338 research outputs found

    Nešto negativno o totalnim činjenicama

    Get PDF
    Armstrong famously argued in favour of introducing totality facts in our ontology. Contrary to fully negative (absence) facts, totality facts yield a theory of “moderate” or “partial” negativity, which allegedly provides an elegant solution to the truthmaking problem of negative claims and, at the same time, avoids postulating (many) first-order absences. Friends of totality facts argue that partial negativity is (i) tolerable vis-à-vis the Eleatic principle qua mark of the real, and (ii) achieves a significant advantage in terms of ontological parsimony. But are totality facts, which are partially negative, really more ontologically acceptable than fully negative facts? In this paper, we argue that, comparatively, the case for totality facts is weaker than commonly assumed and that, ultimately, the answer is negative.Armstrong je poznat po zagovaranju uvođenja totalnih činjenica u našu ontologiju. Suprotno potpuno negativnim činjenicama (odsustvu), totalne činjenice pružaju teoriju ili djelomične negativnosti, koja navodno pruža rješenje za utemeljenja istinitosti negativnih tvrdnji te istovremeno izbjegava postuliranje (mnogih) negativnih (odsustva) tvrdnji prvog reda. Zagovornici totalnih činjenica tvrde da je djelomična negativnost (i) prihvatljiva u odnosu na elejsko načelo kao oznake stvarnog, i (ii) da postiže značajnu prednost u smislu ontološke ekonomičnosti. Međutim, jesu li totalne činjenice, koje su djelomično negativne, zaista ontološki prihvatljivije u odnosu na potpuno negativne činjenice? U ovom radu, usporedno gledano, tvrdimo da je argument za totalne činjenice slabiji nego što se uobičajeno pretpostavlja i da je konačni odgovor negativan

    Wilfrid Sellars e la normatività del significato

    Get PDF
    Una tesi che è stata ultimamente discussa dai filosofi analitici del linguaggio è la tesi della normatività del significato linguistico (TNS). Secondo TNS, i significati delle espressioni delle lingue naturali hanno una componente normativa: essi fissano uno standard di correttezza per l’applicazione o l’uso (da parte dei parlanti) delle espressioni stesse e, in conseguenza di ciò, impegnano i parlanti a determinati obblighi semantici nell’applicazione o nell’uso delle espressioni. In questo articolo, ricostruisco e difendo alcune riflessioni di Wilfrid Sellars a favore di questa tesi. In particolare, mi concentro sulle riflessioni contenute in “Empiricism and the Philosophy of Mind” (1956) e sviluppate in “Language as Thought and as Communication” (1969) e “Meaning as Functional Classification. A Perspective on the Relation of Syntax to Semantics” (1974). La struttura dell’articolo è la seguente. Nella prima sezione, presento TNS nella sua versione più generale. Nella seconda sezione, mostro alcuni casi di enunciati descrittivi che sono in grado di trasmettere, in determinati contesti di proferimento, una forza normativa: sostengo che un fenomeno simile sia caratteristico anche degli enunciati semantici – enunciati della forma “L’espressione linguistica e significa M”. Questo è il cuore della versione di TNS che vado a discutere. Nella terza, quarta e quinta sezione, discuto l’analisi di Sellars degli enunciati semantici. La conclusione della sua analisi è che un enunciato semantico predica l’identità dei ruoli funzionali di due parole. Mostro come Sellars arrivi a questa analisi, dedicando ampio spazio alla critica ad un’analisi alternativa, secondo la quale gli enunciati semantici sono enunciati descrittivi che predicano una relazione di associazione tra un’espressione linguistica e un oggetto o proprietà. Mi soffermo sulle ragioni teoriche che giustificano il rifiuto di Sellars di questa analisi, concentrandomi su alcune tematiche classiche del progetto epistemologico sellarsiano. Nella sesta sezione, dopo aver argomentato che la nozione di pragmema proposta da Capone (2005, 2018) può aiutare a comprendere e ampliare la nozione sellarsiana di ruolo funzionale, mostro come tale analisi possa essere sfruttata per sostenere che gli enunciati semantici sono enunciati metalinguistici che hanno delle conseguenze normative sui comportamenti linguistici dei parlanti. Accenno infine al dibattito contemporaneo e alla formulazione di un argomento oggi discusso a favore di TNS, a partire da una rivisitazione della nozione di ruolo funzionale.Una tesi che è stata ultimamente discussa dai filosofi analitici del linguaggio è la tesi della normatività del significato linguistico (TNS). Secondo TNS, i significati delle espressioni delle lingue naturali hanno una componente normativa: essi fissano uno standard di correttezza per l’applicazione o l’uso (da parte dei parlanti) delle espressioni stesse e, in conseguenza di ciò, impegnano i parlanti a determinati obblighi semantici nell’applicazione o nell’uso delle espressioni. In questo articolo, ricostruisco e difendo alcune riflessioni di Wilfrid Sellars a favore di questa tesi. In particolare, mi concentro sulle riflessioni contenute in “Empiricism and the Philosophy of Mind” (1956) e sviluppate in “Language as Thought and as Communication” (1969) e “Meaning as Functional Classification. A Perspective on the Relation of Syntax to Semantics” (1974). La struttura dell’articolo è la seguente. Nella prima sezione, presento TNS nella sua versione più generale. Nella seconda sezione, mostro alcuni casi di enunciati descrittivi che sono in grado di trasmettere, in determinati contesti di proferimento, una forza normativa: sostengo che un fenomeno simile sia caratteristico anche degli enunciati semantici – enunciati della forma “L’espressione linguistica e significa M”. Questo è il cuore della versione di TNS che vado a discutere. Nella terza, quarta e quinta sezione, discuto l’analisi di Sellars degli enunciati semantici. La conclusione della sua analisi è che un enunciato semantico predica l’identità dei ruoli funzionali di due parole. Mostro come Sellars arrivi a questa analisi, dedicando ampio spazio alla critica ad un’analisi alternativa, secondo la quale gli enunciati semantici sono enunciati descrittivi che predicano una relazione di associazione tra un’espressione linguistica e un oggetto o proprietà. Mi soffermo sulle ragioni teoriche che giustificano il rifiuto di Sellars di questa analisi, concentrandomi su alcune tematiche classiche del progetto epistemologico sellarsiano. Nella sesta sezione, dopo aver argomentato che la nozione di pragmema proposta da Capone (2005, 2018) può aiutare a comprendere e ampliare la nozione sellarsiana di ruolo funzionale, mostro come tale analisi possa essere sfruttata per sostenere che gli enunciati semantici sono enunciati metalinguistici che hanno delle conseguenze normative sui comportamenti linguistici dei parlanti. Accenno infine al dibattito contemporaneo e alla formulazione di un argomento oggi discusso a favore di TNS, a partire da una rivisitazione della nozione di ruolo funzionale

    Something Negative about Totality Facts

    Get PDF
    Armstrong famously argued in favour of introducing totality facts in our ontology. Contrary to fully negative (absence) facts, totality facts yield a theory of “moderate” or “partial” negativity, which allegedly provides an elegant solution to the truthmaking problem of negative claims and, at the same time, avoids postulating (many) first-order absences. Friends of totality facts argue that partial negativity is (i) tolerable vis-à-vis the Eleatic principle qua mark of the real, and (ii) achieves a significant advantage in terms of ontological parsimony. But are totality facts, which are partially negative, really more ontologically acceptable than fully negative facts? In this paper, we argue that, comparatively, the case for totality facts is weaker than commonly assumed and that, ultimately, the answer is negative

    Dispositionalism: a study on properties

    Get PDF
    In this thesis I offer a study of a metaphysical theory that has acquired popularity in recent years: dispositionalism. Dispositionalism is a non-reductive theory of physical modality, according to which the pattern of instantiation within the four-dimensional manifold is determined and explained by the modal nature of properties. I defend a version of dispositionalism based on the ontology of platonic universals, and I argue that dispositionalists must be platonic dispositionalists if they are to be dispositionalists at all

    Del hombre a la materia : Simondon a la luz de Marx y Althusser

    Get PDF
    Una tentativa de aproximación conjunta de Simondon, Marx y Althusser se ve enfrentada con tres pensadores cuya distancia es puesta en evidencia por los pesos respectivos de sus historiografías filosóficas: puede ser que un día, cuando podamos comprender el pensamiento de Simondon a partir de sus efectos, podamos hablar de él en plural, así como hoy debemos elegir entre varios Marx y varios Althusser. Entonces hablaremos del Marx al que Simondon se refiere de manera polémica, en particular a través de su crítica del paradigma del trabajo, al cual le opone su nuevo paradigma, anti-sustancialista y anti-determinista. Este paradigma, que estaba lejos de las visiones oficiales de los partidos comunistas, era en medida compartido por Marx y Althusser. A los fines de aclarar esto, nos referiremos brevemente a diferentes aspectos de la filosofía de Althusser que, aunque fueron elaborados en otras matrices teóricas y políticas, suenan familiares a los de Simondon. Luego discutiremos –desde un punto de vista marxiano– los límites de la aproximación política simondoniana, para finalmente indicar, dentro de su epistemología, la fuente de una posible filosofía política materialista. Una crítica de la antropología de la libertad y la determinación, con la que Althusser trata nivel histórico, parece abrir un camino común. Este no es un camino que Simondon habría aceptado calificar como “materialista”, pero nos permite comprender aquello que su filosofía nos autoriza a pensar: de hecho, el propósito de nuestra intervención es sugerir que la “epistemología política” de Simondon nos lleva a responder a los presupuestos teóricos sobre los que se ha desarrollado el patrón dominante de la ciencia política moderna."De l'homme à la matière. Simondon à la lumière de Marx et Althusser". Cahiers Simondon, no. 5, 2013, pp. 25-43.Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educació

    Shall we forget human nature? Political anthropology and technics from Marx and Engels to Simondon

    Get PDF
    Human nature is something of a taboo on the left wing of contemporary political theory and scarcely more than a commonsense assumption on its right wing. This article aims to expose the taboo and to challenge the assumption. There is no way, we argue, to defeat conservative political theory without delving into political anthropology. With this purpose in mind, our article analyses the writings of Marx and Engels, and Simondon’s concepts of the transindividual and technics. It shows that Simondon’s theory of technics allows new interpretations of many of the themes scattered in Marx’s and Engels’s works and helps to formulate a materialist political anthropology which entails a political project of liberating ‘human nature’ from labour

    Del hombre a la materia : Simondon a la luz de Marx y Althusser

    Get PDF
    Una tentativa de aproximación conjunta de Simondon, Marx y Althusser se ve enfrentada con tres pensadores cuya distancia es puesta en evidencia por los pesos respectivos de sus historiografías filosóficas: puede ser que un día, cuando podamos comprender el pensamiento de Simondon a partir de sus efectos, podamos hablar de él en plural, así como hoy debemos elegir entre varios Marx y varios Althusser. Entonces hablaremos del Marx al que Simondon se refiere de manera polémica, en particular a través de su crítica del paradigma del trabajo, al cual le opone su nuevo paradigma, anti-sustancialista y anti-determinista. Este paradigma, que estaba lejos de las visiones oficiales de los partidos comunistas, era en medida compartido por Marx y Althusser. A los fines de aclarar esto, nos referiremos brevemente a diferentes aspectos de la filosofía de Althusser que, aunque fueron elaborados en otras matrices teóricas y políticas, suenan familiares a los de Simondon. Luego discutiremos –desde un punto de vista marxiano– los límites de la aproximación política simondoniana, para finalmente indicar, dentro de su epistemología, la fuente de una posible filosofía política materialista. Una crítica de la antropología de la libertad y la determinación, con la que Althusser trata nivel histórico, parece abrir un camino común. Este no es un camino que Simondon habría aceptado calificar como “materialista”, pero nos permite comprender aquello que su filosofía nos autoriza a pensar: de hecho, el propósito de nuestra intervención es sugerir que la “epistemología política” de Simondon nos lleva a responder a los presupuestos teóricos sobre los que se ha desarrollado el patrón dominante de la ciencia política moderna."De l'homme à la matière. Simondon à la lumière de Marx et Althusser". Cahiers Simondon, no. 5, 2013, pp. 25-43.Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educació
    corecore