81 research outputs found

    Neuromyelitis optica spectrum disorders associated with systemic sclerosis: a case report and literature review

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    Neuromyelitis optica (NMO) is an autoimmune demyelinating disease of the central nervous system (CNS) afecting predominantly the spinal cord, brainstem, and optic nerves [1]. NMOSD may be associated with a variety of immunemediated disorders, such as systemic lupus erythematosus, Sjögren syndrome, and other organ-specifc autoimmune diseases [2], though accurate information about their prevalence is not available [3]. Systemic sclerosis (SSc) is characterized by vascular alterations, activation of the immune system, and tissue fbrosis [4]. Only a few cases of coexisting systemic sclerosis (SSc) and NMOSD are described [1, 5–9]. We report a case of an NMOSD AQP4-IgG antibodypositive patient associated with SSc and a review of the available evidence of the relationship between these autoimmune disease

    Article Evaluating Topological Conflict in Centipede Phylogeny Using Transcriptomic Data Sets

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    Abstract Relationships between the five extant orders of centipedes have been considered solved based on morphology. Phylogenies based on samples of up to a few dozen genes have largely been congruent with the morphological tree apart from an alternative placement of one order, the relictual Craterostigmomorpha, consisting of two species in Tasmania and New Zealand. To address this incongruence, novel transcriptomic data were generated to sample all five orders of centipedes and also used as a test case for studying gene-tree incongruence. Maximum likelihood and Bayesian mixture model analyses of a data set composed of 1,934 orthologs with 45% missing data, as well as the 389 orthologs in the least saturated, stationary quartile, retrieve strong support for a sister-group relationship between Craterostigmomorpha and all other pleurostigmophoran centipedes, of which the latter group is newly named Amalpighiata. The Amalpighiata hypothesis, which shows little gene-tree incongruence and is robust to the influence of among-taxon compositional heterogeneity, implies convergent evolution in several morphological and behavioral characters traditionally used in centipede phylogenetics, such as maternal brood care, but accords with patterns of first appearances in the fossil record

    X-treme loss of sequence diversity linked to neo-X chromosomes in filarial nematodes

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    The sequence diversity of natural and laboratory populations of Brugia pahangi and Brugia malayi was assessed with Illumina resequencing followed by mapping to identify single nucleotide variants and insertions/deletions. In natural and laboratory Brugia populations, there is a lack of sequence diversity on chromosome X relative to the autosomes (πX/πA = 0.2), which is lower than the expected πX/πA = 0.75). A reduction in diversity is also observed in other filarial nematodes with neo-X chromosome fusions in the genera Onchocerca and Wuchereria, but not those without neo-X chromosome fusions in the genera Loa and Dirofilaria. In the species with neo-X chromosome fusions, chromosome X is abnormally large, containing a third of the genetic material such that a sizable portion of the genome is lacking sequence diversity. Such profound differences in genetic diversity can be consequential, having been associated with drug resistance and adaptability, with the potential to affect filarial eradication

    Pietro Barucci Architetto Autore: Ruggero Lenci Recensione di Luigi Prestinenza Puglisi In: Edilizia e Territorio, 18-23 gennaio 2010, p. 8

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    Piero Barucci, sulla cui opera e' appena uscita una monografia della Electa curata da Ruggero Lenci, e' stato il protagonista di una lunga stagione dell’architettura italiana, iniziata con il conseguimento della laurea nel luglio del 1946 e completata con la chiusura dello studio nel 2003, dopo oltre cinquanta anni di attività e una quantità impressionante di progetti, soprattutto nel campo dell’edilizia residenziale pubblica. Tra le sue realizzazioni vi sono interventi per il primo (1949-1956) e secondo settennio (1956-1963) del piano Ina Casa. Le numerose opere romane con un quartiere per 412 alloggi a Spinaceto (1966), edifici di edilizia sperimentale al Tiburtino sud (1971), il quartiere Torrevecchia (1978), comparti abitativi a Tor Bella Monaca (1980) e il quartiere Quartaccio (1984). E poi numerosi piani di edilizia residenziale e servizi a Napoli, a seguito del terremoto del 1980. Il lavoro per il quale Barucci e' più famoso, e' il più controverso. Si tratta del quartiere romano Laurentino 38. E’, infatti, additato da molti come uno dei mostri edilizi realizzati nella capitale a partire dagli anni settanta insieme con il Corviale di Mario Fiorentino e Vigne Nuove di Lucio Passarelli. E fa parte di un girone più ampio di dannati che include il quartiere Zen di Vittorio Gregotti a Palermo. A rendere celebre il Laurentino ha contribuito la vicenda dei ponti, cioè le attrezzature destinate a servizi che avrebbero dovuto caratterizzare il nuovo quartiere. L’idea che portò alla loro invenzione era costruire un lungo anello stradale punteggiato da una decina di corposi nuclei residenziali ciascuno dei quali, a sua volta, si poneva a cavallo di questo anello stradale grazie a un ponte destinato ai servizi. Ogni ponte serviva quindi il nucleo residenziale di sua competenza, ma tutti insieme, posti in sequenza lungo la strada, vertebravano lo spazio pubblico del quartiere. I ponti non funzionarono mai. Furono subito occupati e trasformati in abitazioni precarie, diventando oltretutto, a causa delle provenienze sociali degli occupanti, luoghi degradati e pericolosi. E il fulcro funzionale e simbolico del quartiere che avrebbe dovuto attrarre gli abitanti inducendoli alla socialità, divenne proprio il luogo che li repelleva. La storia, come succede per tutte le vicende in cui sono coinvolti soggetti pubblici, si trascinò penosamente per anni, finchè non si decise di intervenire nel più semplice e quindi nel peggiore dei modi. Abbattendo alcuni ponti e snaturando il quartiere, che adesso ha perso le caratteristiche originarie ma non ha acquistato quelle di un insediamento alternativo credibile. La vicenda del Laurentino rappresenta una ferita ancora aperta all’interno della cultura architettonica nazionale. Lo testimoniano anche i testi a corredo del libro, firmati da Ruggero Lenci, Leonardo Benevolo, Alessandra Muntuoni, Giorgio Muratore e Franco Purini. Mette in luce, infatti, la distanza che esiste tra la teoria e la pratica, tra ciò che agli occhi degli architetti appare come progressista e ciò che effettivamente si dimostra come tale. A volte occorrono anni perché un edificio o un quartiere innovativo possa essere capito dai propri abitanti e si sviluppino le forme di gestione degli spazi previste dai loro ideatori. Così e' successo, per esempio, all’Unità di abitazione di Le Corbusier di Marsiglia che ha cominciato a funzionare solo dal momento in cui si e' trasformata in un condominio rigidamente organizzato oppure al quartiere Olimpico a Roma che dopo anni di penoso degrado, e' tra i più appetibili della capitale, grazie anche alla realizzazione del vicino auditorium disegnato da Renzo Piano. Ma molte volte, il tempo non basta. Mi sembra difficile che il Corviale, lo Zen o Vigne Nuove possano essere mai redenti da un uso virtuoso. Sarà questa la sorte del Laurentino e di altri progetti di edilizia residenziale pubblica disegnati da Barucci? Non saprei francamente rispondere. A guardarli adesso, molti piani disegnati tra gli anni settanta e ottanta sembrano datati e legati a una stagione in cui la necessità economica e l’ideologia non sempre contribuirono a realizzare una città nella quale avremmo piacere a vivere. Tuttavia, come mostrano le pagine del libro, corposo e ricchissimo di informazioni,i complessi di Barucci si caratterizzano per una cura, un’intelligenza tecnologica e un’attenzione progettuale che non si può liquidare sbrigativamente. Prova ne sia che in altri progetti, dove l’ansia dei costi e dei tempi, e soprattutto la pressione dell’ideologia, non erano così incalzanti, Barucci ha realizzato opere più memorabili. Penso per esempio al centro direzionale di Piazzale Caravaggio a Roma (1962), che, come ha notato giustamente Alessandra Muntoni, e' ancora oggi una delle poche, grandi e dignitose opere di architettura contemporanea della Capitale. Ruggero Lenci, Piero Barucci Architetto, Electa, Milano 2009. Pagg.392. Testi di: Piero Barucci, Leonardo Benevolo, Alessandra Muntoni, Giorgio Muratore, Franco Purin

    Evaluating Topological Conflict in Centipede Phylogeny Using Transcriptomic Data Sets

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    14 páginas, 2 tablas, 6 figuras.Relationships between the five extant orders of centipedes have been considered solved based on morphology. Phylogenies based on samples of up to a few dozen genes have largely been congruent with the morphological tree apart from an alternative placement of one order, the relictual Craterostigmomorpha, consisting of two species in Tasmania and New Zealand. To address this incongruence, novel transcriptomic data were generated to sample all five orders of centipedes and also used as a test case for studying gene-tree incongruence. Maximum likelihood and Bayesian mixture model analyses of a data set composed of 1,934 orthologs with 45% missing data, as well as the 389 orthologs in the least saturated, stationary quartile, retrieve strong support for a sister-group relationship between Craterostigmomorpha and all other pleurostigmophoran centipedes, of which the latter group is newly named Amalpighiata. The Amalpighiata hypothesis, which shows little gene-tree incongruence and is robust to the influence of among-taxon compositional heterogeneity, implies convergent evolution in several morphological and behavioral characters traditionally used in centipede phylogenetics, such as maternal brood care, but accords with patterns of first appearances in the fossil record.This work was supported by internal funds from the Museum of Comparative Zoology and by a postdoctoral fellowship from the Fundación Ramón Areces to R.F.Peer reviewe
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