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Contributo alla caratterizzazione idrogeologica dell'acquifero costiero in ghiaie della pianura pisana.
RIASSUNTO
Il presente lavoro di Tesi si inserisce nel progetto di ricerca stipulato tra l’Ente Parco Regionale Migliarino- S. Rossore - Massaciuccoli (MSRM), l’Università di Pisa -Dipartimento di Scienze della Terra (DST) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Geoscienze e Georisorse (CNR-IGG), il quale prevede lo sviluppo di indagini idrogeologiche e idrogeochimico-isotopiche, rivolte allo studio sull’intrusione marina nell’acquifero costiero in ghiaie della pianura pisana.
L’acquifero in questione rappresenta una delle principali risorse idriche della zona
per i diversi usi: potabile, agricolo e industriale. Per valutare se sia interessato da fenomeni di intrusione marina, la rete di monitoraggio preesistente è stata integrata con la realizzazione di 11 piezometri di cui 3 superficiali con profondità di 15-20 m raggiungenti l’acquifero freatico in sabbie (S1,S2 e S3) e 8 profondi (D1, D2, D3, D4, D5, D6, D7 e D8) intercettanti l’acquifero confinato in ghiaie con profondità compresa tra 60 e 115 m.
Su tutti i punti della rete di monitoraggio, il progetto ha previsto misure piezometriche, misure dei parametri chimico-fisici, campionamento d’acqua per analisi chimiche ed isotopiche di laboratorio e prove di emungimento.
Nello specifico, questa Tesi di Laurea ha riguardato analisi litostratigrafica durante i sondaggi a distruzione di nucleo per l’allestimento dei piezometri (aprile-luglio 2012), rilevamento piezometrico (ottobre 2012) misure dei parametri chimico-fisici delle acque consistenti in C.E., T e pH (ottobre 2012) e prove di emungimento (ottobre 2012) ottenendo attraverso i dati litostratigrafici un maggiore dettaglio sull’assetto idrostratigrafico dell’area, una carta piezometrica, una carta conducimetrica ed una prima valutazione su quello che sono i principali parametri idraulici dell’acquifero, ovvero permeabilità (K) e trasmissività (T).
In particolare, per quanto concerne la piezometria relativa a ottobre 2012 (rappresentativa del periodo di magra coincidente di norma a fine estate durante il quale, peraltro, si hanno i maggiori emungimenti in virtù della maggiore richiesta idrica) è risultato che per quasi tutti i punti misurati il livello piezometrico è negativo, in particolare, l’area di Tirrenia, S.Piero a Grado e Coltano.
Per quanto riguarda la conducimetria in ottobre 2012 risulta che sia i piezometri di nuova realizzazione che i pozzi esistenti risultano contaminati da acqua di mare con valori compresi tra 2000 e 4700 [ÎĽS/cm] con i valori piĂą elevati riscontrati nelle zone tra Tirrenia e Calambrone.
Ulteriore aspetto affrontato in questo lavoro di tesi è stato quello delle prove di emungimento con le quali è stato possibile determinare una prima valutazione su quello che sono i principali parametri idraulici dell’acquifero, ovvero, permeabilità (K) e trasmissività (T). Dai risultati ottenuti si osserva che l’acquifero costiero confinato in ghiaie risulta disomogeneo da un punto di vista delle proprietà idrauliche poiché i valori di permeabilità (K) e trasmissività (T) variano da punto a punto.
Disomogeneità che trova riscontro sull’assetto idrostratigrafico delle porzioni meridionali dell’area di studio, ovvero nella zona di Calambrone poiché in tale zona la stratigrafia risulta più articolata
Arterial and venous thrombosis in coronavirus 2019 disease (Covid-19):relationship with mortality
BACKGROUND: Patients with coronavirus disease 2019 (Covid-19) may experience venous thrombosis while data regarding arterial thrombosis are sparse. METHODS: Prospective multicenter study in 5 hospitals including 373 patients with Covid-19-related pneumonia. Demographic data, laboratory findings including coagulation tests and comorbidities were reported. During the follow-up any arterial or venous thrombotic events and death were registered. RESULTS: Among 373 patients, 75 (20%) had a thrombotic event and 75 (20%) died. Thrombotic events included 41 venous thromboembolism and 34 arterial thrombosis. Age, cardiovascular disease, intensive care unit treatment, white blood cells, D-dimer, albumin and troponin blood levels were associated with thrombotic events. In a multivariable regression logistic model, intensive care unit treatment (Odds Ratio [OR]: 6.0; 95% Confidence Interval [CI] 2.8–12.6; p < 0.001); coronary artery disease (OR: 2.4; 95% CI 1.4–5.0; p = 0.022); and albumin levels (OR: 0.49; 95% CI 0.28–0.87; p = 0.014) were associated with ischemic events. Age, sex, chronic obstructive pulmonary disease, diabetes, heart failure, coronary heart disease, intensive care unit treatment, in-hospital thrombotic events, D-dimer, C-reactive protein, troponin, and albumin levels were associated with mortality. A multivariable Cox regression analysis showed that in-hospital thrombotic events (hazard ratio [HR]: 2.72; 95% CI 1.59–4.65; p < 0.001), age (HR: 1.035; 95% CI 1.014–1.057; p = 0.001), and albumin (HR: 0.447; 95% CI 0.277–0.723; p = 0.001) predicted morality. CONCLUSIONS: Covid-19 patients experience an equipollent rate of venous and arterial thrombotic events, that are associated with poor survival. Early identification and appropriate treatment of Covid-19 patients at risk of thrombosis may improve prognosis
VariabilitĂ dell'olio essenziale di finocchio (Foeniculum vulgare Mill.) per effetto di trattamenti agronomici
Il Finocchio da seme (Foeniculum vulgare Mill.), è una specie erbacea annuale o biennale della famiglia delle Apiaceae (ex Ombrellifere), spontanea e largamente diffusa all’interno del bacino del mediterraneo, di cui si utilizzano i frutti (comunemente detti “semi”) come aromatizzanti in numerosi preparati tradizionali e come base per la preparazione di diversi composti di interesse farmaceutico ed alimentare.
Il presente lavoro illustra i risultati ottenuti a seguito di un’indagine sulla composizione dell’olio essenziale di finocchio, eseguita utilizzando materiale proveniente da un triennio (2004-2006) di prove agronomiche di controllo delle infestanti svolte in ambiente mediterraneo (Cammarata – AG). L’analisi statistica dei risultati della GC-MS ha permesso di osservare come l’adozione di metodi diversi per il controllo delle infestanti, e le conseguenti variazioni nel grado di infestazione delle parcelle, non abbiano sostanzialmente influenzato il profilo analitico dell’olio essenziale; variazioni significative a carico di alcuni specifici componenti sono state invece riscontrate tra un anno e l’altro, a conferma dell’estrema suscettibilità delle specie da essenza alla modifica del decorso stagionale
Variabilità dell’olio essenziale di finocchio (Foeniculum vulgare Mill.) per effetto di trattamenti agronomici
Il Finocchio da seme (Foeniculum vulgare Mill.), è una specie erbacea annuale o biennale della famiglia delle Apiaceae (ex Ombrellifere), spontanea e largamente diffusa all’interno del bacino del mediterraneo, di cui si utilizzano i frutti (comunemente detti “semi”) come aromatizzanti in numerosi preparati tradizionali e come base per la preparazione di diversi composti di interesse farmaceutico ed alimentare.
Il presente lavoro illustra i risultati ottenuti a seguito di un’indagine sulla composizione dell’olio essenziale di finocchio, eseguita utilizzando materiale proveniente da un triennio (2004-2006) di prove agronomiche di controllo delle infestanti svolte in ambiente mediterraneo (Cammarata – AG). L’analisi statistica dei risultati della GC-MS ha permesso di osservare come l’adozione di metodi diversi per il controllo delle infestanti, e le conseguenti variazioni nel grado di infestazione delle parcelle, non abbiano sostanzialmente influenzato il profilo analitico dell’olio essenziale; variazioni significative a carico di alcuni specifici componenti sono state invece riscontrate tra un anno e l’altro, a conferma dell’estrema suscettibilità delle specie da essenza alla modifica del decorso stagionale
Epidemiology and Treatment of Surgical Infection after Ankle Arthroscopy: A Systematic Review
Background: Ankle arthroscopy is indicated for both diagnosis and treatment of a large spectrum of common ankle disorders. It has certain advantages over the open procedure; however, it is important to recognize that there are some complications associated with it. Infections after this procedure are quite uncommon, with an overall estimated incidence of 2%. Given the low incidence of infections after ankle arthroscopy, not a great deal of literature on the topic has been published. The present review aims to provide an overview of the incidence, diagnosis, and treatment of infections after ankle arthroscopy. Methods: A systematic review of the literature indexed in the PubMed, MEDLINE, and Cochrane Library databases using search term “ankle arthroscopy infections” was performed in November 2023. No restrictions were applied concerning the date of publication. The Preferred reporting items for systematic reviews and meta-analyses (PRISMA) were followed. Among all surgical operations for the treatment of ankle and foot pathologies, we included articles with a described superficial or deep infection after ankle arthroscopy. Results: The search resulted in 201 studies. Only 21 studies met our inclusion criteria, and they were included in this systematic review. We evaluated 1706 patients who underwent 1720 arthroscopic tibiotalar procedures at an average age of 42 years old. Out of the 1720 procedures, 41 (2%) were complicated by infection. We divided infectious complications into superficial (68%; 28/41) and deep (32%; 13/41) infections. The most common pathogen isolated was Staphylococcus aureus. Arthroscopic arthrodesis was found to be the most affected by deep infections. Conclusions: Infection after ankle arthroscopy is an uncommon complication. Superficial infections were successfully treated with antibiotics, while surgical debridement, arthroscopic drainage, and intravenous antibiotics were necessary in cases of deep infections. Considering the amount of information on pathogens associated with knee and shoulder infections, there is still a lack of literature on pathogens associated with ankle infections, which makes their management difficulty
Posterior Semicircular Canal Dehiscence with Vestibulo-Ocular Reflex Reduction for the Affected Canal at the Video-Head Impulse Test: Considerations to Pathomechanisms
Posterior semicircular canal dehiscence (PSCD) has been demonstrated to result in a third mobile window mechanism (TMWM) in the inner ear similar to superior semicircular canal dehiscence (SSCD). Typical clinical and instrumental features of TMWM, including low-frequency conductive hearing loss (CHL), autophony, pulsatile tinnitus, sound/pressure-induced vertigo and enhanced vestibular-evoked myogenic potentials, have been widely described in cases with PSCD. Nevertheless, video-head impulse test (vHIT) results have been poorly investigated. Here, we present six patients with PSCD presenting with a clinical scenario consistent with a TMWM and an impaired vestibulo-ocular reflex (VOR) for the affected canal on vHIT. In two cases, an additional dehiscence between the facial nerve and the horizontal semicircular canal (HSC) was detected, leading to a concurrent VOR impairment for the HSC. While in SSCD, a VOR gain reduction could be ascribed to a spontaneous “auto-plugging” process due to a dural prolapse into the canal, the same pathomechanism is difficult to conceive in PSCD due to a different anatomical position, making a dural herniation less likely. Alternative putative pathomechanisms are discussed, including an endolymphatic flow dissipation during head impulses as already hypothesized in SSCD. The association of symptoms/signs consistent with TMWM and a reduced VOR gain for the posterior canal might address the diagnosis toward PSCD
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