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COHESION POLICY:METHODOLOGY AND INDICATORS TOWARDS COMMON APPROACH
The territorial cohesion is a focal object of the regional programming period 2007-2013. This paper aims to purpose a critical review of the cohesion conceptualisation and of its measure, starting from an exchange of experiences and from an initial institutional demand inspired to regional projects foreseen in 2013 programme (ESPON Seminar 2008; French Green paper on Cohesion 2008). Starting from a literature review and from the basic question of indicators, the paper aims to enhance territorial cohesion, measuring its different levels at local, national and European level. The author takes a methodological approach to analyse and to detect a set of territorial cohesion indicators and to evaluate effectiveness and efficiency of indicatorsâ systems, currently used to measure this territorial dimension (STeMA). This kind of approach is relevant to the programming period of new Structural Funds, looking at the French Green Paper 2008, implementing the 2007-13 Programme.territorial cohesion, model, system of indicators, efficiency
Dynamics of metropolisation: the institutional construction of the CittĂ Metropolitana di Roma Capitale in the national and regional context
In the now thirty-year-long history of the construction of a formal dimension of the metropolisation process in Italy, the dynamics of administrative reorganisation triggered by Law 56/2014 saw the emergence of the metropolitan city as an element of rupture in the relations between territorial levels. These dynamics are explored through the Roman case, in which the process of institutionalisation of the metropolitan city presents numerous criticalities with respect to the central cityâs value as capital, the organisational structure within the metropolitan territory, the relationship with the Latium Region and the relationship with the State regarding European programming
Territorial patterns and relations in Italy
ESPON (the European observation network on territorial development and cohesion) has launched a series of country fiches with territorial observations, analyses, case studies and policy recommendations in support of the post-2020 strategic, legislative and programming processes. Each country fiche is to become a âlivingâ document, tailoring and updating ESPON territorial evidence to serve current and emerging policy needs. Italy Country fiche, with a first set of tailored content, included a catalogue of thematic and functional areas to choose from: Economy: Green New Deal, Cultural heritage, Spatial Plannin
Modelli di regione funzionale policentrica europea
Nellâaffrontare lo sviluppo delle capacitĂ regionali, soprattutto nella spesa dei fondi e nella buona realizzazione di progetti PNRR, lâUE si affida allâorganizzazione funzionale policentrica dei territori, di seguito discussa secondo un approccio di governance innovativo nel quadro della politica di coesione, al fine di ottenere uno sviluppo territoriale integrato coerente sia con la diversitĂ geografica sia con le necessarie riforme avvalendosi di unâorganizzazione territoriale mesoregionale fatta di Tipologie Funzionale Regionale Sostenibile (TFRS).EU addresses the development of regional capacities, especially in the spending of funds and in the successful implementation of NRRP projects, relying on the polycentric functional organisation of territories, discussed below using an innovative governance approach in the context of cohesion policy. In order to achieve integrated territorial development consistent with both geographical diversity and the necessary reforms using a mesoregional territorial organization made of Sustainable Regional Functional Typologies (SRFT)
Why the ESPON Programme is concerned more with 'policy implications' than with 'good science'
Much of the European work undertaken on spatial planning has been carried out in the context of intergovernmental co-operation, which is not always promoted by the Commission. The process and results of the ESPON programme can be understood in the context of globalisation and the conflicting scenarios for European integration. The most important question related to future co-operation on European spatial planning, concerns the scientific quality of the results however, not their alleged policy implications
ResponsabilitĂ sociale e territorio
Aggiungendo termini come âterritorioâ ed âistituzioniâ, la definizione di Corporate Social Responsability (CSR) suona piĂč o meno cosĂŹ: âlâintegrazione su base territoriale volontaria, da parte delle imprese e delle istituzioni, delle preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessateâ.
Eâ noto che le âoperazioni commercialiâ di unâimpresa richiamano le strategie di corporate che essa ha stabilito, nellâambito di un planning piĂč ampio confrontato e condiviso con le parti interessate.
Questa impostazione si ritrova anche nelle piĂč recenti strategie governative centrali e non , soprattutto in quelle che possono piĂč utilmente orientare, rispetto alla diversitĂ dei quadri nazionali, regionali e locali, sia le norme in materia di sviluppo sostenibile, sia le politiche di welfare .
Lâampio coinvolgimento dellâimpresa nel promuovere percorsi virtuosi, sino ad oggi ad appannaggio delle istituzioni pubbliche, ha ridotto di molto lo spazio che separa lâinteresse pubblico da quello privato.
BenchĂ© il tema sia ancora da approfondire affinchĂ© si pervenga ad un nuovo e piĂč equilibrato comportamento dâimpresa â dunque a nuove economie di scala esterne utili alla produzione â secondo la formula suggerita in Europa dallâesperienza del cosiddetto âcapitalismo renanoâ, si fa strada il nuovo e fondamentale ruolo che le PA possono giocare per la piena e diffusa partecipazione delle imprese al modello di sviluppo delineato dal CSR.
Le quattro macro-aree su cui attualmente si discute (riconoscimento e promozione di marchi socio-ambientali e certificazioni; partnership come nuovo modello di governance; investimenti socialmente responsabili e fondi etici; volontarietĂ e trasparenza del CSR come strumento di competizione) sono accomunate/disgiunte da una variabile ancora poco nota alle imprese: il territorio; poichĂ©, diversamente dal modello giapponese (patronage capitalism), in cui il rapporto tra imprese ed istituzioni pubbliche si esplicita solo a livello di parti interessate nella corporate governance, i presupposti della fidelizzazione europea si basano sullâappartenenza ad un comune sistema culturale ed ambientale.
Le esperienze e le valutazioni di bench fin qui condotte lasciano ancora in ombra questo rapporto, offrendo soluzioni di tipo aziendale alla mancanza di un metodo comune nel ricorso e nellâattuazione di quelle regole condivise, che, su base volontaria, hanno contribuito a mutare i comportamenti produttivi ed i relativi contesti di accoglienza (Emas, standard, ISO, certificazioni, BEST, OHSAS, SAecc.).
Parallelamente, sono stati messi a punto metodi, tecniche, procedure che consentono alle istituzioni pubbliche di assolvere al proprio patto fiduciario con le parti interessate (gli stakeholder del territorio) ridelinenando modelli e regole dello sviluppo secondo principi condivisi (sostenibilitĂ , coesione, integrazione, sussidiarietĂ ).
In questo nuovo approccio, che estende il CSR al territorio, le imprese rappresentano gli stakeholder piĂč utili ad accelerare il recepimento di un diverso modo di fare competizione, piĂč equilibrato e cooperativo, piĂč attento alle esigenze della societĂ e delle cittadinanze, proattivo nel darsi e dichiarare le regole cui riferire il proprio comportamento.
La quantitĂ e la varietĂ di categorie, aspetti, indicatori con cui stimare il Social Statement dâimpresa sono attualmente i piĂč vari. Si va dalle risorse umane alla composizione del personale, dalle pari opportunitĂ alla formazione, dalle modalitĂ retributive alla soddisfazione del personale, dal rating alla partecipazione dei soci, dalla comunicazione allâinvestor relation, dai rapporti con la PA allâambiente.
Questi, sotto forma e scale diverse, sono giĂ state studiate e sperimentate nella messa a punto di piani strategici sostenibili di nuova generazione , proponendo modelli operativi e comportamentali che sgravano lâimpresa di una parte degli inevitabili costi che la responsabilitĂ sociale comporta.
Tuttavia, lâinevitabile differenza di scala geografica ed economica cui entrambi agiscono, ad esempio, da un lato secondo schemi integrati della produzione e sistemi gestionali strategici (tra cui quelli ambientali); dallâaltro secondo piani integrati e GIS, sembra configurarsi come un nuovo gap economico-culturale nel raggiungimento di obiettivi comuni alla scala locale piĂč che europea.
La risposta alla domanda di mercato interna e globale a riconsiderare le caratteristiche della produzione secondo lo schema CSR deve dunque trovare unâadeguata collocazione nei caratteri che distinguono la programmazione territoriale sostenibile, lâunica in grado di accogliere positivamente, ad esempio, lâoccupazione qualificata proveniente dallâimpresa socialmente responsabile, predisponendo e gestendo nel loro complesso i sistemi produttivi locali affinchĂ© siano socialmente ed ambientalmente armonici.
In questâottica, procedure come la certificazione del processo di piano (ISO 9000), il sostegno alla certificazione dâarea (EMAS ed ISO 14000), lâadozione di Sistemi di conoscenza e gestione complessa del territorio e del Bilancio (GIS ed ICT), la ridefinizione degli standard (Bilancio sociale e carta dei servizi), la regolamentazione cooperativa nellâattuazione e nella gestione dello sviluppo (Governance urbana e metropolitana e Marketing territoriale), la valutazione preventiva delle scelte di welfare (Valutazione Ambientale Strategica), rappresentano i nuovi strumenti per lâaccrescimento progressivo e non solo dimensionale del contesto in cui lâimpresa socialmente responsabile opera, segnando il definitivo passaggio da un modello tradizionale ad uno eco-efficiente ed equlibrato.
Questo nuovo sistema, definito Sustainable Territotorial Management (STM approach) delinea una nuova filosofia per il rilancio del tessuto economico ed imprenditoriale del nostro Paese, agendo sui processi âdal bassoâ per la ridefinizione delle policies di governo dellâeconomia e del territorio di cui le imprese sono parte
DiversitĂ territoriale: quale "evidenza" per la strategia Europa 2020
La coesione territoriale, tema di ricerca fondamentale della geografia economica, Ăš al centro di studi metodologici e applicati che hanno come oggetto i capitali potenziali territoriali regionali da sviluppare per rendere efficace la Strategia Europe 2020.
I risultati giĂ ottenuti impiegando approcci quali-quantitativi dimostrano che la coesione come mezzo, strumento e fine della politica territoriale regionale puĂČ misurare, nel caso italiano, gli squilibri economico-sociali, ambientali e culturali e la distanza da colmare per raggiungere i target europei fissati per rilanciare la crescita sulla base delle diversitĂ territoriali
La qualitĂ nellâinformazione per e nel processo di pianificiazione
Il contributo ha lâobiettivo di presentare una procedura di applicazione dei paradigmi della certificazione di qualitĂ ai sensi delle norme UNI EN ISO 9001:2000 (Vision 2000), 10006 e 14000 al processo di progettazione territoriale per la realizzazione di un piano di sviluppo sostenibile.
Questo modello di planning, testato nella redazione di piani territoriali provinciale generale (PTPG) e comunali (PUCG) del Lazio, del Molise e del Veneto, e per la valutazione in sostenibilitĂ di politiche e programmi di competitivitĂ regionale e dâarea vasta europei; dimostra come, in una logica sistemica, lâapplicazione delle regole del sistema qualitĂ sin dalla fase di acquisizione del dato, consentano di giungere alla certificazione del piano come servizio al cittadino ed alla cittadinanza secondo le indicazione del Libro Bianco sulla Governance dellâUE.
Attraverso la proposta di nuove forme di gestione integrata della qualitĂ progettata (offerta) rispetto a quella attesa (domanda), Ăš possibile riorganizzare lâattivitĂ territoriale che accompagna lâazione di un Ente (Total Quality Environmental Management - TQEM), e sviluppare una visione dinamica del piano mediante lâimpiego di strumenti di gestione dellâinformazione complessa (GIS) per il raggiungimento dellâobiettivo della sostenibilitĂ .
Le guidelines che ne derivano rendono palesi le possibilitĂ di superare i vincoli rappresentati dalla scarsitĂ di risorse informative individuali sfruttando i peculiari vantaggi dellâagglomerazione spaziale delle stesse (database e metadati certificati), rendendo possibili legami di cooperazione intercomunali e scambio di esperienze; nonchĂ© lâottenimento di economie di scala esterne rappresentate dal notevole abbassamento dei costi di acquisizione e gestione delle informazioni e delle attivitĂ ad esse connesse che contribuiscono a rendere trasparente lâintero processo di pianificazione territoriale, grazie allâutilizzo congiunto di una serie di informazioni ed infrastrutture âcerteâ.
La metodologia proposta Ăš stata sviluppata dallâA. nellâambito dellâapproccio STeM (Prezioso, 2004) utilizzando logiche geografico-economiche in unâottica di tipo multidisciplinare, garantendo il rispetto dei criteri di qualitĂ anche nellâaccesso alle informazioni di base ed alla loro successiva organizzazione (certificazione del metadato)
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