ANALISI DELLE METODOLOGIE PER LA STIMA DELLA BIOMASSA IN AREE TEMPERATE E TROPICALI

2003/2004La vegetazione, assteme all'atmosfera e agli oceani, è uno dei maggiori fattori che influenzano i cambiamenti climatici. Per avere la possibilità di descrivere e predire cambiamenti climatici a lungo e a breve termine è necessario effettuare un monitoraggio continuo dello stato della vegetazione. Essa, infatti, può essere considerata sia come un indicatore dello stato e della dinamica di un sito, sia come indicatore dei cambiamenti avvenuti nel tempo. Il monitoraggio implica la conoscenza di alcuni parametri chiave, come ad esempio la quantità di biomassa e la conoscenza degli attributi strutturali e funzionali della vegetazione . . La stima della biomassa ha ricevuto negli ultimi anni notevole interesse, soprattutto in seguito al Protocollo di Kyoto, l'accordo internazionale del 1997 sui Cambiamenti Climatici, che prevede l'impegno per i paesi industrializzati di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. La biomassa immagazzinata dalla vegetazione determina la quantità di carbonio che la vegetazione è in grado di assorbire e le emissioni potenziali di carbonio che si avrebbero nell'atmosfera se si deforestasse. Per quanto riguarda gli attributi strutturali e funzionali della vegetazione, essi sono influenzati dalle condizioni mic$:oclimatiche, dalla dinamica dei nutrienti, dall'attività degli erbivori e da molti altri fattori. La quantità di foglie contenute nella vegetazione è una delle caratteristiche principali che indicano gli effetti integrati di questi fattori. Di conseguenza l'indice di area fogliare (LAI) è un descrittore importante e basilare delle condizioni della vegetazione, utilizzato per una grande varietà di studi fisiologici, climatici, e biogeochimici ed è anche un indicatore dello stress delle foreste. Per il monitoraggio è necessario, inoltre, acquisire un certo grado di conoscenza sui tipi di vegetazione, sulla selezione di una scala adeguata (temporale e spaziale) e sulle tecniche appropriate. Considerando che i rilievi in campo spesso richiedono un considerevole onere in termini sia economici che di tempo, le tecniche del telerilevamento offrono una valida alternativa per l'analisi della vegetazione e per la stima della biomassa su vaste aree a costi e tempi d'esecuzione sensibilmente più contenuti. Gli indici spettrali della vegetazione sono ampiamente usati per la loro abilità nello stimare la biomassa verde e l'attività fotosintetica della vegetazione. Tali indici possono essere messi in confronto con le misurazioni in campo che sono necessarie per la validazione dei modelli prodotti con il telerilevamento. Uno degli scopi di questa tesi è il confronto tra diverse metodologie per la stima della biomassa Oegnosa e verde) per valutarne i pro, i contro, i possibili errori di misurazione e la loro applicabilità per studi di biomonitoraggio dell'alterazione ambientale. Le metodologie utilizzate per lo studio della biomassa legnosa sono state il taglio totale di alcune aree campione; l'applicazione delle equazioni allometriche (basate su diametro, altezza, area basale, area della chioma ecc.) per determinarne il volume (m3 /ha) e il peso (kg/ m2). Per la biomassa verde è stato effettuato un taglio delle foglie di un'area campione e sono stati utilizzati due strumenti non distruttivi per la stima indiretta del LAI: il LAI-2000 P/ant Canopy Anafyzer e la fotografia emisferica. È stata poi analizzata la correlazione tra i risultati ottenuti con i diversi strumenti e tra il LAI e gli indici spettrali di vegetazione del telerilevamento: NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), RSR (Reduced Simple Ratio) e EVI (Enhanced Vegetation Index) dei satelliti MODIS (250x250m) e Landsat (30m). Dall'inversione delle equazioni tra il LAI e gli indici di vegetazione, sono state prodotte alcune mappe di LAI. Per questa tesi sono state analizzate diverse tipologie forestali del Friuli Venezia Giulia (faggeta, pecceta, piceo-faggeta, acero-frassineto, piceo-abieteto, ostrio-querceto, saliceto, betuleto, corileto , castagneto, rovereto, carpineto, rimboschimento, neocolonizzazione, pioppeto, ostrio-lecceta) e alcune tipologie vegetazionali del bacino del Rio Cachoeira, nello stato di Bahia, Brasile (pascolo, capoeira, cabruca, foresta). Un confronto effettuato tra i valori medi degli indici ottenuti (LAI con il LAI-2000 e con la foto emisferica, NDVI e RSR con il satellite Landsat, NDVI e EVI con il satellite MODIS) e le diverse formazioni forestali mette in evidenza che tutti gli indici considerati sono fortemente correlati con le fasi terminali della successione ecologica nelle diverse formazioni o con le situazioni a maggior umidità, come nel caso del caripineto e del corileto. Il fatto che la foresta tropicale si distingua dalle foreste della regione Friuli Venezia Giulia, può significare che il metodo di confrontare le associazioni vegetali sulla base di questi indici può mettere in evidenza non solo situazioni di maggiore o minore quantità di biomassa verde, ma anche situazioni diverse per quanto riguarda la struttura. Questa tesi di dottorato offre quindi una possibile procedura di monitoraggio del territorio basata sull'integrazione delle misure a terra con il telerilevamento. Il telerilevamento infatti fornisce l'unica via per ottenere il LAI su vaste aree. Le mappe di LAI, che derivano dalle immagini satellitari come quelle ottenute in questa tesi di dottorato, sono un'importante base per alcuni modelli di produzione degli ecosistemi dalla scala locale a quella globale, e per modelli di interazione tra la biosfera e l'atmosfera in alcuni modelli di circolazione, quindi per modelli di NPP e per stime di carbonio. E quindi possono essere utilizzate per studi futuri.XVII Ciclo1975Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea. Nell'originale cartaceo manca la pag. 15

Effect of pre-partum habituation to milking routine on behaviour and lactation performance of buffalo heifers

The aim of this study was to investigate the effect pre-partum habituation in the milkingparlour on behaviour and lactation performance of buffalo heifers. Sixteen buffalo heifersin late gestation were used for this study. The animals, with an age ranging from 30 to44 months at the start of the study, were equally allocated into two treatments and bal-anced for estimated calving date. Eight animals received pre-partum habituation for 10 daysbefore the estimated calving date (group H), while the eight others received no treatmentand served as the control (group C). During the pre-partum habituation sessions, group Hanimals were moved to the milking parlour and left for 10 min in the milking stall onceeach day, where the udder was thoroughly washed with warm water, wiped with a dis-posable towel and massaged. The behaviours, registered from entrance into the milkingstall to exit, were step and kick. After calving milk flow profiles, milk yield and milk qual-ity variables were determined along with behavioural recordings. The H animals duringthe habituation procedure showed a reduction in the number of steps (P < 0.001) and kicks(P < 0.01). After calving the H animals performed fewer steps than the control animals at 0(P < 0.001), 3 (P < 0.01), 6 (P < 0.01), 13 (P < 0.01) and 20 (P < 0.01) days after calving. Animalsfrom group H also performed fewer kicks than control animals at 0 (P < 0.001), 3 (P < 0.01),6 (P < 0.01) and 13 (P < 0.01) days after calving. In the C group a reduction in the numberof steps (P < 0.001) and kicks (P < 0.001) was observed as lactation proceeded, whereas forgroup H only a tendency for a reduction over lactation was detected. Pre-partum habitu-ation did not significantly affect milk quality or milk flow variables. Milk yield in the first3 min of milking (P < 0.001), and average milk flow (P < 0.001), increased throughout theexperimental period, whereas the duration of the pre-milking phase decreased as lactationproceeded (P < 0.001). This study shows that buffalo heifers exposed to a pre-partum habit-uation programme performed fewer steps and kicks than control animals during milking.Therefore, it is concluded that using this treatment can reduce the level of restlessness inbuffalo heifers during milking

I Servizi Ecosistemici e la loro valutazione economica

STUDIO CONOSCITIVO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI E DI ALCUNI LORO IMPATTI IN FRIULI VENEZIA GIULIA PRIMO REPORT \u2013 marzo 2018 Supporto alla predisposizione di una strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici e per le azioni di mitigazion

Valutazione dei Servizi Ecosistemici in ambiente urbano come strumento per l\u2019adattamento ai Cambiamenti Climatici

STUDIO CONOSCITIVO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI E DI ALCUNI LORO IMPATTI IN FRIULI VENEZIA GIULIA PRIMO REPORT \u2013 marzo 2018 Supporto alla predisposizione di una strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici e per le azioni di mitigazion

Mantra 2.0: an online collaborative resource for drug mode of action and repurposing by network analysis

Abstract Summary: Elucidation of molecular targets of a compound [mode of action (MoA)] and its off-targets is a crucial step in drug development. We developed an online collaborative resource (MANTRA 2.0) that supports this process by exploiting similarities between drug-induced transcriptional profiles. Drugs are organized in a network of nodes (drugs) and edges (similarities) highlighting 'communities' of drugs sharing a similar MoA. A user can upload gene expression profiles before and after drug treatment in one or multiple cell types. An automated processing pipeline transforms the gene expression profiles into a unique drug 'node' embedded in the drug-network. Visual inspection of the neighbouring drugs and communities helps in revealing its MoA and to suggest new applications of known drugs (drug repurposing). MANTRA 2.0 allows storing and sharing user-generated network nodes, thus making MANTRA 2.0 a collaborative ever-growing resource. Availability and implementation: The web tool is freely available for academic use at http://mantra.tigem.it. Contact: [email protected]

Mantra 2.0: An online collaborative resource for drug mode of action and repurposing by network analysis

Elucidation of molecular targets of a compound (mode of action, MoA) and of its off-targets is a crucial step in drug development. We developed an online collaborative resource (MANTRA 2.0) that supports this process by exploiting similarities between drug-induced transcriptional profiles. Drugs are organised in a network of nodes (drugs) and edges (similarities) highlighting “communities” of drugs sharing a similar MoA. A user can upload gene expression profiles (GEPs) before and after drug treatment in one or multiple cell types. An automated processing pipeline transforms the GEPs into a unique drug ”node” embedded in the drug-network. Visual inspection of the neighbouring drugs and communities helps in revealing its MoA, and to suggest new applications of known drugs (drug repurposing). MANTRA 2.0 allows storing and sharing user-generated network nodes, thus making MANTRA 2.0 a collaborative ever-growing resource

Multiple Acquired Mutations Captured by Liquid Biopsy in the EGFR Addicted Metastatic Colorectal Cancer.

Clinical Practice Points • Metastatic colorectal cancer is one of the most common causes of cancer death worldwide. • Primary and acquired resistance mechanisms to anti-EGFR treatment are a challenging topic with several clinical implications. • Primary resistance is defined by the presence of activating mutations in BRAF and RAS genes before treatment initiation, while acquired resistance refers to the selection of pre-existing mutant clones or de novo acquisition of mutations under the pressure of anti EGFR treatment. • Testing mutations in RAS and BRAF genes as predictive biomarkers is mandatory. • Liquid biopsy has acquired growing importance and showed to be reliable when compared to tissue NGS. • Liquid biopsy offers a full overview of the genetic landscape of the disease, overcoming spatial and temporal heterogeneity, when compared to tissue biopsy. • Liquid biopsy can be used to capture the changes in biology of cancer cells under the selective pressure of targeted agents over time. • Using complementary techniques allows to increase the diagnostic power and the biological significance of the results

Concomitant Intubation with Minimal Cuffed Tube and Rigid Bronchoscopy for Severe Tracheo-Carinal Obstruction

Background: Our aim was to report on the use of an innovative technique for airway management utilizing a small diameter, short-cuffed, long orotracheal tube for assisting operative rigid bronchoscopy in critical airway obstruction. Methods: We retrospectively reviewed the clinical data of 36 patients with life-threatening critical airway stenosis submitted for rigid bronchoscopy between January 2008 and July 2021. The supporting ventilatory tube, part of the Translaryngeal Tracheostomy KIT (Fantoni method), was utilized in tandem with the rigid bronchoscope during endoscopic airway reopening. Results: Indications for collateral intubation were either tumors of the trachea with near-total airway obstruction (13), or tumors of the main carina with total obstruction of one main bronchus and possible contralateral involvement (23). Preliminary dilation was necessary before tube placement in only 2/13 patients with tracheal-obstructing tumors (15.4%). No postoperative complications were reported. There was one case of an intraoperative cuff tear, with no further technical problems. Conclusions: In our experience, this innovative method proved to be safe, allowing for continuous airway control. It enabled anesthesia inhalation, use of neuromuscular blockage and reliable end-tidal CO2 monitoring, along with protection of the distal airway from blood flooding. The shorter time of the procedure was due to the lack of need for pauses to ventilate the patient

NADP+-dependent dehydrogenase activity of carbonyl reductase on glutathionylhydroxynonanal as a new pathway for hydroxynonenal detoxification.

A NADP+ dependent dehydrogenase activity on 3-glutathionyl-4-hydroxynonanal (GSHNE) was purified to electrophoretic homogeneity from a line of human astrocytoma cells (ADF). Proteomic analysis identified this enzymatic activity as associated with carbonyl reductase 1 (E.C. 1.1.1.184). The enzyme is highly efficient at catalyzing the oxidation of GSHNE (KM33 µM,kcat.405 min-1), as it is practically inactive towards trans-4-hydroxy-2-nonenal (HNE) and other HNE-addicted thiol-containing amino acid derivatives. Combined mass spectrometry and nuclear magnetic resonance spectroscopy analysis of the reaction products revealed that carbonyl reductase oxidizes the hydroxyl group of GSHNE in its hemiacetal form, with the formation of the corresponding 3-glutathionyl-nonanoic-δ-lactone. The relevance of this new reaction catalyzed by carbonyl reductase 1 is discussed in terms of HNE detoxification and the recovery of reducing power

The VST Early-type GAlaxy Survey: Exploring the Outskirts and Intra-cluster Regions of Galaxies in the Low-surface-brightness Regime

The VST Early-type GAlaxy Survey (VEGAS) is a deep, multi-band (u, g, r, i) imaging survey, carried out with the 2.6-metre VLT Survey Telescope (VST) at ESO's Paranal Observatory in Chile. VEGAS combines the wide (1-square-degree) OmegaCAM imager and long integration times, together with a specially designed observing strategy. It has proven to be a gold mine for studies of features at very low surface brightness, down to levels of mu_g~27-30 magnitudes arcsec^(-2), over 5-8 magnitudes fainter than the dark sky at Paranal. In this article we highlight the main science results obtained with VEGAS observations of galaxies across different environments, from dense clusters of galaxies to unexplored poor groups and in the field.Comment: Published in The Messenger, vol. 183, p. 25-2