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    The Via Francigena Salentina as an Opportunity for Experiential Tourism and a Territorial Enhancement Tool

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    The essay presents the results of a 10-year archival and on-field study, carried out by a research group (bringing together archaeologists, geographers, medieval historians and art historians) of the Department of Cultural Heritage of the Salento University, who have rebuilt the Via Francigena Salentina following ancient pilgrim routes heading to the Holy Land. The researchers have mapped and catalogued natural and cultural highlights along the route, also analysing tourism services on a local scale and the environmental impact of human activities. After presenting a short assessment of the adequacy of cultural routes in meeting the new requirements imposed by the tourism demand the research analyses the Via Francigena Salentina’s main features, also taking into account goods and services provided by the territory and the capability of local professionals and administrators to drive and boost effective relationships among stakeholders, also activating enhancement processes and organic and unitary promotional initiatives and always respecting both visitors’ needs and the environment

    The Via Francigena Salentina as an Opportunity for Experiential Tourism and a Territorial Enhancement Tool

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    Inseriti nel paesaggio attuale e nella stratificazione culturale in esso presente, gli itinerari culturali d’interesse storico e religioso costituiscono un importante strumento di valorizzazione territoriale legato al turismo lento ed esperienziale ed indirizzato alla scoperta e al recupero di antichi luoghi e “valori”. In essi il filo conduttore resta il paesaggio geografico. E’ il caso della la Via Francigena salentina che, seguendo il tracciato dell’antica via Traiana, si svolge da Fasano a Brindisi spingendosi fino ad Otranto anche innervandosi ai numerosi “diverticula” che spesso incrociavano antichi percorsi devozionali. Dell’antico tracciato storico della Via Francigena meridionale il presente lavoro ricostruisce il tratto pugliese che si svolge da Fasano ad Ostuni ed offre, contestualmente, un’attenta lettura dell’articolato paesaggio salentino e del patrimonio culturale e naturalistico oggi messo a sistema da un’interessante progettualità locale. Sulle tracce di un antico e importante cammino di fede la Via Francigena salentina mette a disposizione di studiosi e turisti un percorso storico, puntigliosamente studiato e cartografato, che è certo un’interessante alternativa ai tradizionali circuiti di viaggio, ma è anche un’ importante occasione di sviluppo locale. In esso l’offerta di servizi e di buone strutture ricettive favorisce una fruizione sostenibile e “consapevole” del territorio, in particolare di quello rurale, perfettamente in linea con i principi della Green Economy

    Strutture termali nel Salento dal passato al presente. Un caso di studio

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    Lo stretto rapporto fra l’uomo e l’acqua rientra nell’ambito dell’ heritage termale e del benessere psico-fisico. L’evoluzione economica e culturale della società ha intessuto intorno a «sora acqua» una serie di relazioni economiche, sociali e territoriali, legate anche a stimoli culturali che affondavano le radici nell’antichità. Le proprietà curative dell’acqua, però, non erano relegate solo ed esclusivamente agli impianti termali; in assenza di patologie, ire ad aquas poteva essere anche inteso nel senso più generale di un recupero del proprio equilibrio, di un piacere refrigerante durante la calura estiva, di una piacevole evasione in comunione con la natura. Benessere, quindi, è ritrovare se stessi e la propria interiorità, anche nell’ambito della propria residenza. Il lavoro analizza le alterne vicende di gestione e valorizzazione delle strutture termali del Salento nel tempo. Considera la presenza di bagni pubblici e privati d’età romana, i preziosi ninfei rinascimentali del Salento, localizzati spesso in ampi giardini e in un complesso sistema di artificiose fontane e di grotte, e le vicende di un annunziato successo delle terme di Santa Cesarea negato dalla crisi del settore e da un intervento pubblico incapace di valorizzare il grande potenziale offerto dalle terme, anche coniugandolo con le capacità attrattive dell’area
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