Abstract

L\u2019Annuario CIRMiB 2013 \u201cImmigrazione e contesti locali\u201d offre come di consueto le pi\uf9 aggiornate elaborazioni statistiche (all\u20191.9.2013) per comprendere le dinamiche del fenomeno e i processi di accoglienza/integrazione a livello locale; dal bilancio demografico e dalle stime operate dall\u2019Osservatorio regionale Orim, il dato su cui riflettere \ue8 il rallentamento dei flussi di ingresso \u2013 dal 6-7% annuo al 4,5% del 2012 - dovuto all\u2019acuirsi della crisi economica e occupazionale in Italia e, di conseguenza, la stabilizzazione di alcuni indicatori di permanenza che vanno di pari passo con altri indicatori di regressione del fenomeno: - in valori assoluti, gli stranieri residenti in provincia di Brescia sono passati da 170.736 a 163.029 (ultimo bilancio demografico 1.1.2013) e la loro incidenza sulla popolazione complessiva \ue8 retrocessa dal 13,6% (2011) al 12,6% (2012), mentre in Italia dal 7,5% al 6,8%. La crescita nel 2012 \ue8 stata inferiore a quella delle altre province lombarde e alla media regionale: Brescia non rappresenta pi\uf9 un polo di attrazione per i newcomers. Le cancellazioni per l\u2019estero (rimpatriati e migranti verso altre destinazioni europee) nel 2012 hanno riguardato 1540 persone nel bresciano. - L'incidenza degli stranieri sul totale dei residenti nel Comune di Brescia (16,6%) e nella provincia di Brescia complessivamente (12,6%) \ue8, comunque, ancora di molto superiore all'incidenza media in Lombardia (9,8%) e in Italia (6,8%). - Se si guarda la serie storica dal 2001 ad oggi, si osserva che tale arretramento avviene per la prima volta; a ci\uf2 concorre non solo l\u2019effettivo rientro (o spostamento geografico) di cittadini stranieri verso altri luoghi (incluso i Paesi di origine), ma anche il miglioramento della contabilit\ue0 anagrafica. Nel 2012, infatti, in seguito al Censimento 2011, tutte le anagrafi comunali hanno \u201cripulito\u201d i propri database registrando le cancellazioni effettive, verificate attraverso le visite in loco obbligatorie. - La presenza straniera a Brescia ed in provincia ( se pur in calo come nelle altre province lombarde) non \ue8 tuttavia cos\uec cambiata dall\u2019anno scorso, ci\uf2 indica come si sta giungendo ad una fase matura dei processi di insediamento e di integrazione dei migranti: vi \ue8 una sostanziale tenuta dei lungo residenti (in Italia da pi\uf9 di 10 anni: 31,2% contro il 33% del 2011) e, contemporaneamente, una riduzione degli stranieri di pi\uf9 recente immigrazione; dall\u2019aumento dell\u2019indice di integrazione (da 0,55 a 0,56). - Per quanto riguarda il lavoro, la manodopera straniera, seppur facendo i conti con la crisi economica che la colpisce relativamente pi\uf9 di quella italiana (-7% avviamenti al lavoro; -7,3% di avviati stranieri, contro -4,6% italiani), ha ancora chance di trovare un lavoro dopo che si \ue8 interrotto un rapporto precedente, grazie alla sua maggiore versatilit\ue0 e disponibilit\ue0 a cambiare mansioni. La quota pi\uf9 alta di nuovi avviamenti al lavoro, nel corso del 2012, si \ue8 verificata nei settori edilizio, meccanico e della ristorazione. Non \ue8 da sottovalutare la crescita del tasso di disoccupazione tra gli stranieri (dall\u201911,8% sono passati al 12,1%). - Sembra che il welfare locale a Brescia abbia contribuito discretamente a garantire stabilit\ue0 e a sostenere i processi di integrazione: la partecipazione scolastica dei minori \ue8 in aumento (+4,8%) e l\u2019incidenza percentuale degli allievi stranieri sul totale della popolazione scolastica complessivamente ha raggiunto una cifra davvero significativa: 17,1% (4 punti percentuali in pi\uf9 della media regionale e 9 punti percentuali in pi\uf9 della media nazionale). Molto importante \ue8 il confronto tra ordini di scuola: i primi tre segmenti dell\u2019istruzione (scuola infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado) registrano tassi equivalenti di presenza straniera, poco meno del 20%, che \ue8 composta da una parte sempre pi\uf9 elevata di minori stranieri nati in Italia (seconde generazioni propriamente dette): a Brescia sono nati in Italia quasi tutti i bambini della scuola dell\u2019infanzia che hanno genitori stranieri (83,3%), due su tre di quelli che frequentano la primaria (62,8%), e uno su tre di quelli che frequentano la secondaria di primo grado (31,2%). - Sono in continua crescita gli studenti stranieri anche nei gradi alti della formazione sia nelle scuole secondarie di secondo grado (incidenza 11,3%, di cui 1 su 10 \ue8 nato in Italia), sia nella formazione professionale regionale (incidenza 19,8%, con un aumento dello 0,8% dal 2011), sia infine nelle universit\ue0 (incidenza 6,6%, con un aumento di 0,5% dall\u2019anno accademico 2011/12). Siamo davvero di fronte a un cambiamento di \u201cvolto\u201d di una delle pi\uf9 importanti istituzioni sociali e culturali, il sistema formativo, che \ue8 segno del farsi avanti di una realt\ue0 educativa multiculturale (e l\u2019area bresciana ne \ue8, in un certo senso, l\u2019avamposto), che apre la strada alle legittime richieste di cittadinanza da parte delle seconde generazioni, per non essere pi\uf9 solo \u201cresidenti\u201d ma anche cittadini a tutti gli effetti. - Rispetto alla sistemazione abitativa, si registrano in provincia di Brescia indicatori positivi: anche se Brescia \ue8 tra le province lombarde con minore accesso alla casa in propriet\ue0 (solo il 15,8% degli immigrati vanta questo titolo di godimento dell\u2019alloggio, contro la media lombarda del 20,1%), si consolida tuttavia la quota di coloro che non hanno una sistemazione precaria, passati dal 78,3% del 2011 all\u201982,2% del campione di intervistati dall\u2019Orim. La ridotta presenza di proprietari di alloggio pu\uf2 essere conseguenza sia di una bassa capacit\ue0 di risparmio, sia di una diversa strategia di investimento del reddito. Sembra infatti che - soprattutto presso alcuni gruppi nazionali (Cina, India, Romania, Senegal) - sia stato abbastanza costante l\u2019aumento del flusso di rimesse verso i paesi di origine. I fenomeni fin qui riassunti fanno capire che le comunit\ue0 locali, ormai interessate da un multiculturalismo diffuso, al pari di \u201corganismi\u201d viventi stanno reagendo alla congiuntura economica e sociale facendo leva su diversi fattori di protezione e prevenzione, come descritto nell\u2019Annuario che, accanto alle consuete indagini statistiche, dipinge tutta una serie di buone pratiche locali, esperienze pionieristiche nell\u2019ambito del co-sviluppo, della formazione ai carcerati, dell\u2019accesso dei migranti al patrimonio culturale. L\u2019Annuario pubblica anche una elaborazione specifica, promossa dal Comitato direttivo del CIRMiB sui dati di una indagine europea EVS \u2013 European Values Survey (dati raccolti nel 2008/09) in 48 paesi (tra cui l\u2019Italia), che ha misurato l\u2019Indice di distanza sociale e l\u2019Indice di Xenofobia. I dati confermano che l\u2019Italia non risulta interessata da fenomeni acuti di razzismo e xenofobia, per lo meno in confronto ad altri Paesi dell\u2019area europea ed extraeuropea. Ma la distanza sociale e la xenofobia aumentano significativamente in quella parte di societ\ue0 che \ue8 collocata nelle regioni del Centro e del Nord-Est, in centri di piccole dimensioni (sotto i 20mila abitanti) dove \ue8 pi\uf9 forte il \u201ccampanilismo\u201d che si associa a \u201cpaura dell\u2019altro\u201d. Vi \ue8 poi una relazione statistica tra gli atteggiamenti di diffidenza e i bassi livelli di istruzione e l\u2019et\ue0 pi\uf9 avanzata. Sono infine pi\uf9 distanti e pi\uf9 xenofobi quei cittadini che si collocano politicamente a destra, rispetto a chi vota formazioni di sinistra, e coloro che si mostrano pi\uf9 scettici verso l\u2019Europa (non si fidano delle istituzioni europee e non sono d\u2019accordo con il progressivo allargamento). Il dato pi\uf9 interessante che emerge dalla ricerca CIRMiB \ue8 che esiste una relazione statistica tra il fatto di dichiararsi credenti praticanti (Indice di religiosit\ue0 ecclesiale), conformi ai precetti religiosi (Indice di conformit\ue0 religiosa-etica ecclesiale) e gli atteggiamenti di distanza sociale e xenofobia: viene smentita l\u2019idea corrente che chi pratica la religione e frequenta ambienti sociali di chiesa sia pi\uf9 aperto nei confronti degli stranieri, in quanto oggetti di attenzione caritatevole. La spiegazione fornita \ue8 che l\u2019appartenenza a una comunit\ue0 religiosa connota un gruppo di cittadini che hanno in comune tre caratteri spesso associati tra loro: et\ue0 anziana (oltre i 66 anni si accresce la probabilit\ue0 di essere xenofobi), basso livello di istruzione e elevata conformit\ue0 ai precetti religiosi. La spiegazione che si pu\uf2 avanzare \ue8 che la traduzione dei messaggi della Chiesa da parte dei suoi fedeli, che avviene attraverso i sacerdoti impegnati sul territorio, non arriva ad intaccare un sentimento di paura che \ue8 molto pi\uf9 profondo, una domanda implicita di sicurezza

    Similar works

    Full text

    thumbnail-image

    Available Versions