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La congruenza ideologica tra partiti ed elettori
Le elezioni del febbraio 2013 hanno messo in luce una crisi profonda del funzionamento delle istituzioni di rappresentanza del nostro paese. Anzitutto si \ue8 trattato di una crisi di rappresentanza generata dalla stessa legge elettorale con cui si \ue8 votato. La legge del 2005 si ispirava ad una visione maggioritaria della rappresentanza elettorale, in virt\uf9 della quale con il voto gli elettori avrebbero dovuto determinare direttamente una maggioranza parlamentare in grado di esprimere un governo. Questo obiettivo, come si sa, non \ue8 stato raggiunto a causa della differente modalit\ue0 di attribuzione del premio di maggioranza tra Camera e Senato, nazionale nel primo caso e regionale nel secondo. Gli elettori hanno potuto punire chi pensavano andasse punito, ma il sistema elettorale non ha consentito loro di esprimere una nuova e coerente direzione di marcia.
Nel 2013 molti dei partiti che hanno fatto la storia della \uabseconda repubblica\ubb, dal Popolo della libert\ue0 e la Lega Nord al Partito democratico e ai suoi alleati di estrema sinistra hanno perso oltre undici milioni di voti rispetto al consenso che avevano nel 2008. Ne hanno beneficiato l\u2019area dell\u2019astensione e due partiti non presenti nel Parlamento uscente, Scelta civica e soprattutto il Movimento cinque stelle. Dunque uno dei meccanismi della rappresentanza elettorale, punire chi governa male e premiare chi sta all\u2019opposizione, non ha funzionato come di norma funziona e ha funzionato anche in Italia in passato. Moltissimi elettori hanno pensato che fosse venuto il momento di chieder conto non solo a chi era al governo o lo sosteneva, ma ad un intero ceto politico. Questo vuole dire che la crisi di rappresentanza \ue8 stata pure una crisi di fiducia verso la politica nel suo complesso, i partiti e i politici alla ribalta nel ventennio della cosiddetta seconda repubblica. Politici e partiti, a torto o a ragione, ritenuti da molti, al netto dei frequenti episodi di corruzione, non solo inaffidabili perch\ue9 incapaci di risolvere i problemi del paese ma forse anche inaffidabili perch\ue9 percepiti non in sintonia con i valori e gli interessi di chi li aveva votati.
Il che ci porta diritto ad un interrogativo. La crisi di rappresentanza \ue8 stata anche una crisi di \uabresponsiveness\ubb, oltre che una crisi procedurale, di \uabaccountability\ubb e di fiducia? Si pu\uf2 sostenere che nelle elezioni del 2013 le posizioni dei partiti e dei loro uomini su alcuni temi non corrispondevano pi\uf9 o corrispondevano meno alle preferenze degli elettori?
Gli indizi di crisi di rappresentanza anche su questo versante sembrerebbero non mancare. La fine del bipolarismo e lo straordinario successo di un fenomeno politico come i 5 Stelle hanno inevitabilmente fatto pensare che nelle elezioni del 2013 le coordinate abituali che definiscono lo spazio nel quale si incontrano le preferenze degli elettori e le posizioni dei partiti, a cominciare dalla scala sinistra-destra, si fossero disarticolate o fossero scomparse. Baldassari [2013] ha tuttavia mostrato come nel 2013 la rappresentazione dello spazio politico in termini di sinistra e destra condivisa dagli elettori non era molto diversa da quella del 2006. Non erano aumentati i non collocati e la distribuzione non era radicalmente diversa da quella del passato. Del resto che la dimensione sinistra e destra nel 2013 non fosse evaporata lo mostrano Pinto e Giannetti nel capitolo 5 di questo volume. Le posizioni sull\u2019asse sinistra e destra di coloro che si sono candidati alle elezioni del 2013 riflettono abbastanza bene le loro preferenze su temi di policy, anche se le variazioni tra aree diverse del paese o in base all\u2019et\ue0 non sono piccole.
Dunque nel 2013 sembrerebbe che sia tra gli elettori che tra gli uomini dei partiti le preferenze ideologiche o sulle policy abbiano conservato il loro ordinamento tradizionale. Questo per\uf2 non dice molto quanto alla corrispondenza tra le preferenze dei primi e quelle dei secondi. Per stabilire se le elezioni del 2013 sono state caratterizzate anche da una crisi di \uabresponsiveness\ubb \ue8 a questa relazione che dobbiamo guardare.
In particolare in questo capitolo analizziamo in che misura le posizioni dei partiti e dei loro membri coincidono con le posizioni sull\u2019asse sinistra-destra dei propri elettori. Nel capitolo successivo analizzeremo in che misura le posizioni dei partiti e dei loro membri corrispondono alle opinioni sulle policy dei loro elettori. Chiameremo la prima congruenza ideologica e la seconda congruenza tra le preferenze di policy. Nel prossimo paragrafo ricostruiremo a grandi linee il dibattito su entrambi gli aspetti della congruenza intesa come lo strumento utile per comprendere e misurare la dimensione della \uabresponsiveness\ubb della rappresentanza politica. In questo contesto faremo anche riferimento ad alcuni fattori che possono far variare il grado di congruenza tra politici ed elettori. Successivamente ci concentreremo sulla congruenza ideologica. Grazie ai dati sui candidati raccolti in Italia nell\u2019ambito dell\u2019Indagine Comparativa sui Candidati (Comparative Candidates Survey, CCS) e ai dati raccolti all\u2019indomani delle elezioni dall\u2019indagine Itanes sugli elettori, compareremo posizioni medie e dispersione sull\u2019asse sinistra e destra dei candidati con quelle dei loro elettori. Successivamente, attingendo ai dati di indagini sui candidati e gli elettori di altri paesi europei potremo confrontare la distanza che intercorre tra i candidati e gli elettori dei partiti italiani con la distanza tra candidati ed elettori di altri partiti in Europa. Ci\uf2 ci consentir\ue0 di valutare se e in che misura la congruenza ideologica tra candidati ed elettori italiani sia proprio cos\uec dissimile da quello che si verifica in altri paesi. Infine esploreremo alcune cruciali fonti di variazione nella congruenza ideologica in Italia, cercando di capire se la distanza tra i candidati e gli elettori dei partiti italiani varia tra aree geografiche. Alcune considerazioni finali chiudono il capitolo
Intermittent abstensionism and multi-level mobilisation in Italy
This article is focused on one of the most relevant novelties in the Italian electoral market of the past decade: the emerging phenomenon of intermittent abstentionism. Rather than an increase in overall abstentionism rates, aggregate and survey data show a clear increase in the number of floating voters who swing between voting and non-voting. After a description of the characteristics of intermittent abstensionists, the article discusses the relationship between different electoral systems at different levels of government and territorial differentiation as far as voting participation is concerned. It then discusses the impact of intermittent abstentionism on the results of the 2006 general election where the parties’ electoral campaigns appear to have been aimed at mobilising intermittent
abstensionists. The article concludes with some considerations of the Italian electoral cycle, particularly in relation to the changes generated by the run-up to the 2008 elections