–6.84) mmHg); analysis is not fully conclusive due to lack of information on anti-hypertensive agents. The 3 cases reported displayed a sharp reduction in BP after PTX. In summary, PTX may have a positive influence on BP control, and may result in complete correction or even hypotension in some patients. The potential clinical relevance of this relationship warrants prospective large-scale studies
Immigrazione e contesti locali. Annuario Cirmib 2014
Come ogni anno il CIRMiB raccoglie i dati socio-demografici di fonte ufficiale e illustra lo scenario territoriale dell’immigrazione. Il fenomeno migratorio nel bresciano sembra andare verso una stabilizzazione, ovvero non ha subito rispetto all’annata precedente sostanziali mutamenti. I dati di cui si dispone (al netto della minuziosa opera di verifica e cancellazione che Istat ha continuato a svolgere a seguito del censimento 2011) confermano nella provincia di Brescia una presenza straniera in crescita (+3,7%), se pur con minore intensità rispetto allo scorso anno (al 1°gennaio 2013 la crescita era del 4,6% rispetto alla stessa data del 2012) e al periodo precedente al 2012, quando si registravano ogni anno più di 10 mila nuovi residenti stranieri. In provincia di Brescia, si contano 169.046 residenti con cittadinanza straniera, pari ad una incidenza sul totale della popolazione del 13,4%; rispetto al 1° gennaio 2013, ci sono 6.017 unità in più e anche il tasso di incidenza risulta lievemente in aumento (+0,8%). E' esigua la percentuale dei “cancellati per estero” (1.711 unità), pertanto si può dire che pochi stranieri residenti in provincia siano tornati in patria o si siano trasferiti in altro paese straniero nel corso del 2013. La componente irregolare (stimata, come ogni anno dall’ORIM) è lievemente in calo rispetto all’anno scorso: è passata da 14.700 a circa 13.000 (-11,6%) ed è come gli altri anni di poco sotto la media regionale (6,5% dei presenti vs. la media lombarda del 6,8%).
Allargando lo sguardo a livello regionale, il peso della provincia di Brescia non è cambiato dall’anno scorso: Brescia è sempre seconda in Lombardia per numerosità, con il 15% delle presenze straniere, dopo Milano (36,8%), ma è diventata la prima per incidenza (Milano, infatti, arriva appena al 13,1%). Osserviamo nel complesso un fenomeno sfaccettato: se il bresciano non attrae più come qualche anno fa i nuovi arrivi (infatti, la variazione positiva dei residenti è tra le più basse in Lombardia, che registra in media un aumento di stranieri del 9,8%), rimane una delle aree settentrionali con maggiore “capacità di carico” della popolazione straniera, cioè dove le famiglie si stabiliscono e si contano molte nuove nascite, che vanno a compensare la mancata crescita della popolazione italiana (solo +1,1% nell’ultimo anno). Nel 2012 in provincia di Brescia sono nati 3.528 bambini da genitori entrambi stranieri, il 29% delle nascite avvenute in quell'anno.
Restringendo il quadro al rapporto tra il capoluogo e gli altri comuni della provincia, si conferma la tendenza già nota. Nel comune di Brescia la presenza straniera è più significativa in termini di incidenza (35.251 residenti, pari al 18,2%) rispetto all’insieme degli altri centri in provincia (12,5%), anche se alcuni di essi possono “vantare” un ulteriore primato, come Rovato che al 1.1.2013 registrava già un 20,8% di stranieri. Brescia città, inoltre, ha guadagnato nel corso del 2013 un primato a livello nazionale: non solo è al 9° posto per numerosità di stranieri residenti, ma (tra le grandi città) è quella con la maggiore incidenza di stranieri sul totale della popolazione, seguita da Milano (17,4%), e Torino (15,3%).
Riguardo agli indicatori di integrazione, quest’anno la provincia di Brescia risulta al di sopra dei parametri di integrazione: per il CNEL è al 6° posto in Lombardia con un “potenziale di integrazione” del 58,4 (sopra la media regionale del 54,8), dovuto più alle dimensioni sociali che a quelle economiche; secondo l’ORIM, Brescia è al 7° posto con un “Indice sintetico di integrazione” dello 0,079 (sopra la media regionale dello 0,059).Sul fronte occupazionale: a Brescia si registra un aumento del tasso di disoccupazione degli stranieri (17,3% secondo Istat, 18% secondo ORIM) e un calo degli occupati a tempo indeterminato (-0,9%) e determinato (-3,3%). Il quadro non è positivo né per gli italiani né per gli stranieri, che vedono entrambi un saldo negativo tra numero di avviamenti e numero di cessazioni (-11,5% per gli italiani; -6% per gli stranieri). Tra coloro che hanno chiuso il rapporto di lavoro nel 2013, spiccano ucraini, moldovi, pakistani; “tengono” maggiormente i comparti manifatturiero, alberghiero e ristorazione, agricoltura e domestico, mentre si accentua la crisi nell’edilizia.
Anche gli indici finanziari illustrano questa situazione critica: se, da un lato, sono cresciuti gli invii di denaro degli stranieri provenienti dall’area asiatica, come bengalesi (+88%), srilankesi (+80%), pakistani (+47%), filippini (+21%) e indiani (+16%), dall’altro diminuiscono sensibilmente quelli di cinesi (-34%), marocchini (-8%) e moldavi (-6%); la quota di stranieri che hanno una casa di proprietà passa dal 15,8% nel 2012 all’11,6% nel 2013), decisamente al di sotto della media regionale (21,4%).
A Brescia scuola e sanità, i due comparti di servizio fondamentali per rispondere ai bisogni dei cittadini, continuano a rispondere in modo positivo ed “accogliente” alla domanda dei cittadini stranieri: si pensi che il 20% dei ricoveri di persone straniere a livello regionale avviene a Brescia (pur avendo la provincia solo il 13,4% dei residenti stranieri). Tra i primi 10 ospedali lombardi per numero di ricoveri in day hospital di cittadini stranieri, ben 5 si trovano in provincia di Brescia. Quanto alla scuola, si contano nel complesso delle scuole bresciane ben 32.720 iscritti pari al 17,4% degli alunni, un tasso di incidenza notevole (+0,3% dall’anno scorso), ben al di sopra di quello lombardo (13,7%) e quasi doppio di quello nazionale (8,8%). Tale numero è composto per il 55% da bambini e ragazzi di seconda generazione, che si attendono legittimamente il riconoscimento della cittadinanza giuridica in tempi accelerati.
Ci si chiede infine, a fronte del buon livello di integrazione sociale, se la condizione di “stabilizzazione” dei flussi migratori continuerà per la prossima annata, poiché la città di Brescia, che per anni non ha aderito allo SPRAR, è diventata nel 2014 luogo di accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo, fatto che potrebbe ridisegnare il volto della popolazione immigrata nel contesto urbano e provinciale. Si Un tema emergente è approfondire quanto il Paese sia in grado di fare per l’accoglienza ed, in particolare, quanto si è fatto, si fa e resta da fare nel contesto bresciano, poichè Brescia, che per anni non ha aderito allo SPRAR, è diventata nel 2014 Centro di Accoglienza ( peraltro il Comune di Brescia sponsorizza in maniera onerosa l'evento).SSi rende dunque necessaria una riflessione macro e micro rispetto a quanto il territorio sia in grado di fare per l’accoglienza che, in passato, ha sempre fatto binomio con una situazione di emergenzaThe CIRMIB yearbook contains all the studies that have been carried out along the last year by the CIRMIB research team and its network of collaborators. “Annuario 2014” draws a wide landscape of migration flows and foreign population resident in the Brescia area (using the most accredited data sources of public domain, as ISTAT, MIUR, INAIL, ORIM, BANK OF ITALY etc.). The second part of the book is devoted to the tematic issue of “Africa and its relationships with Brescia: past and present”. The third section entails with the social representation of migrant people in the public sphere and the fourth collects significant local studies developed in 2013: the most popular multiethnic zone in the city centre (Quartiere Carmine) and the results of an Observatory on the social and scholastic integration of foreign children in the area of Western side of the Lake of Garda
Immigrazione e contesti locali. Annuario Cirmib 2013
L\u2019Annuario CIRMiB 2013 \u201cImmigrazione e contesti locali\u201d offre come di consueto le pi\uf9 aggiornate elaborazioni statistiche (all\u20191.9.2013) per comprendere le dinamiche del fenomeno e i processi di accoglienza/integrazione a livello locale; dal bilancio demografico e dalle stime operate dall\u2019Osservatorio regionale Orim, il dato su cui riflettere \ue8 il rallentamento dei flussi di ingresso \u2013 dal 6-7% annuo al 4,5% del 2012 - dovuto all\u2019acuirsi della crisi economica e occupazionale in Italia e, di conseguenza, la stabilizzazione di alcuni indicatori di permanenza che vanno di pari passo con altri indicatori di regressione del fenomeno:
- in valori assoluti, gli stranieri residenti in provincia di Brescia sono passati da 170.736 a 163.029 (ultimo bilancio demografico 1.1.2013) e la loro incidenza sulla popolazione complessiva \ue8 retrocessa dal 13,6% (2011) al 12,6% (2012), mentre in Italia dal 7,5% al 6,8%. La crescita nel 2012 \ue8 stata inferiore a quella delle altre province lombarde e alla media regionale: Brescia non rappresenta pi\uf9 un polo di attrazione per i newcomers. Le cancellazioni per l\u2019estero (rimpatriati e migranti verso altre destinazioni europee) nel 2012 hanno riguardato 1540 persone nel bresciano.
- L'incidenza degli stranieri sul totale dei residenti nel Comune di Brescia (16,6%) e nella provincia di Brescia complessivamente (12,6%) \ue8, comunque, ancora di molto superiore all'incidenza media in Lombardia (9,8%) e in Italia (6,8%).
- Se si guarda la serie storica dal 2001 ad oggi, si osserva che tale arretramento avviene per la prima volta; a ci\uf2 concorre non solo l\u2019effettivo rientro (o spostamento geografico) di cittadini stranieri verso altri luoghi (incluso i Paesi di origine), ma anche il miglioramento della contabilit\ue0 anagrafica. Nel 2012, infatti, in seguito al Censimento 2011, tutte le anagrafi comunali hanno \u201cripulito\u201d i propri database registrando le cancellazioni effettive, verificate attraverso le visite in loco obbligatorie.
- La presenza straniera a Brescia ed in provincia ( se pur in calo come nelle altre province lombarde) non \ue8 tuttavia cos\uec cambiata dall\u2019anno scorso, ci\uf2 indica come si sta giungendo ad una fase matura dei processi di insediamento e di integrazione dei migranti: vi \ue8 una sostanziale tenuta dei lungo residenti (in Italia da pi\uf9 di 10 anni: 31,2% contro il 33% del 2011) e, contemporaneamente, una riduzione degli stranieri di pi\uf9 recente immigrazione; dall\u2019aumento dell\u2019indice di integrazione (da 0,55 a 0,56).
- Per quanto riguarda il lavoro, la manodopera straniera, seppur facendo i conti con la crisi economica che la colpisce relativamente pi\uf9 di quella italiana (-7% avviamenti al lavoro; -7,3% di avviati stranieri, contro -4,6% italiani), ha ancora chance di trovare un lavoro dopo che si \ue8 interrotto un rapporto precedente, grazie alla sua maggiore versatilit\ue0 e disponibilit\ue0 a cambiare mansioni. La quota pi\uf9 alta di nuovi avviamenti al lavoro, nel corso del 2012, si \ue8 verificata nei settori edilizio, meccanico e della ristorazione. Non \ue8 da sottovalutare la crescita del tasso di disoccupazione tra gli stranieri (dall\u201911,8% sono passati al 12,1%).
- Sembra che il welfare locale a Brescia abbia contribuito discretamente a garantire stabilit\ue0 e a sostenere i processi di integrazione: la partecipazione scolastica dei minori \ue8 in aumento (+4,8%) e l\u2019incidenza percentuale degli allievi stranieri sul totale della popolazione scolastica complessivamente ha raggiunto una cifra davvero significativa: 17,1% (4 punti percentuali in pi\uf9 della media regionale e 9 punti percentuali in pi\uf9 della media nazionale). Molto importante \ue8 il confronto tra ordini di scuola: i primi tre segmenti dell\u2019istruzione (scuola infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado) registrano tassi equivalenti di presenza straniera, poco meno del 20%, che \ue8 composta da una parte sempre pi\uf9 elevata di minori stranieri nati in Italia (seconde generazioni propriamente dette): a Brescia sono nati in Italia quasi tutti i bambini della scuola dell\u2019infanzia che hanno genitori stranieri (83,3%), due su tre di quelli che frequentano la primaria (62,8%), e uno su tre di quelli che frequentano la secondaria di primo grado (31,2%).
- Sono in continua crescita gli studenti stranieri anche nei gradi alti della formazione sia nelle scuole secondarie di secondo grado (incidenza 11,3%, di cui 1 su 10 \ue8 nato in Italia), sia nella formazione professionale regionale (incidenza 19,8%, con un aumento dello 0,8% dal 2011), sia infine nelle universit\ue0 (incidenza 6,6%, con un aumento di 0,5% dall\u2019anno accademico 2011/12). Siamo davvero di fronte a un cambiamento di \u201cvolto\u201d di una delle pi\uf9 importanti istituzioni sociali e culturali, il sistema formativo, che \ue8 segno del farsi avanti di una realt\ue0 educativa multiculturale (e l\u2019area bresciana ne \ue8, in un certo senso, l\u2019avamposto), che apre la strada alle legittime richieste di cittadinanza da parte delle seconde generazioni, per non essere pi\uf9 solo \u201cresidenti\u201d ma anche cittadini a tutti gli effetti.
- Rispetto alla sistemazione abitativa, si registrano in provincia di Brescia indicatori positivi: anche se Brescia \ue8 tra le province lombarde con minore accesso alla casa in propriet\ue0 (solo il 15,8% degli immigrati vanta questo titolo di godimento dell\u2019alloggio, contro la media lombarda del 20,1%), si consolida tuttavia la quota di coloro che non hanno una sistemazione precaria, passati dal 78,3% del 2011 all\u201982,2% del campione di intervistati dall\u2019Orim. La ridotta presenza di proprietari di alloggio pu\uf2 essere conseguenza sia di una bassa capacit\ue0 di risparmio, sia di una diversa strategia di investimento del reddito. Sembra infatti che - soprattutto presso alcuni gruppi nazionali (Cina, India, Romania, Senegal) - sia stato abbastanza costante l\u2019aumento del flusso di rimesse verso i paesi di origine.
I fenomeni fin qui riassunti fanno capire che le comunit\ue0 locali, ormai interessate da un multiculturalismo diffuso, al pari di \u201corganismi\u201d viventi stanno reagendo alla congiuntura economica e sociale facendo leva su diversi fattori di protezione e prevenzione, come descritto nell\u2019Annuario che, accanto alle consuete indagini statistiche, dipinge tutta una serie di buone pratiche locali, esperienze pionieristiche nell\u2019ambito del co-sviluppo, della formazione ai carcerati, dell\u2019accesso dei migranti al patrimonio culturale.
L\u2019Annuario pubblica anche una elaborazione specifica, promossa dal Comitato direttivo del CIRMiB sui dati di una indagine europea EVS \u2013 European Values Survey (dati raccolti nel 2008/09) in 48 paesi (tra cui l\u2019Italia), che ha misurato l\u2019Indice di distanza sociale e l\u2019Indice di Xenofobia. I dati confermano che l\u2019Italia non risulta interessata da fenomeni acuti di razzismo e xenofobia, per lo meno in confronto ad altri Paesi dell\u2019area europea ed extraeuropea. Ma la distanza sociale e la xenofobia aumentano significativamente in quella parte di societ\ue0 che \ue8 collocata nelle regioni del Centro e del Nord-Est, in centri di piccole dimensioni (sotto i 20mila abitanti) dove \ue8 pi\uf9 forte il \u201ccampanilismo\u201d che si associa a \u201cpaura dell\u2019altro\u201d. Vi \ue8 poi una relazione statistica tra gli atteggiamenti di diffidenza e i bassi livelli di istruzione e l\u2019et\ue0 pi\uf9 avanzata. Sono infine pi\uf9 distanti e pi\uf9 xenofobi quei cittadini che si collocano politicamente a destra, rispetto a chi vota formazioni di sinistra, e coloro che si mostrano pi\uf9 scettici verso l\u2019Europa (non si fidano delle istituzioni europee e non sono d\u2019accordo con il progressivo allargamento).
Il dato pi\uf9 interessante che emerge dalla ricerca CIRMiB \ue8 che esiste una relazione statistica tra il fatto di dichiararsi credenti praticanti (Indice di religiosit\ue0 ecclesiale), conformi ai precetti religiosi (Indice di conformit\ue0 religiosa-etica ecclesiale) e gli atteggiamenti di distanza sociale e xenofobia: viene smentita l\u2019idea corrente che chi pratica la religione e frequenta ambienti sociali di chiesa sia pi\uf9 aperto nei confronti degli stranieri, in quanto oggetti di attenzione caritatevole. La spiegazione fornita \ue8 che l\u2019appartenenza a una comunit\ue0 religiosa connota un gruppo di cittadini che hanno in comune tre caratteri spesso associati tra loro: et\ue0 anziana (oltre i 66 anni si accresce la probabilit\ue0 di essere xenofobi), basso livello di istruzione e elevata conformit\ue0 ai precetti religiosi. La spiegazione che si pu\uf2 avanzare \ue8 che la traduzione dei messaggi della Chiesa da parte dei suoi fedeli, che avviene attraverso i sacerdoti impegnati sul territorio, non arriva ad intaccare un sentimento di paura che \ue8 molto pi\uf9 profondo, una domanda implicita di sicurezza
Migrants and Religion: Paths, Issues, and Lenses A Multidisciplinary and Multi-Sited Study on the Role of Religious Belongings in Migratory and Integration Processes
Despite the worldwide dramatic spread of religious-based discriminations, persecutions, and conflicts, both official data and academic literature have underestimated their role as a root cause of contemporary migrations. This multidisciplinary study aims to overcome this gap.
Through an unprecedented collection of theoretical analysis and original empirical evidence, the book provides unique data and insights on the role of religion in the trajectories of asylum seekers and migrants \u2013 from the analysis of the religious geography of sending countries to the role of spirituality as a factor of resilience and adaptation.
By enhancing both academic and political debate on these issues, the book offers the possibility of regaining awareness of the close link between religious freedom and the quality of democracy
Ricerca sociale ed emancipazione. Campi, posizionamenti e pratiche
Negli Stati Uniti E.O. Wright ha proposto una scienza sociale ‘emancipativa’ espressamente rivolta a legittimare forme di critica al tardocapitalismo contemporaneo, per comprendere e dare visibilità a forme possibili di contro-organizzazione sociale, e generare così una conoscenza scientifica in grado di sfidare forme emergenti di sfruttamento. In America Latina si moltiplicano nelle università nuove ‘ecologie’ di saperi, cioè percorsi didattici e di ricerca in chiave radicalmente pluridisciplinare legati a istanze poste dai cittadini, secondo pratiche di interazione non dissimili dall’idea di ‘ricerca sociale democratica’ portata avanti a Mumbai da A. Appadurai. Ma anche in Europa, B. de Sousa Santos, L. Boltanski e molti altri provano a tradurre in futuro gli approcci della sociologia critica che caratterizzarono i decenni centrali del ’900 e che già indicavano nei pubblici plurali di cui si compone la società – più che nei circuiti ristretti dei colleghi – gli interlocutori privilegiati per la costruzione del disegno di ricerca e la gestione della vita sociale dei dati prodotti.
Oggi tutto ciò avviene, però, con la marcata consapevolezza che occorra promuovere una nuova stagione di ‘risoggettivazione reciproca’ tra ricercatori e attori sociali che passi anche attraverso la capacità immergersi e lasciarsi interpellare dalla dimensione narrativa, esperienziale, esistenziale di processi sociali invisibili, turbolenti, scomodi, difficilmente accessibili, ma in qualche modo emblema profondo dell’attuale complessità