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    Myocardial fibrosis and diastolic dysfunction in patients on chronic haemodialysis

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    BACKGROUND: Left ventricular (LV) diastolic dysfunction is linked to myocardial collagen content in many cardiac diseases. There are no data regarding such relationship in patients with end-stage renal disease (ESRD) undergoing haemodialysis. METHODS: Twenty-five patients with ESRD undergoing haemodialysis were studied by echocardiography. LV diastolic function was investigated by Doppler echocardiography, by analysing LV filling velocities at rest and during loading manoeuvres, which represent an estimate of LV filling pressure. According to the Doppler pattern, LV filling pressure in a given patient was judged to be normal or slightly increased or to be moderately or severely increased. The presence of myocardial fibrosis was estimated by ultrasound tissue characterization with integrated backscatter, which in diastole correlates with the collagen content of the myocardium. RESULTS: Integrated backscatter was higher in patients with moderate or severely increased than in patients with normal or slightly increased LV filling pressure (integrated backscatter: 51.0 +/- 9.8 vs 41.6 +/- 5.6%; P = 0.008). Integrated backscatter was a strong and independent determinant of diastolic dysfunction (odds ratio = 1.212; P = 0.040). CONCLUSION: Our data support the hypothesis that, in a selected population of patients with ESRD undergoing haemodialysis, myocardial fibrosis is associated with LV diastolic myocardial propertie

    Prognostic value of reduced heart rate reserve during exercise in hypertrophic cardiomyopathy

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    Background: Sympathetic dysfunction can be evaluated by heart rate reserve (HRR) with exercise test. Objectives: To determine the value of HRR in predicting outcome of patients with hypertrophic cardiomyopathy (HCM). Methods: We enrolled 917 HCM patients (age = 49 +/- 15 years, 516 men) assessed with exercise stress echocardiography (ESE) in 11 centres. ESE modality was semi-supine bicycle in 51 patients (6%), upright bicycle in 476 (52%), and treadmill in 390 (42%). During ESE, we assessed left ventricular outflow tract obstruction (LVOTO), stress-induced new regional wall motion abnormalities (RWMA), and HRR (peak/rest heart rate, HR). By selection, all patients completed the follow-up. Mortality was the predetermined outcome measure Results: During ESE, RWMA occurred in 22 patients (2.4%) and LVOTO (>= 50 mmHg) in 281 (30.4%). HRR was 1.90 +/- 0.40 (lowest quartile 2.13). Higher resting heart rate (odds ratio 1.027, 95% CI: 1.018-1.036, p < 0.001), older age (odds ratio 1.021, 95% CI: 1.009-1.033, p < 0.001), lower exercise tolerance (mets, odds ratio 0.761, 95% CI: 0.708-0.817, p < 0.001) and resting LVOTO (odds ratio 1.504, 95% CI: 1.043-2.170, p = 0.029) predicted a reduced HRR. During a median follow-up of 89 months (interquartile range: 36-145 months), 90 all-cause deaths occurred. At multivariable analysis, lowest quartile HRR (Hazard ratio 2.354, 95% CI 1.116-4.968 p = 0.025) and RWMA (Hazard ratio 3.279, 95% CI 1.441-7.461 p = 0.004) independently predicted death, in addition to age (Hazard ratio 1.064, 95% CI 1.043-1.085 p < 0.001) and maximal wall thickness (Hazard ratio 1.081, 95% CI 1.037-1.128, p < 0.001). Conclusions: A blunted HRR during ESE predicts survival independently of RWMA in HCM patients.info:eu-repo/semantics/publishedVersio

    Echocardiography in patients with hypertrophic cardiomyopathy: usefulness of old and new techniques in the diagnosis and pathophysiological assessment

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    Hypertrophic cardiomyopathy (HCM) is one of the most common inherited cardiomyopathy. The identification of patients with HCM is sometimes still a challenge. Moreover, the pathophysiology of the disease is complex because of left ventricular hyper-contractile state, diastolic dysfunction, ischemia and obstruction which can be coexistent in the same patient. In this review, we discuss the current and emerging echocardiographic methodology that can help physicians in the correct diagnostic and pathophysiological assessment of patients with HCM

    Percutaneous treatment of patients with heart diseases: selection, guidance and follow-up. A review

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    Aortic stenosis and mitral regurgitation, patent foramen ovale, interatrial septal defect, atrial fibrillation and perivalvular leak, are now amenable to percutaneous treatment. These percutaneous procedures require the use of Transthoracic (TTE), Transesophageal (TEE) and/or Intracardiac echocardiography (ICE). This paper provides an overview of the different percutaneous interventions, trying to provide a systematic and comprehensive approach for selection, guidance and follow-up of patients undergoing these procedures, illustrating the key role of 2D echocardiography

    Relazione tra ipertrofia e fattori di crescita in cardiomiopatia ipertrofica.

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    L’eziologia della cardiomiopatia ipertrofica è nota da alcuni anni: è malattia a trasmissione dominante con penetranza incompleta dovuta a mutazioni di geni codificanti per proteine del sarcomero. L’estrema eterogeneità dei quadri morfologici e clinici, anche in presenza della stessa mutazione, indica che il fenotipo è determinato dall’interazione del genotipo con fattori ambientali, altri geni modificatori, espressione di fattori di crescita od altro; in altri termini, la patogenesi della malattia è ignota. Un’ipotesi patogenetica è che la mutazione delle proteine sarcomeriche induce un deficit contrattile a livello subcellulare, che a sua volta stimola il rilascio di fattori di crescita che determinano le alterazioni patologiche della malattia (ipertrofia dei cardiomiociti, malallineamento delle fibrocellule [disarray], fibrosi interstiziale, ipertrofia della media delle arteriole coronariche etc.), con un meccanismo analogo a quello che si attiva nell’ipertrofia secondaria a sovraccarico di pressione. Analogamente all’ipertrofia secondaria, una quota di pazienti con cardiomiopatia ipertrofica presenta un’evoluzione verso la forma dilatativa con disfunzione sistolica; i meccanismi alla base di tale transizione non sono stati finora identificati. Questo programma di ricerca intende analizzare i seguenti aspetti: 1. Lo sviluppo dell’ipertrofia. Questa tematica sarà affrontata in tre modelli. Il primo è quello della patologia umana, in cui fattori di crescita e marcatori di scompenso/ipertrofia saranno analizzati in modo “cross sectional” in un’ampia popolazione di pazienti con cardiomiopatia ipertrofica di varie fasce d’età, e se ne valuterà il potenziale impatto su parametri clinici, sull’entità dell’ipertrofia valutata con Magnetic Resonance Imaging [MRI] ed ecocardiografia, e sullo sviluppo di fibrosi interstiziale. Il secondo si basa sullo studio di frammenti di tessuto da pazienti con cardiomiopatia ipertrofica o ipertrofia secondaria e si prefigge di valutare le eventuali differenze tra ipertrofia primaria e secondaria sull’espressione e la distribuzione di proteine contrattili e di canali ionici, in rapporto anche alla presenza di fibrosi interstiziale. Il terzo è un modello murino transgenico che sovraesprime l’ornitina decarbossilasi (ODC) a livello cardiaco e sviluppa ipertrofia miocardica. Si valuterà l’effetto di fattori di crescita sulle proprietà dei cardiomiociti isolati, ed in vivo si analizzeranno i fattori di crescita sia circolanti che tessutali in diversi periodi della vita degli animali (prima dello sviluppo dell’ipertrofia, nella sua fase iniziale e con ipertrofia conclamata). 2. La transizione verso la forma dilatativa, caratterizzata da deficit inotropo. Questo aspetto sarà analizzato valutando l’interazione genotipo-fenotipo in pazienti in fase dilatativa: con istologia su cuori espiantati o autopsie, con MRI, con Integrated Back Scatter e con lo studio del metabolismo del collagene. 3. L’influenza dell’ipertrofia per se o delle mutazioni causali, della fibrosi interstiziale e dei geni modificatori sull’aritmogenesi. Su tessuto di pazienti con cardiomiopatia ipertrofica o forme di ipertrofia secondaria si valuterà il profilo di espressione di canali ionici. Le proprietà elettrofisiologiche di cardiomiociti isolati normali ed ipertrofici saranno studiate dopo trasfezione con vettori di cDNA recanti mutazioni di proteine contrattili o di canali ionici. Per questi scopi le Unità useranno un approccio integrato che tiene conto delle differenti competenze (di cardiologia clinica, di patologia generale, di anatomia patologica, di diagnostica per immagini e di biochimica)

    La matrice extracellulare in cardiomiopatia ipertrofica: meccanismi patogenetici ed impatto sulle manifestazioni cliniche di morte improvvisa e scompenso cardiaco

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    Questo progetto di ricerca mira a studiare la patogenesi della cardiomiopatia ipertrofica, in relazione ad eventi clinicamente rilevanti come la morte improvvisa o lo scompenso cardiaco. Lo studio, data la sua complessità, è multidisciplinare e si avvale di tecniche in vitro ed in vivo, e dell'analisi di pazienti. Per verificare l'ipotesi che vede una depressione contrattile alla base del rilascio di fattori cardiotrofici e profibrotici (responsabili dell'ipertrofia e della fibrosi interstiziale) si studierà la meccanica di miofibrille muscolari cardiache contenenti proteine mutate (mutazioni riscontrabili in patologia spontanea). La contrattilità sarà anche valutata in un modello murino knock-out per la proteina C legante la miosina, che sviluppa una cardiomiopatia ipertrofica simile a quella umana. Nello stesso modello e nell'uomo sarà studiata la relazione tra fattori di crescita (IGF-1 e TGF-1) ed ipertrofia e fibrosi interstiziale. Nell'uomo, poi, sarà analizzato l'impatto tra fibrosi e rischio di morte improvvisa. Le modalità di espressione del fenotipo saranno valutate comparando pazienti con mutazioni delle proteine sarcomeriche a pazienti con quadro fenotipico di cardiomiopatia ipertrofica secondaria a disturbi non sarcomerici (in particolare malattie da accumulo). Saranno anche studiati soggetti portatori della mutazione causale che non hanno espresso il fenotipo, e saranno paragonati a quelli che il fenotipo classico hanno invece espresso. In questi pazienti sarà analizzata la relazione tra genotipo e manifestazioni cliniche come la morte improvvisa e lo sviluppo di scompenso cardiaco
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