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    CARTA SEDIMENTOLOGICA DEI FONDALI MARINI COMPRESI TRA LA PENISOLA DI CULUCCIA E PUNTA SARDEGNA – ARCIPELAGO DI LA MADDALENA, BOCCHE DI BONIFACIO

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    Viene presentata la carta della facies deposizionali dei fondali marini compresi tra il tratto di costa sarda delimitato dalla penisola di Culuccia a Ovest e Punta Sardegna a Est e l’isola di Spargi, Arcipelago di La Maddalena – Bocche di Bonifacio. Il lavoro è stato svolto nell’ambito dei progetti di ricerca: - INTERREG 2: ”Protezione, valorizzazione e gestione dell’ambiente Sardo-Corso” – Tema 2b/3; - International Geological Correlation Program (I.G.C.P.): project n°464 “Continental shelves during last glacial cycle”; - M:P:I: 60%:”Ricostruzioni paleoclimatiche e paleografiche pleistocenico-oloceniche dei sedimenti dei bacini Sardo-Corsi”; - INTERREG IIIA GERER – “Gestione ambientale integrata in località ad elevato rischio di erosione”. Il campionamento con benna Van Veen è stato effettuato nel corso di due campagne oceanografiche denominate rispettivamente “Palau 2004” e “Bocche di Bonifacio 2005” finalizzate allo studio sedimentologico dell’area in oggetto. Le immagini ecografiche utilizzate sono state acquisite con un Side Scan Sonar durante la campagna oceanografica PALEOCLI.GE. 2000, mentre i sismogrammi sono stati registrati nella campagna PALEOCLI.GE. 1999 con un Sub Bottom Profiler. I dati sono stati elaborati su base cartografica C.T.R. (Carta Tecnica Regionale) e su Carta Nautica I.I.M.I. n° 325 (Arcipelago di La Maddalena - Foglio Ovest). L’analisi dei sedimenti integrata con l’elaborazione dei dati SBP e SSS, ha permesso di costruire una cartografia sedimentologica delle facies deposizionali in scala 1:15000 dell’area

    Evoluzione recente, regime, assetti, criticitĂ , tendenza del sistema spiaggia di Cala Brandinchi

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    L’area costiera di San Teodoro è caratterizzata, come il resto delle spiagge a Sud di Olbia, da importanti aree umide (stagni e lagune) sempre presenti a ridosso dei litorali sabbiosi. Queste aree umide sono alimentate da torrenti stagionali tra cui spicca il Riu Teodoro che sfocia, dopo un percorso di 13,9Km su litologie granitiche e metamorfi che, nell’omonimo stagno presso il centro abitato di San Teodoro e drena una superficie di 32,4Kmq (DeMuro et alii, 2010; Batzella et alii, 2011a,b). In realtà il torrente fino alla metà dell’800 era denominato Riu Sa Canna e sfociava poco più a S, in località Padula di Lu Rattale, quando venne deviato per alimentare di acque dolci la peschiera all’interno dello stagno (Fadda e Pala, 1992). L’area costiera di San Teodoro, dal 1997, è inserita nel territorio dell’Area Marina Protetta (A.M.P.) di Tavolara e Punta Coda Cavallo, come zona di riserva parziale di classe B e C. Tale area risulta essere inserita, con lo Stagno di San Teodoro, anche tra i Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) della Provincia di Olbia -Tempio con il codice identificativo “NATURA 2000”: ITB010011

    Carta geo- litologica dei fondali marini compresi tra Punta Sardegna e la Baia di Porto Pozzo in scala 1:10.000 Sardegna Nord- Orientale – Italia

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    New sedimentological investigations on marine area next to La Maddalena Archipelago (NE Sardinia), between Porto Pozzo bay and Punta Sardegna, identified deposit and dispersion mechanisms on inner shelf low energy areas (to determine sediments origin and the influence of relationship between siliciclastic and biogenic components). 9 different facies groups, related to present-day deposizional environments, have been determined by grain size and compositional samples analysis. Deposits consist of siliciclastic, finer-mixed (silici-bioclastic) and bioclastic sands, which distribution is straight influenced by Posidonia oceanica bank’s. The presence of siliciclastic materials, mainly quartz and feldspar, is due to granite outcrops alterations, fluvial terrigenous inputs and relict shoreface sedimentes. The Posidonia oceanica bank provides the most biogenic input, by the production of organic matter, associated with carbonates organisms (Mollusks, Bryozoans, Echinoids and Foraminifera)

    Structural and magmatic controls on late Variscan metallogenesis: evidences from Southern Sardinia (Italy)

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    The late Variscan post-collisional events in Sardinia generate two main types of ore deposits: (1) intrusion hosted/related deposits; (2) "orogenic", structurally-controlled deposits associated with shear zones. The former include Pb-Zn (Ag, Cu), Ni-Co-As-Bi and F-Pb veins, W and Sn veins, Mo greisens, Pb-Zn-Cu skarns; the latter are characterised by Au +/- Sb +/- W associations, and As-Zn-Cu-Pb-Ag veins, formed at different structural levels. Intrusion-hosted/related ores are relative to two intrusive phases: an early pre-300 Ma phase (mostly granodiorites and monzogranites), and a later 288-286 Ma phase (F-bearing leucogranites). New geological and radiometric data suggest time/space and genetic association of the "orogenic" mineralisation to the pre-300 Ma magmatic phase. The 304-286 Ma interval may be assumed as the age of the Variscan metallogenic peak in southern Sardinia. Partial melting of discrete portions of the lithosphere during late Variscan post-collisional extension should be regarded as the most reliable source of metals

    Transfer of the anterior branch of the obturator nerve for femoral nerve reconstruction and preservation of motor function: A case report

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    Abstract INTRODUCTION: Femoral nerve lesions are uncommon but severely disrupting at the functional level, because of the inability to walk, run, and passing from sitting to standing position. Reconstruction via local nerve transfer (neurotization) is a relatively new yet promising procedure. PRESENTATION OF CASE: We describe a case of successful restoration of rectus femoris' function after a malignant process by transfer of the anterior branch of the obturator nerve at the thigh level. At present, only few similar reports are present in the literature. Nerve gap after surgery was considerable (10 cm) and nerve grafting could have been unsatisfactory in terms of reinnervation. Therefore, reconstruction was managed with nerve isolation and transfer to the rectus femoris motor branch. The functional result was satisfactory at 1-year follow up with margins for further improvement. DISCUSSION: This case reported favorable outcomes of neurotization of the anterior branch of the obturator nerve for femoral nerve lesion. Reports of success with this procedure are still limited, but the promising results in terms of functional recovery suggest it should be offered to patients as a viable therapeutic option. CONCLUSION: Advantages of neurotization compared to grafts are several, including: limiting suturing sites and scarring; shortening the recovery time by decreasing the required regeneration distance; and allowing for faster muscle reinnervation. The choice to transfer the anterior branch of the obturator nerve specifically allows to preserve part of the adductor functionality in the thigh without affecting the stability of the knee joint. (C) 2018 The Author(s)

    EVOLUZIONE RECENTE, REGIME, ASSETTI, CRITICITĂ€, TENDENZA DEL SISTEMA SPIAGGIA DI PORTO LISCIA

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    L’assetto morfosedimentario dell’areale costiero tra Porto Pozzo e Porto Puddu risulta fortemente legato all’assetto passato ed attuale del Fiume Liscia ed alle interazioni tra la posizione della foce ed il livello medio mare del Quaternario (Bua, 2008; Tocco, 2008; DeMuro e Pusceddu, 2010a; Bartole e DeMuro, 2009, 2011, 2012; DeMuro e Bartole, 2010). Il Fiume Liscia è uno dei maggiori corsi d’acqua della Sardegna settentrionale, nasce nel massiccio del Limbara (1.359m) e sfocia nell’omonima spiaggia dopo un percorso di 64Km (Fadda e Pala, 1992). Il bacino ha un’estensione di 562Kmq, si sviluppa con un prevalente orientamento S-N ed è quasi totalmente impostato su rocce granitiche, escludendo la parte centrale del bacino in cui affiorano rocce scistose appartenenti al complesso metamorfico paleozoico. Lungo il corso del Liscia, nella parte iniziale del suo percorso ed in quella finale, si possono incontrare tutta una serie di morfologie tipiche degli affioramenti granitici (serre, tor, inselberg e tafoni). Per una migliore descrizione il bacino può essere suddiviso in due porzioni: - La prima, altimetricamente più elevata, compresa tra la sua origine e la confluenza con il Riu Badu Pitrosu (Riu Platu), ha una superficie di 268,4Kmq. In quest’area il reticolo idrografico si presenta complesso e cambia configurazione da pinnato a dendritico fino a sub-dendritico. - La seconda, dal Riu Badu Pitrosu alla foce, ha una superficie di 156,8Kmq. In questa parte del bacino il corso del fiume è stato sbarrato da una diga alta 69m, che forma un invaso di 104 milioni di mc, posto a 180m sul livello del mare (località Calamaiu – Comune di Luras), impostato sugli affioramenti scistosi. L’invaso è stato realizzato tra il 1958 e il 1962 ed è stato portato a massimo regime solo nel 2005. Il fiume, a valle dello sbarramento, incontra il suo maggior affluente (il Riu Bassacutena), il corso d’acqua poi prosegue in direzione S-N fino alla foce sulla spiaggia di Porto Liscia, dove forma una vasta area umida e un delta sottomarino (DeMuro et alii, 2000a,b,c,d; Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, 2002; Pusceddu, 2003; DeMuro et alii, 2003; DeMuro, 2004; DeMuro et alii, 2004; DeMuro et alii, 2007; Pusceddu, 2009; DeMuro et alii, 2011a,b)

    Pain perception in major depressive disorder: A neurophysiological case-control study

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    BACKGROUND: Depression and pain may sometimes be related conditions. Occasionally, depression may be associated with physical symptoms, such as back pain and headache. Moreover, depression may impair the subjective response to pain and is likely to influence the pain feeling. Conversely, chronic pain may represent an emotional condition as well as physical sensation, and can influence both the mood and behaviour. AIM: To better understand the relationship between pain and depression, we therefore assessed the pain threshold and the tolerance pain threshold in patients with depressive disorders. MATERIALS AND METHODS: We conducted a case-control study and selected patients who had recently received a diagnosis of major depression (DSM-IV), before treatment, and without any significant pain complaints. Age- and sex-matched healthy controls were also included. Tactile and pain thresholds were assessed in all subjects through an electrical stimulation test. All results were compared between the groups. RESULTS: 27 patients and 27 age-matched healthy controls were included in the study. Tactile, pain and tolerance thresholds were evaluated in all subjects. The pain threshold and pain tolerance were lower in patients with major depression than controls. All differences were statistically significant (p<0.05). CONCLUSION: These results suggest the abnormal processing of pain stimuli in depressive disorders
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